25.12.19

Recensione: "The Lighthouse"


Dopo The Witch l'opera seconda di Eggers è, ancora una volta, splendida.
Due soli protagonisti, confinati in un'isola sperduta in mezzo all'oceano come guardiani di un Faro.
In un bianco e nero notevole (il film è ambientato a fine '800 e parlato in un inglese arcaico) un film sull'isolamento, sulla pazzia, sul rapporto tra Uomini e Dei.
Con una prova d'attori (Dafoe e Pattinson) formidabili.

la recensione contiene spoiler, letture e interpretazioni.
Anzi, è quasi solo letture ed interpretazioni, stiano lontani quelli che non l'hanno visto e quelli che, giustamente, pensano che non ci prendo mai

 Bianco e nero.
Due uomini si stanno avvicinando a un'isoletta in nave.
In quell'isoletta c'è un faro e quasi niente più, soltanto gli alloggi dei guardiani dello stesso faro.
Per il resto solo scogliere e mare aperto, apertissimo.
Eggers, dopo il favoloso The Witch, torna con la sua opera seconda (in questo 2019 che è incredibilmente l'anno di tutte opere seconde di registi con debutti bellissimi) e conferma di essere un autore straordinario.
A parte l'assoluta valore cinematografico di queste prime due opere, qui c'è quasi da gridare al miracolo per un regista che - nel 2019 - ha ancora voglia, tempo, competenza e passione nel portare così tanto studio, così tanta cultura, così tante ricerche nei propri lavori.
I due film di Eggers sono due saggi di storia, due film che vengono da uno studio disperatissimo di fonti, da un lavoro filologico sia sulla lingua che sul contesto, appunto, storico.
E, come se non bastasse, hanno dentro mille cose, credenze, religioni, culti, usanze.
Paradossalmente questo mix c'è più dentro Lighthouse - film che apparentemente non parla esplicitamente di trascendentale - che in The Witch, film del tutto basato sul rapporto tra Uomo e Dio.


Già, proprio di uomini e dei dobbiamo parlare perchè a Eggers questo rapporto sembra interessare molto.
Tutto poi è amplificato dall'ambientare le sue storie in epoche lontane, epoche in cui questo rapporto era giocoforza più potente (a tal proposito ricordo il nostro bellissimo "Il Primo Re", film che ritroveremo anche nelle classifiche di fine anno).
Non è un caso, forse, che The Witch si concludesse con l'incontro col Demonio e Lighthouse con quello con Dio (sempre nella mia lettura).
E, se ci pensate, è quasi paradossale che nel primo caso l'incontro con il Male sia "salvifico" (anche se sempre di dannazione stiamo parlando), nel secondo - quello con il Bene  - mortale.
Ma facciamo un passo indietro prima di andare alle letture.
The Lighthouse è un film magnifico, tanto scarno nel significante delle locations (tre interni, un faro, una scogliera, il mare) tanto denso nei significati.
E' uno di quei film - di cui mi piacerebbe un giorno, se riesco, fare una lista - in cui c'è il fortissimo legame tra isolamento e pazzia, quelli, per capirsi, che vedono Shining come capofila.

Tra l'altro ci sono evidentissimi richiami al capolavoro di Kubrick (tanto io i richiami a Shining li vedo SEMPRE), tre poi giganteschi.
Mi riferisco a lui con l'ascia che zoppicando insegue l'altro, che distrugge la scialuppa (come Jack mise fuori uso il gatto delle nevi) e la scena in cui Pattinson abbraccia la bellissima ragazza e poi se ne discosta inorridito perchè questa è diventata un mostro (pari pari la scena della Room 237).
Ma non dimentichiamo i fantasmi del passato, l'alcool (in certi tipi di film spesso la lettura delle "droghe" e degli abusi in genere diventa pertinente), l'assoluta impossibilità di essere raggiunti da chicchessia, le visioni e tanto altro.
Eppure The Lighthouse, vuoi per il bianco e nero, l'ambientazione, la presenza di due soli attori, la lingua e tanto altro, è uno di quei film che possiamo definire "unici", uguali quasi a nessun altro.
Un film che piacerebbe a Trier (non è un caso che ci sia Dafoe e che il film per alcune suggestioni ricordi Antichist) di cui riprende l'animo cupo, la simbologia, la caustica ironia, l'analisi delle parti più nere dell'uomo, l'impossibilità di redenzione o lieto fine.
Direi che anche a livello stilistico ci avviciniamo molto al cinema del maestro danese.

C'è una scena all'inizio molto particolare.
Dafoe e Pattinson sono appena arrivati. 
Prima di entrare in casa guardano per parecchi secondi in camera, in una stranissima e suggestiva interpellazione con lo spettatore.
Sembra allo stesso tempo l'ultimo saluto a quello che erano e un invito ad entrare nel film con loro.


