27.11.20

Recensione: "Se succede qualcosa, vi voglio bene" - Su Netflix - I Corti de Il Buio in Sala

 

Recensione, ho scritto.
No, non ha alcun senso, non si recensisce la perfezione.
Si potrebbero scrivere mille cose su questo capolavoro.
Magari un'altra volta


24.11.20

Appuntamento in live alle 20.30 per fare due chiacchiere di cinema

 Stasera alle 20.30 se volete mi troverete in live a fare due chiacchiere di cinema a questo link.

Si starà circa due ore insieme e si parlerà di film, di sceneggiatura, del blog (ahimè).
Dovete solo entrare nel link ma se vi iscrivete (due secondi) potete anche interagire con domande o altro

Cercate di venire non numerosi

22.11.20

Recensione: "November"

 

Un film unico, incredibile, pazzesco per me.
Siamo in Estonia, moltissimi anni fa.
Una piccola comunità contadina che porta avanti stancamente le proprie vite.
Un bianco e nero di impressionante bellezza per un film che racconta di spiriti fatti di vecchi utensili domestici, di un Diavolo burlone che vive nel bosco, di morti che tornano nella terra per cenare insieme ai vivi, della Peste che arriva sotto forma di caprone ma viene inizialmente beffata dai paesani, di ostie che diventano pallottole e di tante altre magnifiche storie, tradizioni popolari, credenze. Ma tutto inserito in un contesto reale, la gente convive tranquillamente con questo.
Ma la cosa più straordinaria è che un film così particolare, così pieno di cose, così assurdo, alla fine sia praticamente un film che racconta di una storia d'amore, anzi, un film che racconta dell'Amore Universale. E lo fa soprattutto con un pupazzo di neve che vi scioglierà il cuore.
Immenso

grandi spoiler dopo ultima foto

Credo non ci sia niente di più soddisfacente di quando hai la sensazione di aver visto un film unico.
November è uno di quei film che, già lo sai, ricorderai per sempre, non lo confonderai con nessuno, ti resterà appiccicato.
Questo capita solo con i film che si amano da morire o, appunto, con quelli che sono così particolari, unici, diversi da tutti.
Che poi, diciamocelo, November ha suggestioni di almeno una decina di pellicole che ho già visto, ma l'assemblaggio del tutto è straordinario.
Mi sto accorgendo che nel filone "storico-folkloristico", ovvero quel filone che racconta di film ambientati in epoche passate ma con fortissime connotazioni "magiche", pieni zeppi di credenze e racconti popolari, stanno venendo fuori una serie di film pazzeschi.
Pensiamo a The Witch, allo stesso Lighthouse sempre di Eggers, a Sauna, a La Quinta Stagione, ad Hagazussa, tutti film che raccontano epoche passate, piccole comunità, fortemente condizionate da credenze e malefici.
November se possibile va addirittura oltre tutto questo perchè mentre negli altri film il mondo raccontato era comunque quello "nostro", quello reale, e tutti gli elementi trascendentali erano o metaforici o fonte di terrore per i protagonisti, il mondo di November è invece un universo "magico" in cui avvengono cose pazzesche assolutamente accettate come da tutti come normali e reali.
Guardiamo già il prologo.
Una mucca è impaurita. Da cosa?
Da una specie di robot costruito soltanto da utensili da attrezzi agricoli, che si muove tipo in stop motion (tanto che sembra un film di Svankmajer).
Pazzesco, noi vediamo sti 4 ferri che prendono la mucca, la sollevano, la fanno volare e poi la portano ad una poverissima casa.



