Un film straordinario, uno dei più belli visti questi ultimi anni (ai tempi del Guardaroba l'avrei amato e sponsorizzato come pochi altri).
Vorrei scrivere il meno possibile perchè il mio averlo visto senza sapere nulla (sono due anni che mi dicono di vederlo dopo che ha vinto il ToHorror) ha sicuramente reso la mia visione ancora più bella, ancora più misteriosa e stimolante.
Quindi, se potete, non leggete in giro, nemmeno le trame, alcune svelano molto.
Dico solo 3 righe innocue.
Siamo in Canada.
C'è il processo a un presunto mostro, un pedofilo autore di crimini indicibili.
Tre ragazzine violentate, uccise e smembrate, tutto poi ripreso da una telecamera per avere degli snuff movie da vendere nel dark web.
Una bellissima ragazza, modella, partecipa a tutte le udienze.
Perchè?
Vorrei scrivere il meno possibile perchè il mio averlo visto senza sapere nulla (sono due anni che mi dicono di vederlo dopo che ha vinto il ToHorror) ha sicuramente reso la mia visione ancora più bella, ancora più misteriosa e stimolante.
Quindi, se potete, non leggete in giro, nemmeno le trame, alcune svelano molto.
Dico solo 3 righe innocue.
Siamo in Canada.
C'è il processo a un presunto mostro, un pedofilo autore di crimini indicibili.
Tre ragazzine violentate, uccise e smembrate, tutto poi ripreso da una telecamera per avere degli snuff movie da vendere nel dark web.
Una bellissima ragazza, modella, partecipa a tutte le udienze.
Perchè?
Un film in cui la violenza non viene MAI mostrata, senza una goccia di sangue, senza scene minimamente esplicite ma che mette a disagio lo spettatore per tutta la sua durata, grazie soprattutto alla scrittura di devastante bellezza della una protagonista, misteriosa, ambigua, magnetica.
Uno di quei film che non se ne vanno più via.
La macchina da presa si muove nella sala d'udienza.
Comincia il processo a Ludovic Chevalier, un presunto pedofilo autore di atti indicibili, che solo a scriverli tremano le mani.
Violenza, torture, omicidio, mutilazioni - tutto con annessi filmati video - a 3 minorenni, 2 delle quali bambine.
La macchina da presa si muove per la stanza seguendo prima l'Accusa, poi la Difesa, intente a presentare il caso alla giuria.
Parte un piano sequenza magistrale, formidabile, che non poteva che essere l'opening ad un film che formidabile e magistrale lo è praticamente tutto.
E' un piano sequenza che nella mia testa è diventato geometria, tanto che avrei voluto disegnarlo.
Per una decina di minuti l'inquadratura si sposta in modo pulito e al tempo stesso confuso, andando qua, andando là, curvando, tornando indietro, allargando il campo e stringendolo, cercando di farci percepire il totale della stanza e le posizioni di tutti i partecipanti.
Ci sono gli avvocati, c'è la corte, c'è il banco dei giurati, c'è quello dei semplici visitatori.
Per una decina di minuti l'inquadratura si sposta in modo pulito e al tempo stesso confuso, andando qua, andando là, curvando, tornando indietro, allargando il campo e stringendolo, cercando di farci percepire il totale della stanza e le posizioni di tutti i partecipanti.
Ci sono gli avvocati, c'è la corte, c'è il banco dei giurati, c'è quello dei semplici visitatori.
Ci muoviamo qua e là "cullati" dalle voci dei due avvocati, avvocati che, come fanno con la giuria, tentano di iniziare a farci entrare nell'orrore del caso.
Poi, ad un certo punto, la macchina di presa si ferma (ma non finisce ancora l'inquadratura).
Poi, ad un certo punto, la macchina di presa si ferma (ma non finisce ancora l'inquadratura).
Ho subito detto a mio fratello "Ora va dritta verso di lei, sicuro".
Lei è la nostra protagonista ed è lì, in fondo in fondo, sulla panca dei visitatori.
Lei è la nostra protagonista ed è lì, in fondo in fondo, sulla panca dei visitatori.
