7.9.17

Recensione: "Dunkirk"

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presenti spoiler

Son tante le cose che ho apprezzato un sacco.
La prima è vedere uno dei miei registi più amati buttarsi sul genere a lui meno congeniale.
Se ci pensate uno abituato ad "inventare", a crear storie e intrecci impossibili (e nessun genere come la fantascienza te lo permette, anzi, direi che te lo impone) che finisce nel cinema di guerra, ovvero il genere opposto, quello dove non puoi inventarti nulla, quello dove tutto è già scritto, beh, è meritevole.
Siamo proprio ai due poli opposti. Una bella sfida.
Poi ho apprezzato la sobrietà.
In tutto.
Avete mai visto un film di guerra, un film di bombe e morte, senza quasi una goccia di sangue?
Mi aspettavo una macelleria e invece così non è stato. E' incredibile come Nolan non solo non abbia puntato su un aspetto che, in un certo genere di film, fa la fortuna degli stessi, ma che l'abbia proprio volutamente cancellato. Si è limitato a qualche benda nella testa, nient'altro.
Ma, checchesenedica, il film è molto sobrio anche nel suo essere quasi completamente antieroistico. Dunkirk racconta di un esercito sconfitto, impaurito, un esercito che non spara, che non combatte, un esercito che si mette in ginocchio, mani sulle orecchie, sperando di non essere colpito dalle bombe. Probabilmente gli mericani avrebbero comunque inserito chissà quali gesti eroici, chissà quali sacrifici in nome di, chissà quanti ralenti trionfanti.
E invece Nolan ci racconta di un soldato che non vuole tornare a Dunkerque per paura, di 15 soldati dentro un peschereccio che al primo sparo da fuori invece di andare a combattere se ne stanno a guardarsi impauriti, di un finale in cui i soldati, in patria, vengono osannati mentre si vergognano di sè stessi, loro che sanno benissimo di esser stati protagonisti di una disfatta enorme, loro che sanno benissimo di non aver fatto nulla di meritevole, se non aspettare di essere salvati.
Due tra i protagonisti del film sono addirittura ragazzi che, di nascosto, salgono su una nave di feriti. No, nessun gesto eroico, anzi...
Si potrebbe pensare che alla fine l'unico eroe sia Hardy ma, in realtà, stiamo parlando "solo" di un soldato che fa meravigliosamente il lavoro assegnatogli.
Però sì, quell'aviatore merita ed è impossibile dimenticare il suo volo finale, senza più carburante, verso una spiaggia che lo vedrà giocoforza morire.
Ecco, c'è una sola scena dove la suddetta sobrietà è andata a farsi benedire, quella dell'arrivo dei soccorsi. Effettivamente un pò troppo pomposa, in realtà, se ci pensate, assolutamente in linea con la diegesi del film, con i fatti storici. L'arrivo di quelle barche deve essere sembrato a quei 330.000 soldati una cosa molto simile a come Nolan ce l'ha raccontata.
Sui 330.000 soldati, sul numero dico, avrei da storcere il naso in maniera quasi da rompermelo. Anche nei campi lunghissimi Nolan non ci mostra più di 1000 soldati, cioè, lo 0.00erotti di quello che avremmo dovuto vedere. Probabilmente ha preferito non affidarsi alla computer grafica e a dare uno scenario più che altro simbolico.
Ho amato poi la costruzione temporale, la vera nolanata del film, il suo marchio di fabbrica.
Queste tre temporalità a 3 passi diversi che solo negli ultimi 10 minuti collimano.
Quasi un paradosso zenoniano con il tempo del molo che è Achille, quello della nave che è un Achille azzoppato e quello dell'aereo che è la tartaruga.