Sembra fantascienza e invece siamo in epoca molto vecchia, straordinario.
Proprio perchè nel mondo raccontato da questo film tutto quello che si solito è mito popolare è assolutamente realtà.
E così ci sono questi "spiriti", i Kratt, che servono appunto alla popolazione per procurarsi cibo, aiutare in casa, dare una mano. Sono tutti costruiti con degli oggetti casalinghi, coltelli, pali, vanghe, pezzuole, niente di più.
E così i morti del paese in certi periodi dell'anno tornano nella terra per passare un pò di tempo con i vivi, mangiano con loro, chiacchierano, danno qualche consiglio.
E così il Diavolo è reale, è un burlone che si nasconde nel bosco che puoi andare a trovare ogni volta che vuoi.
E così gli uomini, come in The Lobster, a volte possono essere trasformati in animali.
E così la stessa Peste arriva in città prima camuffata da ragazza e poi da caprone.
E così le ostie che non mangi nella Comunione puoi trasformarle in proiettili che sicuramente colpiranno la tua preda.
E così ci possono essere pupazzi di neve che parlano dell'Amore Universale in un modo così bello e struggente da doversi riascoltare più e più volte.
Tutto questo, e molto altro, è reale nel film, è tutto carne e ossa, come se esistesse un universo in cui la realtà e le fiabe convivessero tra loro senza che ci sia alcuna differenza.
Una cosa magnifica.



Ripeto, come fossimo in una fantascienza in cui, però, abbiamo la fiaba al posto della scienza, il mondo convive in uno status quo in cui tutte le sue credenze esistono davvero.
Lo spettatore rimane spiazzato e affascinato.
Non vedremo mai un solo personaggio stupito da qualcosa, per capirsi. Per certi versi un tipo di universo che ricorda Saramago e Lanthimos.

Siamo in Estonia.
Una poverissima comunità rurale porta avanti le sue stanche vite. C'è pochissimo cibo. Quasi tutti hanno un Kratt, un demone-scheletro che li aiuta in casa. Per averlo bisogna andare nel bosco, vendere l'anima ad una specie di Diavolo-giullare e solo allora si potrà "donare" un'anima a quella specie di accozzaglia di ferri vecchi che costruiremo (anche se il Kratt, volendo, puoi costruirlo con tutto, anche con la neve, e questa sarà la condanna del nostro protagonista).
Nel paese c'è anche una bellissima villa dove ogni tanto viene dalla Germania un ricchissimo Barone (omosessuale).
Uno dei ragazzi del luogo si innamora della bella Baronessa. Ma, a sua volta, è amato da morire da una delle povere ragazze del luogo, ragazza che ovviamente si ingelosirà.

Che dire, uno spettacolo.
Forse l'unico difetto è una parte centrale leggermente più stanca e una seconda che più che raccontare le magie di quel luogo si sofferma molto sulla magia più grande di tutte, l'amore.
Questo secondo difetto io lo metto come comprensibile se qualcuno me lo tirasse fuori ma, per me, altro che difetto...

