13.10.18

Recensione: "Housewife" - "Pig" - "St. Agatha" - "One Cut of the dead" - ToHorror 2018 - 3 -

E così è successo, per la prima volta in vita mia mi son visto 4 film in un giorno (ma il record fuori dai festival rimane di soli 2).
Abbiamo la clamorosa conferma del regista dello splendido Baskin, uno strano film iraniano dal soggetto geniale ma poi troppo debole ed esplicito nel trattarlo, un horror psicologico purtroppo tanto già visto e uno spettacolare comedy-zombie che porta il livello di metacinema su lidi mai visti prima

possibili spoiler in qualche film





HOUSEWIFE (fuori concorso)

E così dopo la grande opera prima Baskin abbiamo la conferma di avere un autore horror con i controcazzi (e, attenzione, le opere seconde son quelle che di solito fregan tutti).
Stiamo parlando di Can Evrenol, turco.
Housewife parte con un prologo folgorante, derivativo sì ma talmente ben girato, fotografato e montato che ce ne freghiamo.
Sentiamo la parola "visitatori", strane figure viste solo dalla madre. La mente mi è andata subito a The Others ma poi in realtà i due film sono cose completamente diverse.
Semmai il punto di riferimento più vicino nel cinema recente direi che potrebbe essere Amer. Stesse due temporalità, sempre una bambina nel prologo che subisce un trauma fortissimo (davvero potente e drammatica quella scena), stessi colori (il blu e il rosso la faranno da padroni per tutto il film, forti richiami ai grandi classici dell'horror-giallo italiano) e, come in Amer, la chiave "sessuale" usata per sublimare quel trauma infantile.
Sì, il sesso la farà da padrone in questo splendido film, molto complesso. Dal primo mestruo nel prologo alla "nascita" dell'epilogo quasi ogni scena ha una forte componente sessuale-erotica, quasi sempre giocata sul simbolico però.
Film elegantissimo, colonna sonora perfetta, 3-4 stacchi di montaggio bellissimi, atmosfera che gioca sempre tra realtà e sogno, presente e passato, verità inconfutabili che poi diventano nuove verità, commistione tra mondo-altro e convegni stile Scientology.
E, a differenza di tanti, troppi film, di questo festival rovinati da troppi dialoghi (almeno 4) qua si parla il meno possibile, qua di spiegoni o metafore svelate non ce ne sono, qua è lo spettatore a dover mettere del suo per interpretare.
Housewife è un horror psicologico giocato sui meccanismi del sogno, dalla rimozione alla sostituzione, anche se questi viaggi temporali e metaforici non incidono in una narrazione degli eventi ricostruibile linearmente.
La fotografia è magnifica (ma del resto anche in Baskin lo era), la classe di Evrenol indubbia, semmai potremmo storcere il naso per un eccessivo simbolismo e per un finale di grandissimo impatto e di pari difficoltà interpretativa ma, insomma, ce ne freghiamo quando abbiamo atmosfere così.
Ritroverete Argento, Fulci, Lynch, De Palma, Polanski in un film che però non scimmiotta nessuno. E poi ancora collassi temporali, oggetti simbolo (bellissima la paura del w.c), deja vu, fino ad un finale delirante (anche in Baskin ad un certo punto arrivava il delirio) in cui pare che Rosemary,s Baby ed Eraserhead si siano fusi insieme.
Il film a questo punto mette dentro concetti superiori, trascendentali, con richiami lovecraftiani inconfutabili.
E una storia "semplice" di trauma famigliare diventa qualcosa di molto più grande, una specie di terribile racconto di ereditarietà di poteri superiori all'uomo.
Che dire, film complesso che potrebbe anche allontanare lo spettatore ma io davanti a tanta classe e capacità di suggestioni mi sciolgo sempre

7.5/8


PIG ( in concorso )