Subito viene trovata la statuetta della sirena e uno spettatore non sprovveduto capisce immediatamente che questo è uno di quei film in cui piccoli oggetti, o qualsiasi cosa, può diventar simbolo.
La prima parte ci serve a conoscere il luogo dove vivono i due (splendida la carrellata verticale che ci porta in cima al faro, dove Dafoe - e poi scopriremo perchè - è quasi in estasi) e le mansioni che svolgono.
Tutto è molto affascinante, del resto un film che tratta di un lavoro così unico e particolare affascinante lo è per forza.
Pattinson, in un meraviglioso mare notturno, ha il primo incubo, quello che ad un certo punto ricorda pure l'Atalante di Vigo (per capirsi la sigla di Fuori Orario).
Ma è una scena appena successiva che potrebbe darci, già solo dopo pochi minuti, una lettura del film, lettura poi che sarà confermata in maniera clamorosa nell'ultima immagine dell'opera.
Pattinson porta per le scale una pesantissima tanica d'olio, fino alla sommità del faro (credo che il montacarichi sia rotto).
Arrivato in cima Dafoe gli dice subito di tornare indietro.
Vi ricorda niente?
Sisifo e il suo masso.
La punizione degli Dei...
Ricordiamocelo, ci servirà.
Iniziamo a conoscere meglio i nostri personaggi, rudi ma al tempo stesso - a loro modo - amabili.
Ci sono dialoghi veramente notevoli, in un inglese d'altri tempi particolarissimo (e noi che abbiamo subbato il film, madonna che fatica).
Iniziamo a sapere qualcosa di più sul lavoro che stanno facendo, sulle credenze popolari (ad esempio quelle sui gabbiani), sul passato dei due.
Anche se il giovane Winslow (Pattinson) continua ad avere visioni (bellissime sirene, tritoni e altro) la cornice rimane sempre molto verosimile.
Ma quando Dafoe ci dice che uccidendo un gabbiano un uomo è dannato per sempre noi già lo sappiamo, il ragazzo ucciderà un gabbiano.
E la scena arriva, terribile tra l'altro.
Appena dopo il vento cambia, arriverà una tempesta, sarà l'inizio della fine.
Ed ecco che il film diventa una lenta discesa negli abissi, un lento sprofondare nella follia. Pattinson inizia anche a bere moltissimo, sempre per suggerire una possibile pista "reale", pista che - comunque - potrebbe essere presa per buona fino alla fine.
I due iniziano a odiarsi, le provviste non arrivano, i giorni sembrano settimane o il contrario (questa parte ricorda molto il notevole The Lodge, tra poco nelle nostre sale), ormai siamo arrivati in una condizione quasi "metafisica" in cui non ci sono più punti di riferimento.
Eggers è bravissimo a far oscillare il film in mille possibili ipotesi, non ultima una alla Fight Club (quando Pattinson dice di chiamarsi in realtà Thomas, come Dafoe) per cui potremmo pensare che quei due non sono altro che un'unica persona, il vecchio di adesso e - magari - il giovane che fu, giovane che assistette (o compì) un omicidio (Winslow è il nome di quel morto e, probabilmente, il biondo platino che vediamo nel finale).
Io mi son molto divertito, ne ho pensate di ogni, ho goduto nel vedere vanificate delle mie ipotesi e nel veder venirne fuori delle altre.
E' evidente che quei due resteranno lì, per sempre, e che qualcuno morirà, sempre che quello non sia già un aldilà, che siano già morti.
Ad un verto punto c'è un velocissimo montaggio da incubo, quello con Pattinson che si masturba, le immagini della Sirena, quelle di Tritone e quelle dell'uomo biondo. Minuti di altissimo cinema del disagio e della psichedelia.


I due bevono sempre di più e ad un certo punto avviene una cosa, Pattinson sembra avere preso il ruolo di Dafoe, adesso è lui il leader, adesso è lui quello che minaccia l'altro, adesso è lui quello che maledice (a proposito, splendida la scena in cui Dafoe  -interpretazione da pelle d'oca - malediceva il suo secondo, scena, tra l'altro, non "tanto per" ma, alla luce del finale, molto importante).
Tutti e due sembrano avere sulla coscienza la morte di qualcuno (ma, attenzione, il "morto" di Dafoe potrebbe essere solo proiezione di Pattinson), la possibile lettura di un luogo di punizione o espiazione (e come non ricordare allora il magnifico Sauna?) si fa forte.
Poi il finale ci porterà a un ultimo quarto d'ora di pura follia, bellissimo, con la scena in cui il giovane marinaio vede la luce del Faro che è qualcosa di straordinario (e avete rotto il cazzo col criticare Pattinson, attore non solo grandioso ma capace di scegliersi i film come pochi, basti citare L'infanzia di un Capo, High Life e Good Time negli ultimi 3 anni.
Ma è l'ultima immagine, l'ultimissima, a schiarirci forse le idee.
Il giovane è a terra, morto o morente, senza un occhio (e ricordiamo quando Pattinson accusava Dafoe di aver ucciso il suo secondo senza un occhio).
E' steso sulla scogliere, degli uccelli gli mangiano il fegato.
Prometeo.
Ed ecco il secondo Mito (e chissà quanti altri, espliciti o no, ci son dentro), ed ecco ancora una volta la punizione degli Dei.
Ed è così che mischiando in modo mirabile Mito e Religione, Dei e Dio, Eggers ci dà - forse - una possibile e finale lettura.
Quell'Uomo che ha voluto andare fino in cima al Faro è un Uomo che ha sfidato Dio, che non si è accontentato di esser mortale ma ha voluto andare oltre.
(Pattinson impazzisce in quella Luce  - vabbeh, Dio-Luce nemmeno a dirlo no? - perchè la visione di Dio è notoriamente insopportabile).
E allora sarà punito.
E non possiamo a questo punto non pensare a quanto Dafoe assomigli a San Pietro, a quel mazzo di chiavi che ha (quelle del Paradiso), a come dice a Pattinson "te devi solo lavorare" (Adamo ), a come quell'Eden sia precluso a chi ha commesso un omicidio.
Una mia visione troppo cattolica forse, che mal si confà a quella punizione che, invece, appartiene al Mito.
Ma io credo che questo sia stato fatto, un film su Uomini e Dei che includesse tante possibili declinazioni, tra cristiani e pagani, atei (ad un certo punto lo dicono) e credenze popolari.
Anche uno tra Spiritualità e Ragione, voglia di capire (cosa c'è nel Faro?? fammi vedere!!).
Ma tutto questo che ho scritto è, come sempre una mia lettura, una delle tante, in un film suggestivo, visivamente bellissimo, inquieto e delirante.