Con la differenza che in questo caso usciamo dal paradosso, tutti si raggiungono.
All'inizio il giochino non lo capisci, poi, quando vedi che Hardy dall'alto inizia a vedere cose che presumibilmente vedremo nelle altre temporalità, ecco, che bello.
Ma cos'è Dunkirk?
Film di guerra atipico, come atipica è l'incredibile situazione in cui si trovò l'esercito inglese.
Cinema della minaccia se ce n'è uno, di una minaccia troppo più grande della possibile difesa, cinema dell'impotenza. Una settimana in un molo sperando di essere soccorsi. E quel nemico, e qui sta una delle più belle cose del film, che è presenza opprimente, ineludibile ma al tempo stesso invisibile, nascosta. Di tedesco vedremo giusto un paio di aerei e delle sagome accennate nella bellissima inquadratura finale con Hardy.
Per il resto la Germania sono soltanto bombe che arrivano in testa, volantini che intimano di arrendersi, siluri che sfrecciano in mare.
E noi siamo lì, in terra nel molo, nell'acqua nelle imbarcazioni, nel cielo dentro aerei, siamo lì che soffriamo con questi soldati.
Già, dovremmo soffrire.
Perchè malgrado la grandiosa messinscena, malgrado la colonna sonora straniante ed immersiva, malgrado luoghi aperti sotto l'attacco di bombe o luoghi chiusi dove poter annegare, ecco, quell'empatia alla fine non c'è mai del tutto.
Ma più che empatia coi personaggi, cosa che forse Nolan rifugge e che comunque non è mai stato il suo forte (forse sono i due ragazzini "civili" quelli a cui siamo più vicini) non c'è nemmeno quella sensazione di star là, di sentire la minaccia come la sentono loro.
Ecco, il distacco spettatore-cinema rimane, non si annulla.
Mi sarei aspettato di trovarmi soldato tra i soldati, non è accaduto.
Ci sono scene magnifiche.
Quelle aeree sono impressionanti ma, va detto, la parte nel cielo è la più ripetitiva.
La prima volta dici "meraviglioso", la seconda "straordinario", la terza "bellissimo" e poi sempre più a scendere, ti abitui, ti sembra che quelle cose le hai viste troppe volte e sempre uguali, quasi un videogame.
Ho amato moltissimo il montaggio parallelo tra i due annegamenti, quello sul peschereccio dei pavidi e quello del pilota che ha ammarato.
Ed è straordinaria la sequenza di fuoco e acqua (in un film dove gli elementi la fanno da padrone).
Voglio poi ricordare la scena degli elmetti rimasti in spiaggia, molto simile a quella dei cappelli a cilindro in The Prestige.
Narrativamente c'è almeno un problema. Nolan ci dice che passa una settimana nel molo ma ci mostra i soldati sempre nella stessa identica posizione, sia in spiaggia che sul ponte. Non si capisce come siano sopravvissuti, non è credibile che non si siano mai mossi. Lo stesso ammiraglio pare non essersi mai spostato dal ponte.
Ma, insomma, quisquilie.
Dunkirk resta un grande film, forse grandissimo, un film di silenzi e attese, paure e speranze.
E non posso, ancora una volta, non inserire un parallelo personale.
A volte lotti con tutte le tue forze, lanci missili, spari cartucce, vai allo sbaraglio.
Credi che soltanto lottando con tutte le tue forze puoi ottenere qualcosa.
E invece no, a volte ci sono battaglie che devi semplicemente accettare di aver perso.
E startene lì sulla spiaggia ad aspettare.
E resistere, non morire, finchè arriverà un'imbarcazione a portarti via, a salvarti.
E non importa se non sarà l'imbarcazione che sognavi, l'importante è salire su una barca e andarsene da quella spiaggia.
Tornare nel pericolosissimo, ma meraviglioso, mare della vita



