1.5.18

Recensione: "Interruption"

Risultati immagini per INTERRUPTION FILM POSTER

Ancora dalla Grecia un altro film magnifico.
Anzi, stavolta mi spingo a parlare di capolavoro.
Uno spettacolo teatrale viene interrotto da degli uomini armati.
Da quel momento saranno loro, autodefinitisi il Coro, a dirigere lo spettacolo.
Una delle più grandi riflessioni su realtà e finzione che io abbia mai visto.
Un'opera cerebrale, concettuale, colta ma talmente tanto bella e grande da emozionarti
Per favore correte al cinema a vederlo

presenti spoiler grandi dopo ultima immagine, quella della ragazza di spalle

E' buio.
E' tutto sfocato.
Intravediamo una luce, poi un volto.
Piano piano quel volto, anzi, quei volti, vengono messi più a fuoco.
Arrivano ad un corpo nudo, il corpo di un vecchio che di lì a poco dovrà morire.
Comincia così Interruption, straordinario film greco (ancora loro, incredibile) che, per quanto mi riguarda, diventerà un vero e proprio punto di riferimento da adesso in poi.
Comincia con questo buio, con queste luci artificiali, con questo passaggio dal fuori fuoco al fuoco. E, attenzione, questi giochi di luce, questi virtuosismi visivi non ci abbandoneranno più, in un film che in ognuna delle sue componenti, anche quella delle luci, diventa metafora di tante cose.
Gli uomini di cui scrivevo poco sopra sono in realtà attori. Attori teatrali che, in un magnifico teatro di Atene, stanno mettendo in scena l'Orestea, tragedia greca di omicidi famigliari, mogli che uccidono mariti e figli che uccidono madri.
Clitennestra uccide Agamennone, suo marito, colpevole in passato di aver fatto uccidere loro figlia Ifigenia e di aver portato adesso dentro casa Cassandra, una bellissima schiava.
In realtà Clitennestra ha un amante, Egisto, con il quale aveva escogitato il piano.
La scenografia essenziale, il palco del teatro completamente spoglio se non per una specie di casa-cubo illuminata in cui gli attori stanno dentro a recitare.

Risultati immagini per interruption film

Ad un certo punto saltano le luci.
Vediamo le ombre degli attori guardarsi l'un l'altro (e le ombre saranno un'altra componente decisiva nel film). 
Sia noi che gli spettatori del teatro non sappiamo se quello che sta succedendo fa parte dello spettacolo.
Ad un certo punto dal fondo della platea arrivano degli uomini. E' bellissimo il piano sequenza che segue lui, il capo di quegli uomini, arrivare fin sopra il palco, davanti a un microfono.
Il giovane uomo parla agli spettatori.
"Siamo il Coro, d'ora in poi saremo noi la vostra guida per la serata"
Il Coro nel teatro greco è una specie di unico personaggio collettivo, un gruppo di attori che danza insieme, commenta con canti quello che avviene nella scena e a volte interagisce pure con gli attori.
Sì, ma in questo caso questo il Coro ha letteralmente preso in mano lo spettacolo, lo ha interrotto (vedi il titolo) e, d'ora in avanti, sarà lui a decidere le regole.
Tra l'altro, non dimentichiamolo, questi uomini sono armati.
Comincia così Interruption, opera enorme di cinema sperimentale di cui fatico ad intravedere tutta la grandezza.
Ancora una volta un soggetto strepitoso che arriva dalla Grecia, la patria mondiale delle idee cinematografiche da un decennio.
Interruption prende la più grande ricchezza della Grecia, quella del teatro, e da lì tira fuori un film incredibile, che porta a mille riflessioni e che diventa cinema-esperienza, che diventa cinema-esperimento.

Il corifeo (il capo del coro) è un giovane uomo molto magro, dal viso adunco e dagli occhi malati. Scende nella platea e inizia a dirigere il nuovo spettacolo.
Per prima cosa prende una decina di persone dal pubblico e le porta sul palco.
Le intervista, una ad una.
Durante le interviste vengono fuori parole chiave come "armi", "piangere", "mentire".
In solo un quarto d'ora Interruption ha creato un corto circuito incredibile in cui possiamo notare almeno 4 elementi diversi.
Ci sono gli spettatori saliti sul palco, persone ignare di quello che sta accadendo ma che ormai hanno preso il posto degli attori.
Ci sono i membri del Coro, questi terroristi arrivati ad interrompere lo spettacolo e a dirigere tutto.
Ci sono i veri attori dell'Orestea che se ne stanno nella casa-cubo impossibilitati ad uscire.
E poi ci sono gli spettatori del teatro, quelli che per tutto il film, con un'operazione grandiosa, possiamo assimilare a noi, spettatori del film. E vi assicuro che vedere questo film in sala lo esalta come pochi, perchè l'immedesimazione con gli spettatori del teatro è a dir poco incredibile.

