22.9.21

Recensione: "In the Earth" - Rocco's House - 2 -

 

Ormai non so più giudicare Ben Wheatley.
Mi sono piaciuti talmente tanto i primi 3 film suoi che ho visto e m'hanno talmente poco convinto gli altri ch,e per me, resta un mistero.
Quest'ultimo suo film, "In the earth", è forse il suo progetto più ambizioso.
Film che forse pretende di essere profondamente spirituale (fermandosi però all'esser solo spiritico) raccontando la vicenda - abbastanza confusa - di degli scienziati che devono studiare la flora di un'area boschiva (ricorda molto Annientamento).
Solo che in questo bosco c'è una forza ancestrale, una specie di Spirito (che rappresenta la Natura stessa) che..., boh, non l'ho capito.
Film confuso, con spunti straordinari, con almeno due scene psichedeliche magistrali (come A Field in England) che però non riesce a creare quell'atmosfera densa e minacciosa che un soggetto del genere presupponeva.
Finale molto interessante che, per me, può ricordare per certi versi Martyrs

Questa è la vera recensione del film (mi riferisco al post precedente a questo)

Io Wheatley ormai non so più come giudicarlo.
Amai talmente tanto i primi 3 film suoi che vidi (Kill List, A Field in England e Sightseers) che quando pubblicai la lista dei migliori giovani registi mondiali lo misi addirittura in cima, come immagine copertina.
Poi però arrivò High Rise, film tratto da un romanzo difficilissimo da filmare (Il Condominio di Ballard, bellissimo) e che, a mio parere, è opera quasi completamente sbagliata.
Poi sono arrivati altri film che, ammetto, non ho visto ("Free Fire" e "Happy new year, Colin Burstead") ma che TUTTI i miei amici mi hanno detto inferiori ai primi 3 del regista.
Poi è arrivato per Netflix il remake di Hitchcock "Rebecca" e lì, a quanto ho saputo, la vaccata non resta nemmeno più soggettiva, ma è eclatante.
Ecco che invece l'ultimo film, questo "In the Earth", per un paio di immagini viste  e qualche voce che mi era arrivata, mi aveva fatto davvero sperare ad un ritorno ai vecchi fasti.
E invece no, sicuramente è un bel film e altrettanto sicuramente (oddio, almeno credo...) è migliore degli ultimi Wheatley ma no, non raggiunge i livelli dei film con cui mi ero innamorato di lui.


Di sicuro "In the earth" è un film molto ambizioso, forse troppo ambizioso.
Wheatley scrive un'opera che vuole essere profondamente spirituale ma forse si ferma all'essere soltanto spiritista.
Un'opera che racconta la Natura come forza ancestrale con una vera e propria anima, nera perlopiù.
Tutto questo lo fa in una cornice da Covid 19, con questi scienziati confinati in un'area protetta dove far esperimenti (non ho capito cosa...) mentre il resto del mondo (la "Città") sta combattendo un terribile virus. Non so quando Wheatley abbia scritto il film ma si parla esplicitamente di lockdown e, davvero, sembra un instant film.
Ora...
Intanto il film a me per gran parte della sua durata ha ricordato Annientamento (anche lì degli studiosi che devono visitare una zona ostile e studiare flora e fauna), il film di Garland che fu massacrato da una critica che, secondo me, in molti casi non aveva compreso la magnifica portata metaforica dell'opera. Poi però In the earth si discosterà abbastanza da quelle tematiche (anche se non troppo, alla fine si somigliano) per raccontarci questa storia di Spiriti e Natura, tutto nella cornice strabusata ma sempre bellissima del Bosco.
Ne viene fuori un film secondo me tanto confuso, a tratti noioso e che non riesce minimamente a far venir fuori la potenza che un soggetto tanto ambizioso pretendeva.
Intendiamoci, il film è bellissimo da vedere (poi Wheatley è maestro a raccontare gli spazi aperti, i campi, i boschi) e ha tanti tanti elementi interessanti, ma c'è la sensazione di trovarci davanti a troppe idee che fanno fatica a stare insieme.
Il lockdown, gli studiosi nel bosco, lo spirito della natura, l'uomo segregato, i riti, la ricercatrice, tutti gli elementi sono messi insieme abbastanza alla rinfusa, in modo poco convincente.
Non si capisce nemmeno qual è l'obiettivo finale, se quello di raccontare delle forze ataviche che esistono ben prima dell'uomo, quello di narrare l'eterno scontro tra Fede e Ragione (da una parte il pazzo dall'altra la dottoressa) o se quello, invece, di mostrare un percorso molto più umano, una specie di percorso di consapevolezza di ciò che siamo e del senso della vita.
La ricercatrice frastornata nel finale (non ricordo quale delle due, è passata una settimana) pare quasi la ragazza martirizzata di...Martyrs, ovvero un essere umano che ha attraversato un percorso terribile di sofferenza che, però, l'ha portata alla Verità, all'aver scoperto il senso di tutto.
Questo è molto molto interessante ma il fatto è che io quest'aura mistica o comunque densa  non l'ho mai vissuta durante il film, film che, invece, restava sempre abbastanza superficiale e "innocuo".
Avviene una cosa dopo l'altra in modo veramente gratuito (le torture del pazzo, le foto che fa in onore dello Spirito, le ricerche della dottoressa, la Pietra) senza che ci sia mai la sensazione di una scrittura coesa o ispirata.
Per fortuna il film visivamente ha dei momenti straordinari, grazie ad una magnifica fotografia, a dei luoghi bellissimi, alle scene più forti (tipo quelle della ferita) e, soprattutto, grazie alle sequenze psichedeliche "alla A field in England" di cui Wheatley è maestro.
Ecco, secondo me i due momenti migliori del film sono i due montaggi psichedelici velocissimi (roba da più frame al secondo) che ci sono nel finale.
Ed è molto interessante come questi montaggi rappresentino delle specie di "visioni" dei protagonisti, come se in quel susseguirsi velocissimo di immagini, forme e suoni, possa essere racchiuso il "senso della vita" di cui sopra.
Solo che sti momenti restano legati a vicende che non convincono per niente (come quella nebbia che pare esserci solo da un lato ma proibisce loro di andar via o come tutta la questione, debolissima, dei libri e della pietra).


