16.11.10

Recensione: "Carriers"


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Carriers ha lo straordinario coraggio di affrontare l'ormai abusatissimo filone del virus movie (che non chiamerei post-apocalittico) con i toni e i modi di un "semplice" film drammatico, evitando orde di zombie infetti, morti devastanti ed effetti a go-go. Ricorda per certi versi la sobrietà di The Road, ovviamente meno devastante e devastato, anche perchè il film di Hillcoat raccontava le vicende di pochissimi uomini rimasti sulla terra anni dopo la Fine, mentre qua non sono passati anni ma solo pochi mesi dallo sprigionarsi di una terribile pandemia mortale. Si va verso Sud, come in The Road, ma si ha ancora a disposizione l'automobile. Due fratelli cercano di tornare nel loro luogo di villeggiatura d'infanzia, perchè quando ti avvicini alla fine e le speranze sono sempre di meno in un mondo dove"scegliendo di vivere scegliamo una forma di morte più dolorosa", niente è più bello ed umano che ricongiungersi con i propri affetti, rivisitare i luoghi più cari. Il film è maledettamente credibile, ogni personaggio, ogni scelta, ogni situazione, ogni piccolo dettaglio, tutto appare plausibile se non addirittura giusto, caso rarissimo nel cinema. 

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E' uno script ridotto all'osso, quasi intimo (i registi sono anch'essi una coppia di fratelli), magari un pò povero di vicende e antispettacolare, ma ben venga. La coppia padre-figlia malgrado compaia solo 25 minuti, ha quasi la stessa forza di quella di The Road. La scena più forte è senz'altro quella del dottore e dei bambini. Anche qui non mi sembra che si ecceda in retorica e spettacolarizzazione, ma una semplice immagine, il veleno messo nei bicchierini da festa per bambini, vale più di mille agonie e mutazioni.Passeranno i mesi, i sopravvissuti saranno sempre di meno, si arriverà all'empietà, al cannibalismo, ma Carriers ci parla di un mondo che sa che sta per morire, ma, un pochino, crede ancora di farcela. Piccolo grande film che ha avuto, ripeto, il coraggio di togliere anzichè di aggiungere, il coraggio di parlarci di noi, del nostro avvicinamento alla fine. La Morte è senz'altro presente, ma per una volta, si deve accontentare del ruolo di attrice non protagonista. Vada a farsi bella altrove.

( voto 7,5 )

6 commenti:

  1. Beh non avevo alcun dubbio che ti sarebbe piaciuto anche Carriers che io da sempre considero come "l'altra faccia di Zombieland": due intensi viaggi introspettivi nella natura umana in caso di imminenti apocalissi. L'amarezza che suscita il film dei fratelli Pastor è suscitata proprio dal fatto che riesce a rappresentare con realismo il comportamento che gli uomini adotterebbero in situazioni estreme. Bella recensione ;)

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  2. Io, come hai letto, lo abbinerei più a The Road.E' come se il film di Hillcoat possa essere il proseguimento di Carriers. Dopo vengo a vedere se l'hai recensito anche te. Grazie dei complimenti ovviamente.

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  3. The Road mi manca, ma grazie per avermelo ricordato e per il commento lasciato sul mio blog! Buona giornata ;)

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  4. se questo film può richiamare THE ROAD,che per me è qualcosa di speciale, allora, devo cercare di vederlo.

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    1. Me lo ha ricordato per molte cose ma siamo 2,3 livelli sotto per me Giovanni.
      Comunque se sei appassionato del filone è da vedere, senz'altro

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due cose

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3 ciao