8.9.21

Recensione" Il collezionista di carte" (The Card Counter)

 

Un grande film che, purtroppo, a causa di difetti per me evidenti (un personaggio, alcune forzature, alcuni dialoghi) non ce la fa ad essere grandissimo.
La storia di un giocatore di carte (black jack e poker) con alle spalle un passato terribile.
La sua amicizia con un ragazzo al quale sente di "dover" far da padre, lo porterà a riaffrontare quel passato e a giocare il suo futuro come fosse una partita di poker, calcolando i rischi e sperando di fare la scommessa giusta

presenti spoiler


La prima cosa è abbastanza inquietante come coincidenza.
Trovo Tye Sheridan un grandissimo giovane attore.
Anche se l'ho visto solo due volte.
Ed è incredibile come negli unici due film in cui l'ho visto, questo e The Mountain, interpreti praticamente lo stesso ruolo, ovvero quello di un ragazzo ormai solo, senza famiglia (e con il fantasma della madre sempre presente) che accetta di fare un viaggio on the road con un adulto appena conosciuto, con Jeff Goldblum attraverso gli ospedali psichiatrici americani degli anni 50 in The Mountain e con Oscar Isaac attraverso i casino statunitensi in questo film qua.
E' incredibile perchè questo tipo di soggetto (giovane ragazzo senza famiglia portato in giro da uno sconosciuto attraverso gli Stati Uniti) è davvero già di suo molto poco battuto, che tutte e due le volte sia capitato allo stesso attore è particolare.

La seconda cosa, anch'essa inquietante, ma per altri motivi, è il titolo italiano del film.
L'originale è The Card Counter (colui che conta le carte da gioco) ma in italiano, per ricalcare vecchi titoli del passato di successo, si è tradotto "il collezionista".
E' abbastanza vergognoso, sia per la differenza abissale dei due termini sia perchè, anche a livello contenutistico, mentre il "contare le carte" è la vera e propria metafora del film, non c'è niente nello stesso film che anche lontanamente possa rimandare alla collezione.

La terza cosa è che ormai si può affermare senza problemi quanto Oscar Isaac sia uno de mostri della nuova generazione.
Viso fatto e finito per il cinema, scelta dei film da interpretare eccellente, personaggi uno più bello dell'altro, sua riuscita ogni singola volta grandiosa.

La quarta cosa è che io, di Schrader, ho visto un solo film prima di questo, Affliction (presente anche nel blog, piaciuto molto ma ricordo poco), quindi scriverò solo per quel c'ho visto.

La quinta cosa è il film.
Ed è un film a mio parere pieno di pregi e carico di difetti, in ogni suo aspetto.
Sulla somma finale i primi sono nettamente superiori (il film è molto bello) eppure di cose che per me non vanno ce ne sono più d'una, e anche pesantine.
Parto prima da quelle.
Innanzitutto è un film a, praticamente, tre soli personaggi.
Il problema è che uno, quello di lei, secondo me è debolissimo. Non mi è piaciuto il personaggio, non mi è piaciuta l'attrice, non mi è piaciuto il ruolo che ha nel film, l'interazione con gli altri.
L'unica cosa che ho amato di lei è la notte d'amore e di sesso con William. Non per il fatto in sè ma per il significato della stessa, su cui torneremo.
Passando ad un altro aspetto che mi ha lasciato molto molto perplesso andiamo ai dialoghi.
The Card Counter è un film di quasi solo dialoghi, stranamente sempre di coppia (mai in 3 o di gruppo). Ecco, è abbastanza incredibile come si passi da dialoghi portentosi (quasi tutti quelli tra Isaac e Sheridan, specie quelli su Abu Ghraib) ad altri davvero debolissimi, ovvero quelli tra Isaac e lei. Ce ne sono talmente tanti che quasi si perde il conto, uno meno interessante dell'altro (e girati in maniera talmente canonica con campo e controcampo che sembra a tratti di vedere un film tv).


Devo poi, sempre restando nella sceneggiatura, rimarcare almeno un personaggio ridicolo (il giocatore americano con la claque che va bene una volta, due volte, tre volte, ma 10 volte quelle scenette siamo vicini al trash), un finale per niente verosimile (lui che accetta una sfida a torture alternate con Gordo) ma che si salva con una possibile lettura metaforica e l'incapacità del film, fino a 20 minuti dalla fine, di salire di giri e partire veramente.
Tanto che ho pensato che la frase che dicono ad un certo punto, quella sulla vita "sempre uguale e ripetitiva", fosse in qualche modo un'affermazione che riguardasse lo stesso film, un'opera per quasi tutta la sua durata volutamente ripetitiva.
Il "problema" è che il film, per il resto, ha tanto tanto di bello.
La regia è pulita, hollywoodiana, mai virtuosa anche se comunque dinamica, grazie soprattutto a un uso magistrale di lentissime carrellate avanti.
La colonna sonora è notevolissima e sottolinea più d'una scena magistrale.
I due attori principali (tre con Dafoe) fanno a gara di bravura.
Ci sono una quantità di scene da ricordare veramente altissima come la la scazzottata in carcere, il primo ricordo di Isaac della prigione di Abu Ghrain, con quel grandangolo che parte dal suo occhio e ci porta in un ipnotico piano sequenza tra sangue e corpi nudi, sempre lui che racconta degli odori e dei ricordi iracheni (sembra la prima pagina di Profumo), lui e lei su quella ipnotica città di luci (con quel drone - credo - che sale su e ti prende un infarto), la spiegazione dei trucchi del black jack e del poker (io mai giocato a nessuno dei due ma la mia mente matematica ha goduto), l'incredibile scena della "finta" tortura al ragazzo, forse umanamente il momento più bello.
Inutile dire - lo si sarà capito da questo elenco - come quasi tutte le componenti che riguardano Abu Ghraib, sia a livello visivo che di scrittura, siano il punto di forza del film.
Tra l'altro è un modo molto originale, apparentemente laterale ma in realtà per nulla, di raccontare quella pagina nera della nostra storia recente.


