10.7.20

Recensione: "Wij"


Un gruppo di 8 adolescenti.
Ricchi, di buona famiglia.
Hanno una grande voglia di vivere, di stare insieme, di fare esperienze.
Ma tutto quello che fanno è malato.
Giochi erotici, perversioni, una serie di atti totalmente sprezzanti della vita e degli altri, in un crescendo sempre più grande che non potrà non portare ad una tragedia.
Un film diverso sull'adolescenza, perchè non parla del dolore esistenziale ma dell'opposto, dell'eccesso, del potersi permettere tutto, del togliere ogni mistero, magia e bellezza al sesso di quell'età, facendolo diventare invece una forma di potere, un'arma contro tutto e tutti, un modo per sentirsi capaci di ogni cosa.


Ne ho visti tanti di film sull'adolescenza, anzi, credo proprio che sia uno dei temi a me più cari nel cinema.
Sono talmente appassionato all'argomento che avevo fatto addirittura due liste di questi film, le trovate qua la prima parte, qua la seconda.
Eppure, malgrado ne abbia visti tanti di bellissimi, questo misconosciuto film belga-olandese va prepotentemente tra i miei preferiti.
Il motivo è semplice, Wij (we, ovvero "noi") porta alcune tematiche a limiti estremi, molto coraggiosi. E' quindi uno di quei film che per me diventeranno "simbolo" di certi argomenti perchè hanno avuto la forza di portare dei presupposti a estreme conseguenze, arrivare ad un limite che altri non raggiungono. Tutto questo però in una cornice molto verosimile che rende il film ancora più grande.
Ma oltre a questo merito ho trovato questo film eccellente in ogni aspetto, nella sceneggiatura, negli attori, nell'atmosfera e soprattutto nel modo che sceglie di raccontare le vicende, metodo geniale che si basa su 3 aspetti molto particolari.
Ma andiamo con ordine.
(ah, scrivo la recensione ancora una volta ad una settimana dalla visione, mi scuso se commetto qualche errore di memoria).

Siamo al confine tra Belgio ed Olanda.
Abbiamo 8 adolescenti, divisi perfettamente tra maschi e femmine, 4 e 4.
All'inizio c'è un processo dove vediamo un giovane testimoniare, capiamo che è un processo importante, capiremo poi perchè.
Questi 8 ragazzi amano vivere, tutto sembrano tranne che adolescenti con problemi alle spalle. Hanno ormoni a mille, si spogliano uno davanti all'altro senza problemi, fanno giochi strani (come infilare piccoli oggetti nel sedere delle ragazze per poi farle indovinare cosa siano, fino a quando qualcuno non ci infila anche altro...). Sembrano ragazzi senza nessuna inibizione, senza regole, senza ruoli sociali.
Ma, purtroppo, anche senza valori.
La loro visione della vita è puro edonismo, nichilismo, disprezzo delle regole.
I loro giochi, pericolosamente a metà tra lo scherzoso e il perverso, piano piano inizieranno ad essere sempre più estremi, sempre meno controllati, cercando poste in palio sempre più alte solo per il gusto della trasgressione, del sentirsi liberi, "potenti". Quasi tutto ha a che fare col sesso, vero motore e anima del film. Sesso che viene visto come "arma", delle bellissime ragazze nemmeno maggiorenni che sanno che con il loro corpo possono raggiungere qualsiasi obiettivo e far accadere qualsiasi cosa.
Vicino a loro hanno ragazzi maschi che iniziano ad "usarle", in un pericoloso e squallido gioco di "magnaccia e puttane" che ha l'unico scopo di far soldi, disprezzare la vita e i valori, sentirsi capaci di tenere per le palle tutti.