8.5

39 commenti:

  1. Finito di vedere ora.
    Grande film e lo è ancora di più grazie alla tua lettura attraverso i miti.
    Notevoli le interpretazioni di entrambi. Anch'io ho pensato ad Antichrist; solo dopo averti letto al mio amato Shining, rispetto al quale direi che le citazioni sono perfette.
    Non ti sfugge mai niente e le tue recensioni sono un valore aggiunto a ogni film. Per questo GRAZIE.

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    1. l'unico trucco è che c'ho un blocchetto e l'occhio vispo, ahah :)

      grazie Elsa, al solito

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  2. Eccomi, l'ho visto ieri sera e stamattina mi sono alzato e mi sono rivisto gli ultimi 15 minuti

    La tua recensione è stata illuminante, ma la mia ignoranza in mitologie e simbolismo, ha limitato il mio entusiasmo durante e post visione

    Pur rileggendo la tua recensione, ancora non ho chiaro cosa rappresenta questo film

    Sembra terreno, ma sicuramente è metafora di un passaggio verso l'aldilà. Mi piace l'idea dell'ascesa rifiutata (non accettata dalla Luce/Dio) e della "conquista" delle chiavi del Regno al Guardiano/Pietro, ma non riesco ad unire tutti i puntini. Mi aiuti?
    Ricapitolando ...

    Pattinson è un essere umano in attesa di giudizio
    Viene traghettato (da un Caronte che non vediamo, ma non è importante) con Dafoe/Pietro sull'isola con il faro (una sorta di terra di passaggio, dove espiare le colpe/peccati).
    Pattinson deve conquistarsi il "paradiso", attraverso delle penitenze/lavoro, ma le tentazioni e gli impulsi (anche violenti) lo portano alla dannazione (come probabilmente è già accaduto al suo predecessore)
    Ecco questo forse è il riassunto dell'opera. Giusto?

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    1. nel frattempo, mi sono costruito il commento, quindi ho cancellato quanto scritto sopra :-)

      A volte ti trovi di fronte a qualcosa che non comprendi appieno, ma che mentre lo guardi ti conquista grazie a una rara combinazione di eccellenze. Ti lasci trasportare fino al finale e … e poi cerchi di capire se si è in grado di “unire i puntini”. Ecco THE LIGHTHOUSE seconda opera di quell’Egger che con THE WITCH aveva già osato volare alto, è uno di quel film che non lascia indifferenti.
      Quello che rimane è tanta roba, ci sono immagini e sequenze visivamente impressionanti ed evocative, difficili da dimenticare. 2 interpretazioni sublimi (ho preferito comunque Pattinson al pur ottimo Dafoe) che, a confronto a "I DUE PAPI" (film visto recentemente), Hopkins e Price escono con le ossa rotte. Una fotografia magnetica, disturbante, ma anche coinvolgente che mi riportato a "Il Cavallo di Torino", anche per il sofferto incedere nel fango (qui alternato agli scogli) del personaggio interpretato da Pattinson, in un ambiente ostile sferzato da pioggia e vento. Il bianco e nero, per una volta, non mi disturba, accentua i contrasti, esalta gli sguardi e rende il tutto più claustrofobico.
      Tornando al senso del film, il tutto sembra “terreno”, ma invece è metafora di un passaggio verso l'aldilà. Mi piace l'idea dell'ascesa rifiutata (non accettata dalla Luce/Dio) e della "conquista" delle chiavi del Regno, ma per unire i puntini, mi sono servito delle recensioni di chi ha più sensibilità e conoscenza di me. Ad esempio la mia quasi totale ignoranza verso miti, leggende e simboli, è risultata un limite. Eggers ci ha messo troppo, senza consegnare alla spettatore bigini o spiegoni ( per alcuni è un valore aggiunto), e i riferimenti anche ad altre opere cinematografiche (“shining” in primis) ha ulteriormente aggiunto complessità. Non sarà un “mio” film, ma è innegabile che sarà tra quelli che mi porterò addosso, come quando scagli qualcosa lontano da te, ma questa ti torna indietro (per colpa del vento, del fato, della maledizione).
      Dico solo che finito di vederlo a notte tarda, al primo mattino mi sono rivisto gli ultimi 15 minuti.


      certo che quest'anno sarà difficilissimo individuare "solo" 10 film per la nostra classifica dei migliori film dell'anno

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    2. leggo prima il...primo

      intanto hai fatto un riassunto anche più esaustivo del testo da cui proviene (intendo le parti che hai "preso" da me)

      guarda, io non credo tanto al fatto che questo sia un film su qualcuno che vuole arrivare al Paradiso. O meglio, sì, ma non nel senso di Meta, di luogo dove passare il suo aldilà

      mi sembra più un voler conoscere Dio, un voler portare la ragione umana "oltre", dove non deve andare

      non è un caso che io abbia individuato quei due miti greci (uno incontestabile, l'altro spero di averci preso), miti che non parlano di persone che volevano raggiungere il Paradiso ma di persone che hanno osato sfidare gli Dei

      e anche Pattinson in qualche modo fa questo, osa andare da Dio quando in realtà lui è solo un mortale cui quella luce non appartiene (e infatti non la "capisce", ne esce pazzo)

      certo, il fatto di essere un peccatore ci porta anche sulla faccenda "espiare" il peccato ma di base credo che ci sia un voler andare oltre l'umano non permesso