Risultati immagini per interruption film

Di queste quattro tipologie di sicuro gli spettatori e le persone mandate sul palco  non sanno quello che sta accadendo.
Gli attori, invece, devono per forza saperlo, se questa interruzione fa parte dello spettacolo era senz'altro nel copione. Vediamo le loro ombre preoccuparsi, guardarsi, non sapere che fare. Ma niente ci vieta di pensare che non stiano recitando. 
Di sicuro gli unici che sanno quello che sta accadendo sono i membri del Coro.
Lo spettatore inizia a farsi delle domande.
E queste domande se le porrà per tutto il film.
Credo di non aver mai visto nel cinema recentissimo una tale rappresentazione del concetto di vero e falso, reale e non reale.
Se già il cinema, di per sè, è il regno della finzione qui vediamo tutto moltiplicato all'inverosimile.
Quello che stiamo vedendo è reale?
Tutto quello che sta accadendo fa parte dello spettacolo oppure no?
Non possiamo trovare conforto da nessuna parte perchè, in realtà, non possiamo fidarci di nessuno. Tutti possono essere attori, ovvero interpreti di falsità, le stesse persone comuni.
La situazione, comunque, si fa sempre più tesa.
Il corifeo decidere di portare l'Orestea ai giorni nostri chiedendo ai nuovi attori, quelli presi dal pubblico, di discutere se cambiarla o no, di decidere insomma se Oreste ai giorni nostri ucciderebbe sua madre Clitennestra.
Ne nasce un dialogo che porterà all'ennesima tematica presente nel film, ovvero la contrapposizione tra Mito e attualità, tra testo classico e pensiero contemporaneo.
Si può superare il Mito? si può modificare?
All'inizio sembra di sì ma poi, e lo stesso film nella sua struttura lo confermerà, vedremo che è impossibile modificare il Mito, il testo, che tutto, pur con mille variazioni deve comunque seguire il suo corso.

"Siamo venuti a vedere Oreste uccidere" fa una spettatrice.

Già, sono venuti per uno spettacolo, l'Orestea, e l'Orestea, in qualche modo si deve rappresentare, almeno nei suoi punti cardine.
L'attore scelto per fare Oreste spara quindi a Clitennestra. Lo sparo sembra vero, l'attrice crolla a terra.
Il corpo viene portato via ma non vediamo una goccia di sangue. Ancora, più che mai, il confine tra vero e falso si fa forte.
Intanto vediamo immagini del teatro completamente deserto, nella hall, nelle salette della security, ovunque. Là dentro non c'è nessuno tranne i "terroristi", gli attori di scena e gli spettatori. Dove sono finiti tutti?
Non ci sono corpi, non vediamo morti, solo un edificio gigantesco e completamente deserto.
La tensione sale.
Arriviamo all'intervallo.
I membri del Coro e gli attori improvvisati vengono fatti sedere ad un banchetto luculliano, nella hall, mentre i veri attori, invece, sono ancora imprigionati nel cubo sopra il palco.
Intorno a loro, intorno al banchetto, assurdo, ci sono in piedi a vedere il pasto tutti gli spettatori del teatro, a confermare che ormai tutto è spettacolo, anche la pausa, e questa interruzione di vera vita che ha preso il posto della rappresentazione è a sua volta rappresentazione.
Incredibile.

Risultati immagini per interruption film

E viene fuori ancora un'altra considerazione, quella del voyeurismo, quella del voler veder tutto, quella di star lì in ogni caso. E a me è venuto in mente il popolo di internet, quello delle fake news, quello che magari sta condividendo qualcosa di assolutamente falso ma più è forte la sensazione che sia falso più c'è voluttà, più c'è piacere, più c'è desiderio a non andarsene via, a "condividere".
Lo spettacolo riprende ma, altra sorpresa, la platea viene lasciata vuota e gli spettatori mandati in galleria.
Lassù, dietro la galleria, c'è anche la sala regia. E anche lì vediamo continuamente muoversi 3,4 ombre. Abbiamo quasi la certezza che siano compari degli uomini del Coro perchè sono loro a manovrare le luci del teatro a loro piacimento.
Mi fermo un attimo.
Perchè c'è da parlare anche del film, al di fuori della sua incredibile e straordinaria trama.
Interruption è opera prima (e non ci si crede) di un regista 32enne (e non ci si crede).
C'è talmente tanta cultura, classe, consapevolezza e misura nell'uso del mezzo in Zois (il regista) che, davvero, si resta a bocca aperta.
Gli attori sono perfetti, su tutti il ragazzo che interpreta il capo del Coro, una figura quasi spettrale ma al tempo stesso molto malinconica.
Per restare in tema direi  figura assolutamente tragica.
C'è un uso delle luci pazzesco e quell'inquadratura in campo e contro-campo di lui al microfono davvero bellissima. E, attenzione, anche questo campo e contro-campo da significante diventa anch'esso significato, perchè ci mostra due prospettive completamente diverse, quelle dello spettatore verso il palco e quelle di chi sta nel palco stesso e guarda in platea.
Illuminata una, completamente al buio l'altra, in una nuova metafora di verità e menzogna, buio e luce, realtà manifesta e realtà oscurata.
In ogni componente, di plot, di luci, di azioni e di ruoli abbiamo questa duplicità, questa impossibilità di vedersi formare un netto grigio tra i neri e i bianchi.

La tensione sale sempre di più, l'attore che interpreta Oreste se ne va via, completamente devastato per essere entrato troppo in parte e in preda a sensi di colpa per (non) aver ucciso (l'attrice che interpreta) Clitennestra.
In questo, Interruption mi ha ricordato moltissimo The Experiment, ovvero in questo gioco di ruolo che piano piano diventa sempre qualcosa di più grande e pericoloso, diversissimo dall'assunto iniziale.
Noi lo seguiamo uscire, attraverso l'enormità silente del teatro.
Vedremo una scena simile, sempre di accompagnamento in piano sequenza, quando uno spettatore se ne andrà al bagno.
Questo è l'unico momento (o comunque il più importante) in cui noi spettatori del film vediamo qualcosa che gli spettatori in sala non vedono. E nella figura di questo spettatore che placidamente se ne va al bagno mentre intorno a lui vede scene quasi da attacco terroristico, è in questa figura che comprendiamo quello che abbiamo pensato fino a quel momento, ossia che gli spettatori sono marionette che prendono per buono tutto, credono a tutto, diremmo spettatori (cinematografici) che annullano la sospensione della credulità.
Altra metafora, quella di un pubblico che puoi comandare e indirizzare a tuo piacimento, quello di un popolo bue che o per mancanza di raziocinio, o per voyeurismo, o per una sorta di ipnosi (e il buon cinema e il buon teatro a questo mirano) se ne sta là, inerme, a seguire lo spettacolo e a rispondere agli ordini.
Ma che meraviglia questa idea di aver portato la paura maggiore dei nostri anni, quella del terrorismo, in un contesto del genere, in cui ogni azione può esser letta come "da copione".
Intanto nel palco la situazione è sempre più tesa. Ci sarà una rissa (io non l'avrei messa), ci saranno attori che vanno via e poi ripresi.