Un film che è l'esaltazione definitiva dell' "ormonalità", ovvero della potenza devastante del desiderio di sesso, ovviamente mai così forte come nell'adolescenza.
Quelle ragazze diventano vere e proprie armi nucleari capaci di dominare e distruggere qualsiasi cosa incontrano e raggiungere qualsiasi obiettivo si prefiggano.
Ecco così che la meravigliosa epoca del primo desiderio sessuale, di solito fortissimo ma tenuto goffamente nascosto, diventa in Wij e nei suoi adolescenti una lucida, fredda e consapevole maniera per avere il mondo ai propri piedi, per umiliare, per far soldi, per prendersi gioco del prossimo, persino per uccidere.
Un gruppo di ragazzi che, dominati probabilmente da Thomas e Liesl - le due vere menti criminali del gruppo - riesce a formare una banda che non ha alcuna stima per l'esistenza, specie per colpa di una visione del mondo adulto visto come noiosissimo, falso, triste. Essere diversi dai propri genitori autoritari o monotoni (spesso anche separati) porta così gli 8 ad una vita che è un continuo cercare l'estremo e dimostrare che già a quell'età chiunque può stare ai loro piedi, grazie alla sessualità.
La scena del cavalcavia, con quelle ragazze nude che provocano un incidente mortale, è il non plus ultra di questo potere, l'immagine più potente. E il fatto che il sapere quello che il loro gesto ha comportato li esalti è la dimostrazione di come questi siano ragazzi ormai totalmente persi, magari non per causa loro, e che stanno vivendo in una bolla ormonale che non ha quasi più niente di umano.
Tanto che anche fantastiche e dolci ragazze come Femke compiono esattamente gli stessi gesti delle altre, senza alcuna remora. E' come se fossero una testa unica che in nome di valori positivi (amicizia, il vivere la vita, il divertirsi) ha portato quei valori a completi disvalori, al loro rovescio della medaglia.
E' per questo che il film fa male perchè trasforma la voglia di vita che ogni adolescente dovrebbe avere in un modo mostruoso.
Ma parlavamo delle 3 particolarità con cui viene raccontata la vicenda.
Per prima cosa il film è diviso in 4-5 capitoli (tra l'altro bellissimi quei nomi con luci al neon), ognuno dei quali prende il nome di uno dei ragazzi. Ecco così che abbiamo la possibilità di approfondire la vita, la psicologia e il punto di vista di alcuni di loro.
Se Simon si rivela essere il più "umano", quello con più dubbi e l'unico con la forza di volersene andare anche prima della tragedia, è innegabile che i due personaggi più inquietanti restano Thomas e Leisl.


