1.3.24

Recensione: "Povere Creature" - Al Cinema 2024

 

L'ultimo film di Lanthimos è qualcosa di davvero nuovo per lui.
Povere Creature è infatti il suo primo film basato sull'accumulo, sull'esagerazione, sull'aggiungere cose, sulla ridondanza, visiva e non.
Per un regista che invece aveva fatto del togliere, dell'essenzialità e della reticenza il suo marchio di fabbrica (anche nei film americani).
Questo è un grande film sulla libertà, sull'indipendenza, sull'emancipazione, sulla scoperta di sè e del mondo e su quella cosa così bella e perduta nell'essere adulto che è lo stupore.
Eppure una seconda parte piena - per me - di problemi rovina un film potenzialmente magnifico che, anche se in cornice favolistica, racconta concetti grandi e importanti (ma del resto le favole, per definizione, servono a insegnar cose importanti).
L'ho amato tanto ma per lunga parte della sua durata ho pensato di poterlo amare ancora di più.


Non posso nascondere un pizzico (più di un pizzico?) di delusione.
E' quella sensazione che provo non tanto quando mi ritrovo davanti un film bruttino o sufficiente, ma quando mi capitano invece film che - ovviamente per me - potevano essere giganteschi, co tutte le carte in tavola per esserlo, ma poi, per un motivo o per l'altro - e in Povere Creature i motivi alla fine sono più d'uno- non ci riescono.
Quello che è abbastanza certo, intanto, è che ci ritroviamo davanti un Lanthimos davvero nuovo, quasi un "terzo "Lanthimos se consideriamo quello degli esordi e poi quello al di à dell'Oceano.
Un Lanthimos nuovo perchè, per la prima volta, assistiamo ad un suo film tutto basato sull'accumulo, sull'aggiunta, sulla ridondanza, sull'esagerazione a scapito dell'essenzialità, del togliere e della reticenza.
E questa cosa, se va benissimo per la parte visiva, per la caratterizzazione dei personaggi, per le vicende, per le scenografie, per le battute, per tutto, risulta invece tremendamente sbagliata - e dannosa - in quello che Lanthimos nella sua carriera veramente non ha mai fatto, ovvero lo "spiegare" le cose.
Anche i suoi film hollywoodiani erano misteriosi, mai una didascalia, mai una verità spiattellata davanti.
Persino La Favorita, il suo film più "normale" (che aggettivo orribile) con quel finale coi "conigli nella testa" della regina ci aveva regalato una magnifica pennellata lanthimosiana, ovvero questa sua capacità di suscitare temi e riflessioni solo attraverso simboli o delle vicende comunque sempre da interpretare.
In Poor Things tutto questo "non detto" non c'è praticamente mai e, diciamocelo, non è un problema perchè il film per buona parte della sua durata resta magnifico anche mostrandoci le cose in modo palese.
Il suo problema arriva quando non si limita soltanto a mostrare cose palesi ma anche a spiegarcele, a metterci i sottotitoli sotto, anzi, sopra.
E questo è solo uno dei difetti della quasi terribile parte finale, sulla quale torno poi.

Io per buonissima parte del film mi sono ritrovato davanti una cosa bellissima.
Un film sulla libertà, sull'indipendenza, sull'emancipazione, sulla scoperta di sè e del mondo.
Attraverso quella parola magica che è lo stupore, ovvero quella condizione di scoprire cose nuove.
Quella, ovviamente, tipica soprattutto di un bambino.


E questo è per tutta la prima parte il film, ovvero una grandissima opera, barocca, divertentissima e travolgente, sulle scoperta delle cose, su come la nostra mente vergine e bambina si ritrovi davanti strumenti nuovi, sensazioni nuove, stimoli nuovi.
La prima ora e mezza del film racchiude nel personaggio di Bella Baxter il ciclo della vita di tutti noi.
La scoperta dei rumori, quella del gioco, quella delle prime parole, quella dei bisogni, quella del cibo, quella dell'autorità.
E, anche, quella della Morte visto che Bella crescerà in un ambiente - de facto - che ha a che fare con la morte, intesa proprio empiricamente come morte del corpo, del cadavere.
Questo creerà nella sua mente bambina una certa fascinazione con quel mondo (vedi scena rana), o comunque non quel rifiuto che quasi ogni bambino proverebbe.
Anche perchè Bella, in realtà, è anch'essa un cadavere, tornato poi in vita grazie all'intervento di God (particolarissimo come si sia ribaltata la storia di Frankenstein con il Creatore ad esserem in questo caso, la creatura esteticamente mostruosa).
Quindi lei la morte ce l'ha addosso, per citare una commovente e bellissima novella di Pirandello.
Qui potremmo un attimo aprire un link (ma tanto quando scrivo non è sempre così? andare qua e là a caso?) e cercare di capire se Bella sia davvero soltanto la "nuova" mente derivante dall'impianto del cervello della sua figlioletta o se comunque il suo corpo abbia ancora traccia di quello che era prima.
Un discorso bellissimo che, appunto, affronterebbe la tematica di Corpo e Anima in un modo anche poco canonico, ovvero quello per cui l'anima possa essere addirittura dentro al solo corpo materiale, presente già in esso (a prescindere da testa e cervello quindi).
Abbiamo sicuramente qualche suggerimento, come Bella che, senza motivo, odia quel bambino che piange a cena (come, ci dicono, odiava anche quello che portava in grembo) o quel venire a conoscenza della sua voluttà sessuale, la sua irrefrenabile voglia di sesso, che era già presente quando era ancora Victoria.
Possiamo avere 3 diverse interpretazioni, per me tutte affascinanti.
O la sua anima, in qualche modo, è "rimasta".
Oppure il corpo, pur privato del cervello, conserva una sua memoria, tipo coda delle lucertole ("La memoria del corpo", chissà se esistono opere con un titolo così, mi sembra molto bello).
Oppure che, semplicemente, la figlia che aveva in grembo, essendo appunto sua figlia e suo stesso dna, abbia alcune caratteristiche della madre, caratteristiche che quindi non potrà vivere in una vita autonoma ma sta adesso rivivendo in quello della madre, che già le possedeva.
Per quel che conta credo che questa sia la possibilità non solo più suggestiva ma anche la più probabile.
Ripenso ad esempio a quando Bella torna sul ponte dove si suicidò.
Ecco, non ho avvertito sensazioni come se volesse ripetere il gesto (quindi opzione A in questo caso un pò traballante) o che il suo corpo abbia avuto qualche sussulto (opzione B).
No, mi è sembrata sì emozionata, ma serena, semplicemente desiderosa di vedere dove la vecchia sè morì.
Essendo comunque, adesso e definitivamente, un'altra sè.


