2.5.17

Scritti da voi (104) Marco Giardino - Sull'Arte e sul Cinema dell'orrore – parte I: Le origini. Appunti d'un brevissimo viaggio, appena un milione di anni o giù di lì, per associazioni più o meno libere, per quanto un'associazione possa essere libera

Risultati immagini per bestie preistoriche

Ormai un annetto fa arrivò nel blog un lettore molto interessante, Marco Giardino.
Intelligente, ironico, colto, altezzoso, snobbetto.
Tutte le discussioni con lui, mie o di altri, furono al tempo stesso molto stimolanti e anche un filo nervose, visto questo suo modo di porsi un tantino arrogantello.
A me piaceva molto.
Gli affidai una rubrica, lui mi mandò questo primo pezzo (molto bello) e io gli scrissi di darmi il titolo della rubrica.
Non l'ho più sentito.
Non arriviamo al caso di Giorgio Neri, il Late Answer's Man, ma certo che è strano pure questo...
A sto punto passato tutto sto tempo io il pezzo lo metto lo stesso.
E, Marco, se ci sei, batti un colpo

Un estratto

"Quando ha avuto origine l'orrore? Bene, penso che si possa ipotizzare che l'orrore abbia avuto origine quando l'uomo ancestrale ha abbinato per la prima volta il pensiero simbolico a ciò che lo spaventava. Mi spiego meglio: l'orrore non è la belva ferina che l'assaliva massacrando i suoi compagni, e dal quale lui riusciva a scappare. Ma i pensieri che lui rivolgeva alla belva ferina. Quando ha cominciato a pensare in termini nevrotici. Quando, distogliendo lo sguardo da una femmina, ha pensato: "La belva potrebbe tornare... cosa succederà allora?". Allora ha avuto origine l'orrore."
---------------------------------------------------------------------------------------------
Inizio dicendo la cosa più importante: questo breve articoletto, con il quale inauguro questa Rubrica (che non sarà una rubrica di recensioni, ma di riflessioni sul Cinema, e sulle altre sei forme d'Arte, a cui il Cinema deve la sua esistenza... e anche un po' sull'esistenza in particolare), si prefigge semplicemente di elencare una serie di considerazioni, e cercare d'esprimerle in una maniera quanto più possibile lineare e comprensibile. Non è un saggio, né una tesi – per cui diversi aspetti non saranno approfonditi quanto meriterebbero - e non pretende, ma questo è scontato, d'affermare cose universalmente condivise.

