20.2.19

Recensione: "Pin Cushion"



La storia di Lyn e di sua figlia Iona.
Lei donnone brutto e zoppo perennemente umiliato dal prossimo.
Lei, adolescente bruttina (ma affascinante) e strana, perennemente umiliata dal prossimo.
Una coppia di losers insomma, che vive in una casa dai colori pastello, con un uccellino.
Film imperfetto, anche acerbo, ma pieno d'amore dentro.
Due personaggi indimenticabili, un finale che vi colpirà al cuore, l'ennesimo racconto di quell'impari battaglia tra la bontà e la cattiveria umana.

presenti spoiler nel finale

L'ennesimo film sull'adolescenza.
L'ennesima opera prima.
L'ennesima regia al femminile (e se si guarda il film è evidente).
Eppure questo tipo di film sembra non stanchino mai, ne escono sempre di più belli.
Non fa eccezione questo Pin Cushion, film fragile e dolce con personaggi fragilissimi e dolcissimi.
La storia di un'adolescente e della propria madre trasferitesi da poco in una nuova città.
Sono entrambe due losers, entrambe due esseri viventi abbastanza strani.
Lei, Iona, la ragazzina, ha un viso bruttino ma al tempo stesso affascinante (sembra una piccola Mia Goth), è repressa ma non lo dà a vedere, è una perdente ma non lo dà a vedere, ha tremendi problemi ma cerca di non darli a vedere.
Sua madre, Lyn, è un donnone zoppo e con una emiparesi (possibile metafora somatica del suo handicap sociale).
Si veste male, non ha niente di femminile, sembra una pazza e ha uno sguardo perso nel vuoto.
Sguardo perso nel vuoto che nessuno riesce mai a vedere però perchè la sua tendenza è guardare in basso, un pò per vergogna un pò per una sorta di autoproclamata manifesta inferiorità con il prossimo.
E' una madre eccezionale per affetto ma tremendamente inadatta per far stare al mondo la propria figlia.

"Da sola?" 
le chiede quando questa dice di volere andare a comprare il latte.


Lyn è una di quelle madri meravigliose nell'animo ma che senza alcuna colpa (o malafede) crescono figlie disadattate, represse, agnellini pronti ad essere sacrificati nella tremenda giungla della vita (non credo che il sogno delle urla da savana e della madre che spara sia casuale).
Insomma, una coppia di disadattate che però divergono in un aspetto fondamentale, una -la figlia- cerca di mascherare questo disagio, l'altra -la madre- non potrebbe nemmeno provare a farlo.
La loro casa è tutta color pastello, piena di tanti piccoli oggetti, una specie di negozietto-bazar.
Lyn vuole cambiare il colore delle pareti ma proprio mentre lo sta facendo la vicina di casa -altezzosa e "perfetta"- le chiede la scada con la quale Lyn stava lavorando.
Lyn gliela dà senza batter ciglio, anzi, da perfetta perdente le chiede dieci volte scusa per farlo con ritardo.
Basterebbe questa scena a descrivere questo commovente personaggio, solo, cosmicamente solo, perfetta vittima sacrificale di un mondo pronto ad approfittarsi dei più deboli.
Per Lyn quella insopportabile vacca vicina è il miraggio di una amicizia, è comunque un rapporto umano, è qualcuno che sembra essersi accorto di lei.
Nel frattempo Iona a scuola fa amicizia col trio più cool della scuola, 3 ragazze abbastanza tremende use a prendere per il culo e umiliare le ragazze più deboli (vedi la grassona).
Iona a costo di star con loro accetta di tutto, anche umiliazioni.
Tanto non ha niente da perdere, tanto forse il fine giustifica i mezzi, tanto l'unica speranza per uscire da quell'esistenza di merda sembra passare dalla parte dei carnefici.
Le due vicende andranno in parallelo, la solitudine sempre più devastante di Lyn e la pericolosissima e ipocrita amicizia di Iona con le altre.
Ovviamente in mezzo a queste due vicende, come ogni buon film adolescenziale che si rispetti, c'è quello che Iona scopre, le sue nuove emozioni.
Quella di uscire per la prima volta con un ragazzo, quella di parlar di sesso, quella di scoprire l'orgasmo (con un vibratore).
Iona si crea un mondo alternativo dove tutto funziona alla grande, dove sua madre è una bellissima hostess, dove lei è amata da tutti, dove ha successo.
In realtà ho trovato questa parte di film la più ingenua e acerba, e nemmeno troppo originale (poi non mi piace la fotografia patinata e lucente di questi mondi alternativi, troppo scontata).
Di questi piccoli momenti me ne è piaciuto particolarmente uno però, ovvero quello dove Iona si mette il burrocacao immaginando sia un rossetto.
Credo sia molto potente e metaforico se paragonato alla psiche di quella ragazzina.