E sì, avevo ragione, dopo tutti quei giri, dopo tutti quei ghirigori, adesso la macchina da presa va dritta, in una lentissima carrellata avanti verso di lei.
Ma lo sguardo di lei è sghembo all'inquadratura, è uno sguardo fisso verso il presunto colpevole, in questo momento fuori campo.
Quindi abbiamo prima 10 minuti di movimento in ogni direzione, poi una linea diretta verso di lei mentre proprio lei "disegna" un'altra linea diretta, invisibile, verso il colpevole.
So che sembro malato a scrivere 20 righe di questo incipit ma mi ha emozionato troppo.
E su, ci faccio il disegnino, di pura memoria eh, e ovviamente solo esemplificativo, non sono quelli i movimenti reali.
So che sembro malato a scrivere 20 righe di questo incipit ma mi ha emozionato troppo.
E su, ci faccio il disegnino, di pura memoria eh, e ovviamente solo esemplificativo, non sono quelli i movimenti reali.
Ora...
Visto l'intero film questa prima scena, questo primo sguardo di lei incapace di smettere di guardare lui, diventa ancora più importante, più emozionante.
Visto l'intero film questa prima scena, questo primo sguardo di lei incapace di smettere di guardare lui, diventa ancora più importante, più emozionante.
E, attenzione, non è "solo" lo sguardo di qualcuno che sente il bisogno/voglia/fascino di guardare l'altro (non scrivo ancora i motivi, dando tempo a chi sta leggendo ma non ha visto il film di abbandonare prima che può) ma quello, probabilmente, di qualcuno che vuole essere visto dall'altro.
Ma no, Chevalier non alza mai la testa, Chevalier quella ragazza che non riesce a staccargli gli occhi di dosso, quegli occhi, quindi, non li incrocia mai.
Questa ragazza, bellissima, fa la modella ma, in qualche modo, è ossessionata dal caso.
Vive in un attico, alquanto spoglio (ci torneremo) ma, incredibilmente, tutte le notti esce di casa per dormire per strada, come una homeless.
Lo fa, lo spettatore può capirlo subito, presto, tardino, tardi o mai, per essere il più vicina possibile al Tribunale, e quindi non perdersi quel posto - limitato - tra i visitatori del processo.
Insomma, quel processo, e forse quell'uomo processato, sono in questo momento della sua vita l'esatto senso della stessa.
Vive in un attico, alquanto spoglio (ci torneremo) ma, incredibilmente, tutte le notti esce di casa per dormire per strada, come una homeless.
Lo fa, lo spettatore può capirlo subito, presto, tardino, tardi o mai, per essere il più vicina possibile al Tribunale, e quindi non perdersi quel posto - limitato - tra i visitatori del processo.
Insomma, quel processo, e forse quell'uomo processato, sono in questo momento della sua vita l'esatto senso della stessa.
Noi abbiamo avuto una fortuna, ovvero arrivare al film senza aver letto nemmeno una riga di trama (ma nemmeno una eh, che poi ieri notte leggendole anche soltanto due ti spoileravano mezzo film) e quindi è stato meraviglioso cercare di capire perchè quella ragazza fosse là, quale fosse il suo passato, quale il suo collegamento con il caso, quale quello con il presunto colpevole, quale il suo fine ultimo.
Tante teorie abbiamo fatto, per questo film che proprio in questo suo lato misterioso, reticente, lentamente rivelatorio, nasconde gran parte della sua grandezza.
Tante teorie abbiamo fatto, per questo film che proprio in questo suo lato misterioso, reticente, lentamente rivelatorio, nasconde gran parte della sua grandezza.
Abbastanza presto scopriamo che Kelly (Kelly-Anne in realtà, ma abbrevierò) fa sì la modella ma la sua attività principale (o comunque la sua ossessione e impegno principale) sia fare "cose" al pc (anzi, ai 2 pc, emblematico).
Gioca a poker online (guadagnando moltissimi soldi) e si percepisce essere anche molto dentro a pratiche misteriose non legali, sia nel deep web che nel dark web (c'è profonda differenza tra i due mondi ma, insomma, le cose terribili e difficilmente raggiungibili dagli utenti normali accadono nel dark web).
