17.8.09

Recensione: "Ghost in the Shell"



Quello del cartone d' autore, è un vero e proprio campo minato, specie quello giapponese.Perchè ? Per il fatto che ha così tanti appassionati ed "esperti" che quando qualcuno fuori da questa cerchia si avventura in commenti o recensioni rischia come minimo di farsi dare dell' incompetente. Mettiamo dunque le cose in chiaro: io non conosco il manga di Ghost in the shell e di conseguenza nè le vicende nè le tematiche e il modo in cui sono state affrontate nel fumetto. Io ho visto il film. Ebbene, siccome mi era stato presentato come una delle massime opere d'animazione di sempre, non posso dire di aver avuto questa sensazione. Il livello del disegno è massimo; la tratteggiatura, il carattere dei personaggi principali molto forte, i temi affrontati (c'è anima, spirito, ghost nella robotica?) attuali e non banali ma... il film è di una difficoltà eccessiva, con una trama, almeno per me, molto confusa in cui si mischiano troppi funzionari, troppe associazioni, discorsi troppo tecnici o intellettuali, troppe "informazioni" di cui 5 secondi dopo non ricordi nulla. 

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Il film, forse volutamente, è molto freddo, quasi privo di sentimenti; rifacendosi al titolo, possiamo dire che è come se all' interno del suo guscio, della sua corazza, ha un'anima troppo debole, algida, incapace di emozionare. Eccessivi inoltre mi sono sembrati gli indugi sulla nudità della protagonista, il cyborg con anima umana Kusanagi, ma si sa, questa è una vera fissazione dei Jap. Ho quasi la certezza che tutti questi piccoli difetti siano dovuti, come ho spiegato all'inizio, alla mia non conoscenza di tutto quello che precede il film. Rimane un' opera visionaria di ottimo livello, una pellicola che per ambientazioni, personaggi, tematiche ha tutto per essere diventato quello che è diventato: un cult assoluto. 



( voto 7 )

13.8.09

Recensione: "The Signal" (2007)


Questa recensione viene casualmente dopo quella del Mai Nato, niente di meglio per mettere a confronto questi 2 film. The Signal è il classico esempio di come si possa fare un buon film di genere con pochissimi mezzi e qualche idea; Il Mai Nato, all'opposto, dimostra come sprecare milioni di dollari per voler mettere troppa "roba" all'interno.
Mentre è impossibile definire la trama di quest'ultimo, ci vogliono 2 righe per trattegiare quella di The Signal. In una città chiamata Terminus inizia a sprigionarsi attraverso la tecnologia (tv, cellulari, radio) un segnale che se visto o udito, a seconda dei casi, troppo a lungo, induce le persone ad uccidere. Punto e basta. La cosa straordinaria, e secondo me punto di merito del film, è che, come nei migliori libri dell' immenso Saramago, ci troviamo fin dall' inizio in una situazione assurda di cui non sappiamo il perchè, nè lo sapremo poi, ma il tutto ci sembra quasi naturale, non forzato. Chi ha oltre 30 anni come me, e ama questo genere, non può non vedere in The Signal un richiamo al magnifico film Videodrome: il segnale televisivo che porta alla pazzia. Oppure di un altro capolavoro come Il seme della follia dove erano invece i libri a scatenare la violenza omicida. Attenzione, non parliamo di plagi alla Mai Nato, ma di semplici richiami.

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Questo film è stato girato in 3 parti chiaramente distinte da 3 registi differenti. Mentre il segmento iniziale e quello finale sono accomunabili, quello centrale si discosta in maniera drastica dagli altri 2. Sembra infatti un vero e proprio teatro dell' assurdo dove in una sola unità di luogo (una villetta) avvengono omicidi accompagnati da battute, comportamenti quasi irreali, continui scambi di persone, un continuo alternarsi tra comico, grottesco e splatter. E se è vero che è proprio grazie a questa sezione che il film potrebbe diventare un cult, è anche vero allo stesso tempo che mi sembra troppo slegata e "diversa" dal resto del film facendogli perdere del tutto omogeneità. Altro errorone errorino per dirla alla Ned Flanders, è il fatto che se un'intera città diventa soltanto divisa tra killer e vittime, com'è possibile che vediamo poche decine di corpi e solo 3,4 assassini? Dove sono finite le altre migliaia di persone?Rimane comunque un film godibile dai fan, non scontato, con più di una scena memorabile e un'atmosfera surreale e allucinata niente male.

