22.4.21

Recensione: "Creep 2" - Su Netflix

 

Dopo 3 anni vedo finalmente il seguito di Creep, piccolo mockumentary diventato cult tra gli appassionati.
Anche il secondo capitolo funziona, certo fa meno paura perchè l'effetto sorpresa sul killer Aaron manca, ma a livello di scrittura psicologica è davvero eccellente, tanto che riesce a creare delle scene e toccare dei punti che riescono persino ad emozionare.
Quel che più conta, però, è che ancora una volta Creep si conferma un "franchise" che esalta questo sottogenere che troppe volte vuole diventare più grande di quello che dovrebbe essere, il mockumentary.


Finalmente, dopo 3 anni, son riuscito a vedere il seguito di Creep, piccolo mockumentary di Netflix che, in qualche modo, era diventato un cult.
Non ricordo benissimo cosa scrissi del primo capitolo (in larga parte bene credo) ma confermo con questo sequel di trovarmi davanti al grado zero (in senso buono) dei mockumentary, ovvero la vera e propria essenza di questo sottogenere che a me diverte sempre ma che in moltissimi casi vuole diventare troppo più grande di quello che è.
Questi due Creep sono i "veri" mockumentary, film scarni, poco costruiti, essenziali, in cui la presenza della telecamerina, oltre che giustificata, deve creare quell'effetto straniante e quasi amatoriale che, secondo me, il genere presuppone.

Siamo lontani, lontanissimi, dal trovarci davanti a dei capolavori ma è impossibile non consigliare i due Creep a tutti gli appassionati.
Vado a memoria ma sono quasi sicuro che il primo, a livello di "paura", fosse molto superiore, anche perchè in quel caso, non conoscendo ancora lo straordinario personaggio principale - il killer Aaron - l'effetto sorpresa-paura era per forza superiore.
Ora lo conosciamo, sappiamo di cosa è capace, sappiamo come si muove, il suo istrionismo, la sua pazzia.
E allora gli sceneggiatori hanno pensato ad una cosa secondo me molto intelligente, ovvero scrivere un capitolo che andrà a soffermarsi su un aspetto interessantissimo, ovvero la psicologia del killer, anzi, in senso lato direi la psicologia dei killer.


Il pretesto narrativo è piccolissimo, eppure funziona.
Sara, una ragazza insoddisfatta che ha cercato di creare un canale su You Tube di incontri con persone "strane", riceve un invito da Aaron per andare a riprenderlo per una sola giornata, paga 1000 euro.
La ragazza accetta sperando di trovare, per una volta, una persona davvero interessante che la possa far svoltare nel Tubo.
E Aaron interessante lo è di certo visto che appena Sara lo incontra le confida di essere un serial killer (e noi che abbiamo visto il primo sappiamo che è vero), di aver ucciso 39 persone, e di volere passare 24 ore con lei per farle conoscere il nero della sua anima, come un testamento.
Sara accetta (ok, dicendo Sara "accetta" ho fatto una battuta involontaria, chi lo vedrà capirà).

C'è da dire subito che tutti i comportamenti di Sara, dall'andare a casa di uno psicopatico che non conosce, all'accettare di intervistarlo malgrado lui le dica che sia un killer, e tutti i successivi, possono sembrare una tremenda forzatura, se non una vera e propria inverosimiglianza.
Non che probabilmente non sia così (mamma mia che brutta costruzione di frase...) ma in realtà tutto secondo me è accettabile. La ragazza non crede assolutamente che lui sia davvero un killer e, anzi, inizia a provare una strana empatia per quest'uomo così insidioso, strano, inquietante ma anche a suo modo dolce e tanto bisognoso di affetto.
E la prova che quello che dico è vero è la scena dell'impiccagione.
Fateci caso, tutte le scene precedenti, tutte le frasi di Aaron, gli stessi filmati che le mostra, alla fine potevano essere "bugie", solo a crearsi un personaggio.
Invece quell'impiccagione, tra l'altro quasi a fine film, è la prima azione che Sara vede come reale. E la sua reazione è di tremenda paura, di grande affetto, di grande shock. Prima poteva raccontarsi quello che voleva ma adesso Aaron ha davvero provato ad uccidersi davanti ai suoi occhi, La reazione di Sara a questo evento è anche la risposta a tutte le eventuali critiche ai suoi comportamenti precedenti.

