28.2.19

Oltre l'Immagine, viaggio nel significato nascosto dei film ( 5 ) Enemy - di Edoardo Romanella

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Quinto appuntamento con la rubrica in cui Edoardo fornisce spiegazioni/approfondimenti sui film più criptici e difficili.
E' arrivato il turno dello splendido Enemy, film di cui io toppai completamente la recensione (e il conseguente giudizio) perchè troppo legato al capolavoro da cui è tratto, L'Uomo Duplicato di Saramago.
Non riuscii capire che il grande Villeneuve aveva stravolto il testo (in maniera geniale).
Tant'è, ormai è andata.
Buona lettura 

 Siamo nel 2013 quando il fenomeno Denis Villeneuve realizza quest’opera, tre anni dopo il capolavoro: La Donna che Canta (Incedies).
Possiamo considerarla come una personale trasposizione del libro: L’Uomo Duplicato, di Josè Saramago, e ho scritto “personale” non a caso, perché non è esattamente fedele all’opera letteraria, un’opera immortale sul concetto di identità.
Inizio col dire che mi era stato presentato come qualcosa di indecifrabile, un film del quale non esisteva alcuna spiegazione in rete (in realtà c’è qualcosina, tra tentativi “sparati a caso” ed esegesi abbastanza sensate, ma poco accurate). Dopo averlo visto posso scrivere che: sì, è complicato, ma c’è di peggio.
In ogni caso, premetto che non si può andare a vedere un film weird (perché di weird si tratta) in sala senza la minima consapevolezza del tipo di pellicola. Non è un film per svagarsi, richiede molta attenzione, sia per quanto riguarda i dettagli che i dialoghi. E’ ovvio che se anch’io vedessi un’opera di questo tipo nello stesso modo in cui guardo Fast and Furious non ci capirei una mazza.
Ad ogni modo, scriverò un accenno della trama per chi non lo avesse ancora visto (e prima di continuare a leggere vi consiglio di farlo).
Jake Gyllenhaal interpreta Adam Bell, un professore di storia e filosofia che sta vivendo un periodo di separazione dalla moglie. Un giorno scopre, guardando un film su consiglio di un amico, che un attore è uguale e identico a lui. Da quel momento inizia la ricerca dell’uomo, ma la realtà si rivela più complicata e sconcertante del previsto.

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Veniamo alla spiegazione: già un film che parte con una frase scritta (“Il Caos è ordine non ancora decifrato”) dovrebbe più o meno far capire allo spettatore a cosa sta andando incontro; così come il titolo (Enemy = Nemico) rapportato all’opera letteraria (L’uomo duplicato) dovrebbe dare una mano a intuire l’argomento trattato: lo sdoppiamento di personalità.
La realtà, gli eventi accaduti realmente e in maniera lineare nel tempo, è questa: Adam Bell è un professore di storia, che si diletta anche con il cinema, sognando di diventare un grande attore, ma avendo ottenuto fino a quel momento solo piccole parti in un paio di film, come comparsa.
E’ sposato, ma ha il vizio di andare con altre donne, sia in una specie di night club (un sex club privato) sia con la sua amante, la quale non sa del suo matrimonio.
Una sera al club, durante uno spettacolo, una donna poggia a terra un vassoio d’argento, solleva il coperchio, e dal vassoio esce una tarantola, che verrà schiacciata dalla stessa. Questo episodio turba molto il nostro protagonista, la vista della tarantola spaventata che si ritrae dalla paura subendo quell’ingiustizia lo turba nel profondo (è una delle scene chiave del film, e viene mostrata poco dopo l’inizio).
La moglie intanto scopre questo suo doppio lato perverso, e si separano, rimanendo comunque sposati.

Un giorno la sua amante, durante un rapporto con lui, vede il segno della fede nuziale sul suo dito anulare. Così litigano furiosamente, e lei gli impone di riportarla a casa. Nel tragitto in macchina, litigando ancora, lui sbanda, facendo un clamoroso incidente, ma non muore. Muore soltanto lei, mentre lui resta gravemente ferito (la cicatrice sul lato dell’addome lo testimonia).
L’incidente gli causa dei segni indelebili: anche se guarisce dalle lesioni, è la testa a subire i danni più gravi, le parole della telefonata di sua madre all’inizio del film sono emblematiche (“Sono preoccupata per te”).
Da qui in poi avviene lo sdoppiamento di personalità: una di esse rappresenta il professore di storia (ciò che è), l’altra l’attore (Anthony St. Claire, ciò che vorrebbe essere, ed è inutile che scriva la lampante influenza di Strade Perdute). L’attore è la personalità infedele, con tutti i vizi, il nemico dentro ognuno di noi, a cui il titolo del film fa riferimento.