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    3. ora leggo il tuo commento

      sai che non ho visto il film di Tarr (anzi, nessun film di Tarr) ma anche io in quelle scene avevo pensato al Cavallo? è che quell'immagine di copertina ce l'ho impressa

      credo che il bianco e il nero per questo film ambientato nel 1880 (circa) e con questa storia/tematiche sia stata una scelta salvifica, non riesco a pensarlo diversamente...

      ah, la seconda parte era tutto quello di cui avevamo parlato sopra, bene!

      bel commento stefano, secondo me diventi sempre più bravo

      eh, tra poco dovrai individuarli quei 10 film, ahah

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    4. Si, si.... il limite per me è proprio la non conoscenza dei miti greci e/o religiosi. Opera troppo complessa per essere a portata di tutti.
      Probabilmente corretta la chiave di lettura che dai tu. Pattinson non è in cerca di una redenzione, ma di un contatto, di una prova, di una conoscenza.

      Comunque anticipo che un posto nei 10 gliel'ho riservato, a scapito di 2 film che non mi hanno convinto appieno (LA FAVORITA e THE IRISHMAN)

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  3. Altro gran film
    Mi ci ritrovo molto nella tua lettura
    Da notare:
    - formato formato 1.19:1 (praticamente quadrato) che accentua il senso di claustrofobia
    - direttore della fotografia (pazzesca!) Jarin Blaschke: stesso di The Witch e Shimmer Lake…un grandissimo!
    - altri riferimenti che ci ho trovato: Edgar Allan Poe, Fritz Lang, Béla Tarr, Gli uccelli di Hitchcock ma soprattutto, per la ricerca della conoscenza e della verità "Pi greco teorema del delirio" (anch'esso in bianco e bianco, anch'esso claustrofobico)
    - rumori fuori-campo incessanti sono una componente fondamentale del film

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    1. bravissimo ad aver citato TUTTI gli aspetti tecnici, io come al solito son partito per una strada e dimenticato tutte le altre

      specie l'aspetto sonoro mi ero appuntato mille cose, non l'ho messa una

      tutti i nomi che citi, aggiungerei Lovecraft, forse uno dei più espliciti

      tra l'altro in una lettura intima e metaforica questo film ricorda molto anche Kafka per struggimento e rapporto con Dio

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  4. Grande articolo Giuseppe! Non commentavo da una vita, ma ti leggo sempre volentieri e cerco di farlo più che posso.
    Stavolta voglio solo farti i complimenti per la lettura che hai dato di questo gran bel film, oltre a ringraziare te e i ragazzi che han lavorato come matti per farci avere i sub (ho la scusa per rivedere il film appena ne usufruirò); io la vedo praticamente allo stesso modo, anche se nell'articolo che ho scritto a mia volta ho dato più risalto al mito di Prometeo, dimenticando quello di Sisifo, che sinceramente non avevo preso in considerazione. Ma poi ho pensato anche agli episodi sulla cecità narrati da Omero nell'Iliade e come essa sia una condizione di punizione/esaltazione a seconda che la consideri da un punto di vista pagano o cristiano. La capacità maggiore di The Lighthouse è proprio, a mio parere, quella di fare nascere sempre ragionamenti e letture differenti e mai banali. Infine credo che la componente cristiana sia presentissima, non solo subordinata al mito, che è quello che risalta maggiormente in superficie.
    Grande tu, grande la recensione, grandi i subber e grande Eggers (e Dafoe e Pattinson, meno grande chi continua a insultarlo per partito preso)!

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    1. anvedi chi è tornato!!

      mi mandi la tua recensione per favore?

      già da questo commento si vede quanto sei riuscito a vedere, complimenti

      sì sì, io credo che questo film parli della spiritualità in senso lato, pagana o cattolica che sia

      io ho solo una piccola infarinatura dei Miti, ormai è un ventennio che non li frequento, credo che te o altri più ferrati co sto film possono andarci a nozze ;)

      chi critica Pattinson, semplicemente, capisce poco di cinema
      per me eh

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    2. Non sono mai sparito ;) però purtroppo non riesco a vedere tanti film quanti ne vorrei. E quindi mi mancano gli spunti per partecipare alle tue riflessioni e a quelle dei tanti utenti del blog e della pagina Fb.
      Comunque mi pare brutto e sbarbato linkarti l'articolo qui sotto, ti dico solo che dovrebbe essere ancora in homepage nel nostro blog di Shiva Produzioni.
      E per Pattinson non posso che concordare, per me è proprio un grande tra gli attori contemporanei di quel livello.

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    3. Pardon, sgarbato volevo scrivere.

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    4. ma che brutto!!!!

      metti sto link e non rompe, che so pigro io

      sì, Pattinson ormai è tra i migliori, anche come scelte

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  5. a stefano e alex (ancora non li ho letti ma mi sembrano commenti più corposi) rispondo appena posso

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  6. Film strepitoso! Anche io ho pensato ad un certo punto che i due fossero un'unica persona: il modo in cui le azioni di uno fossero invece compiute dall'altro, i ruoli si invertono più volte, i nomi combaciano. Film stratificato, inquieto ed inquietante, con due protagonisti pazzeschi (in particolare Dafoe, per me) e sottotitolato in maniera impeccabile. Non smetterò mai di ringraziarti 😁

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    1. ma infatti sta interpretazione secondo me non è da buttare, anzi, da approfondire ;)

      nella seconda visione voglio farci caso meglio

      grazie a te!

