4.11.24

Recensione" "Longlegs" - Al Cinema 2024

 

Il quarto film di Perkins è la sua ennesima conferma.
Quattro film uno completamente diverso dall'altro per plot e appartenenza a sottogeneri differenti ma in realtà tutti accomunati da più di un elemento, elementi che non spoilero in questa piccola introduzione.
Longlegs sembra un thriller "classico" che somiglia a quelli anni 90 ma poi si rivela prima psicologico e poi beep, non posso dirlo.
Un villain straordinario interpretato da un Cage quasi irriconoscibile.
Una cura estetica eccezionale, un'atmosfera malata e malefica.
Forse non perfetto nella narrazione e con troppi up and down.
Ma questo è uno di quei film che firmerei per vedere ogni singolo giorno.

C'è la neve, c'è una casa e c'è una bambina.
Non è la didascalia della locandina appena qua sopra, ma l'incipit del film.
Ora, a parte le vicende che accadono in questo incipit accade un'altra cosa, ovvero la bellezza della regia di Perkins.
C'è gente che non sa fare campi e controcampi durante un dialogo, Perkins in questi primi 2 minuti li maneggia con un'ampiezza di campo di circa 30 metri, perfetti.
Poi arriva Longlegs, e noi non ne vediamo il volto (ci sarà precluso, con inquadrature ad hoc, per gran parte del film).
O meglio, ne vediamo solo metà, tagliato dall'inquadratura.
"Scusa, ho montato le mie gambe lunghe (longlegs), forse è meglio così"
E dicendo questo il "mostro" si abbassa per entrare (nemmeno mezzo secondo) nel nostro campo visivo.
Folgorante, geniale, inquietante.



Longlegs è il quarto film di quello che ormai posso considerare uno dei fuoriclasse del genere, Oz Perkins.
Li ho visti tutti e amati tutti.
Cominciai con quella ghost story (una di quelle dove "non succede niente") che risponde allo stranissimo titolo di "Sono la bella creatura che vive in questa casa" (non preparate i forconi per i nostri titolisti, è solo traduzione dell'originale).
Rimasi folgorato.
Non tanto dal film - che è bello - e nemmeno dalla storia - che è abbastanza già vista - ma da un'eleganza di regia rara e da una grande capacità di introspezione psicologica.
Poi recuperai February (opera prima di Perkins), ancora più bello dell'altro.
Un thriller psicologico con sfumature demoniache, doloroso e cattivo.
E poi il film che l'ha lanciato nel cinema emerso, Gretel & Hansel, una superba rappresentazione sulla scoperta di sè e sull'incredibile potenza del femminile o dell'esser donna (già che ci sono su questa scia vi consiglio un altro gran film, Il Sabba).
Non a caso abbiamo questo titolo dove Gretel, rispetto all'originale, si scambia di posto con Hansel.

E ora Longlegs.
La cosa più bella di Perkins è l'aver fatto 4 film uno completamente diverso dall'altro ma che si toccano comunque in tantissimi punti.
Innanzitutto sono TUTTI film al femminile, non solo per quanto riguarda la protagonista principale ma anche nelle coprotagoniste (solo in Longlegs abbiamo un personaggio maschile forte).
Poi tutti, chi più chi meno e chi in maniera diretta chi laterale, raccontano di disturbi mentali, di cose che "accadono nella testa".
Oppure il tema della "luccicanza" (alla Shining), ossia la capacità di vedere oltre, presente almeno in G&H e Longlegs (ma anche negli altri le protagoniste percepiscono qualcosa in maniera sovrumana).
Ma la cosa più emozionante che lega i film è, per quanto mi riguarda, l'elemento in cui Perkins è veramente superbo, ovvero saper raccontare il Male, un Male quasi sempre nascosto, o i modo assoluto o dentro oggetti comuni (in February nella caldaia - qualcuno ha detto Shining anche se, in questo caso, libro? - in Longlegs nelle bambole).
Un Male veramente infido, serpeggiante e manipolatorio (la strega in G&H, il Diavolo in February e Longlegs, uno spirito senza pace in SLBCCVIQC (non è un numero romano ma l'acronimo del primo film che vi ho citato).
Ecco, io adoro nei film di Perkins, oltre l'eccezionale cura della regia, l'eleganza, la componente psicologica e la violenza poi efferata, questa sensazione che ci sia sempre il Male da qualche parte, mai manifesto o grossolano come gli horror da jumpscares che tanti di voi amano, ma "nascosto".
E capace di manipolare chiunque.

Longlegs è riuscito poi in due "miracoli", ovvero lo sconfessare due mie leggi non scritte.
La prima è quella del "se possibile, vi prego, no paranormale", avendo quasi sempre poco sopportato nei film "verosimili" o comunque con possibile spiegazioni solo realistiche l'andare poi nel sovrumano e nel paranormale, elemento che quasi sempre li indebolisce.

La seconda legge è "vi prego, niente spiegoni", adorando quei film che lasciano tanti dubbi e pochissime risposte. O comunque, anche nel caso le risposte ci siano, non spiattellarle.

In Longlegs mi è successo esattamente l'opposto.
Lo spiegone finale l'ho trovato perfetto perchè benissimo raccontato, evocativo, inquietante e persino necessario visto che di cose che si faceva fatica a mettere in fila ce n'erano parecchie.
E lo scoprire che no, non c'era un "semplice" serial killer e le cose avvenute non potevano essere spiegate in maniera solo razionale e/o scientifica rende il film ancora più bello.
Proprio per il discorso di cui sopra, ovvero quello che Perkins sa raccontare il malefico, il soprannaturale in maniera perfetta. L'atmosfera dei suoi film ha "bisogno" di questa componente per cui c'è sempre un qualcosa più grande di noi, un Male assoluto, che ci rende semplicemente suoi manichini.
E quindi sì, che ci sia stato il "Signore del piano di sotto" l'ho adorato, specie perchè noi non lo vediamo mai (come in tutti gli horror standard) o in "persona" o attraverso i mostri (fisici) che genera, ma soltanto per le azioni che questo ci costringe a compiere.


In questo senso ne approfitto per dire che se è vero che Longlegs non è sicuramente uno di quegli horror "da tematiche" io - sarà colpa della mia trentennale esperienza col true crime e coi massacri famigliari - ho trovato davvero suggestiva questa lettura (metafora?) per cui ogni strage in famiglia abbia dietro una "possessione", come se l'autore della strage, in quei momenti, non sia più un essere umano cosciente ma uno che compie atrocità per conto o in nome di Qualcuno (se ci pensate l'assurda strage di Altavilla ha questa matrice).
In realtà no, l'essere umano uccide perchè è imperfetto, cattivo, guasto, non per cause sovrumane.
Ma, ecco, è una bella suggestione.