30.9.20

Recensione: "Unsane"



Un thriller psicologico di Soderbergh girato tutto con uno smartphone.
E, che dire, nel primo tempo si vola su piani alti, con un soggetto che richiama da morire Kafka (o, forse, ancora di più Buzzati).
La burocrazia che diventa un mostro informe, l'atmosfera che oscilla tra realtà e allucinazione.
Davvero bello.
Poi, però, il film inizia a prendere una forma non più ambigua e diventa un normale thriller, godibile ma niente di più.
peccato.

PRESENTI SPOILER

Davvero strano che se non fosse stato per il Contagion visto sotto lockdown (impossibile non vederlo in quel periodo) la mia frequentazione con Soderbergh si limitasse soltanto a Traffic e ad uno degli Ocean.
Tanto che, mancandomi gli altri 20-25 film che ha diretto, posso difficilmente capire il livello e la cifra di questo regista, visti i soli 4 film che ho visto spalmati in 20 anni, peraltro diversissimi tra loro.



Questo Unsane mi incuriosì sin dall'uscita più che altro per il fatto che, mi pare, fu girato interamente con un I-Phone. Tutto questo potrebbe portare a interessanti considerazioni, specie sulla "facilità" con la quale si può far cinema in questa nostra epoca e come anche con produzioni di bassissimo costo si possano raggiungere risultati pari a quelli del cinema "normale".
Non dico che arriviamo al concetto di "Tutti possono cucinare (girare)", la frase di Gusteau simbolo dello straordinario Ratatouoille, ma poco ci andiamo lontano.
E poi è sempre bello quando registi che raggiunsero l'Empireo in una fase della loro carriera (oltre a Soderbergh penso anche a Shyamalan) ad un certo punto abbiano avuto l'umiltà/necessità/costrizione di ripartire da tecniche cinematografiche così povere.
Shyamalan portò a un risultato per me molto grande, The Visit, Soderbergh per almeno un tempo mi ha fatto volare su quei livelli, per poi planare sensibilmente più in basso.

Unsane è un film che per almeno metà della sua durata ci regala atmosfere magnifiche, kafkiane, anche se so che l'aggettivo è molto abusato.
Non in questo caso però, perchè la nostra protagonista si ritrova in una surreale prigione burocratica e mentale (come tanti dei personaggi di Kafka).
La conosciamo all'inizio come una donna in affari che convive con dei grandissimi demoni, dovuti ad una precedente storia di stalking (sempre se vera).
Proprio per questo andrà a chiedere supporto psicologico, un colloquio, niente di più.
E invece si ritroverà in pochi minuti ricoverata in un'ospedale psichiatrico, senza sapere il perchè (davvero, Il Processo e Il Castello - oltre a numerosi racconti - sono richiamati moltissimo).
A pensarci bene direi che il riferimento più grande potrebbe essere addirittura il nostro Buzzati (che del resto sempre a Kafka viene accostato) e al suo celeberrimo racconto "Sette piani", quello dove un uomo entra in un ospedale per un banale controllo e poi, di lì, non uscirà mai più, senza che capisca mai il perchè di quello che sta accadendo.
Ecco, per almeno mezz'ora il film ha questa splendida atmosfera, resa ancora più insidiosa e interessante dal fatto che noi non riusciamo a capire quanto la storia dello stalking sia vera, se lo stalker sia veramente nell'ospedale dove Sawyer è ricoverata, o se tutto sia una completa follia e allucinazione della nostra ragazza (del resto il titolo e le varie locandine a questo rimandano).
Ecco, questi due elementi, il mostro invisibile della burocrazia e la possibilità che tutto quello che vediamo sia vero o falso mi stava portando a pensare che Unsane fosse veramente una chicca.
Poi, però, e non so assolutamente per quale motivo, il plot si svela subito.
Tutto diventa reale, ma non solo realistico o probabilmente reale, ma indiscutibilmente reale.
Si perde l'atmosfera allucinata e piombiamo in un thrillerino godibile ma che perde del tutto di "autorialità", intendendo con questa parola il saper scrivere, aggiungere cose sotto le righe, creare tematiche interessanti etc...