      (ora non mi ricordo però se Lore è lorenzo barbanera - penso di sì - o loredana fiacco)

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  7. Prima di tutto grazie per averci fatto scoprire il film :)! Sto ancora pensando a The lighthouse.L'ho visto l'altra notte e sto cercando di capire un film con così
    tante accezioni.Avrei davvero voglia di leggere il racconto di Poe da cui è tratto il film,ma non si trova da nessuna parte tradotto in italiano.Credo non sia
    mai stato tradotto nella nostra lingua,è anche un racconto incompiuto e questo non mi crea molte speranze di edizioni future.

    Quanto ai protagonisti,l'osservazione per cui finiscono per coincidere con la stessa persona,mi trova d'accordo con te.Dovrei di certo riguardare il film per essere certa
    delle mie impressioni,ma quello che penso è che mi sembra come se l'incontro tra i due protagonisti fosse già scritto e ripetuto infinite volte,a oltranza

    insomma,come se ci trovassimo in una storia a struttura circolare.Già dall'inizio del film Dafoe dice a Pattinson che in un arco di tempo breve(qualcosa

    come 15 giorni,ora non ricordo di preciso) ,non si sarebbero più rivolti la parola,come se forse,addirittura,conoscesse l'epilogo della storia.Per me non è un caso che Pattinson
    ritrovi nel letto la statuina della sirena,in possesso del suo precedente collega,che altri non è , per me,se non lo stesso Pattinson.Io credo che a mettercela è
    stato Dafoe e la vedo come un sortilegio,quello della statuetta infilata nell'imbottitura del letto, che rapisce il ragazzo ammaliato dalla sirena, ai danni di
    Pattinson ,da parte proprio di Dafoe,il quale sa già tutto e recita un copione già scritto e ripetuto all'infinito,pur di non farlo avvicinare al
    faro.
    Pattinson,dall'altra parte,alla ricerca dei segreti custoditi in quel maledetto faro,è in cammino verso la dannazione eterna,come nel mito di
    Prometeo.
    Poi più in seguito,come hai scritto pure tu sopra,aggiunge che il collega antecedente a Pattinson è cieco(ad un occhio solo,mi pare) e che comunque
    muore, ora secondo me si parla sempre del nostro Pattinson,che incarna Prometeo e che,sfidando gli dei per punizione diventerà anche cieco.Scusa se mi sono dilungata,spero di averci preso,haha
    Chiara Elleboro/Garmonbozia

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    1. prego Chiara :)

      sai che non sapevo niente riguardo il racconto di Poe???
      scoop

      bellissima lettura Chiara questa della circolarità, dell'eterno ritorno delle cose

      potremmo quasi immaginare una unione delle due letture e imamginare appunto Dafoe come tramite per il divino che ogni volta ha a che fare con uomini mortali che quel divino vogliono conoscerlo

      come se l'uomo volesse sempre avere questa ambizione ma alla fine finisca sempre nello stesso modo

      te vedi proprio Dafoe come un "nemico", ma potrebbe anche essere un "giusto" che finchè non vede l'uomo elevarsi non gli permette di salire

      insomma, un saggio che prova ad elevarlo

      però sta cosa del copione ripetuto all'infinito è ottima...

      sì, il fatto che anche Pattinson alla fine abbia un occhio solo come la testa del vecchio collega dà manforte a tutto quello che abbiamo detto

      brava!

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  8. Ciao Giuseppe, come da te più volte raccomandato ti invio qui le mie considerazioni sul film.

    The lighthouse

    Bianco e nero, rapporto 1,19: 1 (praticamente un rettangolo schiacciato ai lati e sviluppato in altezza), girato rigorosamente in 35 millimetri, utilizzo di macchine da presa risalenti agli anni ’20 e ’40, illuminazione naturale, studio filologico e maniacale sul linguaggio arcaico ricostruito alla perfezione.
    The lighthouse, secondo film di Robert Eggers, sembra quasi un catalogo fatto apposta per stupire ed affascinare i cinefili di tutto il mondo.
    L’impressione è di trovarsi dinnanzi al saggio di fine anno di un promettente studente, straripante di talento, deciso ad impressionare i propri professori mostrando la sua bravura e la sua enciclopedica conoscenza della storia del cinema.
    Dentro, quindi, ci finisce un po’ di tutto.
    L’espressionismo tedesco e le avanguardie russe del primo ‘900, L’atalante di Jean Vigo che fa sempre fico citare e letteratura a pacchi da Melville a Lovercraft.
    E poi ancora la lenta discesa nella follia di due uomini (Willem Dafoe e Robert Pattinson) isolati dal mondo, sequenze psichedeliche ai confini con la video arte, simbolismi sparsi ovunque, il mito di Prometeo come chiave di lettura, persino un’assolvenza, così rara al cinema.
    Il rischio finale è che The lighthouse finisca con l’assomigliare all’attività onanistica praticata a più riprese da Pattinson.
    Un immensa e smisurata masturbazione intellettuale, anche nella durata francamente eccessiva, da parte di un regista preoccupato solo di mostrare la sua dedizione ai grandi classici del cinema, la sua capacità nel riproporli e sì, anche la sua innegabile bravura.
    Rimane il quesito di fondo, ovvero se vi sia una sola idea originale, se in questa pellicola vi sia qualcosa che non sia già stata vista e rivista sino allo sfinimento, se oltre la citazione e l’esibizione di sé vi sia un’idea di cinema personale, una propria visione estetica e del mondo che non sia la mera riproposizione di modelli presi altrove e riproposti con cura maniacale.
    Il cineasta Robert Bresson nelle sue Note per il cinematografo ammoniva “Costruisci il tuo film sul bianco, il silenzio e l’immobilità”.
    Ci sembra un ottimo consiglio per quanto riguarda il futuro di Eggers, che trovi una propria visione personale e la smetta di rimepire i suoi film di citazioni colte.
    È un po’ come nella musica, in fondo si può emozionare anche se, come i Ramones, sai fare due accordi in croce suonati pure male.
    L’importante è avere un’idea propria originale.
    Esattamente quello che manca a questo catalogo cinefilo.