Torniamo al filone principale.
Come dicevo ho avvertito per quasi tutto il film questo racconto, visionario e divertente, i un ciclo della vita, da bambino ad adulto.
Nessun discorso uomo/donna, anzi, quasi un film esistenziale a suo modo, anche se molto molto leggero e fruibile.
Bella scopre tutte le cose dette sopra ma quella che sembra stravolgerla di più è il sesso.
Dapprima con la masturbazione, poi con quello a due.
Bella lo farebbe sempre e comunque e, a differenza della sua mente ancora bambina, può avvero farlo sempre e comunque, trovandosi comunque nel corpo di bellissima ragazza adulta.
Quindi non ha nè il terrore nè lo "schifo" che potrebbe avere un bambino nel pensare di far sesso con un adulto (perchè lei comunque bambina fisicamente non si è mai vista) nè, dall'altra parte, chiunque fa sesso con lei compie niente contro la morale.
Quindi lei è questa, una bambina che scopre una cosa stupenda e che, non essendo bambina nel corpo, può farla sempre e con chi vuole.
Il sesso inizia a diventare tante cose, dapprima il piacere autonomo, poi quello condiviso, poi la scoperta che facendolo si possono anche guadagnare privilegi.
E qui arriva, secondo me, il primo problema del film, anzi, i primi due.
Parigi.
(ah, ci sono cose molto precedenti - Lisbona, Nave - sulle quali tornerò, ma sto andando dove mi portano le parole).
La parte ambientata a Parigi, pur presentando - come in tutto il resto del film - parti davvero belle ha secondo me un problema di ritmo e scrittura e uno tematico.
Il primo è che da questo momento in poi il film sembra iniziare a girare su sè stesso, non andando mai avanti.
La mezz'ora con ambientazione bordello e con gli innumerevoli incontri sessuali di Bella mi è sembrata terribilmente lunga, ripetitiva, con almeno 10 minuti di troppo.
E, attenzione, prima che qualche libertino pensi che io sia uno che si lamenta del troppo sesso, in questo mio discorso non c'entra niente il fatto di cosa faceva Bella (anzi, gli occhi ringraziano).
Il problema di ritmo, scene inutili e ripetitività c'è, a prescindere da quello che vediamo.
Mi si potrà dire "beh, ma questa parte del film racconta della libertà acquisita da Bella (e, in sineddoche, da tutte le donne), della sua indipendenza, del suo vivere libera a fare quello che vuole."
Lo so, questo è.
Ed è bellissimo.
Ma secondo voi lo spettatore non lo avrebbe comunque capito lo stesso con metà del materiale?
Io penso di sì.
Tra l'altro un film così vario per la prima ora e mezzo, con così tante idee, fermarsi di colpo a mezz'ora dalla fine non è una gran cosa.
Ora iniziamo ad entrare nella tematica più "femminista", tanto prima o poi ci dovevamo arrivare.
Ma secondo voi mostrare questa libertà sessuale unita alla prostituzione (Bella è in un bordello, Bella viene pagata da clienti di quel bordello, i clienti le sono forniti dalla maitresse) non è terribilmente ambiguo e, anzi, controproducente?
Ma un film così bello che racconta di libertà, di indipendenza, di emancipazione, doveva farci vedere questa magnifica ragazza vivere questa condizione attraverso la prostituzione?
Ma allora non era meglio che Bella andasse in giro per Parigi a fare sesso con chi voleva, scegliendosi chi voleva?
Quella è libertà (ripeto, parola per me chiave del film), quella di far sesso con chi voglio io, dove voglio io e nel modo che voglio io.
E non con persone che mi fanno schifo, persone che mi vengono procurate da altri e che scelgono addirittura il modo con cui devo farlo quel sesso, assecondando le loro perversioni.
(in questa parte poi la figura dell'uomo è resa continuamente deforme, brutta, perversa).
No, in questo film che è un inno alla libertà questa mezz'ora è non solo ambigua (la donna non dovrebbe MAI accettare la prostituzione) ma anche controproducente.
Ed è vero, Bella ad un certo punto lo dice anche alla maitresse che vorrebbe scegliere lei, per poi continuare invece come prima.


Trovo davvero stranissimo che un'istanza così bella e grande come quella del femminismo (quello puro, incontaminato) possa al tempo stesso trovare nella figura di Bella un suo così grande paladino (e cavolo se lo è, è un magnifico paladino) ma non notare queste cose (l'abolizione della prostituzione dovrebbe essere uno dei cardini del movimento).
Tra l'altro dispiace che ad un certo punto questo simbolo di libertà che è Bella coincida perfettamente con solo questo, la possibilità di far sesso con tutti.
Quando il film ci aveva raccontato la sua voglia di scoprire mondi, la sua voglia di scoprire cose, la sua bellissima crescita culturale, dal non saper nemmeno parlare al disquisire di filosofia.
O il suo carisma sempre più forte, la sua personalità sempre più formata, la sua indipendenza sempre più conclamata.
Una donna capace di diventare qualsiasi cosa volesse.
E ve lo sta dicendo poi uno che poi, addirittura, non ha nemmeno visto questo film come femminista, ma come una cosa più grande (inteso non qualitativamente, ma di sguardo più ampio).
Le scoperte di Bella, la sua voglia di libertà, di crescere, di imparare, di fare nella propria vita quello che vuole contro ogni regola sociale sono quelle di ognuno di noi.
Quella bambina dentro Bella siamo tutti noi,
Poi certo, il film prende una strada ben precisa e racconta più che altro la figura della donna, ma questo lo fa solo negli ultimi 40 minuti, tra l'altro quelli meno riusciti.
E non mi riferisco solo a Parigi ma anche al finale, finale dove i concetti ALTISSIMI proposti dal film vengono criminalmente depotenziati, rimpiccioliti e ridicolizzati da tutta la parte con l'ex marito.
Una parte che non funziona quasi mai (malgrado la Stone e il grandissimo Abbott) perchè banale, perchè tremendamente didascalica (non solo ci viene mostrato un matrimonio-prigione, ma fanno dire esplicitamente al marito il concetto 4/5 volte), perchè limitante.
Io se fossi una donna mi sentirei più arrabbiata che altro
Ok, l'uomo è ridicolizzato, ma quello avviene per tutto il film.
Lo stesso Ruffalo è visto come uomo inetto, infantile, incapace.
Non parliamo dei clienti del bordello o del terribile ex marito, una persona schifosa che merita la fine che fa.
Però, assodato che il film distrugge la figura maschile (e a volte questa è la cosa giusta da fare) perchè "offendere" anche l'altezza raggiunta dal personaggio di Bella riducendola alla ragazza che deve fuggire dal matrimonio e che poi, per vendetta, uccide il marito per farlo diventare una capra-uomo?
Ma non vi sembrava che fino a 40 minuti dalla fine questo inno alla libertà, all'indipendenza, all'esser donna, veleggiasse su vette molto più alte?
Per favore, guardatevi quel capolavoro di You won't be alone.
Un film incredibile che ha tematiche molto simili a questo.
Certo è un film molto più serio (Povere Creature alla fine è un film fantastico, umoristico se non comico a volte, sopra le righe) ma si somigliano molto.
E lì la carica esistenziale e simbolica delle tematiche e dei messaggi (che per me c'è anche in Povere Creature, film a mio modo di vedere molto più "alto" di come viene visto) non si perdeva mai, non aveva bisogno di questi personaggi macchietta (come l'ex marito), di queste vendette (e già di per sè la vendetta è concetto sminuente in discorsi così alti, è mettersi al pari del vendicato), di queste spiegazioni, di questi terribili clichè.
Poor Things invece ad un certo punto scade e ci rimette per primo il personaggio di Bella, personaggio magnifico di cui percepiamo già la futura leggenda pur essendo appena stato creato.
Ecco perchè sono incavolato, per tutte queste cose.
Tutte nel finale.
Il ritmo che si ferma, il messaggio ambiguo della prostituzione, la vicenda dell'ex marito degna di una splastick, tutta la parte finale che è tremendamente spiegata in ogni minimo dialogo, il personaggio di Bella che da magnifica donna che attraverso la cultura, la scoperta del mondo, quella del linguaggio, quella della propria bellezza, quella della propria intelligenza, viene quasi del tutto "ridimensionata" a "sono libera perchè scopo".

