23.10.11

Recensione: "Melancholia"

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Non importa se sia quella che precede un bacio.
Non importa se sia quella di trovare l'amore.
Non importa se sia quella di aspettare la Fine.
Perchè l'Attesa, quasi per definizione, è sempre estenuante, interminabile, infinita. Che duri pochi secondi, lunghe ore o una vita intera non importa, che preceda un momento meraviglioso o un' immane tragedia non importa, l' Attesa ti uccide sempre e comunque.
Von Trier non ci parla della Fine ma dell' Attesa della Fine.
Melancholia finisce dove di solito tutti gli altri film catastrofici iniziano.
Melancholia racconta l'apnea, non il momento in cui si affoga.
Perchè, e Von Trier lo sa, l' Uomo non ha tanto paura della morte quanto del sapere di dover morire.
Si parte con un prologo in cui per la seconda volta (dopo Antichrist) il regista danese ha il coraggio di sfidare la perfezione, la maestria di regalare poesia alla morte, bellezza al terribile.




Ma è solo un momento, le immagini festose di un matrimonio da favola sostituiscono quelle terribilmente evocative del prologo.
Ma è solo un momento perchè in quel matrimonio festoso non c'è niente da festeggiare. Perchè è la Depressione l'invitata principale. Perchè, come La Maschera Rossa di Edgar Allan Poe, la Depressione alla fine entra nella festa ed è lei l'unica a ballare. Quella Depressione ha un nome, Justine, la sposa.
E Justine non ce la fa più a veder facce felici, non ce la fa più a pensare al suo lavoro, non ce la fa più a credere in un matrimonio che sta appena cominciando. Justine ha visto Melancholia, piccola piccola, ancora lontanissima. E Justine è attratta da lei, ancora non sa perchè, o forse lo sa, perchè il depresso non si limita ad attendere la fine ma la brama, la desidera e se non ha il coraggio di raggiungerla da solo è ben felice che arrivi in altri modi.
Magari con un pianeta che si schianterà sulla Terra ad esempio.
Da quel momento per Justine l'unica cosa che conta è l'arrivo di Melancholia. 

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Perchè "la Terra è cattiva e nessuno ne sentirà la mancanza" dice. 
Justine, perchè vuoi rendere universale il tuo pensiero? Perchè hai l'arroganza di credere che se tu stai male è giusto che tutti debbano essere contenti  di morire? 
Claire, tua sorella, ad esempio, non vuole morire. Per lei l'attesa è snervante come quella di Justine ma sostituisce la paura al desiderio, la disperazione all'esaltazione. 
Già è difficile, quasi impossibile farsene una ragione.
 Se poi tua sorella, una che sa che i fagioli sono 678, una che ti dice che sono 678 in un momento come questo in cui credere a qualsiasi cosa è facilissimo perchè il tuo cervello non ha più nè la forza nè l'obbligo di funzionare, se tua sorella ti dice che l'unica vita è questa, che non c'è niente oltre l'esistenza che viviamo su questo pianeta, come puoi non credergli? 
E di conseguenza come fai ad andare avanti, a passare gli ultimi interminabili minuti? E' incredibile come si possa aggiungere disperazione a una disperazione già arrivata al culmine.
E poi, non dimentichiamolo, c'è anche tuo figlio. Devastante la sua figura, quella di un ragazzino che dorme, chiede e gioca mentre l'inevitabile si sta sempre più avvicinando. Se Justine rappresenta il desiderio e Claire il terrore lui è senz'altro l'ignoranza. Beata ignoranza.

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E così tra scene magnifiche (come quelle con il fil di ferro) e una sensazione di terrore, quasi autentico, impossibilmente possibile, provata raramente davanti alla visione di un film, arriviamo alla fine.
Von Trier non conosce la speranza, non l'ha mai conosciuta in nessuno dei suoi film. E' sadico, cattivo, e terribilmente coerente nella sua "missione". Gli piace prendere il nostro cuore e strapparcelo di dosso, sbatterci in faccia il suo tremendo realismo e non lasciarci margini di redenzione, nessuna via d'uscita.
Anzi no, questa volta la speranza ce la regala. In una scena che apre con prepotenza la porta della storia del cinema Lars per una volta ci viene incontro. La speranza c'è. E' una grotta magica. Sono 7,8 bastoni intrecciati tra loro. E non è una presa in giro. Perchè in quei momenti puoi credere a tutto. E non c'è niente di più bello che credere alla vita con la morte in faccia.
Poi, PUM, è tutto finito.