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    1. alla fine aspettando di risponderti non ti avevo manco mai letto

      sembra quasi che a te faccia paura la cultura

      quindi, mi chiedo, se un autore è colto e cita tutto quello che sa è un male?

      io lo trovo un pregio

      insomma, tutti quelli che vedi come difetti per me sono pregi, elementi di un autore intelligente e colto

      e se qualcuno fa film e canzoni complesse criticarlo per quello (fare cose complesse) mi sembra assurdo ;)

      così sembra quasi che valgano solo il cinema e la musica semplici, fatte con niente

      non so, resto basito da questo commento, ahah

      un abbraccio

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    2. Come sempre mi spiego male.
      Il punto non è la mia presunta paura della cultura.
      Il punto, per me, è la mancanza di una propria visione del mondo e quindi del cinema.
      Io questa visione in Lighthouse non ce l'ho trovata.
      Sulla complessità poi il discorso sarebbe lunghissimo.
      Perché spesso le cose più complesse sono quelle più semplici.
      Nel cinema come nella musica.
      Visto che nelle mie riflessioni cito (a sproposito) Bresson lì c'è una complessità estrema che si esprime però in una ricerca estetica che mira (non mi viene meglio) alla semplicità assoluta, oserei dire quasi al grado zero assoluto.
      Comunque si, forse hai ragione tu, sono io che ricerco le cose fatte con niente.
      Comunque, sia chiaro, il fatto che io già me lo sia dimenticato non vuol dire che non sia un grande film.

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    3. no no, va bene, ho capito

      poi certo, non son d'accordo, anzi, penso che Eggers di tutti i nuovi sia quello con più personalità e più idea di cinema

      tra l'altro facendo un'operazione benemerita storica e culturale sul folklore di cui andrebbe solo ringraziato

      ma, insomma, opinioni diverse ;)

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  9. salve a tutti, innanzitutto volevo complimentarmi x il blog, la pagina Facebook e telegram davvero complimenti e grazie x tutto quello che fate/fai. Partiamo dal fatto che non sono esperto di cinema e non ho le tue competenze ma provo a dare una mia piccola interpretazione del film. Per il mio primo commento ho scelto questo film  perché davvero penso sia stupendo, girato benissimo e con una scelta di bianco e nero perfetta. Secondo la mia interpretazione parla delle conseguenze che provocano le ossessioni umane,
    che quasi sempre portano pazzia e distruzione della propria mente e del proprio corpo. La seconda cosa che noto è la fragilità e curiosità umana, un parallelismo tra il faro/ vaso di pandora/il frutto proibito di Adamo ed Eva, infatti appena thomas apre la porta del faro sembra  vedere tutti i dolori e i mali dell'umanità. Disobbedendo come Prometeo a dio/zeus sarà punito su di una roccia mangiato dai gabbiani. Una cosa che ho notato nell'ultima scena è che al giovane thomas manca un occhio come il precedente assistente e secondo me rappresenta sia i due uomini che l'intera umanità.

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    1. assolutamente amico, parla di quelle ossessioni però che vanno "oltre" noi, quelle che vanno al di là delle nostre capacità (per quello credo ho citato Icaro, se non l'ho fatto lo faccio ora)

      l'uomo può avere ambizione, può volere fortissimamente qualcosa ma ci sono cose che semplicemente non può raggiungere (o non "deve", nella lettura punitiva)

      perfetti i tuoi parallelismi

      sì sì, manca un'occhio, e questa cosa ha portato anche a molte letture qua sopra, come il discorso "è sempre stato lui", come quello dell'eterno ripetersi delle cose (quasi quello fosse un limbo dove Dafoe ogni volta accoglie lo stesso uomo e vive le stesse vicende) o il discorso che Pattinson aveva avuto un presagio della sua morte

      grazie per tutti i complimenti

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  10. alla luce dell'ispirazione del racconto incompiuto "Il Faro" di Edgar Allan Poe: leggo che nella trama del suddetto racconto il protagonista va sull'isola in compagnia di un cane dal nome appunto Nettuno... ora, per chi ha visto il film, sono molteplici le scene in cui si fa riferimento al "cane" inteso come aggettivo dispregiativo o addirittura, nella parte finale, con la scena del vecchio a guinzaglio... insomma sarebbe interessante capire meglio anche questo aspetto simbolico. grazie, ciao!

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    1. sarebbe molto molto molto interessante

      grazie per le due curiosità

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  11. 1/2

    Dopo averli rimandati all'infinito, negli ultimi due giorni ho visto prima The VVitch e poi The Lighthouse. Avevo proprio bisogno di qualcosa di così bello, stupefacente, suggestivo. Condivido le letture che hai dato a entrambi i film, così come diverse riflessioni avanzate nei commenti a entrambi i post.