Un bianco e nero che forse è il più bello che ho visto nel cinema recente, una serie di inquadrature pazzesche, un uso dei volti straordinario (vedere la scena della Comunione), una capacità di portare nel cinema le credenze popolari davvero unico.
E, se non bastasse, November emoziona anche, diverte anche.
Insomma, le ha tutte.
Ci sono delle scene capolavoro, come tutta la mini-vicenda della Peste, l'arrivo come bella ragazza, la prima morte, la trasformazione in Caprone, i paesani che creano "due sederi" per non farsi trovare, l'uscita del Caprone, la ricerca dell'oggetto dove potrebbe essersi nascosta (in un film in cui le metamorfosi sono la base di tutto, tutto può metamorfizzarsi, oggetti, metafore, uomini, animali), poi il ritorno come maiale, quel giuramento che diventa un urlo belluino che ti stordisce, poi la gioia di averla sconfitta, in un ballo che sembra quello di Calvaire mentre si mangia neve come in Lady Vendetta.
Cinema di livello stratosferico, cinema di immagini, di racconto, di metafora, di ritmo.
Tra l'altro la colonna sonora è di altissimo livello e specie quando il film racconterà l'amore davvero commovente.
Ma lo spettatore resterà a bocca a aperta ogni 5 minuti, lei nuda nel bosco (come in The Witch) che diventa Lupo per andare alla villa della Baronessa, la stessa Baronessa sonnambula che ogni notte rischia di morire catapultandosi nel vuoto, un gusto dell'immagine che fa paura.
Ma poi questo film così strano, che sembra quasi un collage di tante piccole vicende, di tante piccole suggestioni, di tante piccole storie popolari (pensiamo anche alla macina per far impazzire il prete o alla torta di cacca), diventerà nell'ultima mezz'ora un film sull'amore di grandissima grazia ed emozione (altro che, per restare al bianco e nero, Cold War...).
Forse resteranno delusi quelli che si aspettavano un horror o simili. No, niente di tutto questo, anzi, November è un film tenerissimo pieno di personaggi amabili, strano, a tratti pure simpatico, un'apoteosi del racconto orale che sa creare suggestioni.
Ma ecco che arriva quello che, per me, diventerà il più grande personaggio del film, il Pupazzo di Neve.
E' un Kratt, il ragazzo gli ha dato vita vendendo l'anima a quello strano e impresentabile Diavolo.
Il Kratt di Neve comincia a parlare.
E i suoi discorsi sull'amore mettono i brividi.
Lui li ha visti tanti, lui è stato acqua, lui scorreva ovunque, solo adesso che è diventato neve qualcuno lo ha fermato, dandogli una forma.
Arriviamo a vertici di poesia davvero altissimi.
Ma in effetti il film parla di amori assoluti, capaci di annullarsi e scomparire per la felicità dell'altro, capaci di amare in senso lato, volere solo che l'altro sia felice.
Il triangolo ragazzo-ragazza-Baronessa diventa così un triangolo quasi scespiriano, tragico, di altissimo significato.



E si sa, nelle tragedie muoiono tutti.
E anche qui la scrittura è perfetta.
La Baronessa morirà perchè quella notte non ci sarà nessuno a non farla cadere.
Lui perchè ha creato un Kratt di neve, un Kratt destinato a sciogliersi per sempre (struggenti le ultime frasi prima che si dissolverà).
E lei adesso non ha più motivi per vivere.
Andrà nel lago.
E lì, come nel finale di Big Fish, ci sarà l'ultima metamorfosi.
Lei diventerà quel tesoro di cui tutti parlavano, quel tesoro nascosto.
Quel tesoro è l'Amore.
Che possa far diventare migliori quelle persone, che il sacrificio di quella splendida ragazza possa salvare tutti.

9




18.11.20

Torino film festival 2020, purtroppo solo in streaming. Post di presentazione dei film più interessanti (di Stefano De Rosa e Riccardo Simoncini)

 

E così quest'anno niente Torino Film Festival...
O meglio, il festival ci sarà, ma solo in streaming.
Ormai dopo aver partecipato a 5 festival, dopo averci conosciuto alcuni di quelli che sarebbero diventati i miei migliori amici e, tanto per non farsi mancare nulla, aver trovato lassù la persona in cui ho lasciato un gran pezzo del mio cuore, posso considerare Torino senza alcun dubbio la mia seconda casa.
E invece in questo maledetto 2020 non sono riuscito ad andare nemmeno una volta.
Ci rifaremo nel 2021, e sarà bellissimo.
Degli amici mi hanno proposto però la possibilità di parlare comunque del festival e allora ecco qua un post dove ci presentano quelli che per loro sono i film più interessanti.
Ricordo che ogni film costa 3.50 euro ma si può fare anche un carnet da 10 film (30 euro) o uno con tutti i film (49 euro).
Questo il link ufficiale con tutto.
Poi comincia la presentazione di Stefano e Riccardo :)

LINK AL TORINO FILM FESTIVAL

Giunto alla sua 38 edizione, il Torino Film Festival si trova costretto ad adattarsi alla pandemia in corso, con una programmazione completamente in streaming online su MYmovies.it, a partire dal 20 novembre. La sfida della nuova direzione artistica appena insediata (con un altrettanto nuova identità visiva) non è banale: mantenere lo spirito giovane e collettivo che da sempre l'ha contraddistinto, anche in un momento storico in cui i contatti umani sono ridotti al minimo (se non del tutto assenti). 