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La scena madre dopo la quale niente sarà più come prima è quella della festa in casa, abbastanza terribile (quel grassone ha un volto che lo sogni la notte).
L'uccellino, l'umiliazione subita da Iona (che poi porterà al video a scuola - vi dice niente Ben X?), gli oggetti distrutti della madre, la sequenza è davvero forte e ci provoca una grandissima rabbia.
Tutto è acuito poi dalla vicenda parallela della madre, imbellettata e truccata, che va ad un appuntamento che non esiste, solo per dirselo a sè stessa (terribile quando parlando delle sue uscite dirà "per farsi stuprare").
Ormai Pin Cushion ha preso una brutta china, quello che era un film non troppo angosciante anche se abbastanza triste (ma sempre in un'atmosfera a tratti anche leggera e di speranza) diventa una spirale che qualsiasi spettatore avvezzo capirà a cosa porta.
Recitato da Dio (la madre, incredibile, ricorda per viso, stazza e ruoli la migliore Yolande Moreau), girato in maniera accattivante, coloratissimo, mai banale nè troppo retorico, Pin Cushion è sì un film sull'adolescenza, vero, ma anche sull'incredibile differenza di forze messe in campo tra la bontà e la cattiveria umana.
Quest'ultima è troppo più forte, imbattibile, impenetrabile.
Il personaggio di Lyn è struggente, lei che si scusa con tutti anche quando è vittima degli altri, che dà sempre ragiona al prossimo, che fino alla fine spera in qualcosa, in un gesto d'affetto, in una piccola gioia, qualcosa.
Ma niente di tutto questo accadrà, anzi, vedrà morire il suo amato uccellino, vedrà la sua casa distrutta e, soprattutto, sua figlia andare incontro ad un devastante ed ignobile destino.
Questo porterà all'emozionatissimo finale in cui ci sarà un gesto devastante.
Ed è qui il capolavoro di sceneggiatura di questo piccolo film, questo film dove alla protagonista e alla propria madre succede di tutto, come se il loro cuore fosse un puntaspilli (pin cushion) dove il resto del mondo infilza i propri aghi.


Lyn deciderà di porre fine a tutto.
E ci sono tre motivazioni, fortissime, che la portano a questo.
La prima, quella evidente ed esplicitata, è far vivere a vita quelle ragazze con un'immagine terribile che non potranno mai dimenticare.
Anche se a volte ci sono persone così insensibili e cattive che possono far sopravvivere la propria cattiveria anche a questo.
Il secondo motivo è il constatare come la propria vita non abbia alcun senso.
Lyn ci ha provato, ci ha sperato, ma non è mai riuscita ad emergere dalla sua invisibilità, a stringere un rapporto, a non essere umiliata, a non poter sperare che nella vita possa accadere qualcosa di bello.
E' anche il suicidio inevitabile di una depressa, ma di quelle depresse di cui noi, il mondo, ha colpa.
(non a caso si sucida come le era stato consigliato nel gruppo di sostegno, con quella scala, come a dire "ecco, ci siete riusciti).
Ma c'è un terzo motivo dietro quel gesto, quel gesto apparentemente così egoistico.
No, il suicidio di Lyn è un atto d'amore verso la propria figlia, non solo per averla liberata per sempre dalle sue aguzzine ma anche quello di poterle regalare una vita migliore levandosi di mezzo.
E' la constatazione di come quell'amore materno non servisse a niente, di come il loro rapporto potesse solo causare danni alla propria figlia, sia mentali che sociali.
Adesso sei libera, ti amo ma è meglio che io non ci sia più.
Un finale struggente.
Ma, come dice il sensitivo, la morte è trasformazione.
E forse Lyn è in quel gatto che abbraccia sua figlia.
Finalmente un essere vivente che può nascondersi dal mondo, che può essere amato, non un donnone brutto e zoppo.
Ma la morte è anche un altro tipo di trasformazione, stavolta non metamorfica ma astratta.
Questa morte può trasformarsi anche in qualcos'altro per Iona.
Questa morte può trasformarsi in speranza.
Questa morte può trasformarsi in cura.