102 commenti:

  1. no. nessun errore. l'ammiraglio (bentornato al cine branagh) e tutto il molo appartiene al racconto di un solo giorno. cillian murphy purtroppo per lui è da sempre relegato a ruolo da loffio e quindi sin dalla prima inquadratura che lo riguarda ci spoilera un minimo. il fatto che il titolo sia dunkirk e non dunkerque lascia intendere il punto di vista. vorrei ricordare che su quel fronte non v'erano truppe esaltate da folli ideologie ma semplici coscritti da ambo le parti. sta di fatto che neanche avildsen avrebbe saputo tirare fuori un film migliore per esprimere la vittoria tramite la disonorevole sconfitta che la ritirata da sempre rappresenta. mi permetto di rompere nuovamente i coglioni a claudio per fargli notare come il sound design rappresenti uno dei protagonisti. veditelo al cine claudio

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    1. Ti sbagli, il molo è una settimana, la vicenda di un solo giorno è quella della piccola barchetta (il mare).
      Non a caso vediamo almeno due notti sul molo.
      Ma che il molo sia una settimana sono certo.

      Su tutto il resto impossibile contraddirti

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  2. Ah, ho aggiunto una cosa che mi ero appuntato, credo particolare e interessante

    "Voglio poi ricordare la scena degli elmetti rimasti in spiaggia, molto simile a quella dei cappelli a cilindro in The Prestige."

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  3. Ah, la guerra. Ho letto parecchi libri che ne parlano, e i pochi sinceri hanno tutto tranne che eroismi, volontà, eufemismi. Un qualcosa che travolge uomini, nega ogni scelta ed è banale. Orribilmente banale.
    Non ho visto il film e non intendo, voglio starne il più lontano possibile.

    Saluti!

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    1. Vuoi starne il più lontano possibile per il genere o per Nolan?

      Ormai non leggo più ma nel mio piccolo ti consiglio, sul tema guerra, lo straordinario Le Benevole

      e sì, anche lì c'è al conferma di quello che dici

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  4. Mi ritrovo quasi completamente con il tuo pensiero. Sono uscito dal cinema con una sola domanda: sono io o è lui? Sono io che non ero nella giusta disposizione mentale per farmi rapire da Dunkirk, o è Dunkirk ad avere qualche problema a coinvolgere lo spettatore, in generale? Ancora non lo capisco, ma non ho intenzione di tornare in sala una seconda volta per scoprirlo. E già questo mi lascia l'amaro in bocca. Bello, bello, non bellissimo. Ma attendo il Bluray per rivederlo in lingua originale nel mio cinema casalingo. Ottimo pezzo, by the way

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    1. Ma sei Federico Federico?
      In quel caso ti si rivede finalmente.
      Anche se quell'accenno al blu ray mi puzza...
      In ogni caso se sei te ti chiamo domani, forse usciamo la sera

      O sei Cinti?
      In quel caso ciao!

      O sei un Federico che non conosco?
      In quel caso benvenuto e felice di concordare ;)

      Sì, voglio rivederlo anche io, e quasi di sicuro non al cinema

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    2. No, vabbeh, coincidenza assurda.
      Mi commenti proprio lo stesso giorno che io commento da te riguardo Engine.
      A sto punto è un segno

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    3. Ahahah giuro che non l'ho fatto apposta ^_^

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  5. Mi ci rivedo molto nelle tue opinioni. Soprattutto nell'incapacità di Nolan di far affezionare ai personaggi. Ma qui mi è sembrata voluta come cosa, come a mettere l'Uomo al centro di tutto.
    Poi non ci sarà sangue, ma l'uomo ustionato dal carburante un poco mi ha impressionato...

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    1. Sai che mi ricordo pefettamente la scena ma non il dettaglio dell'uomo ustionato?
      Magari avevo abbassato un secondo lo sguardo proprio per scrivere, appuntare la scena ;)

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  6. Ti dirò che anche per me è stato un calando. All'inizio si rasentava la perfezione (anche se io non ho apprezzato l'assenza di sangue, quelle bombe a salve.. mah) sul finale poi è diventato ridondante e anche un po' noioso nel suo voler essere assolutamente perfetto negli incastri di tempo e luogo.
    Non amo molto i film che mi coinvolgono poco emotivamente quindi mi sono sentita un po' "tradita" da quello che tutti spacciavano (e tuttora spacciano) come capolavoro del secolo.