( voto 9.5 )

49 commenti:

  1. Te dovevo di 2 cose che mi ero scordato quando siamo usciti dal cinema.

    La prima è se ti sei accorto che c'era una buca N°19 quando Sutherland aveva detto già tre volte che erano 18. Che significa?

    La seconda era più importante ma me so riscordato. Spero che domani torna.

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  2. L'hai visto allora? :-)
    La tua recensione è bellissima e trasmette tutta l'emozione che devi aver provato.
    In effetti, rispetto agli altri film, qui c'è un finale di speranza ed è tutto relegato al recupero della dimensione ludica, quindi, per estensione, dell'arte. La scena finale mi ha toccato profondamente. Indimenticabile.
    Melancholia offre un messaggio di speranza anche a tutti coloro che soffrono di depressione - avendoci sofferto von Trier stesso - ossia il suggerimento di provare ad elaborare attraverso il processo artistico la visione dell'esistenza che diventa patologicamente cupa. Il superamento della malattia nel nome dell'arte.
    Diciamo che gli ultimi due film, questo ed Antichrist, sono risultati artistici ottenuti in risposta a periodi difficili. Certo, bisogna essere artisti come von Trier per tirare fuori capolavori di questo tipo.
    Mi fa piacere che ti sia piaciuto, ma del resto avevo pochi dubbi, ormai un pochino ho imparato a conoscere i tuoi gusti :-)

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  3. l'ho visto anch'io http://lafabricadeisogni.blogspot.com/2011/10/melancholia.html qui c'è la mia recensione, leggila se vuoi :) che dire è un capolavoro, mette i brividi sulla pelle

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  4. L'ho visto oggi pomeriggio.
    Non mi è piaciuto per niente, ma niente niente.

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  5. Io non l'ho ancora visto, ma dato che cominciano a fioccare le recensioni in giro, non potrò certo tirarmi indietro.
    Antichrist mi aveva fatto cagare oltre ogni immaginazione, chissà che succederà stavolta.

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  6. i lavori di Lars Von Trier sono crudeli, il loro fascino ci intrappola, ci impedisce di giudicarli perchè ad un tratto ci accorgiamo che sono loro stessi che ci giudicano. Solo attraverso la sofferenza e la paura di morire riusciamo a cogliere la bellezza della vita. Stupendo, si merita in pieno il tuo ottimo voto ;) Ciao

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  7. Adoro Von Trier (a parte le sue prime robe sperimentali), adoro la sua struggente teatralità, la crudele poesia, il suo essere così spietato, e sto salivando parecchio per Melancholia: leggere una recensione così bella e intensa non può che incuriosirmi ancora di più.

    Ciao!

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  8. il finale credo sia quanto di più vicino a un happy ending nella personale visione di von trier

    certo che pure tu sei stato sadico fermandoti a un passo dal 10 :)

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  9. * locke: interessantissima sta cosa della buca 19, purtroppo non me ne ero accorto. Dipende molto quand'è che si vede ma credo che possa simboleggiare il trascendentale, tutto ciò che è oltre il materiale, il finito, lo scientificamente provato. Non è un caso che delle 18 buche ne parli due volte il marito.

    *neve: sì, mi son fatto parecchi km ma valeva la pena.
    Ti ringrazio moltissimo dei comlimenti.
    La tua lettura del finale è straordinaria, non l'avevo letta da nessuna parte. Veramente, incredibile, l'arte salvifica, hai ragione. Verrò a leggere la tua recensione, spero presto, ma tanto sai che prima o poi arrivo...

    * arwen: anche da te verrò prestissimo, promesso!!

    * Era: sei talmente intelligente, personale e coerente nelle tue analisi che senz'altro le tue motivazioni saranno più che palusibili. Anzi, sai cosa ti dico? Per me Melancholia è sì un film straordinario ma lo odio profondamente. Non lo condivido, mi fa rabbia e paura ma ne sono rimasto soggiogato. Quindi te scriverai probabilmente tutto quello che la mia metà oscura avrebbe voluto scrivere.