Ah, ma che peccato...
Il soggetto di Pig è, ad adesso, il più originale e accattivante del festival.
In Iran ad un certo punto tutti i registi cominciano ad essere uccisi da un serial killer.
Solo uno di loro sembra salvarsi. E a lui sta cosa non sta bene, gli sembra di non essere considerato. E, alla fine, viene anche sospettato di essere lui lo stesso killer.
Grande idea e gran prologo.
Ma se ci sono scene veramente riuscite è anche vero che Pig commette una marea di errori.
Uno è da matita blu.
Il film è una chiarissima metafora sulla censura in Iran, sull'impossibilità di far arte, sui registi avversi al regime.
Il problema è che questa cosa viene esplicitamente detta e non solo una volta ma una decina.
Ed ecco che non possiamo più parlare di metafora (che, si sa, la metafora è figura retorica giocata sull'ellisse e sulla semplice sostituzione) ma di vero e proprio film di esplicita denuncia.
E siccome il film ha assolutamente la costruzione di una metafora sentirsi poi infiniti dialoghi che ce la spiegano diventa estenuante.
Come se non bastasse in almeno 5 scene Pig diventa una specie di Natale in Iran, con momenti di comicità che definir di grana grossa e privi di guizzi è poco.
Per non dimenticare dei surreali inserti musicali alla Austin Powers abbastanza irritanti per me.
Peccato, peccato perchè l'idea era formidabile, l'attore principale quello giusto, la parte del serial killer convincente e qualche accenno al metacinema interessante.
Poi nel finale il film cambia radicalmente tematica, andando a parare su quella del successo virale, dell'importanza di You Tube, del "esisti solo se hai like", dell'esser disposti a tutto a costo di avere successo.
Il tutto anche ben rappresentato eh, ma dimostra ancora una volta una scarsa capacità del regista di mostrare senza spiegare.
Ho adorato invece che, alla fine, non si sappia chi fosse il serial killer, questa sì una grandissima metafora lasciata tale (il killer è un'entità sconosciuta - Lo Stato? - che non ha volto).

6

Risultati immagini per st agatha film

ST. AGATHA ( in concorso )

Madò quanto me dispiace che fosse presente in sala proprio la sceneggiatrice (tra l'altro bellissima ragazza, italiana ma che lavora negli Usa) perchè è proprio la scrittura del film quella che, insieme alla tremenda colonna sonora, è forse la parte più debole del film.
La sceneggiatrice ci ha esplicitato il suo (legittimo) pensiero anticlericale ma poi è evidente come questo suo astio abbia portato ad un film che non ha saputo restare dentro un limite credibile ma abbia portato quegli assunti a derive talmente esagerate da raggiungere risultati a volte pacchiani.
Perchè se è vero che un film sulle suore cattive è sempre ben accetto poi metterci dentro anche la loro avidità, mostrarcele torturatrici, con i fucili in mano, traditrici, picchiatrici e tanto altro è il tipico esempio di quanto si voglian dire troppe cose avendo troppo poco tempo per dirle.
E, purtroppo, come con Pig e altri film del festival, si parla tremendamente troppo, si spiega tutto, si mostra tutto, si gioca veramente poco coi silenzi.
Ci sono poi dei flash back con una fotografia assassina, piena di filtri, non si regge.
E una colonna sonora opprimente che sottolinea ogni passaggio.
Ma che il regista o il direttore della fotografia abbian problemi lo dimostra anche la scena di lei che si aggira la notte. Lo fa con una candela accesa quando, in realtà, la luce che arriva a noi è fortissima (tra l'altro quella candela non la spegne mai quando è l'elemento più forte - se fosse buio DAVVERO - per farsi scoprire).
Si riesce poi a peggiorare una scena già di per sè terribile mostrandoci lei che legge il libro senza bisogno della candela. Insomma, un paradosso.
Ma forse la scena più incomprensibile è quella della ragazza disposta a fari torturare solo per non rispondere "Agatha" alla domanda "Chi sei?".
Insomma, io gli dicevo Agatha sulla fiducia.
Però, incredibilmente, il film regge, non è un disastro, ti tiene lì, ha talmente tante cose dentro che alla fine tutto st'insieme qua e là qualcosa ti lascia.
Anche qua ad un certo punto viene messa dentro una setta (l'idea dei "compratori" mi ricorda Get Out o uno degli Hostel, anche se lì le merci eran diverse) e anche qua (e direi agli organizzatori che invece della strega questa poteva essere la tematica comune del festival) abbiamo grandi accenni di schizofrenia (come in Is that you?, Housewife, Derelicts e in parte anche Climax).
Quando alla fine le suore diventano una specie di ghetto-gang però ci cadono le braccia.
Un applauso comunque a questa sceneggiatrice. E il consiglio di usare il suo talento più sul non detto e sul poco e non sull'ossessione di voler dire tutto quello che ha da dire o che pensa di alcuni aspetti del mondo.
Less is more, in bocca al lupo