( voto 6,5 )

29.7.09

Recensione: "IL Mai Nato"


L'horror è un genere che amo moltissimo ma è più una questione di quantità, nel senso che cerco di vederli tutti, che di qualità dato che ne salvo, se va bene, 2 su 10.
Il Mai Nato è un concentrato di tutti i pregi (pochi) e difetti (parecchi di più) dell' horror contemporaneo. Rimane comunque vedibile e sopra la media generale del genere (che si attesta sul 4,5).
Tra i pregi c'è senz'altro l' atmosfera, almeno per gran parte del film, e alcune immagini sono senz'altro potenti e suggestive (vedi l cane iniziale). Insomma, chi non ha il callo degli horror ha più di una scena per farsela sotto... . Inoltre veramente bellissima la protagonista, Odette Yustman che, cosa ancor più importante, ci dà l'idea di saper anche recitare. Che il film basi molto su di lei e sul suo fisico ce lo suggerisce la locandina stessa...

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I difetti, come detto, sono quelli del 90% delle pellicole del genere. Trama assurda con,a parer mio, buchi di sceneggiatura molto frequenti ( il comportamento del demone cambia ogni volta, il mai nato del titolo alla fine non c'entra nulla dato che l'entità è nata da un bambino morto e non da un non nato, la faccenda degli occhi che cambiano colore spiegata malissimo e non conclusa ecc...); comportamento dei protagonisti contro ogni logica; situazioni al limite del grottesco come quando lei ,tra tutte le pagine del manoscritto sparpagliate per terra, trova vicino a sè l'unica che le servisse; finale lungo e deludente, con la scena dell' esorcismo che va avanti 20 minuti malgrado sia la più debole del film; sottofinale ancora peggio (che ci frega se aspetta 2 gemelli se tanto ha sconfitto il demone? ); scopiazzature evidentissime e quasi da plagio come la videocassetta alla The Ring, la camminata con testa girata de L'Esorcista, il bambino identico a The Omen, il problema agli occhi e relativi fantasmi di The Eye e in genere del cinema orientale, gli specchi e la loro distruzione di Riflessi di paura (a sua volta remake di un giapponese) e mi fermo qui.
Un disastro? No, anzi, da vedere per chi ama il genere.

( voto 5)

22.7.09

Recensione: "Franklyn"


Non legga chi ha intenzione di vederlo. Recensione molto molto difficile. Allora, quello che è sicuro è che il regista(anche sceneggiatore del film) dimostra alla sua opera prima tecnica, talento e visionarietà. La darkissima Città di Mezzo del film (una sorta di realtà parallela di Londra) è esteticamente notevole e il senso dell'inquadratura molto forte. Il film però cos'è? La trama è impossibile da spiegare in poche righe se non limitandosi a dire che segue le vicende di 4 personaggi, 3 nella Londra normale e 1 nella Città di Mezzo, che in qualche modo collimano nel finale. La Città di Mezzo non è reale (come si intuisce da subito) ma è la proiezione mentale di un ragazzo che in realtà vive insieme agli altri 3 nella vera Londra ed è fortemente legato ad uno di loro (non vi dico tutto). Chi sono gli altri 3? Una ragazza con tendenze suicide, un padre che cerca suo figlio e un ragazzo che insegue l'amore d'infanzia. Il film aveva un potenziale enorme oltre alla bellezza estetica. Durante tutto il suo svolgimento ci fa pensare, arrovellare il cervello su chi sia quello, chi quell'altro, come siano legati, cosa c'entri la città Fantasy e le sue vicende con le altre reali che accadono a Londra. 



Alcuni nodi, come quest'ultimo, vengono al pettine, altri no, o comunque non nel modo geniale che il film lasciava supporre. E' questo senso di irrisolto, di leggera faciloneria finale che mi ha lasciato perplesso, con la sensazione, devastante nel cinema, che il regista ne sappia troppo più di me (non come Inland Empire di Lynch...). Forse Franklyn, se sono riuscito a trovarvi una chiave di lettura, è un film sul superamento del dolore. Tutti i personaggi infatti hanno avuto un trauma infantile e cercano di superarlo; la ragazza probabilmente abusata dal padre da piccola vive una vita fatta di tentativi di suicidio; il ragazzo in cerca dell'amore d'infanzia ha perso il padre e da quel giorno vede una bambina immaginaria; il figlio ricercato dal padre ha perso la sua sorellina di 6 anni e si è creato un mondo tutto suo... (mi fermo). Padri, figli, padri, figli, probabilmente il film ha un forte ascendente psicanalitico difficile da cogliere. Rimane un Thriller fantascientifico (e psicologico al contempo) molto lento da seguire e molto difficile da capire, insomma, quelli che piacciono a me. Va visto assolutamente una seconda volta e quella sancirà l'odio finale per non averlo capito appieno, o l'amore assoluto per un film che ha tutto, fuorchè l'esser banale.