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    1. concordo sul tradimento, anche se, come dice Jean, la cosa sembra alquanto voluta, forse per dare coralità e non farci affezionare troppo ad un solo personaggio (mancano i classici discorsi da guerra intorno al fuoco "a me manca casa" "a me la terra" "a me il cane" "e a me mia moglie che sta per partorire").
      Secondo me è un gran bel film, ma non il capolavoro del secolo




      p.s. anche io ho notato il poco sangue e gli elmetti come i cilindri (come la finisco ti giro la mia rece)

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    2. Su come venga spacciato Dunkirk, Nolan etc... sai che a me interessa poco. A me di quello che si dice non frega nulla, giudico sempre per quello che vedo. Tra l'altro ho visto che su fb da un mesetto anche amici(che) stanno portando avanti un'estenuante crociata verso Nolan, prima, durante e dopo il film.
      Mi dissocio completamente, è un modo di fare e di pensare che sopporto poco ;)

      Eh, allora io ho praticamente amato quello che te non hai sopportato, ahah
      E alla fine anche se sono rimasto un pizzichino, ma giusto un pizzichino, deluso, credo che mi è piaicuto molto più di te

      ciao!

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    3. Pietro

      Discorso, vedi sopra, capolavoro o no concordo su tutto

      cavolo, quando ho visto quegli elmetti ho scritto subito "The Prestige!!!". L'ho anche detto alla persona accanto a me ma non mi ha capito ;)

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    4. io stavolta son riuscito a prendere appunti mentalmente, e poi scrivere tutto all'uscita dalla sala (avevo lasciato il magico quadernino nella borsa in macchina). Dopo la recensione, come non facevo da tempo (e c'era un motivo) ho guardato un pò di roba a riguardo su youtube, e mi è venuta voglia di cercare gli indirizzi di tutti questi sedicenti cinefili, andando di casa in casa con una telecamera acuminata per ucciderli tutti

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    5. Ringrazio Dio di avere questa predisposizione, quella per cui quello che dicono gli altri mi interessa sempre ma non mi cambia mai, per quello per cui se vedo o leggo critiche infantili o sedicenti cinefile ci faccio una risata su e me ne vado via.
      Vivo molto meglio

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    6. che poi la cosa aberrante è come tutti ripetano le stesse cose: qualche info "tecnica" di scarsissima utilità, riassunto della trama (spesso fatto male) e poi opinioni leggiucchiate in giro, scopiazzate da 100000 altri post(i) uguali tra loro..

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    7. Li odio tutti, profondamente, ed è uno dei motivi per cui, fondamentalmente, insieme all'assenza di interazioni (se non rarissime), non ho molta voglia di continuare a scrivere; rimarrò un poco attivo commentatore della blogosfera

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    8. Hauahauahu sono calmo, e molto rassegnato anche...magari non piace come scrive, non so prendere il pubblico o non sono in grado di crearmene uno...riprendo la rubrica qua sul buio e magari ho più soddisfazioni ;)

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    9. Qui porte sempre aperte ;)

      Anche se ormai il numero di commenti e commentatori è sempre più esiguo

      In gran parte per colpa mia ;)

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    10. Scusami Pietro (sono sempre l'anonimo di Split...ma dico io una normalissima procedura di registrazione no eh? Debbo possedere per forza uno di quegli account elencati???) ma tu hai un blog?

      Perché non me lo fai conoscere, magari posso collaborare (se ti va) o semplicemente essere un tuo lettore (così come lo sono per il blog di Caden).

      Non abbatterti.

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    11. Beh, in qualsiasi luogo di internet per commentare ci sono le registrazioni.
      Anzi, spesso in alcuni siti come anonimo manco puoi farlo.
      Comunque l'account è un passaggio, scrivi la mail e hai finito, tutto qui

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    12. Caro Caden, io mi riferivo al fatto che se si vuole commentare bisogna selezionare, necessariamente, uno dei profili (Google, OpenID, WP, etc.) altrimenti, in loro assenza, bisogna necessariamente commentare in maniera anonima (cosa che detesto).

      Non essendoci una procedura di login al blog occorre per forza dotarsi di uno dei profili oppure rimanere, volente o dolente, anonimi.

      Mah...

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    13. Basta farsi un account Google (col quale è possibile anche scrivere qui su blogger)...

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    14. Ma il login al blog o l'account google alla fine sono la stessa cosa quasi ;)

      Ma se è solo un problema di far sapere il proprio nome lo puoi anche mettere in cima al commento o in fondo

      Tra l'altro c'è anche gente (vedi Edo qua sopra) che riesce a mettere il nome senza account ;)

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  7. Ciao Caden, sono l'Anonimo di "Split" (ricordi?).