Risultati immagini per interruption film

Poi la scena madre.
Oreste, il "vero" Oreste, l'attore che lo interpretava sin dal principio, dice agli spettatori che lo spettacolo è finito.
Glielo urla più volte.
Questi non sanno che fare ma davanti a tanta insistenza fanno per andar via, dopo un caloroso applauso.
Alla vista di questo il capo del Coro si uccide.
Stavolta siamo sicuri che tutto sia vero.
Ma il pubblico lo prende come ennesimo colpo di scena e, con calma, si rimette a sedere (e adesso potete rileggere il mio discorso sul voyeurismo da tragedia o da falso).
Tutti nel palco non sanno più che fare, i membri del coro sono in lacrime. E allora, altro colpo di genio, viene chiamato il Deus ex machina che, come nel teatro greco, deve risolvere, anche in modo assurdo e non coerente, una situazione o arenata o troppo intrecciata.
Dalla sala regia dietro la galleria vediamo una delle nostre ombre muoversi, aprire la porta, scomparire e poi ricomparire in platea per poi, infine, ritrovarsi nel palco.
E' una ragazza. E le prime frasi che dice più che da Deus ex machina paiono da "sostituto" (ruolo centrale nel teatro), ovvero quell'attore secondario che sostituisce il principale quando questo, per qualsiasi motivo, non può fare lo spettacolo.
Sembra che tutto ricominci da capo, in un eterno ritorno.
E invece no.
Ricordate all'inizio quando vi ho scritto che il Mito, in qualche modo, va sempre rispettato?
E così in questo film incredibile in cui è successo di tutto ci sarà comunque un terzo atto, quello nel quale Oreste, come nella tragedia, verrà assolto.
E allora viene quasi da pensare che quella morte fosse necessaria, che senza quella questo terzo atto, magari, non ci sarebbe mai stato.
Poco male, è il momento, per tutti, di spogliarsi, è il momento della catarsi, è il momento della purificazione.
E mentre la pioggia scendeva mi sono sentito gli occhi lucidi, ma una commozione diversa però, quella intellettuale, quella che nasce dalla consapevolezza che i tuoi occhi e il tuo cervello hanno ricevuto una cosa troppo grande.
Nell'ennesima scena bellissima di luce e buio i membri del Coro se ne vanno col loro morto.
Tutti gli altri, zuppi d'acqua, si rivestono.
Il pubblico è in visibilio, lo spettacolo è veramente finito adesso.
Non il film.
Ci sarà una danza.
"Abbiamo ballato tutta la notte" disse infatti per prima cosa agli spettatori il corifeo, questo ragazzo triste del quale non mi dimenticherò mai più.
E, in questo prologo-epilogo lo vediamo alzarsi con la sua compagna.
"Abbiamo ballato tutta la notte" 

una piccola frase di vita, l'unica forse realmente autentica prima di tutto il resto

prima di un film magnifico
Sipario

9

38 commenti:

  1. Ciao! Dove potrei trovarlo in streaming? Ho cercato ma non ho trovato nemmeno download...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non lo so... :(

      io l'ho visto in sala

      semmai sento se si trova, io non sono un gran ricercatore ma ho amici che trovano tutto (se esiste)

      ;)

      Elimina
    2. Sarebbe magnifico nel caso, grazie mille comunque!

      Elimina
    3. tanto interessa molto anche a me, in futuro vorrei farlo vedere a più persone possibili

      quindi quando ci sarà (ripeto, ora sento, ma credo che ancora non ce ne sia traccia) lo scrivo qua

      te tieni le notifiche ;)

      Elimina
  2. Ho letto solo le prime righe della recensione e mi sono bastate per convincermi che questo film sia spettacolare...
    Me l'ero segnato a suo tempo mentre preparavo la lista dei film in uscita durante l'anno, ma purtroppo è passato in pochissime sale.

    Speriamo sia reperebile in qualche modo: il cinema greco contemporaneo è forse una delle "correnti", se si può definire come tale, che più mi affascina.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Eh, tra l'altro, manco a farlo apposta, il tuo nick viene da un altro grandissimo film che, in qualche modo, potrebbe anche legarsi tantissimo a Interruption

      sono entrambi tremendamente metacinematografici, entrambi parlano anche di "noi" spettatori, entrambi sono incredibili riflessioni sul vero e falso

      no, davvero, incredibile, pur essendo diversissimi sono forse i più assimilabili

      sì, solo 6 sale :(

      è la più grande cinematografia in questo momento, parere personale

      Elimina
    2. Mamma mia: se mi dici così mi viene quasi da prendere un treno e andare in una di quelle 6 sale...
      Davvero Holy Motors PER ME è forse il più grande film insieme a Dogtooth (per me ovvio, perché sono i film che più mi sono entrati dentro, smuovendomi tutto). E se mi dici così penso davvero che questo film possa nuovamente farsi avanti dentro di me, smuovendo qualcosa, qualcosa di grosso, di duro, ma di necessario.