6




ONE CUT OF THE DEAD ( in concorso )

Ed eccola la vera perla del concorso (anche se per adesso come film migliore in assoluto del festival se la lotta col film cubano).
One cut of the dead è probabilmente il film più metacinematografico della storia del cinema.
Come abbiamo detto ieri è meta-meta-meta-meta cinematografico, ovvero parla del cinema che parla del cinema in almeno 4 diversi modi.
Si sta girando uno zombie movie.
Ad un certo punto sentiamo "cut", era solo un film nel film. Solo che quando gli attori sono in pausa vengono attaccati da veri zombie.
Insomma, film nel film.
O almeno questo si pensava.
No, andremo molto molto oltre.
Perla comica, geniale, capace di far ridere in maniera fragorosa tantissime volte, specialmente nel quarto segmento metacinematografico (ovvero quello del "vi mostriamo realmente come sono andate le cose").
Le trovate sono infinite e avviene una cosa incredibile, ovvero quella di provare "empatia" per una troupe, pazzesco.
L'idea di girare un film live, in diretta televisiva, con un unico piano sequenza non solo è straordinaria ma è l'unica "scusa" che si poteva pensare per poi realizzare tutto il resto, ovvero un film che "non si poteva fermare" in nessun modo.
Tra l'altro carinissimo che all'inizio si dica che quella scena fosse al 42imo ciak, paradosso di un film che poi sarà quasi solo one take.
Ma funziona maledettamente tutto, compresi tutti i personaggi, dal regista disperato e invasato a sua moglie (la migliore) - attrice che prende tutto troppo sul serio -, dall'ubriaco al fonico che deve cacà.
E funziona incredibilmente anche la piccolissima parte emotiva, con quel padre e quella figlia che si ritrovano in questo casino dove tutti devono aiutare tutti.
Come se non bastasse avremo nei titoli finali un quinto metacinema e, se vogliamo, un sesto nel titolo stesso del film, che è lo stesso titolo del film nel film.
Insomma, non fatemi dire niente di più, imperdibile

8

23 commenti:

  1. OCOTD: era dai tempi di Shaun of the dead che non ridevo così tanto per uno zombie movie! Un instant cult intelligentissimo che è molto di più di una horror comedy!
    PS: devo assolutamente procurarmi la maglietta del film!

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    1. solo Vieri l'ha odiato ;)

      ma è troppo vecchio

      bellissimo e instant cult

      pum!