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Essendo sua moglie incinta, tornano a vivere insieme dopo l’incidente. Quando è con lei, l’uomo incarna la seconda personalità, quella di Anthony.
Quando è all’università invece è Adam, il quale un giorno, parlando con un collega, quest’ultimo esclama: “Indovina un po’ che film ho visto ieri?”.

E’ un punto importante questo: il collega la sera prima ha visto uno dei film in cui il nostro professore aveva recitato come comparsa. Ora però l’uomo è inconsapevole di tutto, e quando è lui stesso a guardare la pellicola non ricorda nulla, rimanendo scioccato nel vedere qualcuno identico a lui (che in realtà è, appunto, lui stesso).
Tutte le sue passioni e i suoi interessi sono confinati nell’altra personalità, gli stessi cibi che gli piacevano continuano a piacergli solo quando incarna Anthony, come ad esempio i mirtilli (altro dialogo emblematico con la madre alla quale dice, nella personalità del professore, che non gli piacciono, e la donna risponde: “Ma certo che ti piacciono, ti sono sempre piaciuti”).
Quando riesce a rintracciare il suo alter ego (poiché quando “incarna” Adam vive, secondo la sua testa, nell’appartamento dove abitava dopo la momentanea separazione dalla moglie, mentre quando “incarna” l’attore vive insieme alla moglie, dal momento che dopo l’incidente sono tornati insieme) lo chiama al telefono, e gli risponde la coniuge, dicendo:”Anthony, sei tu?”, poiché aveva riconosciuto la voce.
Quando rincasa poi, nelle “sembianze” di Anthony, immagina di parlare con se stesso (Adam) al telefono, immagina di “volersi incontrare con l’altro”; così la moglie, volendoci vedere chiaro, va fuori dall’università dove lui insegna. Arrivata sul posto vede suo marito, che non la riconosce e le parla come una sconosciuta, capendo così che l’incidente lo ha segnato irreversibilmente (infatti al ritorno a casa lei gli dice di aver incontrato l’uomo, identico a lui, aggiungendo: “Credo che tu sappia cosa sta succedendo”).
Quando le due personalità si incontrano è lampante che sono la stessa persona, due proiezioni mentali dello stesso individuo, perché hanno entrambi la cicatrice sullo stesso lato dell’addome, non possono essere gemelli siamesi separati alla nascita (come ho letto in un paio di siti), altrimenti uno avrebbe la cicatrice sul lato destro, l’altro sul lato sinistro dell’addome.

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Veniamo infine ai ragni: la donna con il volto da ragno nel suo sogno, il ragno gigante sopra la città, e infine il finale (il vero colpo di classe del film).
Tutto è da ricondursi al danno che l’incidente ha causato nella sua testa, la sua mente è rimasta ancorata a quell’evento orribile: la tarantola inerme calpestata. Lo rivive in continuazione, associandolo anche alle donne (come nel sogno), figure che hanno condizionato la sua vita, fino al finale che svela tutto: sua moglie ha un ultimo rapporto con lui, per poi andarsene definitivamente, dal momento che non è cambiato nei suoi vizi e l’incidente lo ha definitivamente devastato.

Quando a un certo punto lui mette la mano nella tasca del cappotto, trova la chiave che apre la porta del night club privato dove era solito andare. Ora è lucido, sembra ricordare tutto, dice alla moglie che quella sera avrebbe avuto delle cose importanti da fare, ma quando va in camera a salutarla (lei non c’è in realtà) vede una tarantola gigante, che si ritrae spaventata, come la tarantola all’inizio, segno che la sua psiche è definitivamente compromessa.
Il Caos è ordine non ancora decifrato.
Fine della spiegazione.


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Come già scritto, considero questo film un capolavoro, anche se il montaggio non è il massimo: la destrutturazione sembra fatta un po’ a casaccio, con una linea temporale che sbalza qua e là. E credo sia quasi inutile scrivere l’immenso capolavoro a cui si ispira, ovvero Mulholland Drive.
Tuttavia sono situazioni un po’ diverse, perché in questo secondo caso la destrutturazione è caratterizzata da elementi chiarificatori che servono a interpretare il sogno, cosa che in Enemy non avviene, anche perché non siamo in presenza di un sogno.
Inoltre c’è da dire che l’argomento “sdoppiamento di personalità” non è più nuovo dopo Strade Perdute o Fight Club, ma ciò non toglie che possa essere riutilizzato, specialmente se con classe.
La tecnica registica rimane allucinante, è innegabile che Denis Villeneuve sia un fuoriclasse della macchina da presa (con Arrival ha toccato l’apice), e le scene dei ragni valgono da sole il prezzo del biglietto (il solo finale salva tutta l’opera).


Un film potente che però, se fossero mancate le suddette scene dei ragni, forse non sarebbe stato un capolavoro, ma solo l’ennesimo clone di un genere che Bunuel ha inventato e che David Lynch ha definitivamente reso immortale

2 commenti:

due cose

1 puoi dire quello che vuoi, anche offendere

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3 ciao