Insomma, non ci vorrà molto a capire che Kelly è una hacker e che frequenta - non possiamo saperne ancora i motivi - il dark web con assiduità.
Dark web che è anche al centro dello stesso processo visto che l'indizio principale di colpevolezza verso Chevalier sta in due video per l'appunto usciti dal dark web.
Video dove si mostrano le torture, la morte e le mutilazioni di due delle tre ragazzine morte (di una, invece, il video non è stato ancora trovato).
Il tutto avviene nelle "red rooms" che sono, in gergo, le stanze dove vengono filmati questi snuff movie, video che poi, ovviamente, vengono venduti a peso d'oro nel dark web.
L'assassino ha il passamontagna ma gli occhi, la corporatura e le movenze sembrano proprio quelle di Chevalier, Chevalier che - tra l'altro - abitava proprio nella casa nel cui giardino sono stati trovati i corpi.
Gioca a poker online (guadagnando moltissimi soldi) e si percepisce essere anche molto dentro a pratiche misteriose non legali, sia nel deep web che nel dark web (c'è profonda differenza tra i due mondi ma, insomma, le cose terribili e difficilmente raggiungibili dagli utenti normali accadono nel dark web).
Insomma, non ci vorrà molto a capire che Kelly è una hacker e che frequenta - non possiamo saperne ancora i motivi - il dark web con assiduità.
Dark web che è anche al centro dello stesso processo visto che l'indizio principale di colpevolezza verso Chevalier sta in due video per l'appunto usciti dal dark web.
Video dove si mostrano le torture, la morte e le mutilazioni di due delle tre ragazzine morte (di una, invece, il video non è stato ancora trovato).
Il tutto avviene nelle "red rooms" che sono, in gergo, le stanze dove vengono filmati questi snuff movie, video che poi, ovviamente, vengono venduti a peso d'oro nel dark web.
L'assassino ha il passamontagna ma gli occhi, la corporatura e le movenze sembrano proprio quelle di Chevalier, Chevalier che - tra l'altro - abitava proprio nella casa nel cui giardino sono stati trovati i corpi.
Quindi abbiamo un processo i cui indizi principali sono nel dark web e la nostra protagonista hacker, sempre più affascinante.
Qual è, quindi, il legame tra le vicende?
Qual è, quindi, il legame tra le vicende?
Allora, innanzitutto, Red Rooms è un film girato magistralmente.
Elegante, chirurgico, pieno di inquadrature, movimenti di macchina e location di grande "esattezza", minimali e perfette.
Comincia con questa ragazza che si sveglia per strada, in una fotografia sui toni del blu (probabilmente non naturale ma bellissima) e con una prima colonna sonora favolosa che accompagna la nostra protagonista in tribunale, tribunale dove sta per cominciare il processo Chevalier e dove avremo quella prima scena lungamente descritta prima.
Probabilmente a livello puramente visivo e registico queste due prime scene resteranno le migliori, vero, ma senza che il film perda poi nulla perchè già dopo 10 minuti iniziamo ad avere un'atmosfera densissima e una sceneggiatura che tiene il film in altissimo, anche quando, per buona parte della sua durata, non avremo altre scene visivamente notevoli.
Attrice principale favolosa (mi ha ricordato, per bravura e tipo di film, quella di Starry Eyes) e, in generale, anche gli altri tutti in parte, in un film dove però - inutile dirlo - tutto è "lei", non solo per il suo magnetismo, non solo per il suo ruolo ovviamente predominante, ma anche perchè la grandezza di Red Rooms sta nel fascino, nel "lavoro" e nella voglia di scoprire che ha lo spettatore riguardo Kelly.
Kelly, quello che è, quello che pensa, quello che vuole, quello che nasconde, quello che cerca, è Red Rooms, ennesima prova di come il cinema più bello e perturbante sia quello del non detto e manifestato, quello che al tempo stesso ti arrovella il cervello e ti muove dentro qualcosa.