Ma andiamo al film.
Se è vero che la parte terrificante o quella violenta sono sensibilmente smorzate rispetto al primo capitolo (anche se il prologo è davvero bello e perfettamente "Aaroniano") questo secondo eccelle in uno scavo psicologico davvero notevole, e così "complesso" da regalarci un personaggio che riusciamo quasi a "capire" e a voler bene.
La cosa quasi commovente di questo secondo capitolo sono le piccole scene dove capiamo come Aaron non sia mai stato amato in vita sua.
Ho trovato straordinaria la sequenza di quando lui dice di spogliarsi.
Lui lo fa, con una motivazione banale e profonda allo stesso tempo, poi decide di farlo anche lei.
Aaron prende la telecamerina e invece di riprendere lei nuda zooma sul suo viso. E' una piccola scena che descrive un animo meglio di un film intero.
Aaron è un killer, un pazzo, un violento, un cinico, eppure quando quella ragazza si spoglia ha il pudore di non riprenderla, andando sul viso. E' come se per la prima volta in vita sua inizi a provare qualcosa per un'altra persona e, anche, a sentire di essere voluto bene da quella stessa persona.
La sua parte assassina, morbosa e malata lascia il posto a questo tenerissimo e umano zoom sull'unica parte, il viso, che in quella situazione non contava nulla.
Ma ne verranno molte altre di scene che ci mostrano un uomo completamente stravolto dal sentire questa nuova situazione dell'esser voluto bene.
Il suo stendersi faccia in giù vicino al fiume (come a controllare o nascondere un'emozione nuova), il suo stupore quando lei lo raggiunge in sauna, il suo confidarle di non aver mai avuto una donna (pur avendo 40 anni ed essendo un bel uomo), sono davvero tanti i momenti in cui questo pazzo ci sembra un essere umano di incredibile fragilità, molto sincero, completamente infelice, impaurito dall'affetto solo perchè non ne ha mai ricevuto.
E' un discorso molto delicato questo ma da esperto di serial killer ho ritrovato in questo film una perfetta rappresentazione dell'assassino seriale tipico, ovvero un bambino-adolescente-ragazzo che non ha mai conosciuto l'amore o l'affetto ed ha poi sublimato quelle mancanze in delle forze distruttive e assassine.
Non sono giustificazioni ma quasi dietro ad ogni assassino seriale c'è un dolore "perfetto" e lunghissimo che pochi di noi possono comprendere.


Ma a conferma che Creep 2 basa tutto sull'aspetto psicologico c'è anche quel suo diventare una specie di "gioco" a due dove ad un certo punto è difficile capire chi sta impaurendo chi, chi ha il controllo della situazione, chi è il master di questa strana e perversa coppia.
Riguardo questa tematica consiglio "In a lonely place" e "Piercing", due film perfetti riguardo questo gioco di ruolo tra vittima e carnefice, personalità dominante e dominata.
In ogni caso, per farla breve, ci troviamo davanti ad un film con una sceneggiatura quasi inesistente che però si è presa la briga di andare a fondo nei due personaggi, e portarci a riflessioni per niente banali.
Per il resto ho amato tantissimo rivedere il raggelante finale del primo Creep e la maschera del Lupo, mi son piaciuti davvero molto il prologo e il racconto della genesi da killer di Aaron (altra chicca psicologica, quel sapere di stare per morire, l'essere quasi affascinato dal suo killer, ma poi il riuscire a capovolgere la situazione, diventare lui assassino e riversare dentro di sè quel "potere", quella cosa che l'aveva così affascinato della persona che stava per ucciderlo).
Niente per cui urlare al miracolo, alcuni momenti morti, l'effetto sorpresa del primo capitolo che manca e altri piccoli difetti.
Eppure un'altra volta avremo un grande finale (per costruzione quasi identico a quello del Creep 1) che forse narrativamente mette in dubbio tutto quello che abbiamo visto (Aaron ha sempre pensato di ucciderla alla fine? non si sa) ma che colpisce per atmosfera.
Il sottofinale è una furbata per un eventuale Creep 3.
E io, se lo faranno, me lo vedo ;)


16 commenti:

  1. Vidi Creep e Creep 2 nel giro di un paio di giorni, qualche anno fa, proprio perché piacevolmente colpito dalla visione del primo capitolo. Concordo pienamente con la tua analisi tecnica, a proposito della natura del mockumentary, un sottogenere (come il found footage) che quando si inscrive nel più ampio genere dell'horror può andare incontro a banalità, forzature e sciocchezze enormi. Ma in Creep, che io ricordi e tu me lo confermi, non ci sono peccati imperdonabili. Certo, la perfezione e i capolavori sono un'altra cosa, ma avercene di piccoli film così.
    Questi due film si reggono interamente su un personaggio molto ben scritto, che in questo secondo capitolo esprime tutta - o quasi - la sua complessità psicologica, in una costruzione narrativa che riesce quasi sempre a tenere alta la tensione, con un ritmo che anche quando si abbassa non smorza l'attenzione. Mi hai riportato alla mente un'immagine che avevo sottovalutato, dal punto di vista dell'interpretazione delle dinamiche mentali di Aaron, ovvero lui che si distende accanto al fiume, col viso a terra. Sì, c'è qualcosa di sconvolgente in una nuova emozione, che arriva all'improvviso, con forza inaudita, soprattutto se è bella, desiderata, agognata da una vita intera :)