    *james: ho il terrore che bottiglierai, quasi la convinzione...

    * wayne: è esattamente così. Per questo mi viene da ripetere che i film di Von Trier non è vero che li ami o li odi ma li ami E li odi. Però non capisco se il film l'hai visto...

    *simone: non so come ringraziarti per i complimenti, non mi fanno solo piacere am quasi emozionare. Perfetta lettura del cinema di Von Trier. Se ne scriverai, linka anche te.

    *marco: assolutamente sì, per lui è un happy ending perchè lui è Justine. Ti rimando a quello che ha scritto Biancaneve qui sopra ad esempio.
    Devo dirti la verità? Il voto è più vicino al 9 che al 10 per questo non potevo andar oltre. Ci sono piccole cose che non mi sono piaciute ma le ho taciute in recensione. Ormai avevo cominciato con uno stile che non mi peremtteva di fermarmi e analizzare freddamente pregi e difetti, Melancholia aveva sovrastato anche me.

    Mi scuso con tutti per eventuali errori ma come al solito quando scrivo molto non ho voglia di ricontrollare.

    Avendo tutti i dvd di Von Trier (anche i primi 3 quasi introvabili, almeno all'epoca in cui li comprai) pensavo di riguardarli e fare una rassegna nel blog. Vediamo...

    Grazie a tutti!

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  10. Inoltre il finale è l'unico momento in cui Justine appare serena. Ed è sintomatico.
    Ha scelto di credere nella "grotta magica" che li salverà. E' tornata bambina, in un certo senso; quando tutto è possibile, quando ancora credi che ci sarà sempre qualcuno o qualcosa a salvarti.
    E' quindi il recupero di una dimensione magica ed infantile. Da adulti, c'è solo un'altra via che concede ciò, quella dell'arte. La fuga nell'immaginazione e nella creazione di nuove e diverse realtà.

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  11. L'ho appena visto e lo trovo una coerente evoluzione dal prezioso Antichrist. Però io ne do una lettura un po' diversa dalla tua e anche da quella di Biancaneve...Ne scriverò presto anche io, se possibile!

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  12. Waah gli hai dato un voto altissimo!
    Non ho letto tutta la recensione, lo ammetto, ma mi è bastato il primo paragrafetto per convincermi ancora di più che DEVO vedere Melancholia, alla faccia di una distribuzione che ha deciso di saltarmi.
    Spero mi porti a rivalutare Von Trier che, a parte Riget - The kingdom, mi ha delusa troppo spesso!

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  13. @ emmegì

    Spero si sia capito che la lettura di cui parlo qui è solo quella relativa al finale.
    L'intero film l'ho interpretato in un'altra maniera. Se vuoi passa a leggere la mia recensione. Poi senz'altro verrò a leggere la tua quando l'avrai scritta, a questo punto mi hai incuriosita moltissimo. :-)
    Anche perché i film di von Trier sono così ricchi di spunti e di significati che in effetti appiattire Melancholia solo su un'unica lettura mi sembra riduttivo.
    Un saluto a tutti.

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  14. si si l'ho visto, ho tribulato a cercare il file migliore perchè i 2 che si trovano della versione ddl hanno la parte alta un po' sfocata ma il film è più che guardabile. Me lo voglio rivedere in ita.

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  15. * Neve: Quello che dici è molto bello ma non sono d'accordo sul fatto che Justine trovi la serenità solo nel finale.
    Il "bagno" nuda di Melancholia ad esempio?

    E sì, se i film di Lars avessero un'interpretazione unica non sarebbe film di Lars.

    * Emmegì: verrò a vedere.

    *Erika: mmm, se Von Trier ti ha spesso deluso allora rischi anche qua. Comunque grazie dei complimenti, speriamo bene...

    *Wayne: no! qui mi hai toppato alla grande. Melancholia, per mille motivi, va visto al cinema! Se poi la tua versione non era nemmeno perfetta te lo sei proprio rovinato.
    Vattelo a rivedè in sala, se non sopporti spende i soldi per il cinema te faccio un bonifico ma me devi fa sto favore :)

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  16. Quando si espone nuda ai raggi di Melancholia più che serena è rapita, attratta, estasiata. Ha un'espressione di estasi sul volto.
    E' molto sensuale quella scena. Non è un'espressione di serenità, ma che denota una forte attrazione, anche di carattere sensuale appunto.