Dopo “chi sei?” e “che senso ha la tua esistenza?”, una delle domande più ostiche e stordenti in assoluto è “che cos'è l'Arte?”. Inutile dirlo, sono un signor nessuno e non pretendo di avere una risposta. Ma, avendo sempre pensato che l'Arte, al pari della Filosofia, del sesso, e di pochissime altre cose, avesse un ruolo fondamentale nella vita di ogni singolo essere umano, di ogni epoca (e intendo proprio ogni epoca), mi sono spesso interrogato sulla sua natura, e su quale potesse essere la sua più genuina ed intima essenza.
Fondamentalmente, credo che l'Arte abbia avuto origine nei sogni.
Quando dormiamo, quando sogniamo, l'inconscio si libera dei vincoli della veglia, delle poche regole che scegliamo di darci, dalle innumerevoli che ci vengono imposte, e dell'ordine costituito dalle nostre illusioni – prima tra tutte, quella di possedere un'identità -, e ci consente di assaporare una realtà senza dimensioni e senza tempo.
Faccio presente che non sto affermando che la sfera onirica trascenda l'esperienza cosciente (c'è chi pensa chi i sogni non siano unicamente una sorta di “discarica”, usata dalla nostra mente per rielaborare il vissuto, e potrebbe anche essere vero, potrebbe non esserci niente di più, ma rimane il fatto che i rapporto tra conscio ed inconscio, ci consente di interpretare, processare e donare un senso a tutto ciò che viviamo), così come non affermerei il contrario. Credo che, più importante ancora di stabilire esattamente da cosa sia composta una data dimensione, e cosa provochi esattamente una data esperienza, sia vivere l'esperienza in sé; e l'esperienza onirica, molto semplicemente, ci porta in luoghi oscuri. Luoghi da cui possono nascere associazioni ed intuizioni estranee alla vita cosciente, in grado a loro volta d'influenzare, attraverso il pensiero creativo (o trasversale, che dir si voglia), il nostro modo di vedere le cose da lucidi. Un sogno, particolarmente vivido, oppure un sogno lucido particolarmente intenso, al pari di un viaggio allucinogeno, o un'esperienza mistica, possono portarci a mettere in dubbio quel che crediamo di sapere, empiricamente, senza usare la mente, senza filosofeggiare, ed avvicinarci a quello che potremmo definire la "sorgente" della realtà.
Vi siete mai osservati allo specchio senza riuscrire a riconoscervi? Ecco, più o meno sto parlando di questo.
Si può manifestare in mille modi, ma di fatto si tratta di un'esperienza di epifania, piuttosto destabilizzante, che porta ad una serie di altre esperienze simili, in un percorso di continua, e probabilmente infinita, ricerca. Non si tratta di uno sterile, per quanto brillante, ragionamento a mente fredda, costruito a tavolino, si tratta di un'esperienza sciamanica (se volete un esempio di quello di cui sto parlando, uno tra i tanti, fate riferimento alle esperienze di Artaud, che certo in questo era "facilitato" dalla schizofrenia, o di P.K. Dick, autentico sciamano, filosofo e scrittore del XX secolo, che non costruiva le sue storie meccanicamente, sulla base dei gusti del pubblico, ma vi arrivava rimaneggiando le sue ossessioni sulla natura delle percezioni, al punto da auto-convincersi di ricevere messaggi da altre realtà parallele), che, personalmente, ritengo una scintilla indispensabile per fare dell'Arte.
La linearità, vagamente confortante, del quotidiano si disgrega pericolosamente nel sogno. Ed ecco che, allora, immagino uomini primitivi, vissuti migliaia di secoli fa, che attraverso il sogno hanno vissuto le prime esperienze proto-sciamaniche, in grado di influenzare la loro coscienza, di scuoterla nel profondo. E non mi riesce difficile convincermi, pur senza averne le prove, che alcuni dei graffiti, o dei primordiali oggetti scolpiti o intagliati, o delle prime melodie di tamburi (in Lovecraft, il suono arcano del cosmo è un rullio concitato di tamburi), non fossero solamente un'esigenza data dalla tensione verso una colletiva ritualità, o dal voler comunicare con altri esseri umani (per quanto, naturalmente, la volontà di comunicazione, sia fondamentale, e credo lo fosse anche prima dell'invenzione della parola, e del linguaggio stesso!... a proposito, fermatevi un attimo a riflettere sul fatto che oggi, pur avendo un linguaggio relativamente complesso, a disposizione, fraintendiamo più dell'80% di ciò che crediamo di capire attraverso di esso, ed inoltre non siamo in grado di comunicare efficacemente molte dele cose che ci passano per la testa. Il linguaggio è un'elegante trappola, direbbero alcuni. Anche perché spesso va in direzione contraria rispetto all'empatia, e non serve a capire gli altri, ma a giustificare soprusi sugli altri), ma soprattutto una priorità dell'anima, un'impronta vigile ed assoluta d'indicibile sempriterna ricerca di sé(nso).
Sarebbe intellettualmente disonesto non associare questo discorso all'uso di sostanze psicotrope (si sa per certo che già dall'epoca Sumera ne facevamo uso, ma è facile intuire come è probabile che alcuni allucinogeni naturali fossero conosciuti da molto prima), ma evito di prolungarmi su questo, non perché non sia importante, ma perché non arricchirebbe il discorso che sto facendo. Aggiungo solo che Arte, esperienze sciamaniche e droghe sono sempre andati di pari passo, il materialista vedrà la cosa con spirito pragmatico, il mistico in maniera quasi diametralmente opposta, ma ai fini del mio discorso cambia il giusto.
Si parlava dunque, forse in maniera un po' confusa, delle origini... le origini dell'Arte, e del pensiero simbolico, la galassia di cui l'orrore è, se vogliamo, un sotto-insieme.