E a chi mi contesta questo mio appassionato difendere i temi di Poor Things con "Ma non hai capito che è solo una favola?" rispondo che nella loro stessa frase è nascosto il loro errore visto che le favole e le fiabe, per costituzione e definizione, servono ad insegnarci cose.
E che quindi il loro significante fantastico, i loro animali parlanti, i loro mondi magici, la loro leggerezza, non inficia MAI il messaggio che vogliono mandare che, anzi, rimane l'unica cosa per cui vengono scritte.
Quindi Poor Things è importante non malgrado sia una favola ma perchè lo è.



Ma io mi tengo mille cose, malgrado tutto.
Mi tengo soprattutto lei, Bella Baxter, un personaggio talmente bello che ci si ricorda a vita.

Mi tengo God con tutte le sue tremende ferite nel corpo e nell'anima, con tutti i suoi dolori inflitti da chi invece doveva amarlo, dolori che lui, per non impazzire, prova a spiegare scientificamente.

Mi tengo i luoghi incantati del film, quella Lisbona al tempo stesso antica e futuristica, quella nave e quel mare (a proposito, molte volte il film mi ha ricordato quel capolavoro di Annette a livello visivo. E sì, ho trovato alcuni effetti pacchiani, ma volutamente tali, finti, esagerati. Io li ho amati).

Mi tengo la figura di Max perchè è bello ricordare  - anche in un film come questo - che pure noi uomini, a volte, sappiamo amare.

Mi tengo gli animali fantastici del film, anche quella specie di OCA -NE (eh, la battuta ve l'ho offerta, gratis).

Mi prendo Bella che parla di filosofia col ragazzo di colore che sa essere al tempo stesso, quasi come un ossimoro, cinico e poetico ("La speranza è demolibile, il realismo no").

Mi prendo la signora anziana sulla nave con la quale ho quasi lasciato un polmone per le risate ("Chi è quel bel fanciullo con i denti bianchi e il cazzo duro?" - io morto).

Mi prendo Bella che balla perchè non ci sono film di Lanthimos senza balli che ti restano dentro.

Mi prendo la sincerità di Bella, che è come quella dei bambini che ancora non hanno scoperto l'utilità e l'inferno delle bugie.
Mi prendo il suo fidarsi di tutti, altra sua magnifico aspetto bambino che un giorno, per fortuna o purtroppo, scomparirà.

Mi prendo il "mostruoso" personaggio della maitresse, cinico e opportunista ma al tempo stesso, forse, più che umano.
E quel suo dirle che nella vita dovrà "sporcarsi e provare dolore".
Qualcuno, in qualche modo, a Bella, doveva comunque dirlo.

Mi prendo Bella che odia God per quello che le ha fatto.
E mi prendo Bella che per lo stesso motivo ringrazia God per averle dato la vita.

Mi prendo anche il personaggio del marito perchè pur presente in una parte mal riuscita, era un personaggio forse necessario, simbolo di tanti uomini inumani, possessori e narcisi.

E mi prendo soprattutto Bella che si dispera per gli ultimi, Bella che piange per quelle persone laggiù in fondo, in quell'immagine infernale ad Alessandria.
Forse è quella la libertà meno battuta del film, forse è quella la libertà che, ad un certo punto, avrei voluto diventasse protagonista e ci rendesse questo personaggio ancora più alto, ancora più grande, ancora più indimenticabile.
Quella di provare empatia, quella di perdonare, quella di lasciar andare.
E la libertà di piangere.

38 commenti:

  1. troppo ambizioso, forse, comunque un film da non perdere e allo stesso tempo un film non perfetto, un film troppo, ecco.

    https://markx7.blogspot.com/2024/01/poor-things-povere-creature-yorgos.html

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    1. D'accordo con tutto quello che dici

      Ma, spero si sia capito, per me resta un grande film, visivamente splendido, divertentissimo e che mi ha fatto tanto riflettere

      al netto dei problemi ;)

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  2. Trovo che questo film di Lanthimos sia in realtà non tanto un film sulla libertà ma sulla "liberazione", hai usato una parole bellissima che racchiude un significato profondissimo: Stupore ( meraviglia per appunto) e cos'è lo stupore se non la totale "incapacitazione" di fronte all'esistenza? Bella si ritrova ad "essere dal nulla", il suo è un processo di rinascita ( risveglio); tutta la prima parte del film è incentrata proprio su questo: l'esperienza empirica ( di God) in opposizione allo stupore ( di Bella) da qui ha inizio la vera emancipazione di Bella che necessariamente dovrà prendere la propria strada ( ma sarebbe meglio chiamarla "Via"); tutta la seconda parte del film rappresenta " Il Mondo" , la Vita ( ma sarebbe meglio definirla l'esistenza) dove l'individuo diventa un essere sociale e dove la prostituzione va intesa non in senso stretto ma lato, d'altra parte siamo tutti "prostitute" ( o no?); credo che il lieto fine sia un atto dovuto nei confronti dello spettatore e anche dei protagonisti ( cosi come hai scritto correttamente tu) era necessario ritornare all'inizio e chiudere il cerchio.
    Fabio Leone

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    1. è vero, c'è tantissimo questa "liberazione", cosa diversa dalla libertà ma nemmeno troppo

      Bellissimo il tuo commento anche se questo stupore opposto alla scienza nel finale diventerà proprio l'opposto, con lei ora chirurgo come il "padre", molto fredda, probabilmente già sazia dello stupore della vita

      Siamo sicuri Fabio che sia un lieto fine?
      Forse lo è a livello "sociale" ma, per il resto, lo è davvero?
      Quello che è diventata Bella era la cosa più bella che potesse diventare?
      Ecco, qui ho i miei dubbi

      grazie per il bellissimo commento

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  3. Se il novello Dr. Frankestein (un eccellente Willem Dafoe nel ruolo del Dr. GOD_win Baxter) si diletta nel tagli e cuci anatomici, Lanthimos taglia e cuce tra le sue precedenti opere. Così ritroviamo l'educazione "vergine" e cruda di DOGTOOTH, la surreale componente animale di THE LOBSTER, la sarcastica e cinica critica sociale de IL CERVO SACRO e, non ultima, la confezione barocca, anzi vittoriana de LA FAVORITA. Ne esce un BARBIE Gotico, un percorso di crescita, consapevolezza, emancipazione che, tra IPERgrandangoli ci racconta l'evoluzione di Bella, una strepitosa Emma Stone, prima anomala neonata viziata in corpo adulto e poi donna realizzata, autodeterminata, padrona della sua realtà. Bella evolve nei pensieri, nelle parole, nei gesti, nei vestiti (notare come i cambi d'abito rappresentino le fasi di crescita) e al suo fianco gli uomini mostrano tutti i limiti (anche sessuali) e i vizi tipici del vero sesso debole. Ma Lanthimos non si limita al percorso, all'evoluzione di Bella, di capitolo in capitolo, con sarcasmo, elargisce spunti di riflessione sulla società, sulla nostra esistenza. Non è più un'allegoria (come in IL CERVO SACRO o DOGTOOTH), ma una presa visione diretta della realtà. Non ci vengono date risposte o soluzioni, ma i messaggi sono chiari ed espliciti. Un po' come Bella che scopre il mondo, anche noi siamo davanti ad una presa di coscienza e saremo noi a dare valore e peso agli input che il regista ci propone.
    Film visivamente ricco, luoghi fuori dal tempo arricchiti da tecnologie di obsoleta fantascienza, cieli in perenne aurora boreale. La messa in scena in continuo equilibrio tra la "meraviglia" e il disgusto è distorta dall'abuso di "fisheye" (a dargli più profondità, tridimensionalità, ma anche per replicare la vista del neonato che apre gli occhi per la prima volta).
    Eppure nell'insieme, ad uscirne esaltate sono le interpretazioni di Emma Stone (senza di Lei, difficile immaginare la soluzione del film) e del sorprendente Mark Ruffalo (a cui sono affidate alcune delle scene più divertenti).
    Infine, mi piace sottolineare come in sala si rideva e si rideva di gusto, anche se poi sullo schermo si alternavano amplessi e operazioni di chirurgia, disgrazie e immagini tra l'horror e lo squallore. Eccellenti anche i dialoghi e le musiche