      è davvero un peccato che questo cinema rimanga così troppo di nicchia. è un peccato, perché spesso si sente dire che sia il cinema ad essere in crisi, quasi come se non ci fossero più grandi autori, grandi registi, grandi personaggi capaci ancora di creare quell'esperienza cinematografica dopo tutto ciò che già c'è stato nella storia del cinema. Eppure ci sono... ma nessuno li può vedere anche volendo. E anche solo il concetto di vederli dovrebbe essere associato all'esperienza AL cinema. Perché questi film vanno vissuti (e in ordine di tempo l'ultimo che ho visto che puntava molto sull'esperienza penso sia Victoria).
      Ma forse proprio la riflessione stessa di Holy Motors ci può dire che purtroppo non è solo un'illusione, ma che questo "cambiamento" sia ormai in atto. L'importante è capire che non è il cinema ad essere in crisi, ma la fruizione...

      Elimina
    3. eh, mi nomini Holy Motors (che ovviamente avevo già capito, di quello parlavo sopra) e Dogtooth, due anche tra i miei film preferiti

      quindi direi c'è la conferma o la grande probabilità che anche Interruption per te significhi molto

      quoto tutto

      vado oltre

      per me mai, mai, il cinema è stato così vivo, nemmeno nel suo periodo d'oro. Di certo una volta nella punta dell'iceberg c'erano film più belli (di media) ma i film o erano distribuiti o non esistevano. Adesso invece i film si fanno lo stesso e tra i non distribuiti ci sono centinaia di film bellissimi. A livello quantitativo mai il cinema ha avuto così tante cose belle

      e ti quoto da morire anche sulla questione sala, un film andrebbe visto lì

      e bravissimo, hai citato proprio l'ultimo film-esperienza che ho visto, Victoria

      magari ci faccio una lista di questi film esperienza, per spiegare il concetto

      e bravissimo ancora, proprio Holy Motors ci parla forse di questa morte imposta

      Elimina
    4. Concordo pienamente
      ora si può a tutti gli effetti vedere di tutto. E anche quei contesti come i festival (lo stesso Interruption se non erro è stato presentato a Venezia qualche anno fa) possono diventare sempre più accessibili anche a coloro che non possono fisicamente andarci.
      Senza considerare che, come dici giustamente tu una volta i film, o erano distribuiti o non esistevano. Ora ci sono anche quelle piccole opere di giovani registi che possono forse finalmente trovare un pubblico.

      Forse però tutto questo ha potenziato le possibilità per gli amanti del cinema, ma ha ridotto il numero dei "nuovi". Una volta tutti andavano al cinema, c'erano poche alternative e quindi chiaramente anche molta più gente poteva scoprire una passione, coltivarla e da lì cercare, informarsi.
      ora forse si ha tutto, ma non gli strumenti per scegliere. E spesso questo porta a dei "cinefili mancati". Pensa quanto questo del momento del cinema potrebbe rivoltarne le sorti se solo fosse conosciuto a più gente. Automaticamente anche film come questo Interruption potrebbero arrivare a più pubblico.
      è poi un circolo vizioso: più gente, più sale...

      infatti da questo punto di vista penso sia molto intelligente la strategia di numerosi festival di un certo calibro (Venezia in primis) di iniziare ad accettare anche film più "commerciali" e per commerciali intendo adatti anche al grande pubblico (e quindi non in senso dispregiativo). Perché automaticamente molta più gente magari va a vedere un film con attori/registi famosi ad un festival e poi ne scopre altri poco conosciuti.

      E per inserirmi sulle "buone iniziative" per diffondere il cinema, ti dico che proprio per questo adoro il tuo blog: perché diffonde il buon cinema, non solo nel senso di buoni film, ma del giusto modo di intendere il cinema. Quando almeno io finisco di leggere una tua recensione mi viene come minimo da comprare il bluray del film (dico così perché spesso scelgo di leggere le tue splendide recensioni solo post visione) o comunque di ritornare in sala.

      Sarebbe molto interessante se facessi questa lista di film esperienza, perché in fin dei conti è la cosa più bella che ti può dare il cinema, la sala (e che per questo è totalmente diverso da qualsiasi altra forma d'arte).

      E dato che siamo in tema film-esperienza, come non citare un'altra pieta miliare, cara a me e cara a te (dato che stiamo sempre parlando di nickname non casuali): Synedoche New York.
      Perché tanto quel film è completo e universale, che lo si può usare come metro di giudizio per ogni cosa. E anche in questo contesto forse erroneamente lo posso chiamare in causa: perché forse in questo clima di morte che ci pervade (e che lo stesso Holy Motors ci annunciava) non ci resta che abbandonarci a questa "semplice" esperienza cinematografica, quasi come se fosse quel così tanto doloroso abbraccio alla madre. Perché alla fine questa è la vera esperienza che ci rimane, un'esperienza che finisce certo (e che in realtà dura anche molto meno di una vita), ma che ci può dare tanto nel momento in cui viene vissuta

      Elimina
    5. Sì, adesso fai un film sperando in una distribuzione ma, anche se non la trovi, sai che potrai avere un pubblico (e nessun soldo).
      Non solo, adesso veramente si possono fare film con tante idee e poche lire, una volta era impossibile.
      Questo ha portato tantissimi talenti a far cose, talenti che anni fa sarebbero rimasti ragazzi con sogni e film nel cassetto.

      come dici, però, questo bellissimo sottobosco ha formato una sorta di cinefilia che non conosce la sala. Due categorie opposte, quelli che vedono solo boiate in sala (e ci son sempre stati) e quelli invece che vedono solo bellissimo cinema ma, per mancanza di distribuzione, solo a casa

      poi in questo secondo gruppo purtroppo si formano tanti snobbetti c'è da dire

      poi c'è il discorso che dici te, quello dei cinefili mancati. Ovvero quello di chi non cerca in rete (e di certo non gli se ne può fare una colpa) ma andando in sala può scegliere solo sull'offerta. E, mi spiace dirlo, è quasi impossibile crescere solo con i film in sala. A meno che non hai il postmodernissimo di perugia potrai ogni tanto sì vedere bei film al cinema ma saranno sempre degli unicum che non possono portare a un percorso. Per crescere si è costretti alla rete, l'80% delle cose belle sono lì (ripeto, a meno che non hai cinema incredibili come il nostro).