    Eggers è un autore colto, preparato, davvero bravo. Mi ha conquistato. Avevo aspettative alte, che sono state confermate alla grande. Anzi, con The Lighthouse sono andate pure oltre. Ho adorato questo film. Stupendo.

    Provo a dire come la penso.

    Sia The VVitch sia The Lighthouse hanno al centro il tema della finitudine umana, del rapporto dell'individuo con il trascendente, con il divino, l'angoscia derivante dalla consapevolezza di essere mortali, il timore della morte e il desiderio di andare oltre, di superare i limiti della misera, meravigliosa, condizione umana.

    The VVitch declina questi temi a partire dal mito della strega, intorno al quale si innerva un incessante dialogo religioso, di matrice cattolica. I riferimenti abbondano. Non sono mai fini a sé stessi. Il tema del peccato, della colpa, dell'ignoto che ci abita ancora più di quello che abitiamo. La mela che il ragazzo vomita durante la fase di possessione (che cazzo di scena, che attore!), la sua espressione estatica, la stessa che si ritrova in Dafoe sul faro. Sì, anche secondo me questi sono i due momenti principali della manifestazione divina - in The Lighthouse la metafora è decisamente più esplicita. Un dio che in quanto tale è irraggiungibile, abbagliante, immobile. Il finale di The VVitch è l'incontro col demonio, o comunque l'oscurità. In un primo momento mi era sembrato "fuori posto", ma ci ho pensato tutto il giorno e mi sono detto che invece Eggers lo ha studiato bene: la ragazza, uscita da quell'Eden sterile che era la fattoria di famiglia, entra nel bosco, nuda, fino a giungere a quel sabba. Si alza in volo. Perduta e smarrita come solo un umano può essere. Finalmente libera di essere sé stessa. Perché è nell'oscurità del bosco che si trova la via che conduce verso casa (Holzwege, i sentieri interrotti di Heidegger). E' nella selva oscura che si compie ogni nascita.

    In The Lighthouse ci sono riferimenti a diversi miti, si evoca una pluralità di mondi. Come hai ben detto. Tutto si innerva, secondo me, anche se in modo forse velato, al mitologema della sirena. The VVitch: strega. The Lighthouse: sirena. Il caprone e il gabbiano. Il mito della sirena nasce dal sangue, dalla morte, dal terrore, ma nell’immaginario si trasfigura in una creatura che è insieme sensualità, fascino, attrazione; al contrario, il mito della strega, che nasce da condizioni opposte: la natura, il progresso, la scoperta, ecc., è stato trasfigurato in una figura oscura, spaventosa, terribile. Secondo me i due film di Eggers recuperano, in qualche modo, questa dicotomia: The VVitch è una rinascita nell’oscurità, The Lighthouse è un morire nella luce. Caprone e gabbiano. Strega e sirena.

    (Due miti che mi hanno sempre affascinato. Del resto, la mia città deve il nome alla sirena Partenope, ma la mia è anche terra di streghe: la janara, per esempio, è tipica dell’entroterra beneventano soprattutto).

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    1. 2/2

      E poi in The Lighhouse c’è tantissimo altro, che film meraviglioso! Ci sono Prometeo e Icaro, Sisifo e Abramo, come hai ottimamente detto, e poi Poe e Lovecraft, ma anche il battello ebbro di Rimbaud (quando ho visto questi tronchi nel mare ho pensato subito a lui) “felice di annegare dentro lo sciabordio degli specchi” come direbbe Brodskij (ma sono abbastanza certo che questo non ci sia, l’ho visto solo io). E ci saranno tantissimi altri riferimenti che non ho colto. Che bello. Adoro quando un film mi travolge e mi fa fare mille connessioni, spesso arbitrarie e che magari hanno poco a che fare col film stesso. In ogni caso, qui ritornano i temi del peccato, dell’espiazione, dell’oltre(passamento), del dialogo – intessuto di contraddizioni e ambiguità – con il trascendente, che è al tempo stesso oscurità che fa nascere (strega) e luce che estingue (sirena).

      L’idea che il ragazzo (Pattinson) e il precedente compagno di Dafoe siano la stessa persona è suggestiva, plausibile, ma non mi convince fino in fondo. A mio avviso, si tratta di individui singoli, separati, accomunati dal fatto di aver cercato di guardare dio negli occhi, ma il suo sguardo è insostenibile. Hanno cercato di risolvere il mistero che abbiamo dentro, piuttosto che viverlo. E hanno finito per esplodere, impazzire, sfumare nella tempesta esistenziale, divorati dalle anime dei nostri rimorsi, dei momenti non vissuti, dei passati alternativi, delle occasioni perdute, buttate al vento, lasciate ad appassire. Pattinson, e tutti gli uomini che lo hanno preceduto e tutti quelli che lo seguiranno, è ognuno di noi. O almeno quella parte che osa guardare dio negli occhi, e che inesorabilmente precipita dall’altezza delle stelle, ritrovandosi moribondo sugli scogli, divorato dalla vita terrena.

      Ecco, The VVitch si conclude con lei che si alza in volo, The Lighthouse con lui che precipita a terra. Direi che Eggers ha sintetizzato con grande efficacia la condizione umana, on questi due film, cogliendone i tratti peculiari, le dicotomie di fondo: luce e oscurità, incompletezza e immensità, razionalità e irrazionalità, cielo e terra, il frammento e l’infinito, il bisogno di avanzare e la tentazione di fermarsi, la necessità della scoperta e il timore dell’ignoto, poesia e prosa, mythos e logos, qui e ora e poi e altrove. Strega e sirena.