Anche la clinica nel primo tempo aveva acquisito una sua connotazione molto interessante, quasi fosse un istituto "malato" e indecifrabile. E niente, anche qui arriveremo a una banalizzazione del tutto, a una "spiegazione" di quello che fanno troppo realistica.


Tra l'altro le cose che non funzionano in questa seconda parte sono anche di più. Intanto il killer (inteso come attore) è per me un bamboccione improponibile. L'omicidio del ragazzo di colore è da horror di serie B, le dinamiche sembrano poco realistiche in generale (e non per il motivo di cui sopra, allucinazione o no, ma poco realistiche pur diventando realistico), lo scontro "finale" tra lo stalker e la ragazza ha pochissima tensione, lei poi che fugge dalla clinica e invece di scappare a gambe levate si mette dietro il silos appena fuori dalla porta mamma mia...
Tra l'altro non ho capito se quello che alla fine vediamo nel portabagagli è il corpo della madre. Beh, in quel caso non riesco veramente a capire, non l'aveva trovato e preso la polizia?
Ho apprezzato invece molto la figura della madre perchè anche nel primo ottimo tempo quella figura che faceva o diceva cose così sensate faceva da contraltare a quella sensazione che tutto in realtà non fosse reale e a tutti quei comportamenti apparentemente senza senso.
Per il resto mi è piaciuta questa regia da smartphone, ovviamente tutta incentrata su piani e campi molto stretti. Ho trovato davvero bravissima lei, Claire Foy, attrice che mi dicevano di talento, talento che confermo.
Un pochino macchietta e personaggio abbastanza insopportabile quello di Juno Temple invece.
Insomma, un discreto thriller che se non si banalizzava poteva veramente essere notevolissimo.

6.5


8 commenti:

  1. Soderbergh è un ottimo regista, talvolta sopra le righe, talvolta più sobrio, ogni tanto sperimenta, altre si adatta, talvolta fa il serio, altre giogioneggia. Diciamo pure che, quando vedi un suo prodotto, puoi aspettarti di tutto, anche che l'unica visuale (anzi l'unico occhio che riprende) sia di un Iphone (un Iphone 7). Questo è il virtuosismo del giorno, ma poi il film c'è, c'è nonostante qualche, poco digeribile, limite di trama.
    Soderbergh sviluppa il tema dello stalkig, ne esaspera qualche aspetto e conclude con qualche scena abbastanza cruda; tale da trasformare un dramma psicologico in un semi horror. Molto brava la protagonista. Tutto sommato un discreto film alla Soderbergh (ovvero poteva essere tutto e il suo contrario)

    VOTO ***

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    1. ah, ecco, allora quando all'inizio dicevo che non so inquadrarlo aveva senso ;)

      credo siamo perfettamente d'accordo anche sul film, molto meglio quando resta dramma psicologico

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  2. Per una volta siamo d'accordo, il voto quello è, non fa il salto ed è un peccato.

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  3. Anche io ho ricominciato ad apprezzare Shyamalan grazie a The Visit e questo Unsane, pure, è stato un buon ricongiungimento con Soderbergh che nel frattempo di cagate ne ha sfornate.

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    1. no, spetta, io Shyamalan sempre adorato dal primo film, lo seguo dall'inizio

      dicevo che ho apprezzato moltissimo coem dopo 3 cacate sia riuscito a ripartire alla grande con un film così piccolo e umile ;)

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  4. Eh, ma dopo tre cagate l'apprezzamento un po' cala...

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    1. certo, ma te hai scritto "ho cominciato ad apprezzarlo...", se avessi scritto "ho cominciato a RIapprezzarlo..." è esattamente come la penso io

      ma non so, da come avevi scritto sembrava che la prima volta che l'hai apprezzato è stata con The Visit

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due cose

1 puoi dire quello che vuoi, anche offendere

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3 ciao