    Oggi pomeriggio ho visto il film e condivido in parte la tua chiave di lettura.

    Per te "Dunkirk" è un film fatto di silenzi (in effetti i dialoghi non la fanno certo da padrona) mentre per me, paradossalmente, è un film sul Suono.

    Il Suono di una guerra che ne te ne io abbiamo mai conosciuto (se non attraverso i film), le picchiate dei caccia, le bombe che esplodono, le mitragliatrici che urlano, mai nel Cinema il suono bellico è stato così reale e significativo (anche e più de "Salvate il soldato Ryan").

    Nolan, a mio parere, pur cercando di tenersi il più fedele possibile agli eventi storici dell'Operazione Dynamo, ha (giustamente) voluto ritagliarsi un piccolo spazio dove poter romanzare (la storia dell'aviatore Hardy e il suo usare il caccia a mo di aliante per abbattere un altro aereo per poi atterrare, con l'immensa spiaggia a disposizione, giusto giusto nella bocca del nemico...) ma, alla fine, va bene così, inutile cercare la pignoleria a tutti i costi.

    "Dunkirk" è un film sul significato della parola "Dignità" senza se e senza ma.

    Una evacuazione, una fuga, un comportamento da fifoni, una sopravvivenza che puzza di sconfitta da cento chilometri, una vergogna che non ti permette di alzare la testa, uan voglia di nascondersi, chiudersi dentro se stessi e sbattere fuori il mondo circostante....

    ...e invece dietro ad una fuga e una inerme incapacità di combattere spunta l'amore di chi attende i propri figli tornare , di chi pur vinto dalla paura non merita di essere incolpato di un omicidio (assolutamente STREPITOSO il dialogo finale tra Cillian Murphy e il figlio di Mark Rylance: "C'è la fara?", ".............si!" ed ecco la coscienza quietarsi con tanto di approvazione del padre), di chi, con il proprio ritorno, continua ad alimentare la speranza di un intero popolo che è cosciente che il nemico è solo ad un centinaio di chilometri di acqua, bazzecole per una nave, quisquilie per un aereo.

    Il solo vederli tornare vivi è una vittoria, una di quelle che non scaturiscono dall'aver dimostrato di essere superiori al nemico ma di tenere accesa la fiaccola della speranza e la voglia di (ri)tornare a combattere su ogni spiaggia, su ogni molo, in ogni città perché "ciò che non mi distrugge mi rende più forte".

    Bivio per la carriera di Nolan, lavoro che verrà apprezzato man man che passeranno gli anni.

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    1. Certo che mi ricordo ;)

      Hai perfettamente ragione, dovevo specificare meglio. E' un film sui silenzi delle parole e sul rumore della guerra. E anche quando c'è silenzio assoluto è come se ci fosse un rumore assordante, quello della minaccia

      Sì, la vicenda hardy torna poco, non si capisce perchè non sia atterrato dai suoi, proprio in quei momenti arrivavano le navi di soccorso. Ecco, semmai la pecca di eroismo in quel personaggio è solo lì, non ce n'era bisogno (anche se la scena finale merita...)

      "Una evacuazione, una fuga, un comportamento da fifoni, una sopravvivenza che puzza di sconfitta da cento chilometri, una vergogna che non ti permette di alzare la testa, uan voglia di nascondersi, chiudersi dentro se stessi e sbattere fuori il mondo circostante...."

      bellissimo, complimenti

      grandissimo ad aver riportato quel dialogo, volevo farlo anche io. Quel ragazzo ha visto un soldato distrutto, probabilmente sull'orlo della pazzia e con una psiche ormai devastata. Dargli quella colpa avrebbe voluto dire ucciderlo

      E sì, la dignità e la grandezza di alcune sconfitte valgono più delle vittorie

      penso anche io che sarà uno dei film di Nolan che resterà di più

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  8. concordo con l'Anonimo di "Split

    "lavoro che verrà apprezzato man man che passeranno gli anni"

    a volte guardiamo quello che vorremmo fosse un'altra cosa, questo è Nolan, sempre sorprendente, anche se non cerca quel tipo di emozioni, che alcuni si aspettano.

    anche "Inception" non riscaldava, non emozionava, ma era un grande film

    https://markx7.blogspot.it/2017/09/dunkirk-christopher-nolan.html

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    1. e concordo anche io con voi eh ;)

      però più empatia me l'aspettavo, ammetto

      ma credo sia una cosa mia, forse del periodo

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  9. Visto e piaciuto, suono compreso. Se posso trovargli un difetto, mi è sembrato frettoloso.