E, in mezzo a tutto questo, ecco che fa capolino la metafora del film, nonchè sua anima.
Ed è quella di un uomo ormai morto dentro (sia per quello che ha compiuto che per la punizione che ha avuto) che cerca disperatamente, anche se con metodi apparentemente non disperati, un'espiazione, "giocando" la sua vita come fosse una partita di carte (lui è un genio nel calcolare i rischi e le probabilità, ma la vita è diversa dal black jack).
Prima tenta un'espiazione positiva, cercando di far da padre a un ragazzo che il padre - un suo ex collega soldato - l'ha visto suicidarsi. Ed è come se Isaac per espiare tutto dovesse prendere il posto di quell'uomo, forse l'unica cosa in grado di salvargli l'anima.
Ed è così che quando crede di essere riuscito in questo intento ha quella notte di sesso con lei (per questo dicevo che ho amato la scena), come se adesso potesse sentirsi nuovamente uomo - avendo in qualche modo saldato le sue colpe - e quindi possa andare avanti, possa vivere emozioni volutamente represse.
Purtroppo, però, scoprirà che quella scommessa (la scommessa e il calcolo dei rischi è la base del film) l'ha clamorosamente persa.
E allora ne resta un'altra di espiazione, e se la prima era per provare a tornare alle porte del Paradiso adesso è solo per scendere definitivamente all'Inferno, ma compiendo quello che deve (mi fa ripensare allo struggente finale di Dead Man's shoes).
Andando di metafora è come se Isaac avesse giocato un all in (non a caso nella scena della camera butta in terra tutti i soldi) con il ragazzo, perdendo clamorosamente la mano.
E adesso, in questo finale scontro a due, non è più una partita di poker, adesso (e anche qui c'è un rimando nel film) si gioca alla roulette.
Un 47,4% a testa, o vince uno o vince l'altro.
Ma la sensazione finale è un'altra.
La sensazione finale è che non abbia vinto nessuno dei due.
La sensazione finale è che sia uscito uno 0 verde

14 commenti:

  1. Mamma mia è una vita che non vado al cinema e questo potrebbe essere il film giusto per tornare in sala aspettando Dune di Villeneuve. Anche perché il precedente film di Schrader, First Riformed, mi aveva completamente estasiato.

    RispondiElimina
  2. Messiah l'è 'na bella serie.

    Ciao vecio )

    RispondiElimina
    Risposte
    1. sbuchi proprio 3 giorni dopo il raduno, malinconia?

      ciao Edo!

      dalle immagini non gli avrei dato una lira (pensavo fosse ambientata ai tempi del vero Messia) e invece sembra interessantissima ;)

      Elimina
    2. Me l'ero perso, com'è andata, stato bello?
      Urca quanto tempo è passato da quando son venuto anch'io!?

      Ho visto ora che non faranno una seconda stagione. Bah. Allora si potrebbe cambiare leggermente il finale del primo, et voilà. Dovrebbero permettersi di farlo in questi casi, non trovi?

      Elimina
    3. molto bene!

      prima de datte ragione fammelo vedere ;)

      Elimina
  3. gran film, devo recuperare Paul Schrader (si aggiunge alla lista, finché c'è vita c'è speranza!)

    http://markx7.blogspot.com/2021/09/the-card-counter-il-collezionista-di.html

    RispondiElimina
    Risposte
    1. ah, quindi sei indietro anche te con lui ;)

      grazie della citazione!

      Elimina
    2. Io sono uno a vedere film, loro sono un milione a girarli!

      direbbe Massimo Troisi :)

      Elimina
  4. Niente male. Condivido i difetti che hai elencato,e i pregi. Tutto esattamente evidente. Tuttavia la spettacolarità della regia incolla allo schermo un qualsiasi Cinefilo. Ho trovato però la "sfida" finale tra Isaac e Dafoe l'unica scappatoia che un giocatore come lui potesse scegliere,al posto di un banalissimo proiettile in mezzo al bulbo oculare.

    Avendo approfondito la filmografia di Schrader,anche se non fino in fondo,mi sento di consigliarti il conosciuto American Gigolò,ma forse di più il suo esordio alla regia Tuta Blu,per poi passare dal suo secondo film Hardcore,che in qualche modo anticipa 8mm....
    Non mi dispiacque nemmeno First reformed,mentre ancora ho da vedere Affliction :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. sì sì, vero, quel finale apparentemente così strano e poco realistico è perfettamente coerente se non con il personaggio principale (anche con quello) sicuramente con la metafora del film

      ho visto gli ultimi due, piaciuti tutti e due un sacco anche se nessuno dei 3 film di Schrader mi è rimasto veramente nel cuore alla fine ;)

      Elimina
    2. Allora rinnovo il consiglio su TUTA BLU:nei suoi anni, è a mio avviso un esordio fatto bene,forse anche troppo bene,sebbene non gridi al capolavoro (presente Harvey Keitel)

      Elimina
    3. ti giuro era la prima volta che lo sentivo ;)

      Elimina

due cose

1 puoi dire quello che vuoi, anche offendere

2 metti la spunta qui sotto su "inviami notifiche", almeno non stai a controllare ogni volta se ci sono state risposte

3 ciao