Bellocchio a quasi 80 anni tira fuori un film notevole, su una storia che prima o poi doveva essere raccontata, ovvero quella di Tommaso Buscetta, il primo e più importante collaboratore di giustizia (leggi pentito) della nostra storia italiana.
Un Favino straordinario, tante altre interpretazioni notevoli, la capacità di raccontare senza perdere mai il filo o confondere lo spettatore.
E una cura maniacale nel riportare al dettaglio fatti realmente accaduti, specialmente tutti i confronti del Maxi Processo di Palermo.
Eppure non un film perfetto, debole ad esempio quando Bellocchio vuole fare un pò il Sorrentino de Il Divo.
Ma resta un'opera da vedere, per ricordare chi siamo e da dove veniamo.
Anche se tutto è riassunto nelle parole di quella straordinaria donna che risponde al nome di Rosaria Schifani
Davvero molto particolare che abbia visto Il Traditore appena un giorno dopo aver finito quel capolavoro di Chernobyl (a proposito, è passata una settimana dalla visione in sala di questo film, sarà una recensione molto rimaneggiata, anche perchè non è la mia tipologia di film).
Particolare perchè in entrambi i casi la caratteristica principale delle due opere è una e solo una, ovvero la cura che è stata messa nell'operazione.
Finire il film e il giorno dopo vedermi tutte le interviste a Buscetta e tutte le immagini del Mega Processo alla Mafia è stata un'emozione molto forte.
Bellocchio ha riportato tutto fedelmente, ci sono dei dialoghi al processo identici alla realtà.
Ed è bello notare le piccole differenze, come ad esempio quell' "ipocrita" detto da Buscetta nei confronti di Calò, epiteto nella realtà detto due volte e nella finzione cinematografica almeno 5. Sono queste le affascinanti piccole correzioni in sceneggiatura, quelle lievissime esagerazioni che servono nel cinema ma che, però, non tradiscono la realtà.
La carriera di Bellocchio è una delle più longeve del cinema europeo, 54 anni al 2019.
Tutto partì con un'opera prima che, incredibilmente, resterà poi uno dei 3,4 capolavori indiscussi del regista, "I pugni in tasca" del 1965 (mi fa pensare ad Haneke e a quel suo impressionante esordio con "Il settimo continente", alla fine per certi versi film non lontanissimo dall'opera prima di Bellocchio).
Io - che lo sapete non sono un cinefilo - ho visto solo 4 film del maestro, Il Traditore compreso.
Quindi non farò nessun excursus sulla filmografia nè parlerò più di tanto di quello di cui racconta il film, non essendo di certo il mio campo.
Andiamo al film quindi.
Ecco, devo dire subito una cosa.
Il Traditore è un film davvero potente, curatissimo, solido, ben raccontato.
L'unico problema è che Bellocchio (per fortuna o purtroppo) non è Sorrentino e quando fa il Sorrentino, quando gioca con il grottesco, cade quasi malamente.
Il suo è un cinema secco, classico, certo non solo realistico (come dimenticare ad esempio la splendida scena della fuga di Moro in Buongiorno Notte?), ma in questo film ho trovato più di una scena "a là Il Divo" francamente poco riuscita.
Non mi è piaciuto l'incontro con Andreotti in mutande, il sogno di Buscetta con le prefiche o quello in cui vede i figli morti, alcune parti del processo davvero troppo caricate e, ahimè, fatte interpretare da degli attori non all'altezza (il primo Presidente di Giuria è roba da mani nei capelli).
Non sto parlando si scelte sbagliate (anzi, amo come nei film quasi documentari si spezzi il ritmo con inserti irreali o surreali) ma di realizzazione non convincente.
E sì, lo so, a quel processo veramente si assistette a una specie di Circo Barnum (credo che tutto quello che vediamo, anche le cose più ridicole, siano realmente accadute) ma poi bisogna esser bravi a renderle credibili, specie nel materiale umano.