Ecco un elenco (volutamente parziale e sintetico) dei titoli per noi potenzialmente più interessanti nelle varie sezioni, quelli da seguire e su cui poi tornare a confrontarci come fossimo in un'edizione torinese di grande normalità:

 

MOVING ON (Heung-ju Yang, Corea del Sud) – Torino38


Una ragazza adolescente e il suo fratellino vanno a vivere a casa del nonno. È difficile ambientarsi alla nuova sistemazione ma le cose cambiano quando a raggiungerli è la zia. Unico film coreano in concorso e, qundi, da vedere!

 

IDENTIFYING FEATURES (Fernanda Valadez, Messico-Spagna) - Torino38


Pluripremiato già in diversi festival come Sundance e San Sebastián. Un esordio che fonde la ricerca personale di un figlio perduto con la storia collettiva di un intero paese desolato, attraverso la chiave del realismo magico. 

 

MEMORY HOUSE (Joao Paulo Miranda Maria, Brasile/Francia) - Torino38


Presentato con il label di Cannes 2020. Essere uno straniero in una piccola comunità conservatrice del sud del Brasile, dove le contraddizioni reali lasciano spazio alla mitologia del passato. 

 

EYIMOFE - THIS IS MY DESIRE (Arie & Chuko Esiri, Nigeria) - Torino38


Presentato all'ultima Berlinale. Esordio di due gemelli nigeriani che guardano al loro paese e alla possibilità di riscatto di due persone comuni in una quotidianità dal futuro incerto. 

 

THE DARK AND THE WICKED (Bryan Bertino, USA) – Le stanze di Rol


Horror di atmosfera dallo stesso regista di “The Strangers” e “The Monster”.

 

FRIED BARRY (Ryan Kruger, Sud Africa) – Le stanze di Rol


Trip psichedelico con deviazioni nel body-horror per questo debutto alla regia che vede come protagonista un alieno che si impossessa del corpo dell’umano Barry e inizia a provare tutte le più estreme esperienze della vita del nostro pianeta. 

 

ANTIDISTURBIOS/RIOT POLICE (Rodrigo Sorogoyen, Spagna) - Le stanze di Rol


La nuova serie dell'affermato regista spagnolo, autore del meraviglioso MADRE, visto a Venezia qualche anno fa, e del recente pluripremiato IL REGNO. Qui si guarda agli intrighi presenti in un gruppo di poliziotti antisommossa. 

 

FUNNY FACE (Tim Sutton, USA) - Le stanze di Rol


Presentato all'ultima Berlinale. Il ritorno di Tim Sutton e del suo sguardo ipnotico-minimale che permeava già il bellissimo DARK NIGHT. L'incontro di due anime sole in un mondo inconciliante ed inquietante. 

 

FOR SAMA (Waad Al-Kateab, Edward Watts, UK/Siria/USA) - Masterclass


Film doc della storia strabiliante di una regista siriana di 26 anni, Waad al-Kateab, che ha filmato la sua vita in Aleppo, da ribelle, durante i 5 anni di rivolta siriana. Visto in sala l’anno scorso: pellicola potentissima e imprescindibile. La proiezione sarà accompagnata da una masterclass della regista.

 

UN SOUPÇON D'AMOUR (Paul Vecchiali, Francia) – Fuori Concorso


Un’attrice di teatro lascia il suo spettacolo per ritirarsi con il figlio malato nella sua città d’infanzia. Dal regista del bellissimo NUITS BLANCHES SUR LA JETÉE. 

 

GUNDA (Victor Kossakovsky, Norvegia-USA) - TFFdoc/Fuori Concorso


Presentato all'ultima Berlinale. Prodotto da Joaquin Phoenix, un film che affida il suo punto di vista tutto in bianco e nero ad una scrofa e ai suoi cuccioli. 

 

I TUFFATORI (Daniele Babbo, Italia/Bosnia ed Erzegovina) - Italiana.doc


Dal noto regista di videoclip indie italiani, un esordio al documentario che si rivolge alla tradizione centenaria di Mostar e dei tuffatori che ogni giorno si lanciano dal "ponte vecchio".

