Settimo appuntamento con Edoardo che ci analizza in modo autoptico, praticamente scena per scena, uno dei film più difficili, complessi e simbolici degli anni 2000, Inland Empire di Lynch, probabilmente il film più estremo del grande regista.
Per l'occasione viene anche battuto di gran lunga il record di immagini inserite in una recensione (15, record precedente 6)
Dunque, come già scritto
nell’articolo di Enemy, quando guardo un film appartenente al cosiddetto genere
“weird” ci metto molta attenzione, sia per quanto riguarda i dialoghi, sia per
quanto riguarda le immagini. Quindi, solitamente, non necessito di più visioni
della stessa pellicola per comprenderne il significato.
Detto ciò, vi elenco le cinque fasi
che ho attraversato nel vedere l’opera in questione: 1) ho visto il film; 2)
ero completamente disorientato e carico d’odio verso l’umanità; 3) ho maledetto
David Lynch; 4) il giorno dopo l’ho rivisto; 5) gli elementi chiarificatori
c’erano tutti, e mi sono reso conto del capolavoro che aveva realizzato.
In questa pellicola la
destrutturazione è qualcosa di ABOMINEVOLE, tocchiamo davvero livelli record, e
la durata non aiuta certo a mantenere la concentrazione.
In rete non c’è praticamente nulla riguardo una spiegazione, eccezion fatta per
un testo comico trovato qualche anno fa, che vi incollo qua sotto. Chi dovesse
riconoscersi in queste poche righe è pregato di scriverlo, perché l’ho trovata
davvero una genialata.
Finalmente un film piuttosto lineare di David Lynch, direi quasi piatto, con
la storia che si dipana senza sbalzi dall’inizio alla fine. Non c’è quasi
bisogno di spiegazione, ma la scrivo lo stesso per i più disattenti. Ci sono 4
piani paralleli nella storia, che possono essere così identificati:
• lettura immediata: la protagonista Susan/Nikki/Laura Dern è la
rappresentazione del subconscio del cacciavite, risvegliata dallo psicanalista
che in realtà è un trafficante di armi che tenta di riciclarsi nei teatrini OFF
di Braodway con una coreografia di YMCA realizzata insieme ad un gruppo di 47
prostitute figlie della vecchia dal volto rugoso, che altri non è se non una ex
attrice polacca scampata a Birkenau e sposata con la scimmia con una gamba di
legno
• lettura sociopolitica: il film è chiaramente un manifesto antiabortista
ed a favore della fine dell’embargo a Cuba, schierandosi apertamente per la
candidatura di Mitt Romney alle presidenziali del 2008
• lettura cinefila: basta con le riprese in digitale, basta con l’abuso
della steadycam, basta con le immagini a fuoco, basta con lo stop-motion, basta
con questi flashback pseudo-tarantiniani. il film va girato seguendo prima le
pagine dispari e poi quelle pari della sceneggiatura. Basta con il montaggio
• lettura lynchiana: il film è mio e ci metto tutti i conigli che voglio
Battute a parte, prima di analizzarlo parlerò della regia e del cast: è
interamente girato in digitale, il che forse gli fa perdere un po’ nella
potenza onirica delle immagini rispetto a Mulholland Drive, anche se siamo
ugualmente a un livello altissimo. Ci sono spezzoni del film in cui i dialoghi
sono davvero dei cult, destinati a rimanere nella storia, e gli attori che
recitano danno tutti il meglio di se: Laura Dern, Jeremy Irons, Harry Dean
Stanton, Justin Theroux, Grace Zabriskie, Julia Ormond, Terry Crews, ecc…
Il film si apre con una ripresa in bianco e nero di un grammofono che suona
Axxon N, «la più longeva trasmissione radiofonica della storia». La scena
seguente, sempre ripresa in bianco e nero, mostra un uomo e una donna, entrambi
col volto censurato, entrare in una lussuosa stanza di un albergo. I due
parlano in polacco. La donna è confusa e spaventata mentre l’uomo sembra avere
il controllo della situazione e sottomettere la donna (probabilmente una
prostituta). Nella scena successiva vediamo una ragazza seduta su un letto che
piange guardando alla televisione una sitcom interpretata da tre conigli
antropomorfi (la sitcom è la prima puntata della serie Rabbits dello stesso
David Lynch). A un certo punto uno di questi esce dalla stanza.