E il capolavoro del film di Pascal Plante sta nel fatto che anche quando è finito, anche quando ti ha praticamente dato tutte le risposte, comunque ti lascia mille dubbi e mille zone grigie.
Kelly, quello che è, quello che pensa, quello che vuole, quello che nasconde, quello che cerca, è Red Rooms, ennesima prova di come il cinema più bello e perturbante sia quello del non detto e manifestato, quello che al tempo stesso ti arrovella il cervello e ti muove dentro qualcosa.
E il capolavoro del film di Pascal Plante sta nel fatto che anche quando è finito, anche quando ti ha praticamente dato tutte le risposte, comunque ti lascia mille dubbi e mille zone grigie.
Son queste le sceneggiature, queste.
Ora, prima di addentrarci, come mi piace fare, in analisi contenutistiche e psicologiche parliamo di quello che, forse, è l'unico difetto che ho riscontrato nel film o, più che difetto, un aspetto che avrei preferito fosse trattato in altra maniera o, comunque, avesse un altro finale.
Mi riferisco alla coprotagonista, la ragazza "fan" di Chevalier, Clementine.
Intendiamoci, è un personaggio ottimo e funzionale.
E' l'unico, infatti, che riesce a interagire con la nostra Kelly e "serve" al film più di una volta in modo convincente, specialmente quando Kelly gli fa guardare i primi due snuff movie di Chevalier.
E' molto interessante anche per il fatto che, a ben pensarci (ovviamente queste considerazioni sono a film finito), entrambe le ragazze sono ossessionate da Chevalier e attratte da lui ma mentre Clementine lo è per il semplice fatto di ritenerlo innocente Kelly, se vogliamo, lo è per l'esatto opposto, perchè sa quello che Chevalier ha fatto, perchè l'ha visto, perchè sa che è un mostro.
E proprio in quanto mostro lo ama.
Quindi in sceneggiatura questa coppia così vicina e così lontana è perfetta.
Ora, prima di addentrarci, come mi piace fare, in analisi contenutistiche e psicologiche parliamo di quello che, forse, è l'unico difetto che ho riscontrato nel film o, più che difetto, un aspetto che avrei preferito fosse trattato in altra maniera o, comunque, avesse un altro finale.
Mi riferisco alla coprotagonista, la ragazza "fan" di Chevalier, Clementine.
Intendiamoci, è un personaggio ottimo e funzionale.
E' l'unico, infatti, che riesce a interagire con la nostra Kelly e "serve" al film più di una volta in modo convincente, specialmente quando Kelly gli fa guardare i primi due snuff movie di Chevalier.
E' molto interessante anche per il fatto che, a ben pensarci (ovviamente queste considerazioni sono a film finito), entrambe le ragazze sono ossessionate da Chevalier e attratte da lui ma mentre Clementine lo è per il semplice fatto di ritenerlo innocente Kelly, se vogliamo, lo è per l'esatto opposto, perchè sa quello che Chevalier ha fatto, perchè l'ha visto, perchè sa che è un mostro.
E proprio in quanto mostro lo ama.
Quindi in sceneggiatura questa coppia così vicina e così lontana è perfetta.
Però non convince del tutto Clementine, leggermente resa macchietta, esagerata, esaltata, forse troppo stereotipata.
E non mi è piaciuta nemmeno l'intervista finale a film finito.
A che pro?
Non migliora il film, anzi, è una cosa posticcia, "buonista" e abbastanza inutile.
Ma vi dirò di più, vi dirò una mia suggestione avuta per tutto il film che secondo me avrebbe reso quel personaggio grandioso.
Guardate gli occhi di Chevalier, guardate le sue occhiaie.
Guardate gli occhi di Clementine e guardate le sue occhiaie.
Identici.
Ecco, io ho pensato fino alla fine del film che lei fosse sua figlia (magari illegittima, mai vista da lui) e questo oltre a rendere quel personaggio (e il film con lei) ancora più bello avrebbe spiegato in maniera clamorosa tutto, quel bisogno assoluto di difenderlo, quell'affetto verso di lui e, all'opposto, lo shock di vedere nello snuff movie quegli occhi, "riconoscerli" e per questo piangere e sparire per sempre.