Immaginiamo, per quanto sia possibile, la vita di un uomo delle caverne, vissuto 150 mila anni prima dell'invenzione della scrittura. Quali erano le sue paure più grandi, ne aveva? Di sicuro sì, ma è più che probabile che non ci rimuginasse sopra più di tanto, come faremmo noi. Il suo approccio era decisamente più simile ad un animale, e in molti sensi è un cosa positiva. Di sicuro non stava a filosofeggiare, ma in compenso era pressoché avulso dal pensiero nevrotico. Non poca cosa (avete presente quelli che meditano un'ora al giorno, con l'incenso e compagnia? Stanno solo provando ad essere meno nevrotici, meno "automi", ed a vivere con più presenza il momento presente... cosa che un gatto fa per sua natura, senza il minimo sforzo). Le sue paure erano certamente iscrivibili in due macrocategorie: i pericoli imminenti (e qui entravano in gioco le automazioni del cervello, che, se ci pensate su un attimo, sono le stesse che ci fanno dannare quando non vi sono pericoli imminenti eppure ci facciamo problemi su tutto, entrando in circoli d'ansia, o peggio. In pratica, percepiamo un pericolo inesistente, e lo simuliamo migliaia di volte, a volte con tale pervicace talento da indurci reazioni piuttosto realistiche... un esempio su tutti, il classico attacco di panico: temiamo così tanto di poter provare una certa sensazione sgradevole, che la stessa finisce, fuor d'ogni logica, per assalirci, che sia un senso di soffocamento, o un forte dolore, o chissà cos'altro), ed i pericoli conosciuti, non imminenti, ma prossimi, o che si pensa si potrebbero realizzare (ad esempio: un terremoto, un'eruzione, o più probabilmente un uragano. Sapendo di cosa si trattava avrebbe potuto interpretare i segni, ed ipotizzare il suo arrivo). Tutto il resto, verosimilmente, era fuori dai suoi pensieri, appartenendo alle sfere del passato o del futuro era altro da lui, e non veniva temuto.
Un uomo moderno, trovandosi, senza preavviso né preparazione, a vivere in Natura, impazzirebbe all'idea di poter incontrare chissà quale strana bestia, magari di quelle che ti entrano silenziosamente sottopelle e depositano le uova, oppure entrerebbe in paranoia nel dubbio d'aver mangiato, due giorni prima, qualche bacca velenosa, o ancora sarebbe preso dallo sconforto, dal senso di solitudine, dal disagio, cercherebbe di stabilire come tornare ad una vita agiata, ed in quanto tempo, passando più tempo a fantasticare e pianificare che non a vivere (che è esattamente quello che facciamo noi, ed il motivo principale per cui abbiamo sempre tanti "problemi", più o meno gravi). L'uomo primitivo, invece, si preccupava, perlopiù, di quello su cui poteva agire. Pensava al fuoco, a raccogliere cibo o cacciare animali, a trovarsi un riparo, ad accoppiarsi, e a pochissime altre cose. (di certo non passava il tempo a fantasticare su altre ere evolutive, come sto facendo io, giusto per sottolineare la differenza tra loro e noi).
Ecco allora che sono arrivato al punto. Quando ha avuto origine l'orrore? Bene, penso che si possa ipotizzare che l'orrore abbia avuto origine quando l'uomo ancestrale ha abbinato per la prima volta il pensiero simbolico a ciò che lo spaventava. Mi spiego meglio: l'orrore non è la belva ferina che l'assaliva massacrando i suoi compagni, e dal quale lui riusciva a scappare. Ma i pensieri che lui rivolgeva alla belva ferina. Quando ha cominciato a pensare in termini nevrotici. Quando, distogliendo lo sguardo da una femmina, ha pensato: "La belva potrebbe tornare... cosa succederà allora?". Allora ha avuto origine l'orrore. Ed il suo circolo vizioso, tra paure irrazionali e trasposizione onirica del vissuto.
Anche il più grande dei misteri, ha cominciato a diventare un problema, ed a inquietare, ad un certo punto dell'evoluzione umana. Per molto, molto tempo, gli ominidi si sono limitati a nascere, esistere, e poi morire, senza che lo scopo ed il significato di tutto ciò fosse per loro particolarmente rilevante. Poi qualcosa è cambiato, lentamente s'è cominciato a riflettere su questo fenomeno, sulla propria caducità, e porsi delle domande. Anche e soprattutto in quelle domande, è insito il senso profondo dell'orrore.
Chiaro che pure i fenomeni che sovrastavano l'uomo evidenziandone l'impotenza, e ne minacciavano l'incolumità fisica, abbiano avuto bisogno d'essere ammantati di un qualche significato; agenti atmosferici particolarmente violenti, fuochi che divampavano apparentemente senza motivo, tsunami o attacchi di predatori, diventarono così un atto compiuto da una non meglio precisata entità, che in seguito, molto più tardi, venne identificata con divinità, o spiriti di vario stampo, oppure segni divini da interpretare.
Avremmo, in questo caso, una sostanziale convergenza, tra nascita dell'orrore e nascita della religione. Inutile dire che la cosa è di per sé molto affascinante.
Le radici dell'orrore sono quindi, come qualsiasi cosa riguardi la natura più intima dello spirito umano, legate a doppio filo con il linguaggio simbolico, e, nei millenni, hanno finito con l'intrecciarsi con quelle della speculazione filosofica, sfociando, attraverso l'immaginazione ed il talento creativo, nell'Arte.
Ecco allora che il Cinema dell'orrore, emanazione diretta della Letteratura gotica, a sua volta figlia, dei racconti trasmessi oralmente, e degli antichi miti, parla sì delle paure irrazionali (e non) dell'Uomo, ma le pone su un piano d'indagine e di ricerca. Possiede quindi una sua profonda dignità, di cui tutti quelli che vi si avvicinano, come spettatori o autori, dovrebbero tenere conto.