L’inquadratura
si sposta su una grande sala, lussuosa e buia, in cui entra il coniglio, che
subito dopo scompare. A questo punto nella stanza, che ora è illuminata, ci
sono due uomini che iniziano a parlare in polacco. L’ambientazione cambia di
nuovo e si sposta su Los Angeles. Qui un’attrice locale di nome Nikki Grace non
sa ancora se avrà la parte come protagonista in un film intitolato On High in
Blue Tomorrows (Il buio cielo del domani). Il giorno prima dell’audizione è
visitata dalla sua nuova vicina, un’enigmatica signora anziana che afferma di
essere certa che il ruolo del film è affidato a Nikki. Poi le racconta due
storie. La prima parla di un bambino che, essendo passato attraverso la porta
di casa sua per uscire a giocare, ha causato «la nascita del male». La seconda è
un’altra versione della prima e parla di una bambina che, andando fuori a
giocare, si perse nel vicolo dietro “la piazza del mercato”, che la donna dice
essere “la via che conduce al palazzo”. Dopo queste premesse inizia il film
vero e proprio che è un susseguirsi complesso di scene in bilico fra sogno e
realtà, secondo lo stile tipico del regista. Fine trama.
Bene, è arrivato il momento della
spiegazione: per comprenderlo appieno dovete stare attenti al titolo, INLAND
EMPIRE, una nota via di Los Angeles (come lo è Mulholland Drive), piena di
prostitute (indizio fondamentale). Poi dovete distinguere quattro diversi spazi
temporali: quello in cui Luara Dern è un’attrice (Nikki) che sta per girare un
film, quello del film che la nostra attrice sta girando (Il buio cielo di
domani), quello del film originale polacco (47), e quello di Rabbits (la
mini-serie televisiva dello stesso Lynch).
Detto ciò, ora vi rivelerò un
trucco che vi aiuterà a comprendere tutte le opere weird del regista: David
Lynch utilizza sempre due “piani paralleli” (chiamateli “dimensioni” se serve a
semplificarvi le cose, anche se non è proprio il termine corretto). Uno di essi
rappresenta la realtà; l’altro è rappresentato dalla mente di un solo e unico
personaggio del film, che filtra la realtà. Il trucco sta nell’individuare
quale sia il personaggio, che in questo caso non è Nikki/Susan (Laura Dern),
ma la ragazza che all’inizio del film
guarda la televisione. Attraverso la televisione filtra la propria esperienza
personale, ed ecco che arriviamo al quinto spazio temporale del film: la
realtà.
Come avrete capito, gli altri quattro elencati sopra non sono reali, sono solo
il frutto della sua mente. Questa volta non siamo in presenza di un sogno, come
lo era per Eraserhead, Strade Perdute o Mulholland Drive, lei è sveglia,
guarda, pensa, associa la sua storia a ciò che sta guardando in televisione.
La “dimensione” in cui Nikki è un’attrice che deve girare un film è quella in cui c’è lei che è sposata, la vicina di casa che la va a trovare e le parla in metafore (ci tornerò più avanti su queste metafore). Sul set conosce Devon (Justin Theroux) e tradisce il marito (Peter J. Lucas) con lui. Nikki è un alter ego della ragazza che guarda la Tv nella stanza d’albergo, la chiameremo Lost Girl, come nei titoli di coda (e anche qui il nome è un grosso indizio sul suo ruolo).
La “dimensione” del film che si sta girando (Il buio cielo di domani) è
quella in cui Nikki impersona Susan, sposata, che tradisce il marito (Peter J.
Lucas) con Billy (Justin Theroux). Rimane incinta, suo marito scopre il
tradimento (dal momento che lui non può avere figli) e la aggredisce. Lei
abortisce, poi lui parte con un gruppo di zingari del Baltico in giro per
l’Europa. Lei, distrutta, si mette a fare la prostituta (su Inland Empire). Un
giorno entra in un locale e parla della sua storia con uno pseudo-analista.