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    1. Non avevo visto i rimandi ai Lanthimos precedenti, forse quelli che dici ci sono ma tutto questo film mi sembra tranne che una summa della sua filmografia, ma un discostarsene proprio

      "Bella evolve nei pensieri, nelle parole, nei gesti, nei vestiti (notare come i cambi d'abito rappresentino le fasi di crescita) e al suo fianco gli uomini mostrano tutti i limiti (anche sessuali) e i vizi tipici del vero sesso debole. Ma Lanthimos non si limita al percorso, all'evoluzione di Bella, di capitolo in capitolo, con sarcasmo, elargisce spunti di riflessione sulla società, sulla nostra esistenza. Non è più un'allegoria (come in IL CERVO SACRO o DOGTOOTH), ma una presa visione diretta della realtà. Non ci vengono date risposte o soluzioni, ma i messaggi sono chiari ed espliciti. Un po' come Bella che scopre il mondo, anche noi siamo davanti ad una presa di coscienza e saremo noi a dare valore e peso agli input che il regista ci propone."

      concordo con tutto, anche che sia un film che racconta la società. E forse quando lo fa è più debole o comunque più didascalico di quando, pur con leggerezza, ci parla di temi più esistenziali (l'ho preferito lì, quando ci parla di corpo, di anima, di bambini, di stupore a differenza di quando mette Bella in relazione con la società)

      quella cosa del fish eye non ci avevo pensato anche se è un pochino strana visto che non viene mai usato per soggettive. Quindi nella tua lettura siamo noi i bambini che guardiamo? Non può essere Bella visto che lei è semmai l'oggetto dello sguardo

      Ruffalo delizioso :)

      hai ragione, il film ha una rara capacità di far ridere anche se mostra cose non proprio divertenti. TI dirò, forse questo suo saper far ridere è uno dei 2/3 aspetti migliori della sceneggiatura

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    2. la questione fish eye l'ho abbozzata. Mi è parso uno stratagemma sensoriale, per avvicinarci emotivamente al personaggio.

      a me, come sai, piace attribuire all'Arte un senso "educativo"; mi piace credere che possa avere anche funzione "civica". Quindi quando ne capto qualche seme, ho piacere a raccoglierlo.

      ciao Giuseppe

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    3. Ma figurati, sono sensazioni personali e bellissime a prescindere se siano "vere" o no ;)

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  4. non un commento ma solo una precisazione a fronte di alcune tue perplessità circa ritmo, tematiche in certe parti: ricordiamoci che il film è tratto da un romanzo. è la prima (se non erro) sceneggiatura non originale di Lanthimos, dunque giocoforza ha meno "liberta" del solito. e.l.e.n.a.

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    1. No, ma sei troppo intelligente per capire che questo non c'entra nulla :)
      Le sceneggiature derivate nel cinema saranno un buon 70% e se sono sceneggiature con problemi la colpa è loro visto che possono fare qualsiasi cosa rispetto al libro.
      Seguirlo passo passo (direi quasi mai), seguirlo abbastanza, seguirlo un pò ma prendersi molte libertà, semplicemente ispirarsi.
      E anche quando segui il libro abbastanza comunque puoi calcare la mano qui, diminuire di qua, scorciare, enfatizzare.
      E anche seguire ma poi nel cinema (che ha in più la parte visiva) restituire cose in maniera convincente o no :)

      Insomma, se diciamo che il problema delle sceneggiature sono i testi originali finiamo in un ginepraio senza fine

      Per farti capire se anche nel libro ci fossero 120 pagine su 300 di lei che fa sesso a Parigi non sarebbe una scusante el problema che ho rilevato (ovviamente per me eh)

      no no, il libro non ha mai colpe, in sceneggiatura puoi migliorare e aggiustare qualsiasi cosa (anche se spesso la peggiori :) )

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  5. Poor Things di Alasdair Gray, 1992 (romanzo che peraltro sto leggendo) :)

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    1. Se fossero i vecchissimi tempi in cui ero un lettore lo avevo già quasi finito dopo un giorno, ahah

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  6. Leggerti è sempre un piacere perché, oltre a percepirti come un animo affine, se posso definirti così, hai la capacità di spiegare chiaramente a parole certe sensazioni che provo di pancia mentre guardo un film in sala e non riesco poi a mettere a fuoco. Questa definizione (certo non uscita fuori dal cappello ora, non dico questo, ma comunque calzante nel modo in cui l'hai usata) di Lanthimos come regista della reticenza e l'assenza di questo aspetto in Poor Things chiarisce innanzitutto a me stesso cosa intendevo quando dicevo "è un bellissimo film ma, anche se non avesse dei difetti, difetti che non trovo in Lobster o Dogtooth che considero perfetti, non lo considererei il migliore di Lanthimos perché lo sento troppo poco di Lanthimos, lontano dalla sua poetica". E, come accennavo, c'è il problema dei difetti, che anche qui tu metti bene a fuoco. La seconda parte per me si perde totalmente perché come dici tu smonta quello che finora c'era stato detto di Bella e, di riflesso, dell'uomo. Questa fortissima presa di coscienza sull'identità, sull'autoaffermazione, che inizialmente passava per la violenza (Bella uccide tutti gli animali che incontra, vitupera i cadaveri) per poi diventare invece moralmente alta grazie all'approccio con la filosofia, alla testimonianza del dolore degli innocenti (Alessandria è una sezione magnifica esteticamente e contenutisticamente). Quello che percepivo era la costruzione dell'essere morale, dell'uomo come essere inequivocabilmente morale come per la lezione kantiana. Poi il film deflagra. Certo, Parigi di per sé è un po' ripetitivo, ha problemi di narrazione come dici tu, ma sono tutti difetti che avrei accettato e ignorato se il film si fosse fermato prima dell'arrivo dell'ex marito. Questa caduta di Bella nel vendicativo distrugge il messaggio. [Continuo nella risposta perché è troppo lungo]