 

IN THE MOOD FOR LOVE (Wong Kar-Wai, Hong Kong/Cina) – Fuori Concorso


Il restauro del capolavoro di Wong Kar-Wai. 


16.11.20

"La vita dal vero", i 20 documentari più belli che ho visto negli anni 2000



 Adoro i documentari.
In realtà il mio amore verso questa antichissima forma di cinema (se ci pensate il cinema è nato proprio con i documentari dei Lumiere) è abbastanza recente, direi 10 anni (e infatti conosco molti ventenni e trentenni che non sono appassionati della materia ma poi, quasi tutti, lo diventano).
Questi anni ne ho visti circa 50 (pochi se considerate che il blog ha 11 anni, pochissimi anzi) ma non ho mai fatto una lista su quelli che, secondo me, sono i più belli.
Alcuni sono talmente belli che li ho messi al primo posto del Miglior Film nei loro anni.
Inutile dire che troverete dentro tutte le possibili declinazioni del documentario, tutte le sue forme.
Partiamo.

(Avrei tanto voluto linkare le recensioni sui titoli, ma non ce la faccio. Vi invito, se volete, sulla pagina dei documentari,  QUESTA, lì ogni titolo porta alla recensione.)
(chi leggerà questa prima stesura fatta in mezz'ora magari troverà parecchi errori, non ho riletto NULLA, poi semmai correggo e tolgo questa riga)

UNA STORIA AMERICANA


Una storia torbida che viene dall'America (ce ne saranno più d'una).
Una famiglia strana, molto strana.
Si inizia a pensare che dentro quella casa avvengano cose molto brutte, abusi sessuali.
Scopriremo la verità?

DAWSON CITY : FROZEN TIME


Un documentario impressionante.
La storia di Dawson City, una cittadina del remoto Canada creata dai primi cercatori d'oro.
Ma soprattutto la storia delle pellicole che, in uno scavo, sono state rinvenute del 1975, 60 anni dopo.
Pellicole in nitrato, quasi delle bombe, che il freddo e il caso hanno portato ancora in vita a noi.
Un atto d'amore verso il cinema.
Una storia che era impossibile non raccontare

ANATOMIA DEL MIRACOLO


Ho avuto l'onore di presentare questo piccolo film ad un festival, con la regista Alessandra Celesia (forse una delle persone più schive, dolci e meritevoli che io abbia mai conosciuto) collegata via skype.
Sant'Anastasia, Napoli
Siamo nei giorni della processione della Madonna dell'Arco, una Maria ferita nel volto che è punto di riferimento dell'intera, devotissima, comunità.
Ci sono una ragazza in carrozzina che non crede più ai miracoli, una pianista coreana che vede Dio nella musica e una trans che vive invece la sua religiosità in maniera più classica e sentita.

STO LYKO


Quasi tutto il grande cinema greco, si dice, sia figlio della Crisi.
Di sicuro mai nessuno aveva raccontato gli ultimi degli ultimi, quelli che nella catena economica che la cristi ha distrutto erano laggiù, proprio in fondo.
Due donne, delle capre, quasi nient'altro.
Fratello gemello di Honeyland


CESARE NON DEVE MORIRE


I vecchissimi fratelli Taviani e il loro ultimo potentissimo film.
Carcere di Rebibbia, si decide di portare in "scena" il Giulio Cesare di Shakespeare.
Un film di volti, ferite, umanità e tanta speranza


THREE IDENTICAL STRANGERS


L'ultimo visto.
L'incredibile storia di 3 fratelli siamesi che non sapevano di esser tali. Nessuno sapeva dell'esistenza degli altri due.
Poi, per caso, si incontreranno. 
E piano piano scopriremo che la loro storia ha dei segreti terribili.