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    1. Di solito lui portava le vittime nei luoghi aperti, per ucciderle.
      E invece là, con quella ragazza, PARLA.
      E lei non ha paura di lui, lei sta al gioco, lei lo ascolta ed è incredibilmente empatica

      Aaron fugge via.
      Tutti noi pensiamo che lo fa per nascondersi e provare ancora una volta ad impaurirla.
      Oppure, che so, ad aggredirla.
      E invece è andato a fermare il suo cuore pulsante steso pancia e viso a terra, per trattenere un'emozione nuova, per racchiudersi in sè, per non vedere per un pò di tempo la luce, Lei, e il resto del mondo.
      Di solito si chiedeva "cosa mi sta succedendo?" quando sentiva di dover uccidere qualcuno.
      Adesso si sarà fatto la stessa domanda ma per il motivo opposto, perchè ha conosciuto il calore umano, perchè gli sta capitando, a 40 anni, una cosa che ogni bambino già da piccolissimo dovrebbe provare

      e mi son dimenticato anche la cosa più bella di quella scena

      lui che sempre faccia a terra le prende la mano

      "Non andartene" le dice

      "Non lo farò" le dice lei

      raramente in un film di genere e forse nemmeno "d'autore" si trovano sti piccoli momenti di complessissima e delicata umanità

      tra l'altro penso che chi si nasconde alle emozioni, chi mette faccia a terra perchè ha paura di amare o di essere amato, viva un dolore tanto grande. Ma è sempre un dolore "positivo", un dolore che può diventare felicità

      basta alzare quel viso

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    2. P.S.1 non avrei mai detto che avevi visto sti due film ;)

      P.S.2 se qualcuno capita qui per caso a leggere del film ci prenderà per scemi che in un film così stiamo parlando quasi esclusivamente di queste cose

      ma, oh, io ho vissuto sto film con una delicatezza unica, molto più del suo lato terrifico

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    3. Mi è bastato un attimo per riportare a galla il ricordo di questa piccola, apparentemente insignificante, scena. Hai ragione: restituisce in pieno la complessità psicologica ed emotiva di Aaron, del tormento mai sopito, forse inestinguibile, che accompagna tutta la sua vita. E in quel momento tanto sconvolgente ha sentito il bisogno di andare a "fermare il suo cuore pulsante".

      P.S.2 Sicuramente questo è un film che va ascritto al filone dell'horror, ma la sua ottima caratterizzazione del personaggio principale permette certe letture "altre", che in linea di principio apparterrebbero ad altri generi narrativi, ma che sono parimenti importanti. Ed è sempre bello cogliere dettagli "profondi", inattesi, "devianti", che forse nemmeno erano previsti dalla sceneggiatura. Questo di cui abbiamo parlato è un ottimo esempio. Ma ce ne sarebbero tanti. Il primo che mi viene in mente, in maniera del tutto casuale, è Real Steel con Hugh Jackman: verso la fine c'è una piccolissima scena in cui il figlio guarda il padre sul ring, uno sguardo di un attimo, ma capace di restituire tutto l'amore, tutta la rabbia, tutto il bisogno di affetto di questo ragazzino, una cosa che l'intero film (ottimamente mediocre, assolutamente perdibile) non riesce a fare, ma quell'istante funziona. Quindi sì, evviva i dettagli che innescano dimensioni parallele, perché quando funzionano, come nel caso di Creep 2, sono porte che si aprono su mondi possibili.

      P.S.1 E io non avrei mai detto che tu avresti detto "non avrei mai detto che avevi visto sti due film" ;)

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    4. ci tengo a dire che quell'espressione non l'ho inventata io, è il titolo "stop the pounding heart" di un bellissimo documentario di Minervini

      da quando lessi quel titolo quell'espressione non se ne è andata più via da me

      hai spiegato perfettamente tutto per il resto, con un esempio, credo, calzantissimo

      ma che ci vuole a trovare il bello, il delicato, l'emozionante a qualcosa o qualcuno che bello, delicato ed emozionante lo è in modo evidente e sfacciato?