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    1. [Prosegue da sopra] Magari era quello che volevano fare, rendere Bella fallimentare, mostrare come le sue origini vivessero ancora in lei - ma questo non giustifica il tutto, anzi lo rende ai miei occhi infinitamente peggiore, perché il messaggio non è più quel qualcosa di importante che pensavo fosse. Farò una citazione che può apparire strana ma che il me bambino in sala continuava a ripescare nella memoria mentre vedevo la crescita morale di Bella in sala, quel momento magnifico in cui lei afferma di chiamarsi Bella e non Victoria, di essere se stessa: lo dice anche all'ex marito la prima volta che lo vede quando interrompe le sue nozze. La citazione viene dal primo film dei Pokémon dove un personaggio molto simile a Bella, il prodotto di un esperimento crudele, che nato dalla crudeltà conosce all'inizio solo la crudeltà, capisce il valore della vita inteso non soltanto come oggetto della morale esterno da sé (il comandamento "non uccidere") ma anche come valore che da fuori passa a dentro, di autodeterminazione, di un modo diverso di pensarsi e di poter-essere: "Solo ora capisco che il modo in cui si viene al mondo è irrilevante. È quello che fai del dono della vita che stabilisce chi sei." Questo pensavo fosse il messaggio che giganteggiava nel film, un messaggio che secondo me non è affatto banale come si vuole credere e che un film così esteticamente potente avrebbe amplificato in maniera importante. Invece questo messaggio si piega su se stesso, Bella prima critica God per aver ripetuto l'esperimento su Margaret Qualley, lo definisce un mostro (in quella stessa scena però lo perdona per l'esperimento su lei stessa, perché si rende conto che quell'esperimento è l'unica ragione perché lei esiste: come un figlio che nel momento di più alta sofferenza maledice il padre per averlo messo al mondo, ma quando la difficoltà viene superata, quando è in estasi di vita, lo perdona, perché ha scelto di vivere), ma appunto dopo averlo definito mostro fa la stessa cosa lei stessa. In maniera poi didascalica come dici tu.

      Per chiudere vorrei invece indicare come secondo me i parallelismi con Frankenstein (esteticamente rilevanti nel caso di God e della natura cadaverica di Bella) siano in realtà molto più tenui rispetto a come molti vogliono indicare. Secondo me la vera ispirazione è Pinocchio, che poi alla fine ha la stessa morale di quella citazione che dicevo più sopra. Pinocchio deve imparare, non importa come sia venuto al mondo, cosa significa essere un bambino vero: cosa significa essere un essere umano, impara la morale, una storia di formazione con un viaggio avventuroso i cui i paragoni con quello di Bella si sprecano. Poteva essere tutte queste cose, ma alla fine ha vinto il corpo sull'anima, le origine macabre sull'illuminazione filosofica autonoma. Poteva essere lasciato più vago, dare da pensare, e invece hanno dato una risposta netta che non sono sicuro mi piaccia.

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    2. Eccomi!

      Grazie infinite intanto...
      Sì sì, ci sono tanti più bravi di me e di noi che dicono che Poor Things è perfettamente un film lanthimosiano.
      A me sembra l'opposto.
      Non voglio essere cattivo ma secondo me se un 90% di persone avessero visto questo film senza sapere il regista e poi gliene avremmo proposti 10 Lanthimos l'avrebbero segnalato come ottavo ;)
      nel senso che è facile vedere un film sapendo che è un regista e poi arrampicarsi nel dire che è un film perfettamente nella sua cifra
      No, non lo sè, o almeno a me non sembra per niente.
      Eppure, al netto dei difetti, mi è piaciuto davvero tanto.

      2 "Questa fortissima presa di coscienza sull'identità, sull'autoaffermazione, che inizialmente passava per la violenza (Bella uccide tutti gli animali che incontra, vitupera i cadaveri) per poi diventare invece moralmente alta grazie all'approccio con la filosofia, alla testimonianza del dolore degli innocenti (Alessandria è una sezione magnifica esteticamente e contenutisticamente). Quello che percepivo era la costruzione dell'essere morale, dell'uomo come essere inequivocabilmente morale come per la lezione kantiana. Poi il film deflagra. Certo, Parigi di per sé è un po' ripetitivo, ha problemi di narrazione come dici tu, ma sono tutti difetti che avrei accettato e ignorato se il film si fosse fermato prima dell'arrivo dell'ex marito. Questa caduta di Bella nel vendicativo distrugge il messaggio."

      Perfetto.
      Stavamo vedendo la nascita di una persona (e di un essere umano in senso lato) magnifica, complessa e completa.
      Per poi invece stare l'80% a sbattere in un solo punto (oh, intendiamoci, adoro il sesso e lo considero importantissimo, se non vitale eh) mettendo lateralissimo tutto il resto e, nel finale, consegnandoci questa donna fredda, potente e vendicatrice.
      No, ho amato troppo Bella per non aver sperato diventasse molto di più

      (vado al commento sotto)

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    3. La tua lettura della non crescita di Bella (o meglio della meravigliosa crescita poi annullata o rovinata dal finale del film) è perfetta e il tuo paragone con i Pokemon (che odio) quasi commovente.
      Adoro come si possano fare paragoni in ambiti apparentemente infantili o bassi.
      Davvero, complimenti, è quel dono della vita che lei aveva esaltato sopra ogni cosa, glorificandola sempre di più, e poi viene perso, reciso o sminuito

      La scena dove "odia e ama" God è altissima, a livello morale il punto più alto del film.
      "Sei un mostro, ma mi hai dato la vita"
      Stupendo, cinico e poetico come cinici e poetici sono i discorsi col ragazzo di colore.
      E poi, come diciamo, sei fuori con gli occhialini a vedere starnazzare l'ex marito "ucciso" e umiliato a diventare oca.
      No, Bella era un personaggio molto più alto di così e la sua vendetta doveva essere molto più morale e artistica.
      Tra l'altro, come dici, commette lo stesso errore che ha imputato a God

      Federico
      1 intanto avrai visto che io Frankenstein l'ho citato solo per la stranezza per cui esteticamente stavolta il mostro era il Creatore
      2 ti GIURO che tutto il film ho pensato a Pinocchio,anzi, l'ho anche scritto nel taccuino. Dimenticandomi poi completamente di parlarne.
      E più il film andava avanti più c'erano conferme

      grazie dello stupendo commento

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    4. Grazie a te della bella risposta che mi ha dato ancora più da pensare e spunti, come sempre, su come amare il cinema. Sono silenzioso, ma ci sono e ti leggo con piacere sempre.

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    5. tranquillo, anche i lettori silenziosi li "sento", li percepisco :)

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  7. Anch'io mi ritrovo abbastanza nella tua recensione e nelle tue interessanti riflessioni. Personalmente considero questo film come la morte definitiva del vecchio Lanthimos, che io ho tanto amato (Dogtooth resterà per sempre la pellicola che più di tutte mi ha battezzato al cinema d'autore) e che probabilmente non tornerà più. Per il futuro mi accontento che continui a regalarci film visivamente affascinanti come Povere Creature e che continui a riproporre alcuni dei suoi temi cardine, anche se in chiave più pop e edulcorata. Alla fine é sempre Lanthimos, ma un Lanthimos diverso. Almeno questo è stato il mio pensiero appena uscito dalla sala. Poi dovrei probabilmente rivederlo.

