3.8.11

Recensione: "L'ultima casa a sinistra (1972)"



Approfitto di questo autentico pastrocchio di Craven per scrivere 2-righe-2 su un tema a me molto caro che spesso per dimenticanza o miopia (io stesso vi cado) viene poco preso in considerazione. Ogni film, di qualsiasi epoca, deve essere analizzato in (almeno) due componenti: il valore storico e quello cinematografico. Quando entrambi gli aspetti sono di grande livello possiamo parlare di capolavori, ma possono altresì capitare film orrendi ma importantissimi per la storia quantomeno del genere (se non del cinema tout court), oppure, al contrario, pellicole ineccepibili sotto tutti gli aspetti ma che non dicono assolutamente niente di nuovo.L'ultima casa a sinistra, con tutto il rispetto, è un brutto film ma così importante, quasi decisivo per il cinema che seguirà da, giustamente, occupare il suo piccolo-grande spazio nel cuore e nelle attenzioni dei cinefili.

La storia, bellissima, è ormai risaputo come sia stata tratta da un film di Bergman (a sua volta ispiratosi a una leggenda delle sue parti). Il tema della giovane vergine appena scopertasi donna che finisce per l'esser stuprata e ammazzata (violentissimo contrappasso) è appunto base de "La fontana della vergine" del regista svedese cosiccome il fatto che i violentatori e assassini trovino riparo proprio a casa dei genitori della giovane. Quindi anche qua niente di nuovo per Craven. Il successivo e dilagante fenomeno dei rape and revenge però (anche se qui revenge conto terzi...) deve senz'altro gran parte del suo successo al regista americano, non certo a Bergman, perchè è Craven (insieme ad altri) a portare nel genere una certa animalità, violenza e genuinità togliendo tutti gli orpelli filosofici-religiosi del grande direttore svedese. Per questo, anche solo per questo, L'ultima casa a sinistra vale tanto oro quanto pesa.

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Però, uscendo un attimo da questi noiosi discorsi, un'analisi filmica molto spartana porterebbe all'evidenza di una serie di errori, affatto veniali, ma pacchiani, madornali, non certo dovuti all'epoca ma ad una sceneggiatura e a un comparto tecnico veramente amatoriale:

- il montaggio è ai minimi termini. Non si contano gi stacchi sbagliati e anche l'uso dell'alternato tra le scene di violenza alle due ragazze e quelle della tranquillità casalinga dei genitori è totalmente senza ritmo, inferiore anni luce alla stessa tecnica adottata da Lado nel finto remake L'ultimo treno della notte. La mancanza di ritmo è un pò una costante dell'intero film peraltro.

- L'inseguimento alla ragazza che scappa nella foresta è comico. C'è un uso dei tempi e degli spazi assolutamente senza senso, quasi che in fase di montaggio siano state messe sequenze in un ordine sbagliato (gente che corre davanti a un altro 10 metri e poi la si trova dietro, gente che corre a sinistra ma raggiunge chi è andato a destra, fuga in una direzione opposta a quella dello stupro per poi ritrovarsi lì).

- Le scenette dei due poliziotti sembrano prese da Stanlio e Ollio o da Benny Hill ma oltre che non far ridere affatto, sono de tutto gratuite e contribuiscono ai cali di ritmo sopra accennati.

- Questo è l'errore più grande, talmente evidente e assurdo da farmi ritenere di aver visto o capito male io. I due genitori scoprono che le persone in casa sono gli assassini della figlia (tra l'altro anche qua sceneggiatura pessima, PESSIMA, perchè Craven nella scena della cena aveva magistralmente inserito dei dettagli per far capire questo - il cerotto, le incomprensioni, il morso, la collanina!- e poi aveva fatto trovare per caso i vestiti insanguinati dalla madre. Allora perchè, perchè????, far urlare ad uno dei delinquenti "gli abbiamo ucciso la figlia" quando avevi perfettamente raggiunto il tuo obbiettivo in maniera "implicita"? è come negare e rendere inutili le sequenze precedenti), vabbeh, lo capiscono e che succede? escono di casa e vanno sicuri come niente fosse nel LUOGO dell'uccisione, come se gli fosse stato rilevato chissà in quale maniera. La figlia poteva esser stata uccisa anche a 300 km di distanza ma loro sanno dove è successo (forse è una rivelazione urlata dai delinquenti come quella precedente). Aspettate, non finisce qua. La ragazza, morta annegata, è invece nel ciglio del fiume, portata là da chissàchi. E, come se non bastasse, è PALESEMENTE VIVA ma il padre, peraltro medico, ne dichiara la morte incontrovertibile. Tre minuti da storia del cinema sì, al contrario però.