10 commenti:

  1. A distanza di giorni della visione, di tanto in tanto, ripenso al gesto della mamma e la tua recensione mi ci ha fatto ritornare completamente.
    Quale altro modo poteva esserci per forzare la fine di un rapporto così patologicamente simbiotico, che avrebbe inevitabilmente portato Iona a non poter affrontare da "sola" le difficoltà della vita? E' sì un "levarsi di mezzo", ma per smettere di cercare di completare se stessa e le sue mancanze attraverso l'amore per una bambina fin troppo consapevole di un tale peso sulle spalle. C'era il rischio che Iona prima o poi fuggisse per sempre. O, forse peggio, che rimanesse per sempre. In una casa-limbo di insicurezze e sensi di colpa per una madre così "sbagliata", che non riesce a bastarsi né a spiegare le sue (e solo sue) ali in questo mondo. Un gesto, quello della mamma, che il mio cuore continua rabbiosamente a non accettare, a condannare. Incredibile quanto, spesso, ciò che ci uccide dentro sia così necessario per crescere.
    Grazie, sempre

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    1. sulla simbiosi, tecnicamente, avremmo da discutere

      perchè è proprio forse nell'assenza di simbiosi, nella voglia assoluta di distacco nucleare, che possiamo leggere il personaggio di Iona

      in realtà mi sembra una figlia molto più libera di quello che possiamo pensare, molto meno condizionata

      ci viene presentata sin da subito come una che vuole essere diversa da quello che è, quindi non una repressa tout court (quindi patologicamente difficilmente recuperabile) ma come una che "sa" di essere repressa ma si sente diversa

      insomma, mi sembra un'adolescente che ha ancora tutte le possibilità di diventare una donna libera, senza troppi traumi

      il legame con la madre è forte, vero, ma non possiamo far finta di non ricordare i suoi sogni in cui quella madre nemmeno esiste da quanto rifiuta il personaggio di lei

      insomma, mi sembra una simbiosi tremendamente sprporazionata, quasi unilaterale e quindi, per definizione, non una simbiosi

      mi piace molto quando dici

      "C'era il rischio che Iona prima o poi fuggisse per sempre. O, forse peggio, che rimanesse per sempre."

      bravissima, due paure contrastanti (nemmeno ci avevo pensato) ma ugualmente forti e "possibili"

      un altro motivo per suicidarsi mi hai fatto trovare ;)

      io non credo che quello sia stato l'unico gesto possibile, assolutamnte no, ma pochi suicidi avevano più motivazioni di questo. Ed è terribile dirlo ma anche motivazioni "positive

      grazie a te ;)

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  2. Questo però mi ha fatto male.

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  3. Dolcezza infinita. Cattiveria infinita a confronto. E vince la cattiveria ovvio, nel breve termine. Ma nel lungo termine il suicidio sacrificale di Lyn, porterà beneficio a tutti, pure alle streghette, che anche esse stavano fingendo di esserlo. Porterà beneficio anche a Iona, ovvio. Lyn mi ha ricordato la Santa di Le onde del destino.

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    1. direi commento perfetto, che condivido in pieno...

      e molto interessante il parallelo con la Watson di Trier

      sono due figure secondo me molto diverse ma ho capito il punto in cui le unisci

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  4. uhm avevo lasciato un commento ma non so dove sia andato a finire. ad ogni modo film stu pe ndo, raramente il tema dell'emarginazione è stato trattato con tanta grazia.

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  5. Oi, mi è piaciuto 'sto Puntaspilli! Non credevo (cioè sì, ma non è che avessi chissà che aspettative). La regista comunque con pennellate semplici semplici ci porta nel microcosmo di Lyn e Iona, rispettivamente una madre che non ha un'anima al mondo a parte la figlia e appunto quest'ultima, che sta facendo il suo ingresso in quel magico e difficile periodo di scoperta e di abbandono che è l'adolescenza. Il tono è leggero, a tratti fiabesco (almeno a me ha dato questa vaga impressione), ma le cose che racconta non lo sono AFFATTO (succedono robe a Iona - per dire - che una si porta dietro per tutta la vita!). Anche la figura di Lyn naturalmente è tragica, visibilmente provata com'è dalle continue umiliazioni di un mondo che sembra accorgersi di lei solo per manifestarle il suo disprezzo (o per sequestrarle la scala), di persone che la guardano negli occhi e le chiudono il portone in faccia, mentre lei si scusa, ringrazia e torna nella sua casetta coi muri ridipinti a metà con una nuova mortificazione nell'animo, una delle tante inespresse se non dai suoi occhi, inevitabilmente bassi e sottomessi al prossimo; che torna da una figlia che non è capace di proteggere, che ha messo al mondo - se ho capito bene - per avere "qualcuno" accanto a sé (terribile, in effetti, la confessione alle donne del circolo). Un finale così c'era da aspettarselo ed appare quasi liberatorio.

    E niente, non mi dilungo oltre ma ti ringrazio per averlo condiviso :)

    (anche se la linea è un mese che fa schifo, per 700MB c'è voluta 1h30, ahah, sigh)

    E bellissima recensione, come al solito!

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    1. bellissimo commento Filippo, mi hai fatto ripercorrere mentalmente tutto il film

      qualche difetto ce l'ha ma umanamente racconta due personaggi in un modo straordinario, come raramente capita di vedere

      e te hai colto benissimo i due personaggi, specie la madre

      madò, un'ora e mezzo contro 6-7 minuti come sarebbe normale con una fibra discreta :)

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