( voto 6,5 )

7.7.09

Recensione: "Gran Torino"



Il miglior regista vivente, semplicemente. Malgrado non debba dimostrare altro (è 30 anni che potrebbe campare di rendita), questo mostro cinematografico ci tira fuori un capolavoro all'anno. Non ha bisogno di Kolossal, di effetti, di grandi storie, di angeli o di demoni, tutt'altro, lui narra le piccole storie quotidiane (Mystic River, Million Dollar Baby, Changeling, Gran Torino) che, nelle sue mani, e spesso con la sua faccia, diventano indimenticabili. Che dire di quest'ultimo? Un vecchio, reduce della guerra in Korea, con le mani e la coscienza grondanti sangue, vede il proprio quartiere invaso da orientali (contrappasso). L'odio per i "musi gialli" non l'ha mai abbandonato ma ben presto si accorgerà di avere più cose da spartire con questi mangiariso, che "con quei depravati della mia famiglia". E si prenderà cura di un ragazzo Hmong suo vicino di casa. Fino a ... .




Film magnifico, senza un dialogo o parola fuori posto, a volte di effetto quasi comico per la serie di insulti che il protagonista fa a chiunque abbia a che fare con lui. Parla della vita, della morte, del senso di colpa e della conseguente possibile catarsi, dell' immigrazione e della convivenza, della violenza e dell'odio, della malattia e della mancanza di affetti. Nessun popolo è peggiore di un altro, nessun ceppo, nessuna comunità. Sono gli uomini, presi uno ad uno, a vivere a loro piacimento nel nome del bene o del male. Se Kowalski (il protagonista) è cambiato, se un uomo che ha portato avanti 60 anni propri (pre)concetti li ha visti prima mettere in crisi, e poi stravolgere in pochi giorni, allora tutti possono cambiare. E la medaglia al valore, lorda del sangue coreano, diviene in una delle immagini finali, la medaglia della riconciliazione, la medaglia della pace. Ed è una medaglia che tutti noi, alla fine del film, vorremmo prendere dal petto di Thao e mettere in quello di Eastwood. Non di Kowalski, di Eastwood. E' la medaglia al valore non di un militare che ha ucciso, ma di un cineasta che continua a farci sognare.


( voto 9 )

3.7.09

Il Soggetto Cinematografico

Il cinema (quasi tutto...) è un' arte. Il film, di conseguenza, è un'opera d'arte. Paradossalmente il cinema è una miscellanea d'arti; scrittura, musica, fotografia, a volte pittura, recitazione, scenografia ( scultura e architettura in piccolo) sono tutte abilità che quasi sempre entrano in un film. Di tutte queste, soltanto una non appare, rimane dietro le quinte, ma alla fine è quella che comprende tutte le altre, LA SCRITTURA. Come tutte le opere d'arte un film parte da un'idea. Questa può essere completamente ORIGINALE oppure una derivazione di qualcosa di già esistente come un LIBRO o un TESTO TEATRALE. Il primo passo nella scrittura di un film, il primo atto pratico, le prime parole vergate su foglio, sono chiamate SOGGETTO. In base a quanto detto sopra quindi potrà essere originale o derivato, distinzione che ci porteremo fino alla sceneggiatura (avete notato infatti come agli Oscar ce ne siano 2 , originale o adattata?) Praticamente nel soggetto si spiega a grandi linee, a volte in poche righe, qual è l'idea del film. Ovvio che già si delineerà il GENERE e di conseguenza il TARGET del film, quale sarà cioè il pubblico ideale che dovrà soddisfare. Se scrivo che vorrei narrare le gesta di un serial killer che uccide le proprie vittime narcotizzandole e tagliandole a pezzi (mostro di Milwaukee) sappiamo già che si tratterà di un thriller. Se in più ad esempio aggiungiamo che il killer agisce sotto il potere del fantasma della sorella sarà un horror (distinzione interessante che affronteremo). Insomma nel soggetto daremo l'idea del film, i probabili fatti principali, il protagonista e forse qualcuno dei coprotagonisti. Questo già basta per capire se è una buona idea. Purtroppo, anche lo fosse, non rappresenta neanche l'1% del lavoro che ci aspetta...