Ovviamente io non sono nessuno rispetto a qualsiasi sceneggiatore vivente, men che meno a quello di Red Rooms, ma questa scelta avrebbe - per me - elevato il film.
In ogni caso Clementine resta personaggio molto funzionale non solo per il rapporto con Kelly ma anche perchè esponente di una categoria di persone realmente esistente (anche se di solito queste "groupie" lo sono proprio perchè gli adulati sono assassini, non perchè li credono innocenti).
Kelly....
Kelly, lo scopriremo nella mezz'ora finale (sempre che non ci sia arrivati prima) è una ragazza apparentemente "sana", perfetta, stabile che, invece, ha questo terribile disturbo, ovvero l'essere affascinata e ossessionata dalla violenza estrema, inumana e devastante.
Credo che la sua vita "di fuori" (fuori dalla sua mente) sia in un certo modo non tanto per "copertura" (quello lo è, semmai, il lavoro da modella) ma perchè le serve proprio per "contrastare" il caos, lo schifo e il casino che ha in testa.
Per questo mangia sanissimo (toglie anche gli avocado dal poke), pratica costantemente due sport (il fitness e lo squash), ha una vita, una casa e delle abitudini talmente sane e "pulite" da far paura.
Credo che questo sia il suo modo per "contenere" il mostro che ha dentro, i suoi disturbi.
Un bisogno di sfogo (lo squash) e salute (il cibo, il fitness) per farla restare tutta "intera".
Il lavoro, invece, ha sia la stessa funzione del resto (è comunque un impegno mentale e un ruolo sociale) ma anche quella di copertura, tanto è vero che quando viene licenziata (dopo l'inquietante e magnifica scena in tribunale) implora ai datori di lavoro di farla lavorare anche gratis.
E comunque la scena in cui fa uno shooting in passamontagna dove le si vedono solo gli occhi è un chiaro segnale di come, in maniera nascosta e non scopribile, probabilmente Kelly sublimava e viveva le sue ossessioni anche fuori casa sua (sono sicuro che quello shooting l'ha proposto lei, volendosi immedesimare in Chevalier).
Non avere più un lavoro oltre a renderla meno "coperta" nel mondo la impaurisce perchè queste persone meno impegni hanno, più stanno sole con sè stesse più danno nutrimento al mostro che hanno dentro.
Mostro che per Kelly è talmente potente, nel caso Chevalier, da farle perdere per la prima volta il controllo, e mi riferisco alla scena in tribunale dove si veste da Camille (la bimba più piccola massacrata da Chevalier, e l'unica della quale non è disponibile il video).
Ci sono almeno 3 motivazioni in questo folle gesto.
La prima è che Kelly, probabilmente, inizia a percepire di essere attenzionata (solo il giorno prima c'è stata la scena della polizia che sospetta di lei e la cancellazione dello shooting, quasi sicuramente dovuta ad una chiamata a lavoro della stessa polizia) e quindi deve agire "di fretta".
La seconda è che, se non sbaglio, quello è il giorno del compleanno di Chevalier e, quindi, possiamo vedere quel suo gesto come un suo "regalo" verso il suo idolo (anche se a quel punto del film facciamo ancora fatica a capirlo).
La terza motivazione, che alla fine racchiude dentro le altre due, è che proprio questo "mostro" non riesce più a trattenerlo e, quindi, è arrivata al collasso.
Ma cosa vuole fare, alla fine, Kelly con quel gesto?
Credo sia abbastanza esplicito che il suo desiderio sia "semplicemente" quello di esser guardata da Chevalier, quel killer mostro che ha violentato, ucciso e smembrato 3 ragazzine adesso guarda lei che, in quei video, ho provato quelle perverse e bellissime sensazioni.
E' come godere nel pensarsi immedesimata nelle vittime del mostro, nel pensare che lui, guardandola, possa immaginare violenze contro di lei.
Non è un caso che per tutto il film vediamo che Chevalier non alza mai lo sguardo (o comunque non incrocia mai quello di Kelly) mentre adesso, vestita e acconciata in quel modo (sinceramente vederla svestirsi in aula e mettere l'apparecchio ai denti l'ho trovata una scena sconvolgente) non solo la vede ma ha un brivido nel farlo e, come "riconoscendola", la saluta.
