23.4.18

Recensione: "Ghost Stories" (2018)




Ghost Stories sta avendo un successo incredibile in tutto il mondo.
Non so se sia per la sua prima parte, molto d'atmosfera, una buona ora da horror di fantasmi con più di un'ottima sequenza a dire il vero, ma abbastanza canonica per me.
Oppure se la gente lo apprezzi soprattutto per la sua ultima parte, parte in cui Ghost Stories diventa tutt'altro da quello che era prima.
Beh, io ho amato da morire questo tutt'altro.

presenti spoiler, piccoli prima, giganteschi dopo foto del tunnel

Io son sicuro che la maggior parte della gente avrà amato Ghost Stories soprattutto per la sua prima ora. Una prima ora discreta, valida, sicuramente quella che ha permesso una buona distribuzione in sala. 
Ma per me Ghost Stories è tutto negli ultimi 20 minuti. E' lì che si eleva. E ok, quello che succede non è nemmeno così incredibilmente originale ma ci sono 2,3 finezze di sceneggiatura che mi fanno parlare di un finale veramente grande.
Comincia un pò come "1921 - il mistero di Rookford" (consigliato). Ovvero con uno specialista in demolizione di fenomeni paranormali, uno studioso cioè che smaschera tutti i trucchetti e le truffe di chi si professa sensitivo o testimone di esperienze trascendentali. Se nel film con la bellissima Rebecca Hall però tutto restava "nascosto" (eravamo ad inizio secolo) in Ghost Stories il nostro protagonista smaschera queste truffe in una trasmissione televisiva da lui condotta. Insomma, una specie di Striscia la notizia specializzata solo per rompere i coglioni ai finti sensitivi.
Goodman (il nostro professore, con questo cognome che richiama anche il suo animo e il suo carattere, sempre pacato, sorridente e comprensivo) ha come "mito" un vecchio scienziato di cui da anni si sono perse le tracce. Fatto sta che questo vecchio scienziato (anche lui specializzato nello smascherare truffe trascendentali) lo contatta e gli affida tre casi che lui non è mai riuscito a risolvere.
Goodman accetta il caso, accetta le 3 Ghost Stories.

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Il vero e proprio film può cominciare. E magari troverò dei difetti in questa prima parte, ma sono difetti di uno che ancora non aveva visto il finale. Quindi ne leggerete alcuni di oggettivi, altri, invece, di spiegabili alla luce degli ultimi 20 minuti (ma per non spoilerare non farò capire quali sono di un tipo e quali di un altro)


Il vecchio scienziato è morente, un vecchio decrepito. Abbiamo qui il primo problema. Perchè i 3 casi che affida a Goodman non sono 3 vecchi casi, ovvero di anni addietro quando ancora magari era in forze, ma sono 3 casi di adesso. E lo capiamo specialmente dal secondo, quello del ragazzo, che ha la stessa età degli incartamenti ricevuti da Goodman. Insomma, è praticamente impossibile che il vecchio abbia lavorato a quei casi nei mesi precedenti. Tant'è.
Altro grande problema della prima parte è quello di ritrovarsi dei personaggi veramente stereotipati, come il vecchio custode (che parla SEMPRE da solo), come il prete, come il ragazzino. Sinceramente a livello di scrittura dei personaggi siamo abbastanza indietro (il ragazzino però caspita se è bravo).
Ma entriamo più dentro ai singoli episodi.
Il primo ha momenti veramente veramente splendidi (come la vecchia coi capelli a mocio, come la bimba che lo cinge e gli mette il dito in bocca) ma è davvero poco originale e, in alcuni frangenti, mal raccontato. Oltre al fatto che dicevo prima (il custode parla sempre da solo, lo odio sta cosa negli horror) succedono cose veramente inverosimili. Come lui che trova due volte delle prese di corrente staccate e una tazzina di thè spostata in terra  e niente, dopo un primo "machecazzo" si rimette tranquillamente a fare le sue cose. E poi una volta dato per erto che c'è "qualcuno" se ne va in culonia a cercarlo, lontanissimo.