30.6.09

Recensione: "La Zona"




A volte ci capitano epifanie inaspettate, apparizioni quasi divine che non abbiamo atteso o ricercato ma per caso o per fortuna ci si manifestano davanti. La mia epifania non è stato il film La Zona, ma un cliente della videoteca.
"Cercati La Zona di Rodrigo Plà da mettere in noleggio. E' molto bello"
"Va bene, grazie, ti faccio sapere".
Tre giorni dopo l'ho trovato, l'ho visto, l'ho amato (e l'ho inserito in noleggio of course).

Cos'è La Zona del titolo? E' un quartiere di spocchiosi ricconi di Città del Messico protetto e diviso dal resto della città ( i "poracci") da un muro di cinta con tanto di filo spinato e telecamere. Tre ragazzi sbandati, approfittando di un incidente al muro, riescono ad entrare. Provano a rapinare una ricca anziana. Bollettino finale: 4 morti, l'anziana, 2 dei ragazzi e una guardia giurata. Manca uno dei ragazzi all'appello però. E' sicuramente rimasto nella Zona, non può scappare. La polizia di fuori dalla Zona, quella ufficiale, vuole indagare, i ricconi di dentro, invece, cercarlo per una vendetta privata. Intanto il (presunto) delinquente si è nascosto nella cantina di Alejandro, ricchissimo figlio proprio del comandante della sicurezza della Zona... . 


Grande trama, avvincente, ma questo è solo un aspetto. La bellezza del film, oltre a una sceneggiatura perfetta in cui ogni piccolo elemento - una scarpa, una telecamerina, un numero di telefono in un braccio - da insignificante diventa decisivo, e ad una recitazione più che all'altezza, sta nell'atmosfera, nel messaggio, nel significato.
Chi sono le vittime? Chi sono i colpevoli? E' "giusto" avere il diritto di vivere in una casta scelta?
A mio parere La Zona ci dà l'impressione di essere quasi una miniatura di un regima dittatoriale, dove ogni diverso non viene accettato, dove ci sono regole ferree, ruoli e organizzazione perfetta, e dove ogni errore o crimine di guerra va occultato agli occhi del resto del mondo. I residenti non solo buttano nella spazzatura i corpi dei 2 delinquenti uccisi per evitare le indagini della polizia ufficiale, ma anche quelli dell'anziana e della guardia, due loro "amici" e simili, per poter affermare che non è successo assolutamente NIENTE.
Intanto però cercano il rifugiato per una giustizia sommaria...Solo Alejandro sembra capire che quel ragazzo non ha fatto niente, che è entrato quasi per sbaglio, che è, semplicemente, nè più nè meno che come lui, un ragazzino che, però, a differenza sua, non possiede niente. Proprio per questo scarnificando fino all'osso le due sceneggiature La Zona mi sembra paragonabile al Bambino col pigiama a righe. L'amicizia di due coetanei in un luogo, La Zona o il Lager, dove questa non è permessa. Ragazzi o bambini uguali in tutto e per tutto, divisi contronatura dalle leggi dell' Uomo. Grande opera, grande film, lezione di cinema, lezione di vita.

( voto 8,5 )


29.6.09

La Livella

Chiunque di noi nasce, chiunque di noi cresce, chiunque di noi mangia e beve, chiunque di noi dorme, chiunque di noi, alla fine, leva le tende. Che sia ricco, povero, bello, brutto, intelligente, stupido, gentile o stronzo chiunque di noi ha 2 punti nella propria vita che si uniscono, quello di inizio e quello di fine e in mezzo degli obblighi  - il mangiare, il bere, il dormire - che fanno sì che questa linea sia più lunga e diritta possibile.
Quasi tutto il resto è personale, peculiare, gusto o disgusto, il colore della linea. Non tutti vanno in deltaplano o parlano cinese, non tutti scrivono nei blog o sanno nuotare, non tutti bestemmiano o suonano il sax, ma tutti, TUTTI hanno sentito (o sentirebbero) una canzone nella loro vita e tutti hanno visto (o vedrebbero) un film nella loro vita.
Ecco, soltanto cinema e musica, oltre alle cose vitali, sono le uniche livelle che conosco, gli unici ambiti dove tutti alla fine ci ritroviamo e dove tutti in un modo o nell'altro partiamo alla pari. Questo blog nasce appunto con la consapevolezza che il cinema è il solo argomento, con la musica, dove ognuno di noi può trovare, in un mare di cose, uno scoglio di interesse. E nasce anche per chi, come me, non pensa che il cinema sia lo scoglio, ma il mare stesso.
Ci saranno recensioni, consigli, cazzeggi, notizie. Ci sarà, unico, indispensabile protagonista, il cinema.