1.1.11

Recensione: "Calvaire"



presenti spoiler



Ancora una volta voglio premiare un giovane regista che dimostra di avere coraggio, originalità, mestiere e amore per il cinema che lo ha preceduto.

Calvaire solo apparentemente può sembrare un thiller-horror permeato dalla follia, quanto è piuttosto una spietata analisi (e certamente condanna) di un certo mondo rurale, quello delle piccolissime comunità montane formate da uomini senza donne a stretto contatto solo con i propri animali.
Andiamo per ordine. Calvaire riesce nei primi 10 minuti ad utilizzare tutti i tipici clichè dell'Horror: il bosco, il buio, la macchina che si ferma, la taverna dove alloggiare, il matto. Per circa mezz'ora si va avanti molto lentamente in un'atmosfera via via più tesa che sembra possa portare ad un possibile torture porn nella parte finale. Ecco che invece avviene  il colpo di scena, già a metà film. Il taverniere (un ottimo Jackie Berroyer) comincia ad identificare nel giovane protagonista (maschio, ricordiamo) la sua ex compagna, fuggita anni prima, tanto da arrivare a vestirlo come lei dopo averlo stordito e poi legato. Riferimenti lampanti all' Hitchcock  di "Psycho" o di "Rebecca, la prima moglie". Lo spettatore è colto alla sprovvista, tutto ciò sembra impossibile, assurdo, irreale. Quando poi scopriamo che l'intero paese cade in questa specie di ipnosi collettiva, il senso di smarrimento è totale. Il fatto è che la moglie del taverniere era l'unica donna della comunità e la sua fuga ha portato l'intero paese (una quindicina di persone) a vivere una vita senza donne in cui il sesso è consumato addirittura con le bestie. 

Risultati immagini per calvaire

L'arrivo del giovane protagonista- perdipiù figura piuttosto ambigua e poco maschia fin dall'inizio- ha stimolato le menti ormai abbruttite dei contadini, che vedono nel giovane una figura completamente diversa da loro. C'è un richiamo anche allo straordinario Cane di Paglia in questo. La pellicola sembra tremendamente misogina ma io più che odio verso la donna parlerei paradossalmente di forte mancanza di essa. L'assurda, incredibile scena del bar è forse quella decisiva. Scopriamo finalmente che il paese è composto solo da uomini- simili a bestie anche nelle fattezze- e la notizia data dal taverniere circa il ritorno della moglie fa probabilmente scattare la scena della danza, talmente da incubo e surreale che in confronto Lynch sembra un naturalista. E' come se quelle persone fossero un unico, gigantesco animale appena risvegliato sessualmente. Tutto il resto conta poco, la pochezza del protagonista è sovrastata dalla denuncia che l'ottimo regista ci vuol sbattere in faccia. Chi ha letto qualcosa del grande scrittore di inizio secolo, il senese Federigo Tozzi, ritroverà molte tematiche, certo qua portate all'estremo. Non so se Calvaire sia un piccolo gioiello, francamente lo reputo uno dei piccoli film più coraggiosi, allucinati e cinici che mi sia capitato in questi ultimi anni.

( voto 7,5 )

16 commenti:

  1. Dae-soo onestamente io non c'ho visto una denuncia. secondo me, l'ambientazione nella campagna dei contadini rozzi e retrogradi è solo il veicolo per suonare un blues della Solitudine: in questo (senza spoilerare) l'ultimissa scena, l'ultimissimo scambio di battute (hai presente?) è assolutamente rappresentativo.

    per il resto, sono completamente d'accordo.
    la scena del bar l'hai descritta ottimamente: è come un risveglio sessuale collettivo sulle note di un ritmo cacofonico, e per questo ancor più istintivo.

    quello di Du Welz, visto anche il resto che ha fatto, è un cinema di grande impatto, e lui, senza dubbio, uno dei maggiori talenti del panorama attuale, di genere e non.

    RispondiElimina
  2. Ciao Einzige. No, certo non è un film di denuncia nel senso di fine o scopo, ma è senz'altro una rappresentazione di una certa realtà putroppo esistente anche se qui portata a livelli parossistici. L'unica differenza è che te vedi questo come una cornice, io come l'asse portante, altrimenti d'accordo su tutto.

    RispondiElimina
  3. Non conoscevo nè l'autore nè la pellicola e devo a te il piacere di avermela fatta conoscere .... dopo che ho letto qui la recensione l'ho visto e penso che sia davvero un'ottima pellicola di genere, un horror sofisticato che chiamarlo horror è riduttivo.
    Mr Shake.

    RispondiElimina
  4. Ed io ringrazio moltissimo te delle belle parole e del commento.
    Gran film, ripensandoci lo premierei ancora di più.

    Ciao!

    RispondiElimina
  5. L'ho recuperato solo ieri. Giusto con qualche anno di ritardo che il tempismo non è mai stato il mio forte. Ne avevo sentito parlare come di un capolavoro, per me non lo è. Un bel film che ti dice che senza donne diventi pazzo, ecco. L'ultima scena non l'ho afferrata al 100% comunque..