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    1. Quoto tutto ;)

      Se è andato in Serie A giusto che giochi in Serie A. Possiamo sempre e solo sperare che giochi però il più possibile libero, senza ascoltare troppo gli allenatori ;)

      Non c'è un solo film che mi ha deluso di lanthimos, nememno quelli americani

      Quindi a me va benissimo così

      Questo qua - comunque bellissimo - è la prima volta che mi dispiace aver trovato un Lanthimos che si mette a spiegarti tutto

      E ho paura che sia stato costretto ;)

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  8. Hai perfettamente descritto quel senso di incompiutezza, almeno rispetto alle mie aspettative, provato una volta uscito dal cinema. Di ciò che funziona hai detto tutto e condivido anche le virgole, quindi passo a quanto mi ha perplesso come punto di contatto con le tue sensazioni. Sarò un po’ tranchant, se non altro per necessità di sintesi. PC ci accoglie con uno splendido e promettente inizio che si protende in buona parte del film, ma per lasciarci infine a quei 40 minuti in cui non fa che estrinsecare le sue letture politiche (nel senso di giudizi di valore che implicano l’azione che dà forma concreta alla realtà, secondo una precisa visione) che invece dovrebbe essere lo spettatore a maturare come risultato di pensieri più alti che al film poi non mancano, anzi ne sono la parte migliore. Il Cinema di Lanthimos è la nuda e asciutta realtà percepita come urgenza di scioglierne l’enigma, nell’esercizio migliore di noi stessi. La sensibilità del pubblico invece questa volta è privata dello smarrimento in un contesto straniante, che nell’epilogo è piuttosto guidata per mano in letture offerte più o meno didascalicamente, sostenute dalla loro ragion d’essere morale (condivisibili in tutta loro ovvietà). La libertà di Bella una volta che comincia a confrontarsi col mondo storico (come chiamo io la società in senso ampio) misura il proprio valore sull’altro “maschile” e non più in se stessa (e ho vissuto questo come un tradimento), ponendo fine all’incanto e “accontentandosi” della giustizia, quando avrebbe potuto scompigliare proprio la divisione di genere come codice divisivo, spiccando il volo dalla propria crisalide. Lanthimos fino a Dogtoth (che per cifra stilistica, ma solo per quella, mi ricorda Teorema di Pasolini) ha sempre mirato a dissotterrare quanto di più intimo nascondiamo soprattutto a noi stessi, nel rassicurante guscio del senso comune (che esclude alternative e quindi dubbi). Decodificare la complessità altrui è sempre occasione per comprendere ciò che in noi fa la differenza; perché infine è a quella che dobbiamo arrivare per essere ciò che siamo (e qui non viene aggiunto nulla a quanto non sia già ampiamente condiviso e condivisibile). Sottrarci a questo sforzo è ridurre il viaggio a escursione (anche se il paesaggio è sublime), tornando gli stessi che eravamo prima di partire, al massimo con dei buoni ricordi. Alla fine sì, ce li terremo, ma seppur custoditi con cura rimarranno fuori da noi.

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    1. Ci volevi te per darci, al solito, una lettura sociale e storica.
      Che in questo film poi è assolutamente pertinente, io come al solito ho glissato per la mia disconoscenza.
      Quello che trovo infatti sbagliato nel finale non è tanto l'andare in un argomento "sociale" o morale in maniera così sempliciotta ma, come dici, non essere nemmeno complesso, ambiguo.
      Il marito è un essere schifoso, un tiranno narcisista, possessore, arrogante, violento.
      Non si crea nello spettatore un "conflitto" nel seguire quei minuti, è tutto maledettamente ovvio e scontato.
      Tutti tifiamo per Bella, tutti vogliamo che scappi o si liberi di quell'uomo.
      Il problema, appunto,è che però è tutto spiegato e manicheo, non complesso.
      E quello che è diventata Bella, un chirurgo freddo, spietato, vendicatore, non è quello che io sognavo diventasse (tu non sai quanto ho amato sto personaggio)

      "La libertà di Bella una volta che comincia a confrontarsi col mondo storico (come chiamo io la società in senso ampio) misura il proprio valore sull’altro “maschile” e non più in se stessa (e ho vissuto questo come un tradimento), ponendo fine all’incanto e “accontentandosi” della giustizia, quando avrebbe potuto scompigliare proprio la divisione di genere come codice divisivo, spiccando il volo dalla propria crisalide"

      chapeau

      E perfetta anche tutta la tua parte finale.
      Noi vogliamo conflitti, vogliamo vuoti, vogliamo complessità, vogliamo dover lavorare su noi stessi e sul film, vogliamo che il personaggio che abbiamo amato diventi sempre più sfumato e caleidoscopico

      e mannaggia, il finale di questo film ci ha distrutto tutto



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  9. Buonasera... pure io sono alla ricerca di un film di cui so veramente pochissimo... è un ricordo di bambina che spesso mi frulla in testa... ma nessuno finora ha saputo aiutarmi.
    Credo fosse un film in bianco e nero... comunque devo averlo visto in tv nella seconda metà degli anni 70... si tratta della storia di un bambino che viene rapito... ovviamente la famiglia è distrutta dal dolore.
    Dopo qualche anno... non ricordo come... lo stesso bimbo cresciuto torna nella sua casa e viene riconosciuto nel momento in cui guardando i suoi giocattoli e alcuni oggetti di casa riesce a far funzionare una lampada che aveva un interruttore particolarissimo e difficile da manovrare.
    Vi dice niente?

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    1. Non è la sezione giusta amica ;)

      In alto a destra (o almeno è così da pc) c'è la sezione "aiutatemi a ricordare il titolo di un film". Clicchi e andrai al post giusto.
      In ogni caso a me non viene in mente niente ma capirai che un film i 50 anni fa e così pochi elementi è durissima...

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  10. Ma che bello, non sapevo che aspettarmi, è stato horror atipico ) Un film sull'empatia. Sui suoi limiti e l'impossibilità di funzionare nel mondo se solo rivolti a se stessi (vivere ignorando gli altri per proprio piacere e fine), ma allo stesso modo il non poter vivere solo per gli altri (i poveri, vedere la distruzione e non poterla cambiare ti distrugge), oppure secondo le loro leggi (devi fare così comportarti cosà, non puoi far la prostituta). Sullo scoprire la propria verità, sulla propria pelle. Decidere infine di agire con quello che si ha in mano, nel mio caso, sarò medico. E un po' di gusto per la storia e l'esagerazione dovuta, che bella la vecchia prostituta, che bella la vecchia nella barca, che forte la scelta della seconda "Bella", coincidenza rivelatoria, stupenda pure lei. Che bello e meschino il latin lover, tenero e codardo il futuro marito. Impotenti questi uomini, quando legati alla figura che immaginano di sè. E deboli, ogni volta che han paura di queste donne.

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    1. ma che commento bello e strano, ogni frase sarebbe da analizzare ;)

      di sicuro molto personale e originale come commento, quasi ogni cosa l'hai vista da un punto di vista non scontato

      bravo Edo!

      però, cavolo, poteva davvero essere un film sull'empatia, e non necessariamente sulla sua impossibilità ;)

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  11. "Uomini fasulli" il leit motive del film, e non credo che un'altra attrice trovi difficoltà a replicare la parte di Bella, spesso solo robotica e fantoccia. Ne parlerò da me comunque.. certo le bellissime scenografie, musiche e fotografie incartano bene la pochezza restante..

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    1. Che poi non ci avevo pensato, e magari non è così, ma le poor things del titolo sembrano proprio loro, gli uomini

      me sa :)

      ovviamente non sono d'accordo con te (nel senso che a me è comunque piaciuto tanto) ma sto scoprendo che per Poor Things ogni giudizio che leggo, dal capolavoro da 10 al film mal riuscito da 5, lo comprendo ;)

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  12. T'aspettavo al varco -:)
    Siccome so che te non leggi mai niente di quello che io scrivo sul guardaroba nemmeno dopo che hai visto il film ti riassumo velocemente i due post che avevo lasciato i primi di Febbraio da te.
    Su uno , il primo mi indignavo di quelli che si lamentavano che il film aveva successo al botteghino e si sentivano traditi dal regista che si faceva produrre i film dalla Disney .
    Prendevo a prestito le tue frasi dicendo che è meglio per la vita delle sale cinematografiche che i grandi soldi li faccia un film d'autore piuttosto di dire grazie sempre e solo a Boldi e De Sica .
    Sai quel vecchio discorso sulle piccole sale ecc.
    Il secondo post invece sembra che tu quasi con la tua recensione me l'hai copiato -:))))))
    Almeno una parte che poi a me è quella che mi interessa di più , ma ancora di più mi piace il fatto che leggendoti ho trovato (almeno credo) le risposte alle mie domande.
    Nel secondo post nel Guardaroba chiedevo alla gente se sapevano chi fosse veramente Victoria Blessington?