Una scena capolavoro, che resta dentro, tra l'altro conclusa con una grande colonna sonora che, se non sbaglio, unisce alla musica delle urla, presumibilmente quelle degli snuff movie.
Kelly ormai ha rotto il suo guscio, la sua ossessione e il suo malsano e perverso bisogno hanno superato le barriere "di sopra".
In realtà lo spettatore che fino all'ultimo ha creduto o sperato che lei fosse un personaggio positivo (una specie di giornalista-hacker fai-da-te intenzionata ad incastrare Chevalier) può ancora disperatamente pensare che quell'incredibile scena fosse il suo modo eclatante per fregare Chevalier, per farlo venire allo scoperto davanti a tutti, per smascherarlo.
Ma il finale del film ci dirà altro, e lo farà grazie ad altre due scene straordinarie.
In realtà lo spettatore che fino all'ultimo ha creduto o sperato che lei fosse un personaggio positivo (una specie di giornalista-hacker fai-da-te intenzionata ad incastrare Chevalier) può ancora disperatamente pensare che quell'incredibile scena fosse il suo modo eclatante per fregare Chevalier, per farlo venire allo scoperto davanti a tutti, per smascherarlo.
Ma il finale del film ci dirà altro, e lo farà grazie ad altre due scene straordinarie.
Prima c'è la parte interessantissima dell'asta per lo snuff movie nel dark web, anche se fa sicuramente storcere un pò il naso il fatto che Kelly riesca a raggiungere la cifra che le permetterà di vincere quell'asta giocando live, negli stessi secondi, al poker.
Ok, il film gioca sempre su questo suo multitasking, su questa sua capacità di doppiarsi e triplarsi nelle cose che fa, in un modo talmente frenetico che è esatto specchio dei suoi disturbi e della sua doppiezza.
Però, ecco, che vinca tutti quei milioni in bitcoin proprio in quel minuto è sicuramente una forzatura (poteva benissimo giocare tutta l'intera giornata precedente all'asta) ma che ci regala una scena adrenalinica, certo.
Vince, e l'introvabile terzo video, quello che, giocoforza, non essendo mai stato venduto, doveva essere diverso dagli altri due (secondo me Kelly sapeva benissimo che mostrava il volto di Chevalier) è suo.
E qui abbiamo una scena di nemmeno un minuto, alla fine un'unica inquadratura di un volto, che va nell'Olimpo del cinema recente, questa.
Brividi.
Brividi.
Sono gli occhi, l'emozione, la fascinazione, l'attrazione di una persona che ama vedere quei massacri (ripeto, bambine stuprate, uccise e smembrate, tutte REALI).
Non sono gli occhi dello shock (come ad esempio per Clementine), forse nemmeno quelli della perversione (non credo che quella di Kelly sia una parafilia con la quale magari si eccita sessualmente) ma proprio gli occhi di chi rimane incantato da quelle violenze, di chi ha nel proprio cervello qualcosa di malato per cui vedere certe cose è come una droga, un bisogno, una soddisfazione incontrollabile.
Mai avevo visto in un film un racconto così perfetto, esatto e inquietante dei possibili fruitori di certe cose.
Probabilmente Kelly, in qualche modo, è anche attratta dall'immaginarsi possibile vittima di quel massacro e vedere persone, come Chevalier, che li compiono li rende ai suoi occhi come esseri umani "superiori", affascinanti, come ad esempio un adepto può vedere il guru di una setta (da qui anche l'ossessione in tribunale di essere guardata da Chevalier, lo sguardo di uno che potrebbe violentarmi, uccidermi e smembrarmi).
Non ci giurerei, dovrei rivederlo, ma ho percepito anche un quarto di sorriso nel volto di Kelly.
Brividi.
Sono gli occhi, l'emozione, la fascinazione, l'attrazione di una persona che ama vedere quei massacri (ripeto, bambine stuprate, uccise e smembrate, tutte REALI).