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  17. Sì sì, è vero, in quella scena Eros e Thanatos sono descritti alla perfezione.
    Del resto lei è nuda di fronte alla morte incombente, più esplicito di così!

    Però ribadisco, secondo me Justine la serenità la raggiunge molto prima, sin dal dialogo con la sorella ad esempio.
    Ma son quisquilie.

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  18. Vero. Eros e Thanatos.
    E poi quella scena ci sconvolge perché ci ricorda che siamo tutti nudi di fronte alla morte, no?
    Siamo tutti vulnerabilissimi. Il pianeta Melancholia in questo, potrebbe essere - oltre che della depressione, del male di vivere - una metafora anche della fine imminente che incombe su ognuno di noi, dal momento in cui nasciamo.

    E riecheggia Antichrist: "piango per tutte le creature che sono destinate a morire".

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  19. Ah sì, quello senz'altro. Che Melancholia sia un film che parla della vulnerabilità e piccolezza dell'uomo difronte alla morte non ci piove.

    Se vedi il mio incipit, anche a livello simmetrico, proprio questo intendevo.

    Aspettare la fine per una vita intera.
    Our destiny, c'è poco da fa.

    O si dice "fate"?

    Destino va.

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  20. si d'accordo con te giusè, anche nei commenti. la storia delle buche non l'ho notata neanche io, vorrei chiederti invece delucidazioni sul prologo: sono scene avvenute realmente(e allora perchè diverse nel finale?) oppure sognate\immaginate da justine? ad esempio se nn ricordo male si vede justine che nn riesce a correre perchè trattenuta(da delle piante?) così come nel sogno raccontato alla sorella. se fossero sognate sarebbero un presagio e si capirebbe il fatto che justine sa già tutto... non so se mi sono spiegato...

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  21. Curioso tornare a leggere la tua recensione dopo aver visto il film e averne scritto quello che ne ho scritto.

    Da un certo punto di vista, è bello che abbia provocato emozioni e letture differenti.
    Dall'altro, se ripenso alla grotta magica o a quanto si sarà smanettato Von Trier rivedendosi durante il montaggio la scena della Dunst nuda mi sbellico dalle risate pensando che possa essere considerato un film geniale.
    Continuo a tenermi il mio 2001, se proprio voglio essere "cosmico".

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  22. *federico:Il prologo è un mix di tutto, passato, presente e futuro, realtà e sogno, sensazioni e stati d'animo. Dovrei rivederlo per capirlo e analizzarlo al meglio, specie ora che ho visto l'intero film. Rimane qualcosa di straordinario.
    Ma non per:

    *james: avrei da dirti parecchie cose, magari ne esce fuori una discussione interessante.
    Se me ne ricordo e trovo il tempo e la voglia magari ti mando una mail perchè in questo clima che si è creato lì da te di Von Trier malato mentale, impotente, pervertito e deficente non ho mica tanta voglia di discutere...

    Un saluto!

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  23. Dae, sai che sono sempre pronto per le discussioni interessanti.

    Che poi Von Trier sia tutto quello che scrivi - tranne per il fatto che non mi pare affatto stupido, ma molto furbo -, ce l'ho sempre. :)

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  24. Che bella recensione!
    Io ancora non sono riuscita a vederlo. Ci andrò in settimana, spero, e comunque sto procrastinando, perché io non Von Trier ho un problema serio. Però ne hai scritto con dei toni talmente lirici e intensi che quasi mi obblighi ad andarlo a vedere! :D

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  25. *James: vedrò se tornare all'attacco. E sappi che più passa il tempo più ritengo Melancholia un capolavoro...

    *Lucia: troppo buona...
    Non ho ben capitato questo passaggio "perché io non Von Trier ho un problema serio".

    Il "non" sostituisce il "con" oppure è giusto?

    Ti ringrazio ancora. Moltissimo.
    Ciao!

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  26. Il mio problema con Von Trier è che non sono mai riuscita ad apprezzare pienamente nessuno dei suoi film. Ho sempre avvertito qualcosa di forzato e di posticcio, soprattutto nell' accanimento nei confronti dei suoi personaggi, accanimento che in qualche caso, sfiora il ridicolo involontario.
    Insomma, non è un regista che apprezzo più di tanto.
    Però Melancholia mi incuriosisce per il tema scelto e voglio vedere il modo in cui lo ha affrontato.