      oppure un'altra soluzione è quella che dici te, quella dei festival, dove grazie a degli specchietti per allodole alla fine, giocoforza, conoscerai anche altro. Ma stiamo parlando del 1? 2% del pubblico?

      io da 12 anni, tra videoteca e blog, provo a far conoscere alla gente le cose belle, che siano grandi o piccole non cambia. E con emozione devo dire che sono riuscito ad ampliare vedute e gusti di tante tante persone. E' una specie di missione, l'unico motivo per cui scrivo ancora credo. Anche su fb col gruppo che ho creato (il guardaroba) cerco di far vedere alla gente quei film non distribuiti che magari tanti di loro non cercherebbero mai. Insomma, dare una specie di programmazione alternativa, far arrivare la montagna da Maometto se Maometto non va alla montagna.
      E, come dicevamo sopra, in questo modo si formano decine di "nuovi" spettatori di cinema, più completi.
      Questa cosa dovrebbe farla il cinema ma ormai non ci spero più ;)

      grazie mille per i bellissimi complimenti

      sì sì, la farò ;)

      stupende le parole su SNY

      io aggiungo solo quello che mi scrisse un lettore

      "non è un film con una vita dentro, ma una vita con un film dentro"

      e sì, tutte le esperienze vanno vissute, anche quelle del dolore, forse le più importanti di tutte

      e son quelle che ci formano per poi godersi tutto quello che dopo il dolore avremo la fortuna di vivere

      viva il cinema e viva la vita, sempre

      Elimina
  3. Mi ispira come pochi, ma vicino a me nessun cinema lo proietta :(. Sacandaloso che quello che potrebbe potenzialmente essere il film dell’anno non si trovi in ogni cinema, almeno in quello più d’essai. Piuttosto ho visto da poco L’Amant Double di Ozon, forse per me ad ora, è questo il capolavoro dell’anno.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. forse lo penalizza l fatto d essere comunque un film di fine 2015...

      tra l'altro è distribuito da una casa piccolissima, la Tycoon, di cui ho visto un altro splendido film (che mi hanno mandato fortunatamente), Mister Universo

      e quello forse era ancora in meno sale di 6 ;) (come Interruption)

      Ozon è un altro di quelli che dovrei approfondire

      Elimina
  4. Ti prego, Caden, portalo nel Guardaroba questo film
    Non lo si può lasciare così solo nei sogni di noi amanti del cinema...
    è probabilmente il film che in questo momento mi ispira più in assoluto

    RispondiElimina
    Risposte
    1. ti giuro farò di tutto

      ma magari invece sarà tutto facile, uscirà in home video e, di conseguenza, anche facilmente in rete

      se non accade cerco di muovermi o con la casa di distribuzione (che è la Tycoon Film che mi aveva già mandato Mister Universo) o facendolo tradurre da qualcuno se si trova un file in rete

      Elimina
  5. Talmente grande che fatico, ora a caldo ma forse anche poi, a mettere tutte le informazioni, tutti dettagli, tutte le emozioni assieme e legarle tra loro.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. quello che hai scritto, per quanto mi riguarda, basta e avanza ;)

      allora non avevo preso un abbaglio

      Elimina
  6. Ricetta per preparare Interruption:
    • una base di Dogvile e una di Circle (per l’impianto scenico e l’atmosfera)
    • una dose di Dark night e una di Elephant (per il clima di tensione che non fa presagire nulla di buono)
    • un pizzico di In a lonely place (per la somiglianza e inquietudine del protagonista)
    • un tocco di Loro di Sorrentino (per i riferimenti al “popolo pecora”) e di Uno, nessuno e centomila di Pirandello
    • colonna sonora da sci-fi movie
    • qualche lacrima nella pioggia (stile Blade Runner…..anche per me la scena più emozionante del film)
    e 8 e mezzo in abbondanza…ci ho trovato tanto tanto del film di Fellini (per me il più grande metafilm di sempre….il mio numero di visioni della pellicola è superiore a quello del titolo…): dalla commistione tra realtà e finzione (la condizione umana che va in scena con le sue dinamiche e sfaccettature), ai riferimenti onirici fino al ballo finale. E ad un certo punto, come con Mastroianni in 8 1/2 siamo portati a individuare nel protagonista lo stesso Yorgos Zois (tanto è vero che in una delle scene più belle – e pirandelliane- del film chiede “sono Yorgos?”)
    E mi è venuto subito in mente l’elogio che Giovanni Grizzini fece a otto e mezzo che ben si adatta anche ad Interruption: “l'eccezionalità del film sta proprio nella "bella confusione" di errore e verità, di realtà e sogno, di valori stilistici e valori umani, nel totale adeguamento del linguaggio cinematografico di Fellini alle sconnesse immaginazioni di Guido. Come distinguere il regista della realtà da quello della finzione è impossibile, così i difetti di Fellini coincidono con le ombre spirituali di Guido. L'osmosi tra arte e vita è strabiliante!”
    Ci ho visto anche molti riferimenti religiosi: il popolo che deve scegliere se far morire o meno Oreste, l’abbandono del politeismo (“ti hanno abbandonato gli dei dell’Olimpo”), il progressivo distacco dell’uomo da Dio (molti spettatori sono passivi e si spostano dalla platea alla galleria), e la frase “mi chiamo Yorgos…e non credo in Dio”
    Un film che fa riflettere molto….grazie grazie grazie Giusè per averci fatto scoprire questa perla!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. ormai i commenti "a punti" di Stefano sono mitici

      ahah, i tuoi ingredienti della ricetta sono molto interessanti ;)

      vero, somiglia anche al mio "amico" Busignani di A Lonely Place.... (devo dirlo a davide montecchi)

      il 70% del tuo commento è riferito a 8 e mezzo e... squilli di trombe... non l'ho visto!