Non sono gli occhi dello shock (come ad esempio per Clementine), forse nemmeno quelli della perversione (non credo che quella di Kelly sia una parafilia con la quale magari si eccita sessualmente) ma proprio gli occhi di chi rimane incantato da quelle violenze, di chi ha nel proprio cervello qualcosa di malato per cui vedere certe cose è come una droga, un bisogno, una soddisfazione incontrollabile.
Mai avevo visto in un film un racconto così perfetto, esatto e inquietante dei possibili fruitori di certe cose.
Probabilmente Kelly, in qualche modo, è anche attratta dall'immaginarsi possibile vittima di quel massacro e vedere persone, come Chevalier, che li compiono li rende ai suoi occhi come esseri umani "superiori", affascinanti, come ad esempio un adepto può vedere il guru di una setta (da qui anche l'ossessione in tribunale di essere guardata da Chevalier, lo sguardo di uno che potrebbe violentarmi, uccidermi e smembrarmi).
Non ci giurerei, dovrei rivederlo, ma ho percepito anche un quarto di sorriso nel volto di Kelly.
Ma se ancora lo spettatore più tenace ed empatico verso di lei poteva sperare che ogni cosa vista potesse avere una lettura diversa da quella della malattia di lei, la scena in casa della madre fugherà ogni dubbio.
Quel selfie fatto in camera di Camille vestita da scolaretta (altra sequenza agghiacciante) è la parola fine, la pietra tombale alla lettura del personaggio di Kelly che, sì, è ahimè una ragazza disturbata, malata, con un casino dentro di devastante portata.
E' incredibile come questo personaggio così poco empatico, così sfuggente, così misterioso, così disturbato più si rivela più in qualche modo comunque non allontana lo spettatore che, anzi, è pronto a difenderlo fino alla fine, a sperare che sia diverso.
E questa è sicuramente una perla di scrittura.
Kelly lascerà poi il video in camera della madre, madre che si risveglierà e vedrà la sua figlia di 13 anni legata in un letto, violentata tra urla tremende, uccisa, fatta a pezzi.
E Kelly questo lo sa, questo è il motivo principale per cui lascia quella chiavetta, "eccitarsi" nel pensare allo strazio della madre.
E' vero, sa anche che questa cosa porterà all'arresto di Chevalier ma alla fine, per lei, che il suo idolo venga finalmente arrestato è solo un bene, perchè che venga riconosciuto universalmente come mostro lo rende solo più "vero", più affascinante, più grande.
Quindi no, malgrado il mio cuore voglia raccontarmi che ha lasciato quel video per far trovare il colpevole, nel senso "positivo" del termine, ogni altro suo gesto ci racconta un'altra e terribile verità (ragazzi, ha lasciato il video 3 secondi dopo aver fatto quel selfie, non può essere due persone diverse in 3 secondi).
Tra l'altro l'assoluto bisogno che aveva nel vincere l'asta, quasi un "senso della vita", non era tanto per vederlo per prima, ma per essere lei stessa la padrona del destino di quel video, lei a darlo alla madre, lei a godere di questo fatto, lei a travestirsi come la bimba dello stesso video che ha comprato.
E in questo film così meravigliosamente ambiguo, così ambivalente in ogni scena e azione, anche questo suo ultimo e inumano gesto, lasciare quel video alla madre, diventa la "salvezza", se può mai esisterne una, di quest'ultima.
Madre che non saprà mai che in uno spoglio attico, in quei momenti, vive una bellissima ragazza che solo a immaginarsi il suo strazio nel vedere quel video e che il suo idolo venga finalmente riconosciuto come mostro, starà là, ad occhi semichiusi, a godere della cosa.
Che tu possa salvarti Kelly.
8.5/9
9,5/10
RispondiEliminagrande
Eliminaio sono stato meno coraggioso nel voto ma,ecco,il 9 l'ho fatto vedere e per me è rarissimo (malgrado poi metta centinaia di 7-5/8)
sapevo benissimo che ti sarebbe piaciuto una cifra. Appena finita la visione avevo quasi la necessità di condividere con qualcuno quella visione e tu mi parevi il più adatto.