    RispondiElimina
    Risposte
    1. anche io quando sento parlare di un film come bellissimo poi lo vedo anni dopo...

      diciamo che sicuramente non è un capolavoro no, ma uno di quei film "diversi" che per quanto mi riguarda poi rimangono addosso

      eh, credo che l'ultima scena sia sintomo di una pazzia totale e di una immedesimazione in dei ruoli ormai completa

      Elimina
    2. Forse si convince di essere ciò che in realtà non è perché capisce quanto quella gente ne abbia bisogno..mah

      Elimina
    3. sì, credo che la tortura psicologica e fisica che subisce lo porti all'immedesimazione. Non a caso veniva presentato come un uomo abbastanza debole e con tratti femminei. Comunque non è un film da leggere in maniera del tutto realista ovviamente ;)

      Elimina
  6. Grande film che mi fece subito pensare, dopo averlo visto, che questo Du Welz potesse fare un capolavoro...E secondo me così è stato

    RispondiElimina
  7. Mi sono approcciato a questo film con un certo carico di aspettative, dopo aver letto critiche incensanti.
    Alla fine della visione mi sono detto... ma di cosa stiamo parlando?
    Sì, vediamoci una denuncia verso la misoginia;
    Vediamoci pure la singolare inversione di prospettiva in cui il protagonista, da oggetto del desiderio femminile nella prima parte del film poi si trova a oggetto del desiderio maschile, da forte e apparentemente "dominante" si trova di colpo debole e sottomesso.
    Tirare in ballo psycho, o Hitch mi sembra veramente troppo.
    Dove (fosse anche solo per paura della censura) certi concetti erano sempre suggeriti con stile e maestria uniche, qui sono sbattuti in faccia allo spettatore in un modo così lapalissiano da far cascare le braccia a uno sceneggiatore in erba.
    Un film in cui i clichè dell'horror si sprecano, in cui succedono continuamente cose senza senso (Il ballo in taverna sarà anche una scena simbolica, il finale sarà anche esso una scena simbolica ma sono praticamente infilzate nella trama a martellate).
    Se diamo 8 a un film così allora che voto dovremmo dare a "l'inquilino del terzo piano" di Polansky?
    Sin dai primi minuti il film fa acqua da tutte le parti, non regge, la trama è un pretesto solo per giungere alla parte finale, in cui si arriva come cadendo dentro una trappola.
    Ora il belgio e le sue famigerate sabbie mobili non mi faranno più dormire la notte.
    Non scambiamo il cattivo gusto e il manierismo per arte.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. è un commento che, ovviamente, non condivido quasi per nulla ma assolutamente ben argomentato, di quelli piacevoli da leggere e anche interessanti

      per il resto soliti punti di vista ma, ripeto, il tuo è molto ben spiegato

      Elimina
  8. Di getto mi verrebbe da dire che in questo film si fa a gara a chi ha più comportamenti da coglioni ...soprattutto la vittima.
    Ma sarebbe un giudizio troppo superficiale e sbrigativo.
    Che non renderebbe giustizia al vero valore di questa opera prima e a quello che mi ha trasmesso il regista.
    Che che se ne dica per me gli omaggi a Psyco ci stanno tutti .
    Ho rivisto gli ultimi dieci minuti del film di Hitchcock che l’altro ieri han dato in Tv , poi ho visto Calvaire e subito me venuto in mente Norman Bates e il suo motel.
    Lo scrivi pure te nella rece quindi ci hai /abbiamo visto giusto..poi omaggiare non vuol dire copiare un altra opera...”Rebecca “non l’ho visto quindi su quello non giudico.
    Ti dico un altra cosa per me pure fisicamente il protagonista di Calvaire assomiglia a Anthony Perkins
    Va ben veniamo al film:
    Comportamenti assurdi sia dei carnefici che della vittima , passività eccessiva ..il non reagire di Marc ti portano a non provare empatia per lui.
    Hanno più sfaccettature e sono più coinvolgenti i cattivi in questo caso.
    Molti lo hanno definito un film disturbante ( e un po’ a me sta cosa incuriosiva) ma io non l’ho trovato così “malato”.