    Poor thing! mi ha lasciato con dei dubbi che te in parte hai chiarito.
    Te parli di memoria del corpo , di anima nel corpo insomma io invece dicevo che inevitabilmente bella aveva ereditato parte dell'indole di sua madre.
    Perché credo sia naturale per un figlio ereditare qualcosa di genetico dal genitore che riguarda il carattere oltre a tratti somatici.
    Quante volte hai sentito dire riferito a qualcuno: ha lo stesso carattere del padre quando aveva la sua stessa età e cose così.
    Non credo che Bella faccia eccezione.
    Anzi ti dico di più , per me Victoria era una libertina crudele e oltre alla lussuria Bella ha ereditato parte della sua crudeltà.
    Insomma Bella è un mostro algido e affascinante nel vero senso dell'etimologia della parola in latino inteso come prodigio , ma sempre mostro resta.
    Per il resto che dirti , è il mio primo Lanthimos e non mi é dispiaciuto.
    Per quel poco che conosco dei registi greci ( Miss Violence , the Blast e quello con i quattro uomini in barca che si sfidano tra loro a chi ce l'ha più lungo ) non ho notato sta gran differenza nella regia, cioè qualcosa che mi faccia dire : Ohibò se vede ci sta la mano dei greci!

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    1. Ma certo, quello di Lanthimos è un lavoro, e lui è giusto ambisca a crescere, fare più soldi, finire nel mercato grande.
      Per farlo deve giocoforza fare film come Povere Creature che, pur molto bello, ha dentro tanti compromessi (stilistici e narrativi, vedi il finale).
      Ma io non sono uno di quelli che auspica un suo ritorno a fare film piccoli e in Grecia, la cosa non ha alcun senso ;)

      E' molto interessante il discorso sulla memoria del corpo o eredità genetica o "anima". Tutte possibili letture, secondo me una più bella dell'altra.
      A sentire quel terribile marito sì, Victoria era una libertina e una amante senza limiti del sesso, come sarà poi la nuova sè (non riesco a scrivere sua figlia, ahah).
      Riguardo la crudeltà non sono d'accordo, io ho trovato il personaggio di Bella davvero profondo, "bello", anche empatico.
      Con quell'empatia naturale che hanno i bambini.
      Semmai nel finale lei, forse diventando adulta e dovendo "adattarsi" al mondo diventa più fredda, spietata. Però stavolta non nella parte della vittima ma del carnefice o comunquedi chi può decidere il proprio destino e degli altri

      Ci sarebbe davvero di scrivere molto

      ahah, devo leggere sto post allora

      il film che dici è Chevalier

      in realtà a parte Miss Violence secondo me non hai visto i film migliori di quella scuola

      ma c'è tempo ;)

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  13. E chi sei, te, per dire che una donna non deve MAI prostituirsi? Questo film è un capolavoro anche per questo, perché non si fa problemi a esaltare anche la libertà che molti di noi non riescono ad accettare.
    E riesce nel miracolo di fare ridere e commuovere, mettendoci di fronte (addirittura dentro, tanta è l'empatia con Bella) all'orrore e alla diversità.
    Approccio opposto alla zona di interesse, che ci tiene talmente lontano da tutto senza (nel mio caso) permettere allo spettatore di sentire niente.
    Capolavoro dell'anno

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    1. Beh, sono uno che esprime una sua idea

      non si può? :)

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    2. Forse hai visto male il film, Bella deve accettare i clienti che gli dà la casa, non se li sceglie.
      Ho proprio contestato questo punto, per me una donna può tranquillamente prostituirsi ma scegliendo lei quando, dove, con chi e quanto prendere

      Se invece esistono donne che pensano che anche prostituirsi con i papponi sia libertà vi lascio questa libertà

      Ma io scappo, forse ho una considerazione più alta della donna di quanta ne abbia te cara anomima

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  14. A me Poor Things è piaciuto, e anche tanto. Ma è il Lanthimos che meno mi ha fatto innamorare. Perché è la sua opera più didascalica, il suo film meno scolpito. Voglio dire, manca la sottrazione, che l'operazione fondamentale del divenire poetico. Lo hai detto anche tu, e io concordo pienamente. Perché mi chiedo, come fa Baudelaire: "avete mai notato che un pezzo di cielo, colto attraverso uno spiraglio, o tra due comignoli, due rocce, o un porticato ecc. dà un'idea più profonda dell'infinito che un gran panorama visto dall'alto di una montagna?". Ecco, io credo che Lanthimos - che ci ha raccontato magnificamente l'immensità del cielo dagli anfratti più reconditi del mondo, del linguaggio, della storia - stavolta ci porta in montagna, perdendo qualcosa in poesia, poiché rinuncia al togliere. Sto cercando di dire che io amo Lanthimos e il suo cinema, e lo ritengo un autore enorme, pertanto pretendo da lui l'eccellenza che so appartenergli. E stavolta, per la prima volta, è "solo" un bellissimo film. Del quale ho apprezzato tantissimi aspetti, praticamente tutto. Purtuttavia, benché lo desiderassi con tutto me stesso, non me ne sono innamorato, non me l'ha permesso. E va bene così. La storia che racconta contiene molte possibilità interpretative, può essere letta in diversi modi, e più di uno può essere corretto. Non lo ritengo un film ascrivibile alle tematiche femministe, non integralmente almeno, perché se così fosse veicolerebbe un messaggio improprio: gli uomini, quasi sempre, sono brutti, sporchi e cattivi (e stupidi) - come fa Barbie, per esempio. Piuttosto, io credo che il film declini il suo potenziale sul terreno esistenziale, di conquista e costruzione del sé, della scoperta del mondo, e quindi inevitabilmente del proprio corpo, che è e resta la principale interfaccia con il reale (perché è corpo ergo sum). E in sostanza sì, mi trovo molto d'accordo con le tue osservazioni sulla ripetitività (non la ripetizione) e sulla didascalia degli ultimi quaranta minuti. E vorrei dire tante cose, sulla prostituzione per esempio, un tema estremamente affascinante e rilevante per l'equilibrio della società, oppure sullo stupore dell'apprendimento e sulla finzione, sulle maschere, intesi come strumenti di declinazione del sé. Mi tengo stretto questo bellissimo film, che mi ha fatto sorridere e pensare, anche se non mi ha portato fino in fondo in quella oscurità tanto cara a Montale, dentro la quale s'infiamma la poesia. Un abbraccio

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  15. Dividerò in due il commento per problemi di spazio.

    Parte 1

    Prendo come spunto una parte di un commento precedente :

    "...dove l'individuo diventa un essere sociale e dove la prostituzione va intesa non in senso stretto ma lato, d'altra parte siamo tutti "prostitute" ( o no?)"

    Ecco trovo decisamente molto azzeccata l'interpretazione dell'autore su questa parte del film.