Quando esce sul marciapiede viene aggredita dalla moglie di Billy con un
cacciavite (che è ipnotizzata), si accascia vicino a un gruppo di barboni e
muore. Nikki in questa fase non riesce più a distinguere tra se stessa e Susan,
il personaggio che interpreta.
La “dimensione” del film polacco 47, numero che porta sfortuna (i due
attori protagonisti del film sono morti), di cui “Il buio cielo di domani” è il
remake. E’ la dimensione ambientata nella Polonia degli anni 50, in cui non c’è
Laura Dern. C’è la Lost Girl, il cui ruolo spiegherò tra poco.
La “dimensione” di Rabbits è la più facile da capire, e non credo vi serva
aiuto per distinguerla dalle altre.
Ciò che avviene in realtà è questo:
la ragazza che guarda la televisione è una prostituta polacca (la scena
precedente dell’uomo che va con una prostituta, entrambi col volto oscurato, è
emblematica, parlano anche in polacco), lei si è innamorata di un uomo (in 47 è
interpretato da Peter J. Lucas), ed è rimasta incinta, mentre la moglie di
quest’ultimo non può avere figli. Vuole che lasci la moglie, probabilmente lui
non ha intenzione di farlo, così lei va nel suo appartamento (numero 47) armata
di cacciavite, ne nasce una colluttazione con la moglie, che rimane uccisa,
probabilmente contro le sue intenzioni.
Il suo protettore però, avendo
scoperto la relazione e la sua volontà di lasciare la strada, fa uccidere
l’uomo da dei sicari (i vecchi polacchi, probabilmente agganciati alla mafia).
Lei, sconvolta e distrutta dal dolore, abortisce. Poi scappa, va in America, ma
anche lì è costretta a fare la prostituta, su Inland Empire. Una notte, mentre
guarda la Tv in lacrime, dalle immagini gli sembra di vedere la sua storia.
Così deduciamo che Nikki è un alter ego di lei (un dialogo sul finale de “Il
buoi cielo di domani” dice tutto: “mia cugina…..fa la prostituta…..indossa una
parrucca bionda e sembra una star”), e tutti i personaggi e i dialoghi sono da
ricondursi alla sua storia: i due omicidi di cui parla la vicina (nipote di un
attore del cast di 47) a Nikki (uno alle 9.45, che è quello dell’uomo amato
dalla Lost Girl in 47, e un altro a mezzanotte, che è l’omicidio della moglie
di quest’ultimo, ad opera della Lost Girl); le prostitute (come già detto lei è
una prostituta, e qui capiamo anche l’importanza del titolo del film, poiché
Inland Empire è una via piena di prostitute); i vari tradimenti di Nikki/Susan
al marito (segno che rimarca la sua poca dignità matrimoniale e morale); la
moglie di Billy che ipnotizzata uccide con un cacciavite Susan (segno che si è
pentita di aver ucciso la moglie del suo amato, e in ciò che vede è proprio
quest’ultima che ammazza Susan, come se uccidesse lei, essendo il suo alter
ego).
Il protettore poi è una figura molto importante, che viene richiamata sia in
47, sia ne “Il buio cielo di domani”, sia nella “realtà” di Nikki, e
rappresenta il male: fa uccidere l’uomo che la Lost Girl ama, fa parte del
gruppo di zingari con cui parte il marito di Susan, e viene chiamato il Fantasma,
o Crumpy, e ipnotizza la moglie di Devon per far uccidere Susan con un
cacciavite (nella realtà la Lost Girl ha ucciso la moglie dell’amato con un
cacciavite).
Nella “realtà di Nikki” si vede alla fine, quasi come uno spettro, al quale poi lei spara. Dopo lo sparo, lui scompare, ma prima di farlo gli mostra il suo stesso volto ghignante, come riflesso a uno specchio (segno che, si, lui è una persona malvagia, e è chiaro dalle sue azioni, ma nessuno è esente dal male, è stata pur sempre lei ad uccidere la moglie dell’uomo che amava).
Una piccola critica riguardo la
rappresentazione del male va fatta: il mostro dietro al muro in Mulholland
Drive era molto più efficace.
Axxon N è una trasmissione
radiofonica, la si vede all’inizio del film, e ogni volta che la vediamo
scritta, Nikki subisce lo sdoppiamento di personalità, e non riesce più a
distinguere la “sua realtà” dalla “realtà del film che sta girando”.