Eliminae finalmente eccoti qui. Leggendo la tua, mi sono rivissuto il film.
condivido le tue riflessioni, anche se ero stato meno spietato di te nell'analizzare il motivo dell'ultima scena. Inoltre, avevo pensato che Anne necessitasse di uno sguardo UNICO, non tanto per sentirsi "potenziale vittima", ma per godere dell'attenzione di qualcuno che è "quacosa di UNICO". il senso dell'eccezionalità.
A leggere la tua interpretazione, trovo che la tua abbia più senso.
Di fatto, io ancora adesso, cercavo di assolverla ...
Ogni tanto ... il cinema riesce ancora a sorprendermi ed ecco che mi ritrovo un film da "Guardaroba del Buio" (il riferimento al famoso blog è voluto). Un film poco conosciuto e poco reclamizzato, ancor meno distribuito, nonostante la sua vittoria al Tohorror 2023, ma capace di intrigare, di turbare, di portarti a "godere" della situazione. Si parte con un processo, con la "presentazione" del caso da parte della pubblica accusa e il regista in pochi minuti ha la piena attenzione dello spettatore. Ancor più si entra nel film, grazie alla protagonista di cui non si sa quasi nulla e di cui ti immagini tutto. Eppure Lei, la bella e bravissima Juliette Gariépy, non fa nulla per far empatizzare lo spettatore con il suo personaggio. I riferimenti dell'esordiente P.Plante sono sicuramente Fincher, ma anche il Refn di "The Neon Demon" (film da me non apprezzato, tra l'altro), ma c'è autonomia, c'è coraggio e scelte personali. Così il film è un viaggio perfettamente colorato (il rosso non è solo nel titolo), fotografato e scandito nei tempi grazie ad una regia virtuosa ma non invadente (c'è la denuncia, ma il film rimane sempre focolazzato sulla trama). E' un viaggio nell'apparire (in questo mi ha ricordato anche il bellissimo, ma altrettanto poco conosciuto "Sick of Myself"), nella ricerca di un senso nell'esistenza, un viaggio nel torbido (che sia tv, web o riflesso della società). Quasi un trattato critico della società, dove "Sei" solo se qualcuno ti "Vede". Ecco, ... in una delle scene più importanti c'è quel contatto visivo e difficilmente lo si può scordare. Sceneggiatura da thriller psicologico, tema da horror vero (snuff movie con ragazzine giovani bionde e belle come vittime) e regia estrosa ma sempre controllata e mai oltre misura. L'alternanza di piani sequenza e primi piani rende tutti i protagonisti credibili e a fuoco e ad accentuare la tensione emotiva contribuisce efficacemente la colonna sonora. Wow che bel film. Consigliatissimo. Che Plante sia il nuovo Cronemberg (anch'esso canadese)?.
RispondiEliminaLes Chambres Rouges è una tra le opere cinematografiche degli ultimi anni che più mi hanno folgorato, su cui puntualmente torno a pensare e per la quale non manco mai nessuna occasione per consigliarne la visione. Il fatto che, nonostante la meritata vittoria al TOHorror 2023, rimanga ad oggi un non distribuito nel nostro paese (un crimine), lo rende una perla nascosta che merita tutto il supporto e il passaparola possibili.
RispondiEliminaPascal Plante, alla sua seconda opera, confeziona il perfetto post-legal thriller, che mette in campo i topoi del genere rielaborandoli ed ampliandoli. Le ossessioni, le perversioni umane, l'impatto della tecnologia sull'isolamento e sulla perdita/ricerca della propria identità. La forza del film risiede nella capacità di turbare senza mostrare e nel lasciare un margine di ambiguità, puntando su un'estetica asettica, dei piani sequenza da manuale, uno specifico uso dei colori - rosso, blu e bianco su tutti - e un commento sonoro strumentale (curato dal fratello del regista) molto efficace. Un plauso alla rappresentazione della tecnologia - in particolare lato OSINT e investigazioni digitali -, esposta in modo accurato, realistico e lontano dagli eccessi spettacolarizzanti che il cinema tende a propinare quando si parla di "hacking".