      è molto più stimolante ritrovare quei piccoli sprazzi di bellezza e umanità in degli "insiemi" che si mostrano in maniera completamente opposta

      è come essere rabdomanti d'emozioni, tu vedi la terra dura ma senti la vibrazione, quella vibrazione nascosta e per quello ancora più preziosa

      P.S.1: e io non avrei mai detto che tu avresti detto "io non avrei mai detto che tu avresti detto "non avrei mai detto che avevi visto sti due film""

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  2. Ho apprezzato molto i due Creep e condivido soprattutto un termine usato in un commento precedente usato per descrivere questo film, ovvero "delicatezza".
    Qualche tempo fa vidi un paio di film, "Safety not Guaranteed" e "The One i Love" uno dietro l'altro, che avevano dentro una faccia già vista e che mi era rimasta particolarmente impressa, una rapida ricerca e scopro che si trattava di Mark Duplass, attore protagonista e co-sceneggiatore di Creep appunto.
    Continuando un po' a curiosare scopro che lui insieme al fratello ha una casa di produzione e che avevano prodotto anche "Tangerine" di Sean Baker, a ruota quindi sono andato a recuperarmi "Blue Jay" e "Paddleton" entrambi sia scritti che recitati da Mark Duplass (sono su Netflix) e il sospetto era confermato, li ho amati tutti. film piccoli, intimi, e anche se molto diversi uno dall'altro che hanno tutti un filo comune che li contraddistingue: una delicatezza infinita.

    Ok tutto questo pippone per consigliarti semplicemente di recuperare i film che ho citato se non li hai già visti

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    1. che bel commento ;)

      e che bello che leggo 4 titoli che non conosco per niente

      ma se hanno prodotto Baker allora quella delicatezza che dici devono proprio averla, di solito i simili in questi casi lavorano insieme

      come al solito non prometto visioni ma se mi dici su sti 4 quale merita di più e magari una sola riga su ognuno son contento ;)

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    2. cavolo, per ora ho controllato solo The one i love e c'è lui in coppia con Elizabeth Moss, già solo loro due insieme vale il film ;)

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    3. Dei 4 difficile scegliere perchè a modo loro sono tutti unici, forse per mio gusto Safety not Guaranteed è quello che preferisco (ma potrei cambiare idea tra 10 minuti).

      Questo appunto è su tre giornalisti che vogliono scrivere un articolo su di un tizio che ha pubblicato un annuncio su di un giornale dove cerca un compagno per fare un viaggio nel tempo

      The one i love parla di una coppia (e sono d'accordo che solo la coppia vale il film) in crisi che in cerca di qualcosa che faccia ritornare la scintilla finisce in vacanza questa villa dove scoprono dei loro doppi

      Blue Jay è sempre una coppia, ma stavolta di ex, che si incontrano per caso dopo anni e spendono una giornata insieme. è forse il più intimo dei 4, un film di solo dialoghi e pochissime ambientazioni. come un abbraccio caldo ma doloroso allo stesso tempo

      e Paddleton per finire racconta di due vicini di casa, che non hanno praticamente nessuno a parte l'un l'altro che affrontano il cancro incurabile diagnosticato ad uno dei due

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    4. Hai mai pensato che potresti fare il venditore di film?

      sei riuscito, almeno nella mia testa, a piazzarmeli tutti ;)

      the one i love sembra uno strano mix tra vivarium e us, ottimo! (so che non c'entrerà niente con nessuno dei due - non dirmi nulla - ma è bello da due righe avere queste suggestioni)

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    5. Uno dei due film che hai citato volevo scrivertelo come esempio, non ti dico quale però ;)

      Mi fa piacere averteli venduti! vorrà dire che aspetterò paziente le recensioni, sono curioso di sapere cosa ne pensi

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    6. No, spetta, mi hai fatto venir voglia di tutti ma se ne vedo uno è già tanto eh, io ho una percentuali di visione di film consigliati dello 0,7% (è che son troppi)

      ma ho già dato impegno di cercarmi The one i love (non l'ho trovato in nessuna piattaforma), credo proprio che lo vedrò ;)

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    7. Ma lo so posso immaginare quanto sia lunga la lista ;)

      Se ti dovesse servire comunque ce l'ho e posso farti il wetransfer, magari te lo giro su telegram non ci metto niente

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    8. manda!

      va bene su telegram

      presumo che sei un francesco che conosco allora

      ma lo vedrò ;)

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  3. The One I Love, che film!

    Elizabeth Moss in grande spolvero e un finale da...

    Niente Giuseppe, devi soffrire!!!
    :) :) :)

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