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  2. Bello lo zombie cult...chissà se noi mai lo vedremo...emmeggì

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    1. guarda, è l'unico - mi pare - dei 13 che ha già una distribuzione italiana

      sarà un'uscita evento di soli 3 giorni, 7-8-9 novembre

      titolo, ahimè, Zombie contro Zombie

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  3. Tanto bello il prologo di Housewife quanto da facepalm il resto. Giuro che prima o poi prendo Evrenol da parte e gli chiedo di ridurre un attimo le ambizioni, affidandosi a uno che i film li sappia scrivere, senza stare a fare tutto lui, che non è molto capace. Alla sequenza finale ridevo per non piangere, non credo fosse questo il suo obiettivo XD

    D'altra parte, forse, non era nemmeno l'obiettivo di St.Agatha quello di divertire, eppure l'ho trovato catartico e spassoso. Mai, ovviamente, quando l'adoratissimo One Cut of the Dead, che probabilmente finirà nella top 5 horror di fine anno con un bel POM! :D

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    1. ahah, invece per me il film è perfetto anche nella scrittura, nel simbolismo, nella intersecazioni

      proprio all'opposto su sti due film siamo ;)

      ma ci unisce il jap

      quello, tranne vieri, unisce tutti

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  4. Ciaooo!!mi interessano il primo e l’ultimo della lista,se ci riesco li guardo!E bravo che hai visto tutti questi film!chiara

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    1. eh, ma così troppo facile, ti interessano quelli a cui metto voti alti ;)

      grazie :)

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    2. haha vero mi faccio influenzare dal voto mannaggia a me!:-D Ho voglia di vedere un bell'horror,è tanto che non ne guardo uno che mi è piaciuto veramente,forse dall'uscita di Hereditary..non saprei,deve essere stato davvero valido questo festival dove sei stato tu,tanti saluti insonni da Chiara Chiaretta alias Chiara Elleboro alias Chiara Il Teorema del Delirio hahaha ,ciao

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    3. ma, non ti credere eh...

      esperienza bellissima ma media film sopra la sufficienza, niente di più

      e pochissimi horror puri, meno della metà ;)

      un saluto a tutte le chiare

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    4. il fatto è che i tuoi voti(ma soprattutto le recensioni..) hanno il loro perché e anche il loro peso,anche se ci tengo a farmi un 'opinione mia personalissima dei films e più in generale di tutto quello che mi piace e che mi appassiona e a quel punto l'influenza anche solo indirettamente c'è sempre se sei curioso di approfondire qualcosa che ti piace ed è giusto così per me.Altra cosa è pensare di avere delle preferenze proprie facendo una sintesi delle opinioni degli altri,come alcune persone fanno,io voglio sbagliare da me(sono bravissima in questo hahaha).Quanto ai festival del cinema,io non ci sono mai stata e anche solo come esperienza mi piacerebbe andarci se mai mi capiterà,Chiara il Teorema del Delirio Parte 2 ti manda tanti saluti insonni anche stanotte :-D

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    5. bravissima, atteggiamento giusto

      poi il top è riuscire al tempo stesso a leggere persone che stimi, dare "peso" al loro giudizio (se le stimi per forza) però poi restare assolutamente sè stessi nel proprio

      io credo ci torno anche tra 12 giorni a Torino, c'è il festival quello grande, non horror

      ma, insomma, il primo l'ho fatto anno scorso,a 40 anni, quindi figurati...

      ahah, nuovo nick, non lo conoscevo

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    6. È un po’ che ti leggo,la stima è tanta!buonanotte

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  5. Ottimo One cut of the dead, recuperato subito :D
    All'inizio temevo che fosse tutto come la prima parte: han mascherato bene il vero svolgimento del film con l'idea che il film nel film è a sua volta metacinematografico, non facendo sospettare nulla con le sequenze di "errori" inserite.
    Infatti mi stavo chiedendo: "ma perché hanno fatto uno zombi che vomita?" e quello è stato il top.
    Un unica cosa, non so se mi son perso qualcosa: si insiste sul fatto che la figlia del regista sia infatuata dell'attore, ma poi sta cosa viene lasciata cadere nel nulla.