Rabbits è una miniserie web di otto
puntate, realizzata dallo stesso regista, e fondamentale per il suo intento: collega tutti i personaggi del film,
poiché Rabbits non è altro che una rappresentazione della reincarnazione dopo
la morte, oltre che una ferocissima e inquietante critica nei confronti del
pubblico televisivo (a tal proposito, vi invito a guardarla, perché è
straordinaria). Chiunque (ogni creatura vivente) abbia compiuto il male in
vita, deve reincarnarsi, e nel frattempo “sostare” in una specie di limbo,
sotto forma di conigli antropomorfi.
MI DOMANDO CHI SARO’.
Straordinaria è anche la metafora sul male che la vicina narra a Nikki: il bambino che per la prima volta esce dalla porta di casa per andare a giocare, e appena esce, il male nasce. Il bene e il male sono figure frequenti nei film di Lynch (vedi Mulholland Drive e Strade Perdute), ed esistono per tutti, al di sopra dello spazio e del tempo.
Non perdete di vista la linea principale comunque, non importa se finora non
siete riusciti a seguirmi nella ricostruzione, perchè tutto ciò che ho appena
descritto NON E’ REALE, è solo frutto della mente della ragazza che guarda la
televisione, per associazione di immagini e collegamenti alla sua vita. Il suo
nome (Lost Girl, ragazza perduta), il fatto che sta piangendo, tutti dettagli
che denotano il suo stato d’animo, è disperata, probabilmente vuole farla
finita, e c’è una sola via d’uscita: deve perdonarsi, altrimenti si suicida.
Così, alla fine del film, vede il suo alter ego Nikki, che guarda verso di lei
dalla Tv, si materializza nella stanza, la bacia, per poi scomparire. Di lì a
poco la Lost Girl immagina di riabbracciare il suo amato, insieme al figlio che
non hanno mai avuto. Cosa accadrà nel suo futuro non ci è dato saperlo.
C’è tutto in questo film, è troppo
bello: l’analisi delle condizioni di vita che si trovano ad affrontare le
persone che emigrano dal proprio Paese; il controllo che la Tv e il cinema
esercitano sulla mente della gente; il degrado; la religione; il bene e il
male. E straordinario è l’omaggio che Lynch fa a Ingmar Bergman, in particolare
al suo capolavoro: Persona. Lo omaggia nel modo di girare, nei continui cambi
di scena “vita/set”, nel bianco e nero onirico del film 47.
In questo film David Lynch riversa
tutto il suo amore, e al contempo il suo odio, per la settima arte, e a tal
proposito qualche giorno fa ho visto un servizio al telegiornale in cui il
nuovo film di Tarantino, Once upon a time in Hollywood, veniva definito
probabilmente come il più grande omaggio a Hollywood mai realizzato. Beh, sono curioso
di vedere se sia effettivamente così, perché, ad oggi, posso dirvi con certezza
che il più grande omaggio che sia mai stato fatto a Hollywood e al cinema è
INLAND EMPIRE.
E in questo straordinario omaggio,
oltre ai temi del bene e del male, c’è anche la morte, la costante paura che
caratterizza ogni essere vivente. E’ TUTTO OK, STAI SOLO MORENDO. E’ la frase
alla fine de Il buio cielo di domani, e denota il cosiddetto “compito
dell’artista” che caratterizza Lynch, quello di trovare un senso all’esistenza,
di dire allo spettatore che non deve avere paura, attraverso parole e immagini.
Eppure, dopo la frase seguita dalla
morte di Susan/Laura Dern vediamo le telecamere che zoomano indietro,
riprendendo quella che è la scena finale di un film, le quali ci ricordano che,
appunto, ciò che stiamo guardando rimane un film.
... intanto possiamo dire che jordan peele ha fatto propria le "lettura" lynchiana ... ;)
RispondiEliminaanche se il post non è mio approfitto per salutarti elena
Eliminaspero stai meglio, un abbraccio
ciao giuseppe, non so bene come sto. mi sembra meglio. poi arriva il gocciare perpetuo di un rimando e non c'è nessuna guarnizione in grado di stringere il rubinetto e fermare il flusso dei ricordi. va così. un abbraccio.