Il primo è figlio di una ricchissima famiglia. Non fa nulla, ha padre e fratello super realizzati e viene fatto sentire continuamente inferiore a loro, oltre che mantenuto. Questo lo porterà a diventare il leader degli 8 adolescenti, in quella che è quasi una specie di rivalsa per dimostrare che anche lui può riuscire in qualcosa, anzi, può tenere per le palle l'intera città (anche perchè tutti finiscono con le "sue" ragazze, dal sindaco a personaggi molto importanti).
Leisl poi fa ancora più paura perchè per lei tutta quella perversione e quel male hanno un significato "estetico", della vera "arte di vita", quasi delle performance. Terribile quel suo volere il feto dell'aborto come "pezzo d'arte" (tra l'altro secondo me scena più devastante del film quella in cui la nuova ragazza viene fatta abortire).
Questa scelta di dividere il film in capitoli di questa maniera ci porta anche a rivedere stesse scene o atti in angolazioni diverse, non tanto psicologiche, ma con elementi in più.
In questo la sceneggiatura è meravigliosa, non si contano le volte in cui sappiamo solo qualcosa di un fatto e poi ad ogni "confessione" (ci torneremo) aggiungiamo dettagli, non tanto una diversa angolazione (come Elephant) ma un prima e un dopo.
Ad esempio in un racconto vedremo un cane sulle rotaie ma solo alla fine, in un altro capitolo, capiremo perchè.
E la stessa morte di Femke è all'inizio solo evocata, poi esplicitata, poi raccontata in maniera misteriosa e solo alla fine mostrata.
Ma, come ho scritto, la particolarità più grande di questi racconti sta nel fatto che siano tutte confessioni (tanto che il film poteva intitolarsi Confessions, come uno ben più famoso) fatte dai ragazzi dopo che ormai tutto è successo.
E i confessori sono sempre diversi, può essere uno psicologo, può essere la madre (e pensate per una madre sapere di quelle cose che batosta sia) o, come nel caso di Thomas, può essere la confessione finale, quella "ufficiale", quella data in tribunale, ennesima vetrina di sè stesso per prendere in giro tutti e manipolare (anche se non del tutto, anche qui torneremo).
Sul piano estetico il film non cerca chissà quale virtuosismo ma le inquadrature, la colonna sonora, la suggestione di alcune scene ne fanno anche un film molto bello da vedere. Ad esempio quei primi movimenti in bici non possono non richiamare un altro film belga, quello sì esteticamente incredibile, Violet.
Ed è così che in questo film così malato, film nel quale 17enni fanno film porno, adulti vanno con ragazzine continuamente (anche la scena degli operai... brividi, ma non tanto per gli operai, quanto per come si propongono le ragazze), in cui si tatua "puttana" nel ventre di una giovane, in cui si uccidono feti a cazzotti, in cui si piscia addosso alle ragazze per umiliarle e tanto altro, ecco che finalmente scopriamo come è morta Femke.
E questa scena che sembra ridicola è un autentico capolavoro di scrittura, fenomenale.
Lo è per due motivi.
Il primo è che rappresenta perfettamente quello che il film racconta, ovvero di come per sprezzo della vita, immaturità, arroganza e perverso senso del divertimento ogni gesto che in menti "malate" può sembrare normali può invece avere conseguenze terribili (come il cavalcavia).
Femke è morta per niente, in un modo ridicolo, per una cosa che si fa anche fatica a credere (un ghiacciolo dentro al sedere) vera e propria metafora di quella vita vissuta senza un motivo in cui si può morire così stupidamente.
Ma quel ghiacciolo ha anche un altro significato, quel ghiacciolo è quello che il padre di Thomas prese per lui da piccolo, conservandolo in frigorifero. Quel ghiacciolo è Thomas, è il suo legame coi genitori, è come il canino di Dogtooth.
E Thomas togliendolo dal frigo e usandolo in quella orrida e insensata maniera si stacca definitivamente dal nucleo famigliare, lo irride. Ma questo avrà una conseguenza terribile.

Tra l'altro l'ultima scena del film è un'altra perla di scrittura. Thomas ha detto tutte bugie alla corte ma una no, il sindaco veramente violentava anche lui. E capirlo solo da quel suo star zitto e girarsi dall'altra parte è fenomenale. Questo non giustifica nulla ma rende ancora più complesso e tragico il film.
Un film che parla di giovani, di voglia di vita, ma che trasforma quella voglia di vita in un fregarsene della stessa.
E che trasforma il sesso adolescenziale, quello più bello, misterioso, impacciato ed emozionante di tutta la vita in un qualcosa di cinico, manifesto, arrogante, freddo.
E omicida.

4 commenti:

  1. Devo ancora leggere la recensione ma dal titolo mi sembra ovvio che sia un film olandese. L'Olanda in tema di disagio (adolescenziale e non) e di storie di relazioni malsane e malate regala sempre perle, mi vengono in mente giusto "schemer" e il romanzo "Il maestro di cerimonie" di Arnon Grunberg di cui esiste anche la versione cinematografica (Tirza). Li conosci? Hai altro di "orange" e malato da consigliarmi? :-)

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    1. controllando nel guardaroba vedo che di olandesi ne abbiamo messi solo due, bellissimi entrambi e almeno uno malatino (ma l'avrai visto, Borgman). L'altro è Zurich.
      Di belga c'è invece Violet che non definrei malato anche se ha parecchi punti in comune con Wij

      mi sembri molto più sul pezzo te de ma, ahah, ottimi consigli

      però se mi ci impegnassi, fuori di guardaroba, magari qualcosa mi viene in mente ;)

      di certo un film assimilabile a Wij è Bridgend, anche se lì avviene esattamente l'opposto nel gruppo di adolescenti

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    2. Beh sì Borgman mi è venuto in mente subito dopo aver pubblicato il commento di prima. "Schemer" te lo consiglio assolutamente e anche il romanzo di Grunberg: raggelanti, nel senso peggiore/migliore del termine 😊

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    3. raggelante è l'aggettivo in assoluto che amo di più ;)

      solo quello può crearmi hype, ahah

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