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  27. Non leggo la tua recensione per non farmi influenzare e per non rovinarmi nulla.
    von Trier o lo si ama o lo si odia. Io lo amo e lo odio.
    Appena lo vedo torno e commento!

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  28. *Lucia: allora sono sicuro, questo film rappresenterà la tua completa riconcializione con LVT o la definitiva rottura.

    *Amos: è la stessa cosa che ho scritto anch'io, von trier è uno dei pochi autori che puoi amare e odiare contemporaneamente.
    A risentirci!

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  29. Ecco. L' ho visto, finalmente.
    Non mi ha fatto impazzire. In alcuni momenti avrei tirato roba contro lo schermo gridando: "A larse, comprate un cavalletto!". In altri sono rimasta sbigottita dalla povertà dei dialoghi (ma davvero, i fagioli?)e da quel nichilismo a poco prezzo che il personaggio della Dunst dispensa per le due ore e dieci di film.
    Il prologo mi ha annoiato e irritato come poche cose nella mia vita.
    Poi è arrivato il finale e allora sono riuscita a rivalutare il tutto. Credo sia la cosa migliore di Von Trier che ho visto (di cui mi manca solo Antichrist e qualche roba degli inizi di carriera). Ed è difficile che io esca da un film del danese senza aver voglia di picchiarlo molto forte. Magari una ventina di minuti di meno nella prima parte avrebbe giovato alla resa finale del tutto.
    Ho l' impressione, ma è solo mia, ci mancherebbe, che i concetti espressi dal buon Lars siano estremamente banali, ma li urla talmente tanto forte, li sbatte in faccia privo di qualsiasi pudore e con piglio autoriale, che sembra aver detto chissà che cosa.
    Però ti ripeto, sono solo impressioni.

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  30. Ti ricordi quando ti ho detto [più di una volta] che mi avevi fatto cambiare idea su un film?
    Non è questo caso XD
    L'ho trovato carino, contando che Von Trier lo odio a prescindere, ma la sua spocchia rimane davvero eccessiva per me. Un pippone mentale inutile, alla fine. Le tette della Dunst sono state la parte che ho ritenuto più memorabile.

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    1. Ah ah, su Von Trier non si può cambiare idea...
      C'è la frase fatta che una cosa o la si ama o la si odia, su Von Trier è la pura verità.
      Anzi,o lo si ama ardentemente o lo si odia ferocemente.
      Immagina dove sto io :)

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    2. Dalla parte sbagliata, ovviamente u.u

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  31. Visto.
    E non so come giudicarlo.
    È una sensazione strana: un film che mentre lo guardavo mi trasmetteva poco ma che poi, lentamente, si trasformava diventando qualcosa di diverso.
    La prima parte non mi aveva convinto del tutto.
    La seconda invece è stata davvero notevole, soprattutto quella scena finale. (Tra l'altro, non so se è stata solo una mia impressione ma mi è sembrato che, durante gli ultimi secondi, Claire abbia tentato di alzarsi e scappare via. Come se la sua paura per Melancholia fosse addirittura più grande dell'affetto che prova per il figlio e per Justine).

    Il degrado psicologico di Justine è impressionante, soprattutto nella seconda parte.