      Un abbraccio Giuse :))


      PS. Non mi ero reso conto di aver scritto così tanto, anche se ho l'impressione di non aver detto niente di quello che volevo di dire. Mi scuso con te e con chiunque si ritrovi a leggere.

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    2. questo non è un commento, ma un vero e proprio saggio sulle due opere
      quasi impossibile aggiungere qualcosa, è stato emozionante leggerlo :)

      grazie roberto

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    3. sto pensando se condividerlo sulla pagina, anche se è un pò lunghetto :)

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    4. A distanza di giorni, confermo che The Lighthouse continua a crescere e a sedurmi. Grandissimo film. Ancora ci penso. Eggers è stato una scoperta grandiosa.

      Tra gli altri riferimenti, c'è La ballata del vecchio marinaio di Coleridge, nella quale il marinaio uccide l'albatros, uccello sacro, metafora divina, creatura che simboleggia Dio (tra l'altro l'albatros è lo stesso animale che Baudelaire paragona al poeta, creatura intimamente divisa, condannata a vivere tra due mondi - cielo e terra). Il marinaio uccide l'animale-dio (Pattinson e il gabbiano) e si scatena la tempesta.

      E, da un certo punto di vista, il gabbiano, oltre ad essere una metafora del divino, è anche un'altra manifestazione della sirena, come avviene per le culture nordiche o dell'entroterra, per cui la sirena è un essere metà donna e metà uccello. Insomma, forse non è del tutto infondata questa possibilità.

      In ogni però, c'è un chiaro riferimento anche a Ulisse, che non ho citato prima: Pattinson, come il personaggio omerico, è attratto dal "canto" delle sirene, ma a differenza dell'eroe greco che si fa legare all'albero della nave, lui cede, osa, va oltre, come Icaro, come Prometeo, come l'uomo che prova a guardare Dio negli occhi ma non può sostenerne lo sguardo.

      E ci sarà sicuramente altro, che però non ho colto. In ogni caso, film potentissimo e meraviglioso. Mi ha entusiasmato un sacco. Per questo mi sono lasciato trasportare e ho scritto a ruota libera :D

      Ciao amico mio!


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    5. "E ci sarà sicuramente altro, che però non ho colto"

      te posso mandà affanculo? :)

      grazie per continuare a dare letture e cultura in modo così personale e mai arrogante

      grazie per amare così i film

      bellissimo anche sto commento

      poi sto film, se vogliamo, è forse quello dell'intero Guardaroba di cui siamo più orgogliosi, visto il lavoro stupendo che fecero Giovanni, Alice e francesco

      furono davvero giorni emozionanti, bellissimi

      un pò dispiace averlo fatto uscire visto che poi, 9 mesi dopo, è stato distribuito, ma credo che non ci sia stato nessun danno, anzi

      aspettiamo il prossimo di Eggers, forse quest'anno :)

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  12. Non so cosa mi resterà di questo film , credo poco.
    Per me è poco più di un buon lavoro estetico.
    Il girato in B/N , il formato 1.19:1 che più che claustrofobico lo fa sembrare una piece teatrale.
    Anzi mi sa proprio da teatro , sarà per i dialoghi in prosa tra i due ,la rivisitazione del mito di Proteo boh?
    L'ho trovato poco dinamico ...lento,
    Di sicuro resterà un bravissimo Defoe.

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    1. Credo semplicemente non sia adatto a te (oddio, è adatto a pochi in effetti)

      ma non è un giudizio negativo, ci sono tipologie di film che non sono i nostri

      io ad esempio ne ho tante di queste tipologie che non riesco a farmi piacere, anche quando ci sono oggettivamente film bellissimi

      ma non per me

      a ognuno il suo, io allo spettatore che guarda tutto non ho mai creduto, chi lo dice mente ;)

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  13. Ma non credo sai.
    Gli riconosco una sua bellezza "estetica" appunto.
    MA mi rendo conto che vuol dire tutto e niente.
    Come fare paragoni tra film seve a poco.
    Per dirti molti film scoperti qua nel tuo blog li ritenevo non molto adatti a me almeno prima di averli visti.
    Non penso ci siano film adatti perché sarebbe come chiedere ad un sarto di farti un vestito su misura .
    Quindi chiedere ad un regista di fare il film che voglio io.
    Esiste solo (almeno per me) quello che arriva durante e dopo la visione.
    Che mi rendo conto è sbagliato scriverlo ma si potrebbe sintetizzare con un banalissimo mi piace o non mi piace.
    Comunque se mi regalassero il DVD di The Lighthouse non mi dispiacerebbe , se dovessi compralo aspetterei gli sconti altro esempio stupido ma che forse serve a far capire.
    Ciao

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    1. Eh, ma la bellezza estetica è qualcosa di oggettivo, e qua è evidente

      io parlavo proprio di contenuto, di simbolismo, di ritmo, insomma di tutte le caratteristiche più personali nella visione di unfilm

      Io invece credo fermamente che ci siano film adatti ad alcune persone e non adatti a delle altre, che c'è di male?

      su 25 generi io ne ho 15 che proprio non riesco a vedere

      non è un sarto che fa un abito per te ma un sarto che fa un abito per sè (il regista) e poi in quell'abito qualcuno ci può entrare a altri no

      insomma, non è nostra la richiesta ;)

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