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Quel custode ha una figlia in coma, lui la chiama la sindrome del chiavistello, perchè ha gli occhi aperti (la stanza ha la luce) ma è praticamente morta (non c'è nessuno dentro).
Il secondo episodio è grandioso in tutta la parte dentro casa del ragazzo (la coppia di genitori ferma davanti al lavabo è la mia best scene del film) ma poi, quando racconta il fatto paranormale diventa tanto tanto soft horror, una specie di unione tra Piccoli Brividi, Creepshow ed Ai Confini della realtà (anche se il riferimento recente più diretto direi che è quello di un episodio dell'ottimo Southbound). 
Intendiamoci, niente di male, anzi ce ne fossero, ma lo spettatore non può non restare un attimo destabilizzato tra il primo episodio (molto serio) e questo.
Lui, il ragazzo, è bravissimo. L'episodio si chiude in maniera affrettata e poco convincente, come del resto era successo col primo. In casa del giovane però lo spettatore aveva visto un quadro inquietantissimo, quello di due ragazzi davanti a una fogna e un terzo incappucciato che li guardava.
E poi c'è la sequenza di Goodman che tornando all'automobile vede un'immagine di sè stesso morente.
Il terzo episodio, nella sua parte di flash back, di racconto dell'evento paranormale è di una pochezza unica. Un uomo sta aspettando notizie dell'imminente parto della moglie. Nel frattempo accadono eventi inspiegabili in casa. Nient'altro. Paradossalmente più strana e interessante la parte nell'oggi, con quella chiacchierata nella radura, il fucile e quel finale.
Quello che lo spettatore non capisce, e che reputa (almeno io l'ho fatto) un gravissimo errore di sceneggiatura è l'assunto per il quale il vecchio scienziato reputasse questi 3 casi come GLI UNICI inspiegabili della sua carriera quando, invece, si tratta semplicemente di 3 puri racconti senza alcuna prova. Un errore madornale. 
(ma, ricordatevi, sto ragionando come ragionavo in quel momento)

Cosa rimane della prima ora di Ghost Stories?
Un buon film di fantasmi, con un mix di ironia tipica delle produzioni inglesi, con delle ottime atmosfere (specie l'edificio abbandonato e la corsa notturna in macchina), discreti jumpscares e un paio di ottimi attori (c'è anche il Freeman di "Fargo).
Eravamo personalmente su una stra-abbondante sufficienza ma niente più.
Poi arrivano gli ultimi 20 minuti.