      quindi ho letto con piacere ma non posso dir nulla

      però, insomma, di quanto fosse metacinematografico lo sapevo ;)

      molto belli i tuoi riferimenti religiosi, mi hanno fatto ripensare a quelli invece politici che ha fatto vittorio iervese, c'è una base abbastanza comune direi...

      eh, ormai era una questione di principio farvelo vedere ;)

      Elimina
  7. ATTENZIONE SPOILER

    gran bel film, si davvero geniale, soprattutto per il fatto che lo spettatore ( noi ma anche quelli in platea) ha un ruolo attivo .. davvero un esperienza, è pazzesco come si crei un vero e proprio corto circuito nel nostro cervello..
    unica piccola ingenuità, a mio avviso, la reazione degli attori appena arriva il Coro o comunque anche nei momenti successivi, non tentano mai di contattare gli spettatori per dire che il tutto non fa parte dello spettacolo , ok erano minacciati ma sembra una reazione un po’ surreale , e di occasioni per farlo ce ne sono varie

    RispondiElimina
    Risposte
    1. il tuo appunto è sensato, certo

      ma però io non sono d'accordo davide

      sia perchè questo film non può essere interpretato razionalmente (nel senso che se andiamo a vedere i comportamenti "strani" ce ne sono una decina) sia perchè in questa maniera quella sensazione di "è tutto vero o è spettacolo nello spettacolo?" si fa più forte

      (io ce l'ho avuta fino alla fine)

      e poi, come dici, le armi...

      cioè, prendersi una pistolettata per fare l'eroe da "non sono attori!" anche no ;)

      Elimina
  8. ATTENZIONE SPOILER

    Visto ieri sera, che dire piuttosto ostico ma interessante, tanto che ancora non so collocarlo o che voto dargli.

    Ma nel finale mi è giunto un dubbio ma nella sala da ballo sono tutti ciechi (visto come si muovono) a parte loro due?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. ma davvero?

      no, mi sono accorto tipo zero

      ora m'hai messo curiosità :)

      Elimina
  9. Ciao caro, rieccomi dopo molto tempo in questo tuo bellissimo spazio... Avevo una curiosità incredibile di vedere questo film che tu hai amato moltissimo (e lo si capisce bene da come ne parli, con la passione sincera che ti contraddistingue). Per una volta, però, non siamo sulla stessa lunghezza d’onda. Film interessante, anzi un esperimento interessante, sicuramente fuori dall’ordinario, ma per quanto mi riguarda ben lontano dallo straordinario. Probabilmente non è un film nelle mie corde, ma l’ho trovato maledettamente freddo. Sembra volerti ripetere: “guarda come sono colto, guardami come sono geniale”, ma in realtà ci ho trovato veramente poco. Niente di personale, ma l’ho trovato così scontato, così piatto. Non ci ho trovato né un dialogo, né una scena che potrei definire memorabile. Non lo so, probabilmente non faceva per me...ed è strano perché è veramente raro che non mi trovi in sintonia con te.
    E’ disturbante e quello non è problema. Sai che di film disturbanti ne ho visti ed amati molto. Ma questo è disturbante in senso negativo. Mi sono sentito preso in giro per tutto il film. Specialmente quando ci sono quelle inquadrature sul pubblico. Un pubblico idiota e si, c’è la volontà di farti immedesimare con quel pubblico idiota, ma direi senza una ragione. Senza avere il diritto di farlo. Ed è tutto così finto. Vuol esserlo, sia chiaro, ma perché? Un mito splendido, ricco di pathos, dramma, emozioni, svuotato e reso glaciale, finto, disumano...disumano nel senso di non umano, perché qui di umanità ce n’è veramente poca. Una serie di marionette, senza cervello, senza emozioni vere. Né gli attori (forse solo Clitennestra quando canta, ma è l’unica che resta veramente nel personaggio iniziale), né il finto pubblico. Non è un pubblico, è chiaro, sono attori anche loro...l’unico pubblico siamo noi che lo guardiamo e veniamo presi in giro da tanta assurdità. Se era questo lo scopo, beh, ok...non lo capisco ma lo accetto.
    Però ricollegandomi con il commento sopra con “8 e mezzo” per me non ci incastra un cavolo...detto chiaro e tondo . Metacinematografico si, forse, ma agli antipodi. Otto e mezzo è un film pieno di vita, di umanità, che racconta la produzione di un film ed in realtà racconta la vita. Lì (nel film di Fellini) è la finzione che in realtà è la realtà (gioco di parole pessimo, ma penso si capisca), qui invece è la presunta realtà che invece è tutta finzione. Lì c’è la vita che riempie il cinema in ogni suo angolo e lo permea tutto. Qua invece c’è il cinema che butta fuori la vita e l’umanità. E resta solo una fredda finzione. Così assurda da finire talvolta nel ridicolo. Non c’è un dialogo che sia vero, non c’è una scena che sia vera. E non mi importa che si veda il sangue, perché il protagonista non può essersi ucciso...non è credibile.
    Ho apprezzato la fotografia, quella si molto bella. Quei continui campo-controcampo con le sfocature in secondo piano. I primi piani bellissimi, molto “bergmaniani”. Una carrellata di frame, di fotografie splendide. Voto 10 pieno per la messa in scena, niente da dire. Ma non basta. Perché la sceneggiatura l’ho trovata veramente pessima e mi dispiace dirlo perché mi aspettavo molto, molto di più. Di quella “tensione che sale” non ne ho trovato nemmeno l’ombra. E personalmente non faccio fatica a credere che sia l’opera prima di un regista trentaduenne. Si vede, anche troppo. Direi 32enne un po’ presuntuoso, ma visto il grande apprezzamento avuto in giro evidentemente ha fatto centro e mi sbaglio io.
    Gli riconosco comunque il merito di avermi fatto un po’ incavolare. Sennò non sarei qui a scrivere tutta sta roba.
    Complimenti comunque per la recensione. Molto bella e sentita. Sarà anche per questo che non mi va giù il fatto di non averlo sopportato questo film.
    PS: se però è la volta buona che ti guardi 8e mezzo gliene sarò sempre grato...ahahaha
    Ciao caro! Vittorio