C'è anche tutta la possibile lettura riguardo i sintomi da droga (come in A field in England ci furono i funghi) ma anche questa resta più che altro una suggestione.
E' come se il film abbia voluto essere un'opera probabilmente sul Male ma non abbia mai avuto l'atmosfera per esserlo (ad esempio un altro film bello ma che io non ho amato come l'hanno amato in tanti, Hagazussa, quel potere l'aveva). Non è facile raccontare nel cinema cose così grandi come il Male, specie poi non il male terreno, bensì quello più grande dell'uomo, quello sovrumano. Per capirsi un film che viene erroneamente definito come "horror comico", La Casa (non lo è per niente, semmai nel secondo capitolo lo è a tratti) quell'atmosfera che cercava "In the earth" ce l'aveva, eccome.
Voglio però rimarcare una cosa che ho trovato bellissima.
Nella prima sequenza allucinata, quella con i faretti tipo strobo e la voce ovunque presente grazie alle casse ho visto un grandissimo omaggio al Cinema.
Perchè in realtà quella sequenza così psichedelica non è frutto di post produzione o non è "fuori" dal film.
Ma tutto quell'effetto disturbante che vediamo è dovuto a faretti e casse, faretti e casse che sono completamente dentro la diegesi del film.
Ecco, forse la sequenza più bella è quella dove, magari senza volerlo, oltre all'effetto vedevamo anche il trucco.
Come fossimo stati in regia

4 commenti:

  1. Bella recensione, nonostante il parere non proprio positivo (o meglio, indeciso forse) sono attratto dai film che raccontano Natura e Male e cose così, sarà che amo Lovecraft e i suoi racconti sono praticamente infilmabili, nonostante la loro influenza...
    Curiosamente ho visto proprio di recente su Prime Hagazussa e non mi è piaciuto affatto, sembra il classico film arthouse che se la tira ma non ha davvero nulla da dire. Gli vanno riconosciuti begli scorci e una scena, quella della pecora che viene munta, davvero notevole.
    Questo di Weathley lo vedrei volentieri, ho visto poco di lui e vorrei recuperare evitando ciofeche annunciate fatte solo per la grana stile Rebecca (quello sì che sarà un remale di Hitchcock hahaha, per riprendere una vecchia conversazione).

    Appunto su Free Fire, so che sono in minoranza, ma lo considero un capolavoro nel suo campo. Non te lo consiglio, mi risulta che sei allergico alle pistolettate ;) e questo film fa un'operazione artistica dove i proiettili hanno il ruolo dei dialoghi nei film tradizionali: creano la narrazione, i conflitti, ma anche esprimono amore, paura, goffaggine, spirito di gruppo, disperazione. E ha un umorismo nerissimo, attori fantastici e location contenuta, che non guastano mai. Un esperimento di genere più che riuscito insomma, lo adoro.

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    1. Mi ha deluso Enri.
      Non è brutto ma ci eravamo preparati ad una serata con un gran film (anche se poi la serata, come avrai letto,è stata epica lo stesso)

      ultimamente riguardo Lovecraft ho visto The Endless, secondo me una spanna sopra questo

      Hagazussa deluse anche a me (ho amici che lo considerano un capolavoro) ma secondo me l'atmosfera "malata" o comunque abbastanza densa c'era, qui per me no

      ahah, il remale, epico ;)

      guarda, ho fatto tutto un calderone ma sì, come dici te Free Fire non me ne hanno parlato male, semplicemente sconsigliato in quanto me

      e quindi l'ho messo insieme a quelli che, sicuramente, per me erano inferiori ai primi 3

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    2. Peccato :( ma non è che appunto, la serata era stata persino troppo epica fin da subito hahaha? Dopo tutte quelle avventure (seriamente, chi tiene una chiavetta usb in macchina hahaha, è la cosa più surreale tra quelle lette) il film sarà sembrato monotono ;) prima o poi uno sguardo glielo darò comunque.

      Il rimale haha. Da un refuso possono nascere grandi cose.

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    3. sì, ci siamo arrivati stanchi ;)

      gasatissimi quando è partito (dopo un'ora e mezza che non ci speravamo più) ma poi dopo 5 minuti la gasatura era passata ed è arrivata la stanchezza mentale (rocco poi dormito mezz'ora)

      la cosa assurda è che hai fatto adesso te il refuso del refuso, ahah, rimale

      su breadwinner troppe cose, arrivo con calma

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due cose

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