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    1. In effetti mi aspettavo un film di 3 ore...
      Ma alla fine, paradossalmente, il materiale non era tanto, il film è già abbastanza ripetitivo in un'ora e 40...

      Forse Nolan avrebbe potuto mettere qualcosa del prima, ma si è voluto concentrare solo sulla spiaggia, sulla sconfitta ormai avvenuta

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  10. Ho visto il film due volte, ho capito che i personaggi poco approfonditi servono a far capire che ogni soldato è uguale in guerra, eppure il film continua a non piacermi. Io non sono un amante di Nolan, ma nonostante tutto apprezzo Inception, Interstellar e The Prestige. Forse è solo una banale questione di gusti, ma Nolan riesco ad apprezzarlo maggiormente quando ha a che fare col fantastico, diciamo che i film di guerra non li ritengo il suo genere

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    1. Non è una questione di essere tutti uguali in guerra quanto il fatto che l'Operazione Dynamo è stato un evento collettivo in tutto e per tutto (basta dare una occhiata ai numeri).

      Tra l'altro il film si sofferma almeno su 4 personaggi principali ma è ovvio che a Nolan interessasse maggiormente dare spazio all'evento nel suo insieme piuttosto che concentrarsi su pochi e determinanti individui.

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    2. Beh, alla fine non dite cose così diverse, operazione collettiva o in guerra si è tutti uguali non è distantissimo

      Io invece ho amato questo "cambio" di Nolan, era quasi doveroso ad un certo punto

      Però sì, anche io considero superiori 3,4 film del Nolan creativo

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  11. Rachelechenonsiricordalapassworddigoogle+percommentaresulblog12 settembre 2017 alle ore 18:20

    Sai qual è stata la cosa migliore del film? La mancanza di eroi (come hai scritto anche tu).
    Abbiamo visto solo dei ragazzini impauriti, pronti a tutto pur di tornare a casa e ragazzi un po' più grandi (mi riferisco a Murphy) che ci sono sembrati dei vili e dei codardi, ma che in realtà erano solo terrorizzati. Forse è il primo film che vedo dove vengono mostrati i veri sentimenti che pervadono un soldato: paura e sopravvivenza.
    Insomma, mi pare di pensarla allo stesso modo tuo. Null'altro da aggiungere dunque.
    Sono un po' arrugginita con i commenti, ma sono passati troppi mesi dall'ultimo. Devo riprendere il ritmo ;)

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    1. Gli eroi ci sono eccome: il pilota che si consegna pur di non abbandonare l'aereo, il capitan-general-colonnello che rimane per i francesi, il semplice cittadino che parte senza Marina a salvare i poveri soldati...

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    2. Beh, l'aviatore è si un eroe però, alla fine, fa la figura del fesso.

      Con circa 11 Km di spiaggia decide di atterrare giusto giusto sulla parte in mano nemica...

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    3. Mmm, non sono d'accordo. Il pilota e il generale stanno semplicemente facendo il loro "lavoro". Forse gli unici "eroi" sono proprio i civili, che trovano il coraggio di andare a recuperare i loro connazionali rischiando la loro vita senza averne alcun obbligo. Forse solo quello morale.

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    4. [felice ti sia ricordata la password]

      l'aviatore è un idiota, potrebbe buttarsi e tornare a casa, invece atterra e si lancia tra le braccia dei nemici

      pilota e generale, coi loro gesti, fanno molto più del proprio dovere. Per come l'ho vista io le tre figure (generale, pilota e padre orfano di figlio) sono i veri eroi, in maniera diversa e in modo diverso (seppur mi ha colpito, negativamente, come la nobiltà d'animo vada di pari passo con quella monetaria)

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    5. @ Rachele:
      Cerchiamo di porre una linea di demarcazione tra "doveri e/o compiti istituzionali" e "atti di eroismo".