Quindi no, questo è un film che non mi ha convinto sempre ed ovunque.
Però che bello altrimenti...
Favino (quasi) al solito superlativo, si vede che è un attore che ama come pochi il suo mestiere e che si fonde nei suoi personaggi con un cuore e una professionalità unici.
Non è da meno Lo Cascio, un altro delle nostre eccellenze da anni.
Vorrei però ricordare anche Fausto Russo Alesi (che io anni e anni fa vidi almeno due volte a teatro), capace di regalarci un fantastico e carismatico Giovanni Falcone e nientepopodimeno che Bebo Storti, l'ex comico che interpreta qui l'avvocato di Andreotti, quello che in qualche modo riuscirà a "umiliare" Buscetta.
Ma cosa racconta Il Traditore?
Beh, di Tommaso Buscetta, forse il più famoso pentito di mafia nella storia d'Italia, di sicuro quello più influente visto che le sue parole porteranno a processo (in un'aula bunker) centinaia di mafiosi.
Buscetta è proprio un turning point della lotta alla Mafia, c'è un prima e un dopo Buscetta (anche perchè fu lui, ad esempio, a svelare l'organizzazione di Cosa Nostra).
Insomma, sì, questo era un film da fare.
E Bellocchio (insieme a tanti altri) scrive una grande sceneggiatura, molto dinamica, quasi mai confusa, capace di raccontare circa 20 anni del nostro paese (anche se ci sono flash back persino precedenti).
L'unico problema è che a vedere il film, Buscetta pare quasi un innocente, un uomo molto intelligente, anche coraggioso, anche retto, che non ha mai fatto nulla (e in questo credo che mostrare il suo unico omicidio solo nell'epilogo sia assolutamente geniale, come a dirci che per due ore abbiamo quasi parteggiato per un uomo che, però, assassino lo era veramente).
I suoi anni in Brasile, il suo ritorno in Sicilia da arrestato, i primi colloqui con Falcone, il MaxiProcesso di Palermo, gli ultimi anni negli Stati Uniti, tutto è raccontato talmente bene che anche chi non abbia mai saputo niente di Buscetta non si troverà mai confuso o spiazzato.
Ottimo il prologo con quella festa siciliana che doveva sancire un accordo tra i clan mafiosi e che invece porterà all'inizio di una faida, un massacro. E quei flash, quelle foto, che Bellocchio cristallizza per presentarci i personaggi della sua storia, davvero notevole come scelta.
Non è l'unica idea "pop" e riuscita del film, penso ad esempio a quel conteggio in basso a sinistra, quei numeri che salgono (il numero di morti) per bloccarsi quando ce ne viene mostrato uno (oh, l'ho spiegata male ma chi ha visto il film ha capito).
Insomma, davvero potente come inizio.
E poi il blitz della polizia brasiliana a casa ("Buscetta, non Buschetta"), e poi le torture, e poi quella sequenza meravigliosa di Favino pestato a sangue che vede la moglie penzolare dall'altro aereo (e come non ripensare ai Desaparecidos gettati nell'Oceano...), e poi la stricnina e le convulsioni e poi l'arrivo in Italia accompagnato anche da immagini reali d'archivio.
Funziona tutto in questa prima dinamicissima prima parte.
Poi Buscetta è in Italia, ha una stanza tutta per sè dove viene servito e riverito, Falcone proverà a farlo diventare il primo (mi pare) collaboratore di giustizia della nostra storia.
E comincia un altro film, un film statico negli eventi ma ugualmente potente.
Anche se, come ho scritto sopra, se nella prima parte è difficile trovar difetti, in questa seconda le parti oniriche e quelle caricaturali lo depotenziano.
Devo dire la verità, quando compare nel film la figura di Falcone mi sono emozionato.
Bellocchio riesce a restituire perfettamente la grandezza, l'integrità e anche l'intelligenza di quel grandissimo magistrato.
E il suo rapporto con Buscetta, franco, mai servile ma comunque "di stima" resta davvero dentro lo spettatore.