16 commenti:

  1. Bellissimo scritto. Tocca questioni molto complesse e lo fa in maniera semplice.
    Faccio fatica a immaginarmi questo Marco Giardino come commentatore snob e un po' saccente. Mi sembra anzi una persona che abbia qualcosa da dire e lo faccia con umiltà.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Lo è.
      L'umiltà che vedi è verso la materia che ama, non verso le persone ;)
      Soffre un pò di sindrome della superiorità, bello, colto e intelligente, sa di esserlo e lo fa pesare

      ma quanto lo stimi lo testimonia che io abbia messo questo suo pezzo dopo un anno in contumacia

      tra l'altro chi è un pò arrogante ma può permetterselo per me da un certo punto di vista è meritorio, non è ipocrita

      è chi è arrogante senza poterselo permettere che diventa insopportabile

      tra l'altro sono molto preoccupato, scomparve da un giorno all'altro e ieri ho ritrovato la mail, gli ho scritto ma nessuna risposta

      su fb non esiste

      speriamo stia bene

      Elimina
    2. Capisco. Comunque mi è venuta la curiosità di leggere i suoi commenti e le discussioni cui ha preso parte. Sotto a quale post posso trovarli (se te ne ricordi qualcuno)?
      Il fatto che sia sparito, boh, magari è stata semplicemente una scelta. Speriamo non gli sia successo nulla di brutto perché di persone intelligenti già ce ne son poche...

      E comunque, al di là di Marco Giardino, leggere il tuo blog è sempre stimolante. Ieri sono morta dalle risate leggendo la sezione dedicata ai personaggi che animavano la tua videoteca. Dovresti scriverci un libro.

      Elimina
    3. Eh, non mi ricordo, dovrei andare sull'editor commenti (ce ne sono 100 per pagina) e scrivere marco giardino con la ricerca google.
      In un quarto d'ora dovrei trovarli calcolando che il periodo, all'incirca, è un annetto fa

      ahah, grazie mille!
      Oh, proprio in tanti mi avete detto di fare un libro con quelle storie, quasi mi convincete ;)

      Elimina
  2. P.S.: scusa, non l'hai descritto come saccente, ma come altezzoso.

    RispondiElimina
  3. A me sembra un'infilata di banalità attorno al binomio "paura-natura" e sua rappresentazione. Ne sentivo la mancanza.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. non potevi mancare te in questo revival con Marco...

      non so perchè ma ero sicuro commentassi ;)

      Elimina
  4. Bho.. se vai sulla foto di Marco vicino ai suoi post e ci clicchi sopra vai sul suo account google+ ha messo dei post recenti quindi è ancora in vita ...se continui vai sul tubo e lo vedi far finta di suonare la chitarra ahaha!!!
    Ciao

    RispondiElimina
    Risposte
    1. eh, non ho capito come lo hai trovato però...

      Tramite google +? io non ce l'ho

      che ne so, dall'immagine profilo piccolina sembrava un bel ragazzo, poi boh

      Elimina
  5. Bello...?
    Mah se lo dici te!!

    RispondiElimina
  6. Sei impedito però!
    Se tu da uno dei post dove lui ha risposto clicchi sull'immagine o sul nome ( puoi provare con la foto della mia scimmietta) entri su una pagina chiamata google + dove puoi lasciare commenti e altre cose strane ...in teoria puoi lasciargli un messaggio ( ma forse ti devi iscrivere..adesso controllo meglio e ti dico .
    Ciao

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Max, ma cosa stai dicendo?
      Ovvio che so che cliccando il nome vedo le informazioni ma come caspita faccio (a meno che non faccio ricerche) e ricordarmi dove ha commentato)

      non so come hai fatto a trovarlo te, questo chiedevo, dove

      Elimina
    2. Ti son proprio rimasti impressi i suoi commenti se non riesci a ricordati un post dove ha commentato!!!
      😆 😀😀😀
      Comunque io l'ho trovato su Drag me to hell .
      Va ben dai non puoi ricordare tutto...

      Elimina
    3. 31 000 commenti ;)

      più fb dove ultimamente ancora di più

      abbinare chi e dove è vermante dura...

      Elimina
  7. Marco Giardino ( VERSONAL2X)

    Se lo digiti sul tubo ti viene lui che suona la chitarra....azzo mi sembra di essere su Chi l'ha visto?
    Magari si è solo rotto di frequentare sto blog😀
    Lascialo in pace no?
    Ciao

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E chi vuole niente? ho solo messo un suo post e gliel'ho comunicato, l'hai stalkerato più te che me ;)

      Elimina

due cose

1 puoi dire quello che vuoi, anche offendere

2 metti la spunta qui sotto su "inviami notifiche", almeno non stai a controllare ogni volta se ci sono state risposte

3 ciao