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Goodman torna dal professore e gli dice la cosa che io speravo gli dicesse "Professore, ma su questi tre casi non c'è nulla da indagare, sono solo 3 deliri di persone malate o suggestionate".
Ottimo, uno degli errori più evidenti della sceneggiatura è quindi un falso errore, se ne è accorto lo stesso Goodman.
Poi accade il delirio.
Da lì in poi non ci sarà un attimo di tregua, per lo spettatore ci sarà un colpo di scena dopo l'altro. E i pezzi si vanno ad incastrare tutti.
Innanzitutto c'è lo splendido flash back. 
Che tra l'altro, per l'ennesima volta, ci regala scene di violenze minorili in un film inglese (non ricordo alcun film inglese, di qualsiasi genere, dove la tematica non è presente).
In un'atmosfera alla It dei Barren avremo 10 minuti davvero buoni, un pochino forzati nelle dinamiche ma che a me son piaciuti tanto, come se non addirittura di più delle scene di fantasmi viste in precedenza.
Freeman, anche se in maniera forse troppo esplicativa e didascalica, inizia a spiegare le cose a Goodman. Tra echi di Rosemary's baby e mood da horror esistenziale (con molti richiami lynchiani, onirici) arriviamo sempre di più verso la soluzione finale.
E alla soluzione finale ci porta il povero ragazzo "Kojak", divenuto ora mostro (bellissimo).
Arriviamo al letto d'ospedale.
Tutto quello che dirò d'ora in avanti è magari scontato ma vorrei veramente dir tutto, perchè non voglio dare assolutamente per scontato che tutti abbiano avuto le mie stesse idee, specie nel finale finale, praticamente l'ultima inquadratura, straordinaria per me.
E' pacifico che tutto quello che abbiamo visto fosse nella mente di Goodman, non ci piove.
Già, ma tutto tutto? ad esempio il prologo con la trasmissione televisiva, anche quello non è reale ?
La risposta è no, non è reale, e la certezza ci sarà proprio grazie all'ultima inquadratura.
Tutto quello che abbiamo visto fino a quel momento è un mix di almeno 4 elementi.
Il primo sono i ricordi di Goodman (ad esempio proprio il prologo con la trasmissione televisiva può essere un semplice ricordo).
Il secondo sono tutti i traumi vissuti in vita (e se di alcuni abbiamo certezza, ad esempio il senso di colpa per non aver salvato quel ragazzo, altri possiamo dedurli. Ad esempio la morte della moglie e il dramma del figlio quasi sicuramente fanno parte della vita di Goodman, traslati in quella del personaggio di Freeman. Non è un caso che il professore abbia tentato di togliersi la vita (per asfissia, la scena che abbiamo visto nell'abitacolo della sua macchina nel bosco), il suicidio era somma di tutto questo.
Il terzo elemento è quello religioso. Goodman è stato cresciuto come un perfetto ebreo ma poi, ad un certo punto, si era allontanato dalla religione per abbracciare le sue teorie positiviste. Ecco che anche qui c'è una specie di senso di colpa e contrappasso. E quindi si crea questa figura del Diavolo che deve punirlo (personificata da Freeman ma vista già in precedenza con il caprone) e di altre metafore religiose.
Il quarto elemento, il più bello per me, è quello che mi fa parlare di Ghost Stories come di un "I Soliti Sospetti" in versione horror. Goodman per creare la sua storia, per alimentare la sua immaginazione (e qui c'è una metafora abbastanza struggente di questo corpo inerme che per continuare a "vivere" usa la propria immaginazione) usa tutti gli elementi che vede e vive nella sua stanza d'ospedale, come accadde con Spacey.
Ce ne sono tantissimi, dal mocio usato dall'inserviente (la vecchia nell'edificio abbandonato) al cellulare guardato dal medico (e immaginate quell'uomo morente quanto avesse potuto odiare questo menefreghismo, non è un caso che nel terzo episodio la cosa del cellulare lo infastidisca moltissimo), dalla radio ai discorsi sull'effetto chiavistello, dalla presenza del ragazzo a -bellissima cosa- quelle dita in bocca che avevamo visto nel primo episodio e con Kojak diventate adesso boccaglio della flebo, davvero emozionante come cosa).
Ma praticamente ogni oggetto presente in quella stanza e ogni frase che viene detta l'avevamo già vista traslata o resa metafora nel film. Uno spettatore in quel momento lucido, però, potrebbe storcere il naso. Cioè, possibile che Goodman abbia usato tutti elementi che vediamo e sentiamo solo adesso, dopo averle sognate? Sembra tutto tremendamente forzato, come se in quella stanza alcune cose si fossero dette già altre volte, fossero routine Funziona magari, ma non tanto. Ci torneremo.