    La nostra forma di baratto è il tempo, nel nostro caso tempo=corpo, la nostra presenza fisica in un determinato luogo di lavoro, in un determinato spazio, per cui corpo=denaro, indipendenza, a cui e in cui, volenti o meno, tutti per venti minuti, o peggio otto/sei ore, dobbiamo soffocare i nostri personali bisogni, le nostre scelte, a favore e disposizione di quelle altrui, esattamente come in un "bordello", appellativo che può benissimo essere poi sovrapposto al sistema sociale, così come a quello di sostentamento di tutti. Bella non ha, e non sente per la particolarità della sua evoluzione emozionale il peso delle convenzioni sociali come sono usualmente adottate, non è lei a soffrirne infatti, ma il suo amante, è Ruffalo a sentirne e venirne realmente logorato internamente, nella sua integrità complessiva di espressione da questo peso. Lei d'altro canto rimane invece del tutto scioccata a livello esistenziale, e non solo superficiale, o cinicamente (ma realisticamente) espresso, sulle condizioni di diversità sociali portate da qualsiasi sistema potremmo mai comunque decidere di adottare e dall'ipocrisia conscia o meno conscia conseguente.

    Ora naturalmente sappiamo tutti che la prostituzione soprattutto in certi ambiti non è una libera possibile scelta, anzi quasi mai lo è, ma anche questo in realtà, come tutto, sua che venga imposto o meno, è sempre mantenuto però da un sentimento di nostra biografica scelta di piacere, inteso come scelta di sopravvivenza al momento più congrua alla omeostasi, piacere nel voler scegliere comunque ancora la vita, e questo significa avere ancora, nonostante tutto l'orrore e la violenza che si subisce e che purtroppo fisicamente quanto psicologicamente (emozionalmente) ne consegue, ancora idonea comprensione (senso di omeostasi) di sé, verso se stessi, verso il corpo, cosa che Victoria aveva invece totalmente perso, e quindi come spesso in questi casi si attesta ha cercato il suo ultimo termine di piacere, venendo totalmente sopraffatta da quello di dolore esistenziale così invece univocamente percepito, nella morte.

    Questo in realtà pone anche evidente l'aspetto corpo/coscienza. La coscienza individuale è lo stesso corpo, noi siamo il corpo siamo l'attiva interazione di esso verso elementi esterni di cui si bisogna biologicamente per sussistenza, per omeostasi. Ogni singolo organismo, ogni sistema cellulare complesso o semplice che sia è cosciente, ma non lo è, e non lo esprime sempre o solo in termini emozionali, non lo esprime in termini di piacere e dolore (con tutte le successive espresse e quindi esperite in interazione coniugazioni emozionali) ma ad un livello basico con processi direttamente attuativi di punizione o ricompensa evolutiva, e quindi di mantenimento diretto più idoneo all' omeostasi. Più diventa complesso il sistema di organismo più si necessitano però specifiche interazioni e previsioni a livello ambientale ad esso necessarie, si necessitano scelte più complesse, previsioni tempistiche di attuazione a breve, medio o lungo raggio di azione, e ciò comporta non solo coscienza attuativa diretta ma la necessità di comprensione sulla stessa, comprensione di ciò che una determinata scelta o azione comporti nel suo evolvere probabilistico. Ecco quindi emergere l'aspetto emozionale al cui apice risulta quello biografico, il proprio sentirsi e percepirsi "Io".

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  16. Parte 2

    Quindi, mentre la coscienza a livello di funzioni interne basiche del corpo ci si presenta come regolazione del tutto biograficamente inconscia su termini funzionali di automatismi organico cellulari, quella invece in interazione con l'esterno deve necessariamente presentarsi ed emergere semi conscia, e al fine interamente conscia proprio per avere un campo di azione spaziotemporale maggiore e quindi una migliore possibilità di sopravvivenza nel scegliere ed interagire attivamente, costantemente, non solo direttamente, ma piuttosto e soprattutto, salvo rarissimi casi , in previsione futura, per procurarsi o prevedere per tempo debito le necessità che da questo (ambiente) bisognamo. Ciò è possibile farlo solo con termini auto-comprensivi e pertanto emozionali, e quindi : " a cosa mi porta questa determinata scelta più probabilisticamente ? Piacere o dolore?"

    Questo comporta che il nostro io non è altro che la continua comprensione emozionale di queste interazioni corporali vissute ed espresse dall'interno verso l'esterno e viceversa, sia consciamente che inconsciamente, tra due modalità di coscienza comunque interconnesse in un unico organismo complesso tramite un processo di emergenza e specificità evolutiva.

    Un cervello quindi se trapiantato non può avere piena e totale coscienza del corpo a cui non apparteneva, dato che non è nient'altro che la centrale, l'organo di smistamento di tutti questi impulsi biochimici elettrici pervenuti e in interazione tra tutti gli apparati organici cellulari del corpo, sia a sé che d'insieme, esperiti poi emozionalmente biograficamente verso interazioni esterne, attuati ed espressi in termini di piacere e dolore, dove a porre scelta attuativa, almeno fin tanto che ci sarà una comprensione di e su di sé biografica idonea allo scopo (idonea alla sopravvivenza) sarà quindi al fine sempre una risposta al sentimento di piacere ritenuto più inerente al contesto esterno esperito consciamnte e conseguente pertanto nostra ulteriore espressione di risposta, e così via andare.

    Questa è quindi stata la metafora, la parabola evolutiva ed esistenziale della vita scenografica di Bella Baxter.

    Se si parlasse di realtà invece, o si riproducono, si riconnettono uno a uno le diverse miriadi di interazioni chimico fisiche interne a ogni termine di recezione, espressione ed autoregolazione corporea, il che la vedo assai difficile tra due diversi organismi complessi, oppure rimane solo una metafora su cui riflettere filosoficamente, e forse direi che sia effettivamente molto meglio così.

    Allego questo link che ho trovato che tratta proprio questo argomento da un punto di vista invece medico scientifico reale.

    https://www.ilfattoquotidiano.it/2013/06/20/trapianto-di-cervello-sogno-o-realta/632183/

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    1. No no, non sbagliavi nulla, è che te l'ha mandato due volte nello spam.
      Ora ho recuperato originale e cancellato gli altri

      riguardo il commento in sè appena posso leggo e rispondo :)

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  17. Dall'inizio si pensa che lei non sia in grado di decidere e che bisogni decidere per lei. Proteggerla dove proteggere in realtà è ingabbiare dentro le proprie mura di sicurezza. Il fatto che fosse piccola in corpo da adulta lo evidenzia solo ma non è un film realistico, non cresce alla normale velocità lei. Da prima di quanto chiunque si aspetti lei prende le sue decisioni da sola. Il latin lover la rovinerà e abbandonerà, la sta solo sfruttando. Lei decide di andare, e quando stufa andarsene. Il tipo sulla barca le mostra la povertà e dolore e le rivela per crudeltà; ma lei trae le proprie conclusioni. La capa prostituta le mostra quello che lei vede o quello che le serve (tanto lei deve essere ritardata) ma ancora, ogni decisione è infine sua. Matrimonio, sono all'altare, spunta qualcosa di inaspettato, il marito vero. Non puoi andartene. Sì che posso, scelgo ogni volta.

    Ma non sei in grado! Ti stanno sviando, ti strumentalizzano. Io so cosa va bene per te.
    Ma lei, lei ascolta, legge, sperimenta; lei decide da sè. Che cazzo di coraggio.

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due cose

1 puoi dire quello che vuoi, anche offendere

2 metti la spunta qui sotto su "inviami notifiche", almeno non stai a controllare ogni volta se ci sono state risposte

3 ciao