Eliminacome è andato il miniraduno?
edoardo ... una decostruzione/ricostruzione analitica del film davvero pazzesca!
Eliminaqui la mia rece "percettiva" e non critica ... persa davvero nella notte dei tempi dei blog ...
http://caterpillar.iobloggo.com/archive.php?y=2007&m=02
(17/02/2007)
L'ho letta. Bella, scrivi molto bene.
Eliminamolto più piccolo degli altri (ma forse alla fine poi manco tanto, circa 15 in meno) ma sempre tanto bello
Eliminaormai non è tanto il divertimento ma l'aver creato delle amicizie davvero reali :)
non l'ho ancora letta, dico solo che lo vidi al cinema e non ho più avuto il coraggio di rivederlo. Ma mi è piaciuto "molto"
RispondiEliminaoh mamma, sono più confuso di prima
RispondiEliminal'idea che non c'era una chiave di lettura, mi tranquillizzava di più
Contea Sergej: 12 Aprile , Anno Domini 2019; (...Oltre le immagini...Lo spiegone di Edoardo...)
RispondiElimina"Il film è MIO e ci metto tutti i conigli che Voglio"...hahahaha...esatto!...questo è il codice sorgente di Lynch...una cultura hacker con matrioske e labirinti dove spazio e tempo sono categorie che non esistono e dove qualsiasi cosa accade diventa qualcosa di nuovo....con il fottuto Lynch l'asticella si alza e il gioco si fa duro....mettere in dubbio la propria mente significa dubitare dei nostri sensi e, forse, quello che percepiamo non è affatto il mondo reale, ma semplicemente un’ipotesi creata dalla nostra mente, un codice malevole annidato nel genoma umano che il pazzoide-cineasta affronta da oltre trenta anni con la tecnica della meditazione trascendentale lontana anni luce dalla spiritualità fatta di namastè salottiera, strafatta di valium, dove tutti si vogliono bene con il sorrisetto ebete...Lynch è un kamizake, un Arjuna, un Jesus Cristh che prende a calci il tempio (tutta gente che meditava ;)..... il suo esempio di meditazione è il suo Cinema....
Appunti a margine:
° I fotogrammi di Lynch debordano di tensione erotica, mai appagata....una sensazione incomprensibile che ritrovo soltanto nei film di Gaspar Noè
P.S: Davvero Edoardo....ho divorato i tuoi monologhi ;)
Felice che l'articolo ti sia piaciuto.
EliminaPs: il realtà quest'articolo risale al 2012 (o 2013, non ricordo), compariva come prima voce su google se digitavi "inland empire spiegazione"....sto inserendo tutti articoli che scrissi in passato sul blog che avevo, dal momento che l'ho chiuso (riguardo quest'articolo, c'ho aggiunto solo 3-4 righe, a proposito del nuovo film di Tarantino)
EliminaLa meditazione trascendentale non sarà salottiera ma impararla costa almeno quanto un divano ikea ;-)
EliminaINLAND EMPIRE è forse l'ultimo, immenso capolavoro di David Lynch
RispondiEliminaTra i film, forse si...ma il perché credo di averlo capito, lo spiego nell'articolo su Twin Peaks che scrissi l'anno scorso, e che presto pubblicheremo qui
Eliminaehy, grazie, mi hai salvato con questa tua spiegazione.
RispondiEliminaPosso dire così di non aver sprecato inutilmente 3 ore della mia vita a guardare un film che per me non aveva nè capo nè coda, o meglio, ce l'aveva ma non intendevo riguardarmelo un'altra volta per trovarne un senso.
Credo che ci sia ancora di più nel suo film, tutti quei simboli, lampada, luci, orologio sigaretta buco, però l'essenziale l'hai colto e sei riuscito a spiegarlo molto bene, e il mio cervello finalmente può riposare in pace, mi hai evitato sdoppiamenti e piani paralleli eheh
L'autore del pezzo è un mio amico. Curava questa rubrica esterna. Se non lo chiamavo io difficilmente veniva a controllare i commenti ;)
Eliminaquindi al 90% non leggerà questo tuo, mi sembrava giusto avvertirti
in ogni caso contento che ti sia servito il pezzo...