Prima volevo fare altri tre appunti.
Il primo è che il film è leggermente unfair con lo spettatore.
Se infatti nell'ultima parte del sogno-incubo di Goodman c'è la struttura perfetta del sogno, la prima parte è invece troppo strutturata. E la divisione a capitoli con tanto di didascalia un vero affronto -visto il finale- alla nostra intelligenza.
Poi vorrei fare un appunto sulla questione del senso di colpa.
Ieri leggevo un commento interessante ma secondo me sbagliato.
Un utente diceva che non è giusto addossare quel senso di colpa a Goodman. Che alla fine lui era una vittima come l'altro ragazzo, che gli aguzzini erano altri. Tutto verissimo. Ma l'errore madornale è che qui non stiamo parlando di un film dove qualcuno addossa ad altri dei sensi di colpa. E' vero, vediamo Freeman far questo con Goodman. Ma, ragazzi, tutto quello che vediamo è solo e soltanto dentro la testa di Goodman. E che "noi" ci addossiamo sensi di colpa che non dovremmo avere, o ne ingrandiamo altri, è la base di quasi tutte le nostre esistenze.



Ultimo appunto è il fatto che un film che sembra avere la sua anima ne "il paranormale esiste in verità" alla fine con questo finale fa un pò cadere tutto il suo assunto. L'argomento principale non c'entra più nulla, siamo invece dalle parti di un dolorosissimo film in cui una mente cerca disperatamente di sopravvivere a un corpo ormai andato via per sempre.

Ma arriviamo al finale, per me l'emozione più grande del film.
Perchè non solo ci dà finalmente una lettura definitiva, ma anche perchè diventa quasi un'esperienza metacinematografica di grandissima profondità.
L'inserviente mette uno specchietto sopra la testa di Goodman.
L'immagine che vede è una porta (o una finestra, non ricordo) con delle tende.
Appena l'ho vista ho ricordato.
Era la prima inquadratura del film.
E allora tutto torna. E allora tutto questo finale che noi abbiamo visto non era un epilogo, ma un prologo. Tutta la scena dell'ospedale non era DOPO il film, quando Kojak lo riporta indietro, ma prima del film. E allora si spiega come fosse possibile che tutti gli elementi presenti in quella stanza fossero poi dentro il film vero e proprio.
Magnifico, un epilogo che si rivela prologo pur mantenendo tutte le caratteristiche di un epilogo.
Ma parlavo di metacinema, vi dico perchè.
L'ultima immagine vista dall' "uomo" Goodman (e anche da noi), l'ultima immagine che vedremo, è anche il primo fotogramma del film che si è proiettato in testa (per questo vi dicevo che abbiamo la certezza che tutto quello che abbiamo visto, tutto tutto, non è reale).
 Io questa cosa l'ho trovata straordinaria e, non lo nego, mi ha dato un brivido pazzesco.
Goodman, uomo ormai morto, ha una nuova immagine sopra di sè.
Ghost Stories può partire, chapeau

7.5 


22 commenti:

  1. Piacevole visione!
    Sì è ben costruito, durante la visione lancia vari indizi che ti mettono sulla strada.
    Incredibile il ragazzino! Mi sarebbe piaciuto (come attore dico) ancora di più avesse differenziato meglio il -lui nella casa- con il -lui prima dell'incidente-. E concordo con te, la parte nella casa la più riuscita dal punto di vista horror!
    Quella frase del dottore alla fine (inizio) "speriamo solo che faccia bei sogni" auch.

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    1. se lo meritava un commentino sto film :)

      perfettamente d'accordo, in tutto

      compreso nell' auch a quella frase ;)

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  2. Gran bel film con un finale decisamente spettacolare.

    Pellicola più horror di Hereditary ma non per questo meno degna di lode.

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    1. è molto particolare che uno ha il vestito horror ma l'anima solo drammatica, l'altro vestito più drammatico ma anima molto più horror

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  3. Una delle visioni più belle in cui sia incappato quest'anno. Mi piace molto questo genere di film. Mi ha fatto pensare a The others, Una pura formalità, De Pretore Vincenzo (di Eduardo), anche se son opere che apparentemente non hanno nulla (o molto poco) in comune con Ghost Stories.

    A chi è piaciuto questo film, come me, quali altri consigliereste di vedere?

    PS: La presenza di Alex Lawther è stata una piacevole sorpresa, dopo averlo apprezzato nella serie tv The end of f***ing world.