    Ma non è assolutamente un giudizio negativo il mio ...anzi forse Calvaire verrà ricordato per qualcos’altro ma non per lasciarti quella sensazione di disagio e tristezza infinita che può lasciare un film come Alabama&Monroe ad esempio ( so che son distanti anni luce ma è quello che sento io).
    A me è piaciuto perché sembra un continua rappresentazione teatrale.
    I due protagonisti principali si definiscono degli artisti no?
    Pensa alla Commedia dell’arte , un dispettoso Arlecchino ( Bartel) che gioca uno scherzo malvagio all’ingenuo e malinconico Pierrot (Marc)
    Le scene nella locanda di Bartel ,il pranzo , la cena ...il ballo no sense degli abitanti come scrivi te mossi da un istinto animale atavico.
    I toni del rosso e del nero , il film è Belga e sembra ricordare i pittori fiamminghi e l’inferno delle loro tele.
    Tanti quadri che si susseguono...scenografia interna scarna minimale contrapposta a una scenografia esterna più ricca e suggestiva , la natura con i suoi umori e quei pochi animali come comparse.
    La scena della cena ...con la telecamera che scorre velocemente a 360 gradi quasi a trascinarti in un vortice , quello della pazzia.
    Accertata negli abitanti del paese , per un momento ho avuto paura che ne cadesse pure vittima Marc , ma forse era quello che voleva fare Du Welz ,ingannarci.
    Invece per tutto il film è l’unico che è riuscito a rimanere lucido.
    A non impazzire.
    Bravo il regista a farcelo vedere con gli occhi dei suoi aguzzini come Gloria nelle inquadrature di schiena quando scappa nella nebbia , verso la fine del film inseguito da Robert , sembra veramente una donna.
    La nebbia poteva confonderci ..offuscarci la ragione come era offuscata quella dei due uomini rivali in amore Bartel e Robert e dei quindici abitanti di quel paesello .
    Passami una battuta ma sta Gloria l’aveva data a tutto il paese prima di andarsene?-:)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. guarda, io faccio sempre riferimenti a capolavori del passato ma la gente non capisce, poi mi dice "come fai a paragonare x a y?

      devono capire che io amo trovare analogie, non parlo praticamente mai di livello. E qui le analogie con i film di Hitchcock ci sono tutte

      a proposito di Perkins, domani quasi sicuro vado al cinema a vedere il film di suo figlio

      anche i comportamenti secondo me vanno visti in un'ottica di un film non realista ma quasi metaforico, specie nella passività del protagonista

      dio bono, da qui in poi sei partito in una analisi da Pulitzer, stai diventando un critico troppo bravo ;)

      sì sì, il film racconta l'obnubilamento delle coscienze, quella latente pazzia che colpisce gli uomini quando c'è una donna che desiderano. E la donna (Marc) diventa simbolo di un patire quasi inerte, troppo più forte l'animale uomo

      la battuta è molto buona ma anche interessante perchè, davvero, che una sola donna possa generare tutto questo è molto particolare. Anche in questo credo si giochi sulla metafora, la donna è Marc, l'uomo l'intero paese

      Elimina

  9. Tornando serio ,forse qualcuno potrebbe pure vederci un significato religioso .
    Il Calvario di Cristo quando Marc viene crocefisso da Bartel , la fuga ..il paesaggio spoglio il salire il Golconda ma a me è sembrato che di spirituale c’abbia veramente poco questo film.
    E’ la natura a dirigere i destini dei protagonisti a segnare l’inizio del calvario con quel temporale appunto e decretarne poi la fine.
    Con quella bella scena in mezzo alla neve , la natura decide di far morire Robert dentro di essa , la buca dove lentamente questo sprofonda.
    E poi succede forse la cosa più “disturbante” del film.
    Alla richiesta che fa il carnefice a quella che doveva essere la sua vittima questa risponde con il perdono ( io mi sarei aspettato che prendesse il fucile e lo ammazzasse).
    Marc si finge Gloria e gli dice quello che voleva sentirsi dire prima di morire ( quasi l’ultimo desiderio del condannato a morte): ti ho sempre amato , mi è importato di te.
    Te scrivi che Marc è impazzito nella scena finale , rispondendo a un commento..per me no.
    Ha fatto quello che fa un artista ( lui è un cantante , Bartel è stato commediante ..la parola artista torna spesso nel film ) ha soddisfatto il suo pubblico.
    Come quando gli si chiedeva di cantare ,davanti alle vecchie dell’ospizio o davanti ai suoi aguzzini.
    Questo film secondo me sottolinea la paura dell’abbandono.
    Di essere lasciati.
    La Vecchia che va a trovarlo in camerino come la capo infermiera nelle scene iniziarli temono di essere lasciate da Marc.
    Di essere dimenticate.
    Bartel e Robert in fondo hanno paura di essere lasciati ( di nuovo) da quella che credono essere Gloria.
    Credo non ci sia paura più ancestrale atavica insita nell’essere umano di questa.
    Bel film..








    RispondiElimina
    Risposte
    1. io non so cosa scrissi all'epoca (10 anni fa?) ma a memoria anche io ricordo molto poco di spirituale

      la tua lettura del finale è molto interessante, sicuramente non mi sarebbe mai venuta in mente, credo sia molto personale ed è bello così

      guarda, non parlarmi di sindrome dell'abbandono questo periodo

      sì, è massacrante :(

      Elimina

due cose

1 puoi dire quello che vuoi, anche offendere

2 metti la spunta qui sotto su "inviami notifiche", almeno non stai a controllare ogni volta se ci sono state risposte

3 ciao