THE ACT OF KILLING / THE LOOK OF SILENCE


Ed eccoci al primo vero capolavoro.
Ormai lo conoscerete quasi tutti ma, chi non l'ha fatto, non può perdersi questo straordinario doppio documentario che, prima dalla parte degli aguzzini poi da quella delle vittime, racconta del massacro che generò un colpo di stato in Indonesia negli anni 60.
Impressionante


GOING CLEAR


Volete sapere veramente cos'è Scientology?
Non vi potete perdere questa perla

12.11.20

Recensione: "Nessuno siamo perfetti" - Passeggiate, il cinema della poesia - 11 - di Roberto Flauto


Undicesimo appuntamento col recensore poeta Roberto qui alle prese con un'opera fino ad adesso a me sconosciuta ma che, sono sicuro, interesserà molti.
Perchè è un film documentario su Tiziano Sclavi, autore che tantissimi della mia generazione (e di quella prima, e di quella dopo) hanno amato follemente.
Vi lascio a lui
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Nessuno siamo perfetti è un film documentario di Giancarlo Soldi incentrato su Tiziano Sclavi.
Autore di talento a tratti geniale, estremamente schivo e riservato, Sclavi si racconta (e viene raccontato) come di rado ha fatto.
Un piccolo film, senza pretese, un affettuoso e gradito omaggio a un uomo che ci ha regalato pagine e personaggi di assoluta meraviglia.
 Mentre una balena vola nel cielo.
Mentre un assassino attende nel buio la sua vittima.
Mentre la mano di uno zombi esce dalla tomba.
Mentre qualcuno si punta una pistola alla tempia.
Mentre urla disperate graffiano la notte.
Mentre una solitudine desertifica l’anima.
Mentre una donna canta a una culla vuota.
Mentre uno spettro sumero infesta un frigorifero.
Mentre un serial killer colleziona bulbi oculari.
Mentre un bacio improvviso colora ogni cosa.
Mentre il vicino di casa è un folle omicida.
Mentre in un universo parallelo sei davvero felice.
Mentre la persona che ti dorme accanto sarà la tua morte.
Mentre l’amore si frantuma in mille pezzi.
Mentre una risata vi seppellisce.
Mentre una pioggia senza fine.
Mentre la Vita e la Morte si invidiano.
Mentre chiunque non esiste.
Mentre una lama scintilla nell’oscurità.
Mentre accade tutto questo, c’è una meraviglia esplosiva dentro un cuore che non smette di inventarsi. Ed è quanto a lui basta per essere felice nel mentre.






Quel cuore tempestato di mostri, costellato di tormenti e assurdità, contornato di meraviglie e ossessioni, batte nel petto di Tiziano Sclavi.

Nessuno siamo perfetti è un film documentario di Giancarlo Soldi, che racconta l’amico Tiziano, attraverso le sue stesse parole (con un parallelo di due interviste – una di una decina d’anni prima, e parzialmente già nota, l’altra realizzata appositamente per il film), ma anche attraverso le parole di amici e collaboratori, che hanno accompagnato il suo percorso esistenziale e professionale.

Chi conosce Tiziano Sclavi sa che si tratta di una persona estremamente riservata. Forse non esiste nemmeno. Questo è ciò che sicuramente direbbe di lui uno dei suoi personaggi. Però è vero: l’inesistenza gli è sempre appartenuta. O meglio: l’insistenza dell’inesistenza. Chi ha letto Memorie dall’invisibile sa di cosa parlo.
I suoi libri contengono tutta la sua vita, e viceversa.
C’è l’inquietudine, assassina e buia (Apocalisse). Ci sono la depressione e la solitudine, che non lasciano scampo (Il tornado di valle Scuropasso). Ci sono l’ossessione, la vita quotidiana come gabbia, la follia dell’istante che si fa eterno e dell’eternità che dura un attimo (Nero.TreFilm). C’è la deforme mano della vita che ti accarezza (Mostri), e che ti dice «non ti preoccupare, andrà tutto bene», come il più dolce degli assassini. C’è l’ironia, che è forse, insieme all’amore, la sola vera arma per resistere a questa assurda e grottesca vita.
E la paura, onnipresente. Paura di tutti, soprattutto di ognuno. Del vicino di casa, di quei ragazzi laggiù («vedevo teppisti dappertutto»), dell’impiegato allo sportello, di quella ragazza così bella, dello specchio, del mondo, dei mondi, del tempo che passa e che non passa mai.
Come ogni pioggia.