    RispondiElimina
    Risposte
    1. ciao Vitt!

      se mi avessi chiesto un parere ante visione su Interruption ti avrei detto che era un film molto a rischio con te ;)

      siamo molto simili io e te, ricerchiamo bellezza ed emozione ma io tant volte rimango sbalordito anche dai film freddi e cerebrali, te invece è più difficile

      però, certo, non potevo immaginare NON ti sarebbe piaciuto fino a sto punto, ahah

      sì, il film procede in maniera piatta e inesorabile, non è geniale negli accadimenti ma, per me, in tutto quello che ci possiamo trovare sotto (oltra all'atmosfera da "è vero o no?" che ci pervade)

      pubblico "finto? sì

      ma ci sono due ragioni
      il primo è che questo è un film metafora, come rispondevo a qualcun altro non ha senso ravvisare comportamenti razionali o no nei personaggi o nel pubblico

      come quasi sempre nel cinema greco

      il secondo è che quel pubblico siamo noi Vittorio. Magari non io e te ma tante tante persone che inebetite e senza reagire vedono cose senza reazioni, credendole vere poi. E' un pubblico capra che vuole solo uno spettacolo

      siccome rispondo a rate vedo che poi anche te spiegavi meglio sta cosa del pubblico ;)

      vittorio, questo film con te perde in partenza. Perchè se lo si accetta poteva essere solo come è. Ovvero freddo, monocorde, disturbante e cerebrale.
      Le emozioni della tragedia vengono portate al punto zero, quello della sola scrittura e dei ruoli interpretati.
      Ma questo non impedisce che poi ci siano reazione "vere" e terribilment umane, come la mamma che fugge, come l'omicidio, come Oreste finto che impazzisce o come il suicidio finale

      è un gioco di ruoli freddo ma che porta a conseguenze reali devastanti. Secondo me anche più forte come cosa

      sul confronto col film di Fellini non posso dir niente ma ho letto con interesse e gusto ;)

      messa in scena della messa in scena direi, trovandoci a teatro ;)

      sì, regia metodica, geometrica, ma bellissima

      come sai per me questo è un film di quasi sola sceneggiatura che ho trovato splendida ;)

      ma mi piace molto che una persona intelligente come te dica il contrario. Anzi, quasi quasi pure meglio, almeno mi stupisco di meno dell'età del regista, ahah

      presuntuoso però può essere. Resta il fatto che questa è la sua terra, la sua cultura, i suoi studi, forse il film è molto più vero e genuino di quello che pensi

      forse eh

      dai, è un film diverso che ricorderai a vita. E molto meglio sto film che ti ha fatto così incazzare che quelli inutili ;)

      ormai ho paura, non so se troverà mai il coraggio di vedere una cosa grnde come 8 e mezzo

      ma se sarà così è solo merito tuo

      ciao!

      arrivo su Oslo appena posso, pò esse anche ora,ahah

      Elimina
    2. Magari poi ne rimarrai deluso, ma secondo me potresti davvero amarlo. Riguardo il film, si, probabilmente è un film che con me perde in partenza, ma rispetto tutte le tue osservazioni ed in parte le condivido. Non sulla sceneggiatura che continuo a reputare il punto debole principale del film.

      tu scrivi poi: "Ma questo non impedisce che poi ci siano reazione "vere" e terribilmente umane, come la mamma che fugge, come l'omicidio, come Oreste finto che impazzisce o come il suicidio finale" Ecco, io di 'vero' ci ho trovato pochissimo, mi sono apparse piuttosto terribilmente finte e irreali anche queste...al punto da non riuscire ad apprezzarle.

      Sul presuntuoso, invece, forse mi sono spinto troppo in là con il giudizio . Forse. Forse è semplicemente un film fin troppo complesso e (volutamente) freddo per i miei gusti. Non mi rammarico comunque di averlo visto

      Elimina
    3. no, ma dai, credo lo amerei di sicuro ;)

      sì sì, ho capito perfettamente quello che intendi riguardo le reazioni dei personaggi.
      dicevo solo che alla fine, sempre nella "finzione" cinematografica e nell'eventuale riuscita o no, accadono cose terribili e reali

      se poi non ti hanno convinto ci sta alal grande ;)

      vittorio, sei giovane, e secondo me un giovane come te che tenta ste cose così grandi è solo da elogiare. Anche perchè secondo me la presunzione è semmai nel "tipo" di film che ha voluto fare, intellettuale, non personale

      insomma, vedo più presunzione nell'oggetto che nel soggetto

      Elimina
    4. Vittorio, grazie mi hai fatto capire citando 8 e 1/2 (che il Nostro dovrá ben vedere prima o poi) varie cose. Ti dico innanzitutto che sono daccordo conte, film freddo, che alla fine diciamolo, emoziona solo celebralmente. Ma la cosa che mi interessa dire al nostro ipnotizzatore Giuseppe (l'hai detto tu a cosa mira il cinema amico, e qualcosa della dote di tuo nonno, te l'ho sempre detto, l'hai ereditata...e ti dico di piu, chi ha la tua dote, cura, e vedi quanti pazienti hai? Chiudo parentesi lunga), dicevo, quello che mi interessa dirgli, caro Vittorio, e che tu mi hai reso chiaro, é che spesso l'umanità che manca ai film e che non me li fa amare, c'è la mette lui con le sue recensioni. E ora ho chiaro perché gli dico spesso che amo più le sue recensioni che i film di cui parlano.