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    1. eh, se ti consiglio altri film che mi hanno richiamato Ghost Stories vorrebbe dire distruggerli quei film, ahah

      davvero, la bellezza di questo tipo di film sta nella rivelazione finale, saperlo prima è un disastro...

      io credo fosse la prima volta che lo vedevo!

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  4. Complimenti, hai fatto una recensione molto approfondita. Secondo me fin troppo: a mio parere il film è dimenticabile, non merita tutta questa attenzione. Non ho nessun appunto da farti però, secondo me, nel complesso il film non regge. Vive di alcuni bei momenti, ma il finale "è tutto nella tua mente" è una cosa già vista mille volte e anche molto meglio (prendi Shutter Island e The ward, ma si potrebbe andare agli albori del cinema). Inoltre la mancanza di organicità e il citazionismo eccessivo e a volte ridicolo (vedi la soggettiva nel bosco alla Sam Raimi nel secondo episodio) mi hanno un po' infastidito.
    Un saluto da un appassionato di horror.

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    1. ti ringrazio

      sì, i difetti che citi ci sono, senza quel finale - per me molto emozionante - sarebbe stato discreto e basta

      attenzione però

      intanto nel fatto che non è che se la faccenda "è tutto nella sua mente" è stata già affrontata 10-20 volte è abusata. Altrimenti qualsiasi idea nel cinema è abusata, alcune migliaia di volte

      bisogna vedere l'uso che se ne fa

      ad esempio, se ci pensi, Shutter Island è un modo completamente diverso di farlo. In Shutter Island tutto quello che vediamo è reale, solo che il protagonista lo percepisce come vita vera e non "finta rappresentazione"

      qui invece tutto quello che vediamo è nella testa di un uomo, perlopiù bloccato a letto, che si crea un mondo solo con pochi oggetti che vede o poche persone che gli parlano

      the ward (che non ho visto) gli è sicuramente più vicino

      ma allora anche Shadow, Allucinazione Perversa e altri

      ecco, però Shutter lo terrei fuori

      grazie ancora

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  5. Film bellissimo e recensione molto accurata. Rivedendo l'inizio del film non solo si vede la finestra nello specchietto e si sente un colpo (l'uccello che va a sbattere contro), ma, prima ancora che inizino le immagini del film, si sente un uomo che respira sempre più affannosamente, praticamente sentiamo da subito il professor Goodman che sta morendo asfissiato in macchina. Nel film si incastra tutto alla perfezione, la sceneggiatura meriterebbe l'oscar.

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    1. ah, bravissimo(a), ottima segnalazione...

      sì, sceneggiatura che alla luce del finale diventa veramente bella, tutto acquista un senso

      anche se ci sono 2,3 cose troppo furbette e che non tornano, didascalie su tutte ;)

      grazie mille

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    2. Va bene "bravissimo" :)

      Si ci sono delle cosette un po' forzate, diciamo che, in alcune scene, si è ceduto ai clichè del genere horror ma sono veramente poche. Poi io son partito dal presupposto di vedere un film tipicamente horror e invece mi ritrovo un finale spiazzante.

      Poi, a dir la verità, le scene tipiche da horror a me hanno messo veramente paura :)

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    3. no no, ma sulle scene troppo horror o un pò clichè nessun problema. Possono piacere o no, gusti

      io mi riferivo al fatto della sceneggiatura "perfetta" e, insomma, purtroppo non lo è, e non è nemmeno onestissima con lo spettatore

      a partire dalle didascalie ci sono 3-4 cose che purtroppo stonano tantissimo con la rivelazione finale

      insomma, degli elementi per tenerci lontani da quella possibile sorpresa che però non stanno nè in cielo nè in terra

      questo è l'unico piccolo o grande difetto oggettivo, poi sul resto se va a gusti ;)