    Però ora vorrei aprire una piccola parentesi:
    Leggendo in giro qualche recensione però mi sono accorto di una cosa: nelle recensioni negative ci sono più critiche a Von Trier e al suo modo di fare cinema che al film in sé. Questo mi lascia parecchio perplesso: era come se il film fosse solo un pretesto per attaccare Von Trier. Va bene criticare un opera, ma perché se dobbiamo criticare un opera dobbiamo attaccare (a volte anche in un modo parecchio pesante) il regista? È un atteggiamento infantile dal mio punto di vista.
    Ma quello che proprio non riesco a capire è un altra questione, diciamo più soggettiva: le critiche che vengono rivolte ai film di Von Trier spesso vertono sul fatto che questo regista gira film parecchio "pessimisti" e talvolta disturbanti. Ma queste critiche danno quasi l'idea che questi siano i film più angoscianti, disturbanti e sconvolgenti che ci siano (e,cosa ancora più insensata, accusano Trier di "provare piacere" nel girare film di questo tipo). Mentre in realtà esistono registi che fanno film ancora più sconvolgenti di quelli di Trier. Ad esempio a me Dancer In The Dark mi ha trasmesso poco o niente. Anche questo Melancholia, sebbene sia un film notevole e con alcune scene davvero potenti, non mi ha angosciato o trasmesso tutta questa carica negativa.
    Quello che sto cercando di dire è che Von Trier non è assolutamente un regista così sadico con i suoi film: a me non trasmettono tutto questo dolore o questa angoscia. Mi affascinano, mi fanno riflettere ma non mi sconvolgono così tanto. Leggo in giro di gente che giudica Trier come un pazzo sadico che si diverte a far soffrire il pubblico e rimango sempre più perplesso: io non percepisco tutto questo dolore o questa carica negativa che sconvolge.
    Probabilmente è tutto soggettivo, ma... non so, volevo fare questo discorso, soprattutto dopo aver letto cose su Von Trier che trovo davvero insensate e a tratti addirittura offensive.

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    1. Non ci credo, anche tu ti sei accorto di quella cosa?
      Per me è stato un brivido impressionante.
      Se non ci credi, leggi qua

      http://ilbuioinsala.blogspot.it/2012/01/le-classifiche-de-il-buio-in-sala-35-le_02.html

      Tu hai già occhio Alessandro, sei già pronto a vedere anche l'invisibile in un film. E questa è la qualità più grande che si possa avere.

      Sembri me 20 anni fa, scrivi le stesse cose :)
      Su Trier e su quello che dici ho scritto addirittura un post, e vai con il secondo link...

      http://ilbuioinsala.blogspot.it/2014/05/su-von-triersul-vontrierismo.html

      magari dopo ne parliamo ancora...

      complimenti, riflessioni impressionanti per uno che non è diventato appena adolescente

      però ti voglio dire una cosa. Tu sei già pronto per questi film, probabilmente per ogni film,
      Ma ricordati che il giudizio di adesso vale pochissimo.
      Tu tra 15 anni devi rivedere tanti dei film più importanti che hai già visto.
      Perchè sarai un uomo diverso.
      Quello che voglio dire è che non puoi pensare che l'Alessandro 15enne sia lo stesso Alessandro 30enne e che film che ora ti lasciano poco o sensazioni strane te ne daranno di diversissime poi.

      Quindi non esagerare, se hai deciso di esser così avanti nella tabella di marcia, poi ricordati che su qui passi di marcia a volte è utile ripassarci sopra

      complimenti

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  32. Il discorso che fai alla fine è molto interessante e sono d'accordo, ma ho anche un dubbio.
    Vedi, per me la prima visione è la più importante. Difficilmente un film ad una seconda visione mi da sensazioni diverse rispetto a quelle che ho ricevuto alla prima visione.
    Ci sono ovviamente le eccezioni; penso ad esempio ad Elephant, un caso molto particolare. La prima volta che l'ho visto non mi era piaciuto per niente. Ma proprio per niente. Non riuscii nemmeno a finirlo.
    Poi l'ho rivisto una seconda volta e, non so perché, ma l'ho adorato. Capii che era stato un grande, grandissimo errore non arrivare fino alla fine prima di giudicarlo.

    Capisco il tuo discorso e ti do ragione. Magari tra 15 adorerò un film che, visto adesso, non mi ha detto niente.
    O viceversa.
    Però io continuo a pensare che difficilmente un film possa colpirmi di più ad una seconda visione.


    Vado a leggere che cosa hai scritto su Trier, così magari proseguiamo la discussione :)

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    1. No Ale, adesso non puoi capire.
      Non è questione di quello che credi o pensi ma di una cosa molto diversa, la vita stessa.
      Tu puoi pensare che la prima visione sia la più importante, che difficilemente cambi idea ma stai parlando di un range di 2,3 anni.
      Fai che passino 20, fai vedere all'Alessandro 30enne gli stessi film e poi mi dici. Ancora non lo puoi sapere, nemmeno supporre.
      Come del resto non posso farlo io con il Giuseppe 50enne :)