Ma del resto questo è un film di coppie, rapporti a due e duetti.
Buscetta e Falcone, Buscetta e Riina, Buscetta e Contorno, Buscetta e Calò, Buscetta e sua moglie, sempre duetti.
Anche soprattutto al processo di Palermo, rimasto celeberrimo per i confronti tra Buscetta e gli altri mafiosi.
Quello con Calò ad esempio (lo trovate integrale sul tubo, quello reale dico) nel quale Buscetta si dimostrerà talmente più sicuro, colto, inattaccabile e sincero che tutti gli altri mafiosi che avevano anch'essi chiesto il confronto si tireranno indietro.
Molto diverso quello con Riina, persona di incolta e triviale intelligenza, molto furbo ad evitare scontri diretti.
Bellissima la sequenza in cui Riina parla di integrità morale, lui, il più sanguinario dei boss, lui che aveva fatto uccidere gli stessi figli di Buscetta, parla di integrità morale riguardo una cazzata come la passione per le donne di Don Masino.
Da qui la celeberrima frase "meglio comandare che fottere" a sottolineare la profonda differenza tra i due.
Questa è la parte migliore del film e del processo, quella più secca.
E splendida è anche la deposizione di Contorno - Lo Cascio, con quel parlato palermitano stretto ripreso più volte dai magistrati.
Ma, inutile dirlo, a parte altri momenti intensi come il "pensavo di sentire il ruggito del leone, sento invece lo squittio di un topo", frase che Buscetta dirà a Calò (che, scoprirà poi, partecipò all'omicidio dei suoi figli), a parte quel finale in cui finalmente vediamo l'omicidio che Buscetta aspettò di compiere per anni, a parte le belle sequenze famigliari ecco, inutile dire che la tragedia di Capaci resta il punto emozionalmente più intenso (tra l'altro mostrato con grande forza ed efficacia).
E Bellocchio fa una scelta che speravo sin dall'inizio.
Vedete, tempo fa per la milionesima volta, avevo rivisto un video, un filmato che vidi per la prima volta a 14 anni e che, da allora, non mi si è mai tolto di dosso.
E in questo film che parla principalmente di mafia vista dal di dentro, di faide, di pentiti, di accordi con lo Stato, in questo film che si tiene abbastanza lontano da "noi", dal popolo comune, dalla gente semplice, da quelli che con tutto questo non c'entrano niente, ecco, Bellocchio sceglie di mettere lei, Rosaria Costa vedova Schifani, decide di mettere lei e quel suo discorso che ogni volta che lo senti ti strappa il cuore di dosso.
E, fateci caso, anche durante il processo negli schermi di controllo in cui si vedono i detenuti in uno c'è sempre lei, Rosaria, in quello che sembra un "errore" del film ed è invece un commovente messaggio subliminale.
Rosaria e le sue parole
Io, Rosaria Costa, vedova dell’agente Vito Schifani – Vito mio – battezzata nel nome del
Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, a nome di tutti coloro che hanno dato la vita per lo Stato
– lo Stato... – chiedo innanzitutto che venga fatta giustizia, adesso. Rivolgendomi agli uomini
della mafia, perché ci sono qua dentro (e non), ma certamente non cristiani, sappiate che
anche per voi c’è possibilità di perdono: io vi perdono, però vi dovete mettere in ginocchio,
però, se avete il coraggio… di cambiare... loro non cambiano [pausa, il sacerdote al fianco di
Rosaria Schifani suggerisce: «se avete il coraggio…»] di cambiare, di cambiare, loro non
vogliono cambiare loro [applauso].
Loro non cambiano, loro non cambiano... No. Aspetta, aspetta, no [Rosaria Schifani si
rivolge al sacerdote che la invita a seguire il testo scritto]. Di cambiare radicalmente i vostri
progetti, progetti mortali che avete.