Tiziano Sclavi è uno scrittore sopraffino.
Un autore per molti aspetti geniale. Ha scritto decine di romanzi, testi per l’infanzia, poesie, canzoni, ballate, filastrocche, fumetti. Ma il suo nome è indissolubilmente legato a quello della sua creatura più grande, potente e meravigliosa. Dylan Dog.

11.11.20

Recensione: "L'abominevole sposa" - Episodio speciale/film della serie Sherlock


Ad un certo punto, dopo 3 stagioni di Sherlock (la miniserie che sto vedendo) uscì un episodio speciale apparentemente a sè stante, assolutamente paragonabile ad un film. Tanto che uscì in tantissimi cinema (anche in Italia).
In realtà questo L'abominevole sposa - se non si è vista la serie - è solo un godibilissimo giallo gotico ambientato, a differenza della serie, nella vera epoca di Sherlock Holmes, a fine 800 (coff coff), veramente consigliabile a tutti.
Ma se si è vista la serie quest'opera diventa una vera e propria lezione di sceneggiatura, un film un'ora e mezza che nasconde dentro, camuffati, traslati, nascosti, elementi di tutti i 9 episodi che l'hanno preceduto.
Come saper scrivere.

Ho iniziato a vedere la serie Sherlock come "compagnia" in un periodo delicato.
Doveva essere solo uno scorrere di immagini piacevoli che mi si parava davanti.
Tanto che i primi 2/3 episodi li ho visti praticamente mentre facevo altro.
Eppure poi c'è stato un episodio talmente bello ed emozionante (ma emozionante proprio perchè questa serie racconta di un uomo senza emozioni) che poi, piano piano, ho iniziato a vedere tutti gli altri episodi con molta più attenzione.
Ma non siamo qui per parlare della serie, chissà se quando l'avrò finita avrò voglia di scriverci due righe, non lo so.
Sta di fatto che alla fine della terza stagione (ogni stagione ha solo 3 episodi) c'è stato un episodio speciale, questo L'abominevole sposa per l'appunto, che aveva le stimmate di un film a sè, tanto è vero che ha girato il mondo pure nei cinema, italia compresa.
L'ho visto e credo tranquillamente che posso dire di essermi trovato davanti ad una lezione di sceneggiatura, quasi un gioco - è vero - ma un gioco che è da considerarsi un gioiello di scrittura.
Attenzione, se non si sono visti i 9 episodi precedenti della serie sarà impossibile riconoscere questo capolavoro di sceneggiatura.
Ci si troverà davanti comunque a un gran bel film gotico/giallo, molto godibile, ma che presenterà degli elementi (decine e decine e decine) impossibili da individuare per chi non ha visto la serie.
Per chi l'ha vista, invece, soprattutto per chi l'ha vista "bene", L'abominevole sposa diventerà uno scrigno di perle continuo.
Questo perchè il film ha dentro tutti e 9 gli episodi che l'hanno preceduto.
Alcuni degli stessi personaggi (ovviamente Sherlock e Watson), quasi tutti gli stessi attori, alcune tematiche ma, soprattutto, ed è qui che nasce l'estasi dello spettatore più attento, una miriade di piccoli richiami, che possono essere solo una frase, un oggetto, un gesto, una dinamica, un rapporto, un luogo, qualsiasi cosa.
Si sono presi gli elementi di 9 episodi e si sono fusi in un unico film ma non in un modo rapsodico, disorganizzato e casuale, no, ma adattandoli ad una storia unica, coerente, granitica.
E non solo, si è andati pure oltre perchè Sherlock, la serie, è ambientata ai giorni nostri (questo la rende appetibile e a suo modo geniale)mentre il film ci racconterà le vicende dello Sherlock apparentemente originale, quello di fine 800. 
Ma, e qui la scrittura diventa davvero da scuola di cinema, capiremo che questa vicenda del 1890 in realtà è legatissima a quella del nostro presente, a quella della serie. Anzi, non solo, questo episodio diventerà un perfetto trait d'union tra l'episodio che lo ha preceduto, il nono, e quello che arriverà dopo, il decimo (o undicesimo se, appunto, possiamo considerare questo film come decimo).
E' difficile spiegarmi ma chi ha visto capirà.