      Anche se più vai avanti nella vita (e la mia età è quella perfetta per i giudizi, la migliore) più acquisisci oggettività.
      Sempre restando giudizi soggettivi.
      Ti dico di più, ti stupirai tra 20 anni se un film ti piacerà quanto ti piaceva da ragazzino, ne troverai pochi.
      E altri che hai scartato li amerai.
      Tu cambi.
      Tutti cambiamo

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  33. Quando lo guardi impari cosa sia la malinconia; sempre che la sorte ti abbia concesso di non essere mai stato contagiato dalla piu’ potente e devastante peste contemporanea. La parola coniata dai saggi greci significa “bile nera”. Come si potrebbe dire meglio?
    A parte la parola greca anche il regista Von Trier si è cimentato a descriverla. Credo che con questo fascinoso e per lunghi tratti, silenzioso film, sia andato molto vicino al cuore di questa massa amorfa e nera che perfora cervello , cuore, gambe, braccia.
    Il regista danese immagina l’impatto della stella Melancholia che simbolicamente stava innocuamente “nascosta dietro il sole”, come espressione visiva e materiale della devastazione interiore che colpisce Justin, protagonista del film e in lei indirettamente gli altri e perche no anche molti spettatori.

    La malinconia è quella potente forza depressiva che per dirla in gergo fisico-matematico ha il segno meno davanti . Forza centripeta piu che centrifuga, che fa implodere dentro perche cio’ che vedi fuori essenzialmente è la fine della vita, l’inutilità di un qualunque progetto (la festa matrimonio di Justin è un fiasco) , il fallimento delle false rassicurazioni razionali (il cognato scienziato), la sterilità della paura buona solo a spargere inutili e sciocche lacrime (Claire, la sorella) l’inopportunità della risata perche non c’è nulla da ridere (il papà ), la freddezza cinica e ugualmente deplorevole di chi guarda tutto senza farsi mai toccare da qualunque avvenimento (la mamma), la debole e stanca chimera delle sensazioni date dal sesso senza amore e dall’alcool senza gioia.

    La malinconia di Justin non è tanto uno sguardo inutile; è uno sguardo assente, uno sguardo che non puo’ razionalmente proiettarsi verso il futuro perche questo non ci sarà, ma nemmeno verso il passato che è stato inutile. Resta uno sguardo assorto, come un ebete, su un presente sterile che non puo’ che prepararsi alla fine.

    L’unica azione possibile è costruirsi una improbabile capanna per aspettare, insieme alle persone che ci sono toccate in sorte, la nostra fine!

    Non è pensiero debole, né opera crepuscolare. E’ il ritratto lucido e a suo modo poetico della peste contemporanea: la malinconia.

    Esco dal cinema solitario e in silenzio proprio come la fine del film. Niente colonna sonora: buio, silenzio…poi solo silenzio e il rumore dei neon della sala che timidamente si accendono quasi fossero restati esterefatti anche loro e mi viene in mente la solitudine dei quadri di Hopper e un pensiero:

    “Se sapessi che il mondo finirà domani non esiterei a piantare un albero oggi” (Martin Lutero).

    Poi una domanda: chi o cosa ci tiene cocciutamente in piedi mentre tutto muore?

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    1. Leggimi fino in fondo Weilsimone.
      Mi raccomando.

      Questo non è un commento, questo è il semplice copia incolla della tua rece sul film, peraltro pubblicata nel tuo blog (che ancora non conoscevo).
      Leggi fino in fondo, tranquillo.
      Non capisco perchè usate questo metodo, far finta di commentare mettendo le vostre rece. Senza fare un minimo accenno a quello che avete letto, sempre se l'avete fate.
      A quel punto secondo me dovrste semplicemente scrivere:

      "Ehi Caden! questa è la mia rece. E incollarla o mettere il link.
      Ne sarei felicissimo.
      Ma quell' Ehi Caden dimostrerebbe già qualcosa di vivo, un minimo dialogo, un non far finta che questo posto non esista.

      Detto questo questa è la più bella rece di Melancholia che ho mai letto.
      La più vera, quella più consapevole, quella più nuda e cruda.
      Inutile aggiungere nulla, è bellissima

      un abbraccio

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  34. Melancholia è agonia, una lenta agonia che si protrae in maniera inesorabile e che con il suo continuo e lento avvicinarsi scandisce la disintegrazione della vita sulla Terra, l’eliminazione del genere umano.