      Elimina
    5. che dire a un commento-complimento così bello?

      quindi riguardo me non dico nulla, sono imbarazzato

      ci tengo solo a dire che malgrado io ricerchi sempre l'umanità nei film a volte provo emozioni puramente intelletuali pari a quelle del cuore o della pancia

      perchè rimango affascinato dal pensiero umano, da chi sa descrivere, scrivere o mostrare cose di grandissima intelligenza

      credo che ci sia un piacere emotivo, uno visivo e uno intellettuale e io più invecchio più, paradossalmente, mi accorgo che mi sto innamorando di tutti e 3 e che un film può essere grandissimo anche solo se ha uno dei 3

      Elimina
    6. Bello poter invecchiare così, Giuseppe, con questi piaceri (che non tutti sanno permettersi) a fare compagnia agli altri.

      Elimina
  10. SPOILER
    La scena finale è il nodo del tutto.
    È un prologo, unici ballerini vedenti tra la massa cieca ? Oppure è un epilogo, e' vivo e faceva tutto parte dello spettacolo?
    La risposta è ininfluente: siamo noi l'ultimo livello di spettatori, vittime sacrificali dello show che ci viene propinato. Senza mediatori, senza educatori (il Coro nella tragedia greca) siamo privi di capacità critica, gregge senza coscienza, ridotti a esprimere il nostro parere per alzata di mano

    RispondiElimina
    Risposte
    1. grandissimo che hai avuto il coraggio di affrontare e provare ad analizzare quella difficilissima scena

      io sono praticamente sicuro fosse un prologo, quel "abbiamo ballato tutta una notte" credo lo dica esplicitamente

      e poi lui è morto insomma, ahah

      però, come dici, a prescindere dal prima o il dopo il valore metaforico può restare immutato

      e la tua spiegazioni mi piace molto

      Elimina
  11. Come avevo anticipato poco tempo fa, ecco a voi: Le 11+1 chiavi di decifrazione di interruption, direttamente dal regista. Come dice Yorgos Zois, non si tratta di spoilers. Sono dei punti nodali in cui devi sospendere (mettere in pausa) la trama, usare la chiave per aprire la serratura, e poi riprendere con la trama. Buon divertimento!(Comunque leggendo la recensione, quasi tutti i punti sono già decifrati)

    1. Quando si spengono le luci, il discorso di Cassandra si interrompe. Se non fosse stata interrotta, che cosa avrebbe detto in seguito?

    2. La canzone di Clytemnestra è un brano spirituale dall' epoca della schiavitù in America. Di quale brano si tratta?

    3. Avete trovato il brano? Osservate attentamente i versi...avete notato le differenze?

    4. Chi è al di sopra di tutti noi?
    Lo ha detto una avocatessa in un momento insignificante...

    5. Quando i due Oreste stanno sul palco, uno dei due deve perdere il ruolo.

    6. Quando Clytemnestra viene mensionata in Orestea come "idolo", come appare nel film?

    7. Il Deus Ex Machina da' una soluzione quando la storia arriva in un vicolo cieco. Da dove scende?

    8. Prima del terzo e ultimo atto, chi si ricorda di Varkiza?

    9. Kommòs è un lamento cantato dal coro e gli attori insieme.

    10. L' "esodo" del film è lo stesso con il finale?

    11. Chi è Oreste alla fine?

    +1. Che cosa hanno in comune tutti quelli che ballano?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. beh, sono contento che dici che avevo già individuato quasi tutto

      anche perchè a questi "tuoi" interessantissimi punti ora come ora non riuscirei quasi a rispondere a nessuno, ahah

      direi che questi 11 punti sono una guida perfetta per una seconda visione, quasi un vademecum

      non vedo l'ora di rivederlo seguendoli tutti

      ah, il + 1 qualcuno mi ha detto che sono tutti ciechi, incredibile che non mi fossi accorto...

      Elimina
  12. Il messaggio è chiaro (in mezzo a forti contrasti di luce e buio), molto evidente e netto. Una denuncia che condivido. Siamo un pubblico assuefatto a tutto. Chi perchè "si è pagato il biglietto", chi perchè "the show must go on", chi perchè siamo abituati ad essere bombardati da informazioni e immagini e non abbiamo più tempo/voglia/cultura per reagire, siamo dei terminali riceventi. Eppure .... eppure non ho capito il fine ultimo del "Coro" (gli attori/terroristi).
    E' una messa in scena definitiva, ops terminale? un'esibizione teatrale estrema, un esperimento? per chi, per noi da casa? e quale sarebbe il loro tornaconto? sono anche loro attori/pedine senza una storia? e alloro il senso del prologo/epilogo?

    Boh.... chi ha risposte mi aiuti. Film pesante, troppo lento per essere visto in tardissima serata. Bello per la rigida struttura, per la crescita di tensione, ma che ho faticato a seguire. Rimane affascinante la messa in scena del messaggio. Splendida la scena dello spettatore che va in bagno in mezzo alla rappresentazione più "imbarazzante da credere".

    VOTO 7+

    RispondiElimina
    Risposte
    1. difficile "spiegare" questo film stefano

      ma quello che hai capito è comunque tanto e le tue poche righe sul messaggio del film sono perfette e anche esaurienti se vogliamo

      buffo che proprio ieri abbia visto Kadaver, film pieno di difetti ma che, se ci pensi, ricorda tantissimo Interruption, specie quell'ultima scena che ricordi nel finale

      Elimina

due cose

1 puoi dire quello che vuoi, anche offendere

2 metti la spunta qui sotto su "inviami notifiche", almeno non stai a controllare ogni volta se ci sono state risposte

3 ciao