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    1. dici benissimo

      inizio folgorante ma poi anche io dopo 25 minuti avevo il terrore restasse in quella maniera, e quasi mi annoiavo

      poi diventa altre 2,3 cose diverse e lì sta la genialità, in questo eccesso

      ricordo perfettamente lei innamorata di questo ma, come dici, non tanti sviluppi della cosa ;)

      credo non ci siano risposte migliori, ahah

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  6. Decisamente appagante "One Cut Of the Dead", film in cui ci sono state alcune scene che mi hanno fatto davvero scompisciare :):):) (in primis quella della truccatrice che deve ritoccare l'ingegnere del suono che nel frattempo sta c*****o!!!!).

    SPOILER SPOILER SPOILER




    Solitamente di tutti i film realizzati le case produttrici tirano fuori i "Making Of", questo è un "Making Of" che diventa film: geniale.

    Ritornando seriamente mi ha ricordato film come "Prospettive di un delitto", chissà perchè...

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    1. oh, non c'è niente da fa, One Cut sta convincendo tutti ;)

      vero, quello che dici è uno dei tanti possibili aspetti geniali del film

      che poi più che geniali direi che One Cut è riuscito a portare al cinema divertimenti abbastanza basici
      nessuna idea è geniale di per sè, ma è prorpio l'avercele messe dentro tutte e averci fatto davvero un film cinematografico a renderlo unico ;)

      non ho visto quel film ma lo conosco bene e ho capito benissimo perchè lo citi ;)

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  7. ONE CUT OF A DEAD Girato con un budget ridicolo, soldi ottenuti grazie anche a una campagna di crowfunding, "Zombie contro Zombie" è la conferma che per fare bel cinema (anzi grande spettacolo) servono più idee che denari. Ueda (al suo esordio) ci catapulta subito nella storia con un piano sequenza assurdo, stupido, geniale e divertente. Zombie ridicoli, effetti splatter esagerati, recitazioni volutamente imbarazzanti, in mezzo a trucchi artigianali ma efficaci. Wow, 27 minuti che volano e sono un vero spasso. Poi, poi titoli di coda, ma inizia il film che ci spiega l'assurdo che abbiamo appena visto però dura pochissimo e partono i titoli di coda quelli veri. Ah no, aspetta allora come si è arrivati al piano sequenza iniziale? ma le sorprese non finiscono mai, nemmeno nei veri titoli di coda. Un genio questo Ueda, capace di sorprendere con furbizia, manierismo e tanta tanta lucidità in mezzo al marasma della doppia, tripla ripresa. Attenzione che dietro di voi ci può essere qualcuno che vede te che vedi il film dove c'è uno che è alle tue spalle mentre vedi il film. Fantastico.
    P.s. ci si diverte, ma c'è anche tanta tensione.

    VOTO ****

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    1. davvero stefano,fai vedere sto film ai giovani registi e li uccidi, gli dimostri come con niente si può far tantissimo

      anzi, di come il piccolo budget possa - geniale - diventare proprio la forza e l'anima del film

      e quella prima parte così ridicola poi, piano piano, prende si significato, questa è la grandezza del film

      i suoi difetti diventano i sui pregi, tanto da renderlo quasi inattaccabile ;)

      grande commento, molto divertente e partecipato

      io la tensione non l'ho colta ma beato te, anche un elemento in più :)

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  8. Hai scritto la cosa più giusta che una recensione potesse dire: provare empatia per una troupe....
    Avendo girato dei cortometraggi di persona mi sono tra l'altro sentito coinvolto,e il divertimento nel guardare questi artigiani del cinema che si arrangiano con ogni mezzo, è stato davvero unico. Una goduria nel vedere il primo piano sequenza,continuata con una sapiente sceneggiatura,e conclusa con il "dietro le quinte",quel finale necessario per completare un puzzle....
    È stata un esperienza visiva indimenticabile

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    1. bene!!

      commento breve ma esaustivo che sposo in pieno ;)

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due cose

1 puoi dire quello che vuoi, anche offendere

2 metti la spunta qui sotto su "inviami notifiche", almeno non stai a controllare ogni volta se ci sono state risposte

3 ciao