    Ecco qui la recensione completa: https://mgrexperience.wordpress.com/2016/07/22/melancholia-di-lars-von-trier/

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    1. Giovà, te lo dissi anche l'altra volta.
      Va benissimo postare le proprie recensioni qua, anzi, lo chiedo io stesso, ma come fai te, ovvero che le metti ovunque senza nemmeno dimostrare di leggere quelle degli altri non è un granchè come metodo ;)

      solo un consiglio ;)

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  35. Me lo sono sparato ieri sera, dopo "These final hours" era una visione dovuta.
    Mi è piaciuto, ma è un film decisamente snob, nel senso positivo del termine. È così pieno di simbologie di matrice psicologica, che per apprezzarlo fino infondo bisognerebbe guardarlo insieme ad uno strizzacervelli. Vedi le immagini iniziali a rallentatore, i quando lei sembra fare l'amore con il pianeta, o ancora quando cambia le pagine esposte nella biblioteca.
    I personaggi sono davvero molto ben caratterizzati attraverso le dinamiche che li legano: la distratta frivolezza del padre che fugge da sua figlia, il cinismo oltremodo insopportabile della madre chiaramente infelice nel suo ruolo, il diabetico buonismo del novello sposo al posto del quale avrei mandato a fanculo la mia consorte già da quando corre nella stalla a salutare il cavallo e poi quella che forse è la più equilibrata, la sorella maggiore che, facile immaginare, si è sostituita a sua madre nella vita della sorella anche per riempire l'enorme vuoto di due genitori così inetti. La cosa più strana è che non avevo mai pensato alla depressione, anche se poi leggendo il tuo parere mi è apparsa così ovvia. A differenza dell'attesa, concetto impossibile da mancare dal momento che qualsiasi situazione che ci viene presentata si poggia su di esso.
    Quello che di gran lunga sono riuscito ad apprezzare di più è stato il lato artistico della pellicola: fin dalla prima apparizione di Melancholia divenuto grande quanto la luna, ka pellicola regala immagini oniriche di estrema bellezza, la maggiore delle quali è, secondo me, il cielo notturno diviso in due tra la luna gialla e melancholia azzurro. Da togliere il fiato!

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    1. Sì sì, è un film profondamente simbolico. Del resto Trier è un regista profondamente simbolico. Pensiamo ad Antichrist, un film che senza la simbologia non ha alcuna chiave di accesso alla comprensione.

      Descrivi i personaggi in maniera perfetta, me li hai fatti rivivere davanti ;)
      Forse anche un perlo caricati troppo ma anche qui ci troviamo davanti ad un trierismo, c'è poco da fare. Il troppo è la sua caratteristica comune ma quello che adoro in lui è che il troppo combaci anche con il bello e con il profondo.
      E questa è roba per pochi.
      Ah, davvero non ci avevi pensato?
      Pensa che io iniziai il film già pensando alla depressione, ahah.
      Sarà che è Trier, sarà il titolo del film...
      Ma, insomma, partii con quell'idea e avevo solo conferme poi

      la parte estetica di Trier è l'unica, veramente l'unica che neanche il suo più grande hater può discutere

      Ora non mi ricordo quel cielo che dici, devo cercarlo!

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    2. I sorrisi smielati tra i due mentre la limousine resta incastrata mi hanno portato fuori strada probabilmente. Sembrano davvero innamorati e lei felice. Poi arriva il discorso da patibolo della madre che scaglia la sposa nel baratro dal quale non riesce più a risalire, ma a quel punto mi ero già creato l'immagine di ragazza tutto sommato felice anche se vittima di una visione della vita di sua madre più nera delle piume di un corvo <_<

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    3. Beh, molto interessante vedere che un film possa dare sensazioni iniziali così diverse.
      Tra l'altro bisognerebbe comunque dire che non per forza una sintonia e felicità di coppia vada contro la depressione, anzi.
      La depressione è la cosa più potente di tutto, e può battere amore, successo, affermazione di sè, tutto.
      E' un nero che ammanta ogni cosa, inutile dopo andare a ricercare elementi che dimostravano il contrario.
      Come per il suicidio

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    4. Per fortuna sono un vero e proprio inesperto nel campo .__.

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due cose

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