25.4.11

Recensione: "Ember"


Il genere fantasy ha spesso un problema, quello di non riuscire a mantenere il livello delle opere da cui (quasi sempre) è tratto. Non parlo tanto di ambientazioni, mostri ed effetti mal realizzati, quanto dell'impossibilità di far entrare in meno di 2 ore di durata una miriade di personaggi e vicende. Non tutti possono permettersi vari episodi, certo non Ember. Il difetto quindi più grande del film è la disomogenità, la fretta in certi passaggi, la mancanza di informazioni che certamente l'opera letteraria di DuPrau doveva possedere.
Eppure la trama era veramente suggestiva. Il nostro mondo così come lo conosciamo era praticamente agli sgoccioli così dei padri fondatori (chi sono in realtà? boh!) decidono di far proseguire la specie umana costruendo una città nel sottosuolo illuminata soltanto grazie all'elettricità. Si pensa a una durata del "rifugio" di 200 anni, dopodichè il generatore di luce inizierebbe ad aver problemi. Già qua mancano informazioni (Perchè 200 anni? Cosa sperano che sia cambiato nella Terra tra 200 anni? Perchè non 150? Cos'è successo alla Terra di preciso? chi sono gli abitanti di Ember? i discendenti di tutti i sopravvissuti della Terra? Non scherziamo...), informazioni che non sono certo dovute, ma avrebbero reso molto più comprensibili alcune vicende successive. Insomma, dopo 200 anni gli abitanti di Ember avrebbero scoperto dentro una scatola costruita dai Padri Fondatori(apritasi appunto dopo 200 anni) una via d'uscita per tornare al mondo normale. Avrebbero, perchè in realtà la scatola fu persa...




"Fatti non foste per viver come bruti,ma per seguir virtute e canoscenza", l'indimenticabile frase dantesca pronunciata da Ulisse potrebbe essere considerata motore dell'intero film. Due ragazzini infatti (ed anche qui mancano moltissime informazioni, tipo "perchè solo loro due hanno tali pensieri?") sono convinti che fuori ci sia un altro mondo oltre Ember,considerata invece da tutti gli altri abitanti come le colonne d'Ercole della letteratura classica, ossia unico mondo conosciuto, niente al di fuori di essa. E' una situazione simile a The Village ma là la connivenza degli adulti era decisiva, qua veramente tutti (o quasi...) credono che oltre Ember non ci sia niente(come è possibile che non sappiano nulla della vita precedente? la tradizione orale è scomparsa? Anche qua avremmo voluto saperne di più).
Fantasy un pò sui generis, nessuna creatura mostruosa (o meglio una, il talpone, quasi insignificante), nessun Nemico Oscuro (se non un sindaco), niente di epico. Ember è quasi più un cyberpunk che un fantasy. Da rimarcare l'incredibile set (tutto vero, niente CGI, il più grande della storia del cinema secondo alcune fonti) e la prova della giovane attrice, per il resto tutto abbastanza prevedibile e senza sequenze particolari da rimarcare.
Non continuano a mancare errori o mancate spiegazioni come nella scena cult in cui i ragazzini (in fuga da delle guardie) trovano uno strano veicolo costruito anni prima dai propri genitori. 

Sembra la svolta del film, i ragazzi lo usano, percorrono un tunnel, pensiamo che usciranno finalmente da Ember, ma, nella scena successiva, si trovano nella piazza del paese in mezzo a una festa... Nè quindi quel ritrovamento è servito a nulla nè si capisce come siano accostate le 2 scene. O l'importanza che sembra essere data agli insetti giganti, alla fine completamente inutili. Mi fermerei qua, ma potrei andare molto oltre. Salvo comunque il film per la sua originalità di fondo e per la mia solita e incrollabile bontà.

( voto 6 )

6 commenti:

  1. anche questo non mi ha entusiasmato molto. in attesa del tuo voto, per me un film da 6

    grande però la mia preferita saoirse ronan!

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  2. Perfettamente d'accordo in entrambe le opinioni.

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  3. D'accordo anch'io. Un film da 6, non di più. Inizia anche bene, ma poi si perde un po'...

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  4. E' vero che inizia bene, ma in realtà è proprio l'inizio la parte che ha più falle, falle che vengono fuori però solo più avanti.

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  5. essendo cresciuto a pane e saghe fantasy boccio in totale questo film. Non perché sia particolarmente brutto o che, ma per il semplice fatto che sono stufo di opere in cui un genere come questo viene sdoganato come roba per bambini, quando ha avuto autori (Tolkien, come anche Michael Moorcock, Geroge R.R. Martin, Ursula K. Le Guin, Robert Jordan) che l'hanno reso quel potente mezzo espressivo che è ora.

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  6. Caspita, direi che ne mastichi davvero...

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