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Lì per lì avevo pensato che tutto fosse un'immaginazione dei genitori, ma poi quando ho visto il corpo della figlia nel divano di casa mi è crollato il mondo.

- Ti è morta la figlia 17enne, unica ragione di vita, che fai? Prendi il fucile e fai fuori tutti? no! Prepari non uno, ma due piani assolutamente privi di senso, freddi e calcolati malgrado la terribile situazione che hai appena scoperto. La mamma intavola una laboriosa fellatio-killer, il babbo un'ancor più laborioso fai-da-te alla Paint your life per tendere trappole agli assassini. Ricordo, ha il fucile. Le trappole (5 minuti di scene) porteranno a una caduta utile all'uopo quanto un refrigeratore al Polo Nord e a una scossa parimenti ininfluente. Da menzionare anche il montaggio alternato tra le azioni del padre e della madre, uno di notte, l'altra di giorno.

Vi assicuro che ho posto l'accento solo sugli errori più incredibili tralasciandone molti altri minori o quelli dovuti alla scarsità di mezzi, come la tremenda fotografia.. Allora mi chiedo, come si fa a non veder tutto questo? Come si fa a premiare, tornando all'inizio, soltanto il valore storico del film e non considerare l'assoluta amatorialità del tutto? Fa specie come in tutto questo casotto il livello di recitazione sia davvero ottimo, specie quello di David Hess o di Marc Sheffler nel ruolo di Junior. E non è nemmeno giusto disconoscere una potenza grezza dell'opera davvero notevole, con apice nella riuscitissima sequenza dello stupro. E, forse, il film è molto meno banale di ciò che può sembrare ma, anche qui, diventano assolutamente didascalici tutti i discorsi del padre sulla violenza dei giovani bla bla bla.



Se qualcuno in futuro mi chiederà il titolo di qualche opera che ha fatto la storia di un certo tipo di cinema, non mancherò di indirizzarlo a L'ultima casa a sinistra di Craven ma, mi par giusto, dandogli le giuste istruzioni per l'uso.


( voto 6 )


12 commenti:

  1. Wow, ti sei lanciato in un "postone"!
    Divertente il riferimento a Paint your life, dovrò suggerirlo a Julez nel caso dovesse decidere di rifarmi i connotati! ;)

    Ad ogni modo, film molto limitato ma che comunque è stato davvero una pietra miliare. A suo modo.

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  2. "Ad ogni modo, film molto limitato ma che comunque è stato davvero una pietra miliare. A suo modo. "

    Non aggiungerei altro.

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  3. Se non hai visto il remake, te lo consiglio perché corregge un pò il tiro e rinnova la sceneggiatura. Uno dei pochi remake che ha avuto un lievissimo senso di esistere.

    Cacchio, mi sono perso at the end of the day. adesso dovrò recuperare in altra maniera... uff...

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  4. Remake visto, piaciuto molto e recensito.

    http://ilbuioinsala.blogspot.com/2010/09/lultima-casa-sinistra.html

    Peccato non vedere il film di Alemà al cinema, aveva location davvero suggestive.

    Ciao!

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  5. concordo pienamente su tutto.

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  6. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    1. Peccato hai cancellato il commento federico, era interessante.
      Guarda sì, l'ho visto, ma tanti tanti anni fa. Ne ho un ricordo sbiadito. Ma gli ultimi 10 minuti sono a tutt'oggi tra i più inquietanti che io abbia mai visto

      non tornerai mai a leggere ma ci tenevo a rispondere ;)

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  7. non aprite quella porta,l'ultima casa a sinistra, un violento week end di terrore , le colline hanno gli occhi mi sembrano tutti incentrati nella violenza del proletariato e sottoproletariato urbano o rurale verso la borghesia. in fondo anche lo stesso manson odiava i ricchi...restano dei piccoli capolavori horror a mio avviso.

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    1. ottima riflessione

      forse sto concetto che dici riguardo l'ultima casa a sinistra si vede anche di più nel nostro "non-remake" l'ultimo treno della notte

      ma vado a memoria

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    2. e si vede anche in non violentate Jennifer del 1978.l'ho appena visto...la ragazza ricca e emancipata newyorkese preda di 4 balordi di campagna. compare quasi sempre quindi negli anni 70 del cinema horror americano il conflitto proletariato-borghesia o campagna-citta'.

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    3. pensa che non ho visto nè l'originale nè il remake (dicono discreto) degli anni 2000, mannaggia a me

      sì sì, ottima analisi

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due cose

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