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    4. si è capito che a te le didascalie non piacciono proprio :).
      Però guarda, io mi sono immaginato che lui viva il suo "sogno" come se fosse un film. In effetti, però potrei sbagliarmi, noi non sappiamo nulla del protagonista, sappiamo solo che è un professore ma non sappiamo di cosa. Il suo lavoro di smascheratore del paranormale potrebbe, e io credo che lo sia, far parte solo della sua immaginazione: si è scelto quel ruolo come risposta alle superstizioni e fanatismo religioso della famiglia ma non è detto che quello sia il suo vero lavoro, anzi forse non lo è proprio, visto che il suo ispiratore (Cameron) è anch'esso frutto della sua fantasia. Io trovo una finezza il fatto che Cameron sia in realtà il dottore visto che lo ha sentito nominare (e imitarne la voce) solo da lui, trovo una finezza anche la scena dei genitori del ragazzo di spalle, molto inquietante, perchè lui non ne conosce i volti e noi sognamo solo quello che conosciamo. Lui, sempre nel sogno, immagina di guardare un filmato di Cameron e anche un telegiornale che ne parla quindi può immaginarsi anche le didascalie perchè probabilmete ha una fortissima immaginazione e cerca di spremere tutto il possibile da tutto quello che vede o percepisce per costruirsi il "suo film" in modo da tenersi fuori dalla spaventosa realtà. Però puoi dirmi nello specifico quali sono le cose che stonano e ne parliamo, io ho il difetto che quando un film mi piace faccio fatica a trovargli pecche, anche se ci sono e, al contrario, quando non mi piace, rifiuto tutto, anche le cose che magari erano riuscite, quindi è probabile che delle cose non le ho notate ;).

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    5. ah, io paradossalmente sono anche più buono di te, nel senso che anche nei film che mi non mi piacciono tanto cerco di tirare fuori sempre il meglio

      no, ma concordo con tutto eh, solo che il film per me è troppo furbetto nel cercare di apparire strutturato come un film normale e poi darci quel colpo di scena

      in ogni caso tutte le cose che dici, le finezze, credo anche io lo siano

      diciamo che un filo meno furbo sarebbe stato perfetto

      ma mi è piaicuto tanto lo stesso...

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    6. siamo d'accordo :), non tutti i film del genere (storie che avvengono nella testa delle persone) possono avere la potenza strutturale di Inception :)

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    7. stai attento a nominare Inception che qualcuno che rompe i coglioni anche su quello lo si trova sempre ;)

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  6. Secondo me il respiro iniziale appartiene a Kojak che è dentro il tunnel, anche perchè si vedono i numeri che deve cercare. Bella analisi di Giuseppe, ma i paragoni con "I soliti sospetti" ad esempio, secondo me son del tutto inadeguati per questo filmetto che non è nè horror nè così bello. Parere mio comunque

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    1. ora non ricordo perfettamente il riferimento che fai...

      ma ci tengo a dire che quando io cito altri film lo faccio sempre per ricordare scene, meccanismi, tematiche e mille altre cose, non per paragonarli come valore (a meno che non lo specifico)

      quindi in questo caso secondo me era interessante il paragone per quello che ho scritto, non per altro ;9

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  7. Il peggior film che abbia visto in vita mia: recitato male da pessimi attori, girato male, sconclusionato, a tratti addirittura irritante, effetti speciali da z movie, un aborto cinematografico in piena regola.

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  8. Io, ma penso tu ci sia già arrivato, (il film l'ho finito ora di vederlo) credo che l'inizio e la fine siano uguali per il semplice fatto che è un loop, nella sua condizione comatosa ripete all'infinito la sua "storia" (e viene anche detto da lui stesso, quando Kojal gli mette le dita in bocca dice "perfavore non di nuovo") e questa ripetizione dolorosa credo sia la parte più agghiacciante del film, se ci si pensa bene...

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    1. sai che ora non ricordo se avevo capito (e magari anche scritto) che fosse un loop?

      non cambia sicuramente quello che ricordo e che scrissi (nel senso che la struttura circolare che mi aveva così emozionato resta) ma renderebbe la sua condizione ancora più terribile sì

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