Tornate a essere cristiani. Per questo preghiamo nel nome del Signore che ha detto sulla
croce: “Padre perdona loro perché loro non lo sanno quello che fanno”. Pertanto vi chiediamo
per la nostra città di Palermo [pianto] che avete reso questa città sangue, città di sangue
[Rosaria Schifani parla con il sacerdote]. Vi chiediamo per la città di Palermo, Signore, che
avete reso città di sangue – troppo sangue – di operare anche voi per la pace, la giustizia, la
speranza e l’amore per tutti.
Non c’è amore, non ce n’è amore, non c’è amore per niente.
vorrei scrivere mille righe per analizzare queste parole ma no, non c'è niente da dire
A me è piaciuto tutto, sia le parti serie (santo cielo, quel terribile filmato della signora Rosaria spezza sempre il cuore anche a me), sia quelle che sembravano create apposta per fare ridere, per sottolineare quanto ridicoli e piccini siano fondamentalmente questi ominicchi.
RispondiEliminaFavino meraviglioso, ma questo per me è scontato XD
ma guarda erica che, come ho scritto, non ho criticato la scelta di spezzare con quelle scene, anzi...
Eliminaè che proprio mi son sembrate deboli e nemmeno benissimo realizzate
davvero, se in quell'aspetto lo paragono a il divo secondo me siamo molto dietro
su tutto il resto, rosaria e favino compresi, che vuoi dire? niente ;)
agli attori che hai citato, aggiungerei Fabrizio Ferracane (Pippo Calò) e la sua recitazione nell'aula bunker, spesso fatta solo di sguardi.
RispondiEliminaassolutamente...
Eliminanon volevo citarne troppi e m'ha sorpreso Bebo Storti, tanto da nominarlo e togliere il posto ad altri
secondo me tra i magistrati è il migliore
Ci si potrebbe domandare se è Bellocchio che fa Sorrentinate o è Sorrentino che ha fatto delle "Bellocchiate", data la differenza anagrafica... Comunque sia il film mi è piaciuto, e per quanto riguarda i confronti e le scene del processo mi ha colpito quanto assomigliassero già ai futuri talk show, con la gente che si parla addosso, fra insulti e ipocrisie. Una sorta di processo-farsa, quasi da opera buffa. Sugli attori non all'altezza davvero non saprei che dire, mi sembra che si sia optato per voci a volte non cinematografiche ma spesso incredibilmente mimetiche della realtà (non so se parliamo della stessa persona ma il primo giudice è impressionante, c'ha la stessa voce che si sente nei video su Youtube). In ogni caso lo stile di Bellocchio, sontuoso e operistico da una parte e didattico e freddo dall'altra può dare fastidio (Vincere ad esempio lo trovai difficile da digerire) ma qui mi sembra abbia trovato un ottimo compromesso, pur con qualche lungaggine. Però è una questione di gusti, a suo tempo quel passaggio fra queste sue due "anime" lo trovavo sempre un po' stonato o realizzato in maniera "non convincente", come dici sopra, quindi o è cambiato lui nel frattempo o mi ha preso per sfinimento ;)
RispondiEliminaahah, ma no, hai capito che intendevo...
Eliminanon è questione di chi le ha fatte prima ma di chi le fa meglio ;)
e di sicuro il cinema di bellocchio sarò ricordato per il suo realismo, la sua forza, la sua biograficità e la sua denuncia
insomma, almeno in quell'aspetto ha da imparare da sorrentino...
molto interessante l'osservazione riguardo i talk show...
guarda, io sono malato di processi e di processi farsa ne ho visti decine, alcuni molto peggio di questo (vedi ad esempio rosa e olindo - innocentissimi - o il mostro di firenze, lì davvero uno show comico)
oh, non so che dirti, forse hai ragione quando parli di voci non cinematografiche ma io quel presidente di giuria l'ho trovato ridicolo, una macchietta non credibile
magari la sua grandezza è proprio in quello che io ho visto come difetto eh
sì, credo questo sia un film paradossalmente meno fiction degli altri ma più cinematografico ;)