6.11.20

Recensione "His House" - Su Netflix



Un horror inglese su Netflix bellissimo e coraggioso come pochi.
Si può prendere il dramma dei clandestini africani, dei naufragi dei barconi, e farci un film del terrore?
Evidentemente sì se ha una certa sensibilità ed onestà. 
La storia di Bol e Rial, due rifugiati sudanesi mandati a vivere in uno squallido quartiere di cemento inglese.
Nel naufragio che li ha portati sin dà persero la loro bimba.
E adesso, in quella nuova casa che non è ancora (e forse non sarà mai) la loro nuova casa, demoni del passato, sensi di colpa e mostri di chi non ce l'ha fatta iniziano ad uscire dalle pareti.
Forse i due hanno solo la colpa di essere sopravvissuti?

PRESENTI SPOILER DOPO ULTIMA IMMAGINE

Ogni tanto quando si dice "Meno male che non è americano" si usa un luogo comune anche troppo duro verso un cinema, quello statunitense appunto, che più di tutti gli altri ha scritto la storia di quest'arte.
Ricordo che questa frase l'avevo usata recentissimamente per Relic ma, scusate, devo riutilizzarla di nuovo.
Perchè il soggetto, coraggiosissimo, di questo nuovo horror Netflix nelle mani del 90% dei registi americani avrebbe portato o ad una retorica incredibile o ad una mancanza di coraggio che, invece, il cinema britannico (His House è inglese) ha sempre avuto.
Anzi, possiamo dire che il cinema britannico è quello di denuncia e d'impegno per definizione.
Se poi aggiungiamo che il regista del film è di colore allora abbiamo fato bingo, sappiamo che sia personalmente che come produzione il film è finito nelle mani giuste.
Ora, pensare di fare un horror su rifugiati africani in fuga da guerre e miserie, un horror sui barconi dei clandestini, un horror su una tematica così delicata io credo sia da pazzi.
Come si fa a strumentalizzare storie tanto dolorose in un film di paura?
Ma dov'è il rispetto?
C'era solo un modo per farlo, il modo in cui l'ha fatto His House, ovvero attraverso una sceneggiatura molto complessa, scomoda, una sceneggiatura che ha il coraggio di dare anche la colpa agli ultimi, non fare passare i clandestini come vittime sacrificali ma, anzi, intraprendere un discorso umano e culturale incredibile che scuoterà lo spettatore.


Bol e Rial sono due rifugiati fuggiti dal Sudan e, dopo il naufragio del loro barcone, ritrovatisi in Inghilterra.
Nel naufragio hanno perso la loro piccola bimba.
Sono tenuti in una specie di "carcere" ma un giorno vengono rilasciati e viene offerto loro un periodo di prova in un alloggio. Hanno l'obbligo di andare a mettere firme, non possono lavorare, non possono invitare persone e altre regole del genere. Insomma, una specie di arresti domiciliari con la speranza che poi la loro posizione venga regolarizzata.
Il quartiere dove vengono portati è terribile, un mostro di cemento e sporcizia.
La casa è grande ma sporchissima, cade a pezzi, porte cadute e luce che non funziona.
Ma, specialmente Bol, vuole che questa diventi la sua nuova casa (attenzione, il concetto di "casa" è basilare). Lui cerca di adattarsi al popolo inglese mentre sua moglie Rial non ce la fa, la sua "africanità" è troppo forte e radicata.
Ma, piano piano, dalle pareti della casa iniziano a venire strani rumori...

Allora, ci tengo subito a parlare di aspetti che per me, lo sapete, sono un pochino marginali rispetto al significato.
E dico già da ora che la lettura politica del film, senz'altro importantissima, la lascio come al solito a chi ha più competenze si me.