      L'aviatore, finché ha il suo mezzo in piena efficienza, sta compiendo il suo dovere istituzionale (abbattere aerei nemici) ma nel momento in cui si trova a pilotare, suo malgrado, un aliante (e nonostante una totale situazione di inferiorità rispetto al nemico riesce comunque ad abbattere un altro aereo) allora le azioni da lui, successivamente compiute, possono benissimo essere definite come atti di eroismo.

      Il comportamento dei civili non è eroismo bensì patriottismo e non per forza c'è relazione tra i due comportamenti.

      Quello che tu definisci "obbligo morale" è proprio il patriottismo: sarebbero andati lo stesso a salvare i soldati francesi anziché i loro connazionali?

      No, ni, forse, chissà...

      Il comportamento finale dell'aviatore è totalmente senza senso ed è assolutamente romanzato da Nolan (volendo poteva anche ammarare...) per far capire che i nemici, benché apparentemente invisibili, erano lì, ad un tiro di schioppo, alla prossima duna sabbiosa...

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    6. Rael70, si, hai ragione sui connazionali. Anche se patriottismo ed eroismo sono, in qualche modo, collegati. Il forte sentimento per patria ti spinge a compiere gesti eroici come quello di salvare i soldati.
      Sul dovere morale, da intendere assoluto e quindi senza distinzione tra inglesi o francesi, ma consoderarli solo come uomini da salvare ho i miei dubbi anch io, Ma non ci è dato saperlo ;)

      No, sul pilota non mi trovi d'accordo. È in guerra, ha la mente da guerra, che è quella di far fuori più nemici possibili altrimenti sarà lui stesso ad essere ucciso. Quando le azioni sono mosse dalla sopravvivenza è difficile capire se il comportamento può essere eroico o meno.
      Poi boh, per me già associare il concetto di eroe al concetto di guerra non ha molto senso.

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    7. Cara Rachele, a mio parere le cose stanno in modo differente.

      Quando un soldato (aviatore, marinaio, etc.) viene mandato in guerra ha un solo dovere istituzionale da osservare: uccidere quanti più nemici possibili, direttamente o indirettamente.

      Quando un soldato si trova in guerra lui uccide, in primis, per salvare la propria vita e, indirettamente, per ossequiare il proprio primario dovere istituzionale.

      L'eroismo non è mai osservabile soggettivamente (non è mai il soldato, in prima persona, che si rende conto che quello che sta facendo è, o diventerà, eroico) bensì solo in terza persona.

      Sono gli altri, coloro che assistono all'atto, coloro che, soprattutto, ne beneficiano che definiscono l'atto "eroico" non colui che lo ha compiuto (spesso a costo della propria vita).

      Ecco quindi che per i soldati che, dalla spiaggia, osservavano l'aviatore "aliante" abbattere un aereo tedesco, tale azione è eroismo puro senza se e senza ma mentre, in quel momento, l'aviatore sentiva di aver, ancora una volta, rispettato il dovere istituzionale e, subito dopo, si dimenticava dell'accaduto per cercare di atterrare e salvarsi la pelle.

      L'eroismo è un donarsi agli altri senza pretese e solo i beneficiari possono accorgersene.

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    8. Caro Rael70, ho come l'impressione che stiamo dicendo la stessa cosa ;)
      Perchè io mi ritrovo al 100% in quest'ultimo commento

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    9. Fate l'amore non fate la guerra

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    10. Siete troppo bravi e, in più, pare avete trovato una base comune alla fine, inutile aggiunga qualcosa.
      Tra l'altro il commento di Rael (quello delle 14.17) è perfetto, impossibile far di meglio

      Del resto un pochino l'avevo detto anche io in rece, non confondiamo quello che è saper fare alla grande il proprio mestiere con l'eroismo

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    11. Forse anche platoon di Stone e la sottile linea rossa di Malick,sono altri due film che per la prima volta,ci hanno presentato i soldati come ragazzi normali, spaventati e antieroi. A me personalmente non ha lasciato molto come film....sai Giuseppe che ho cercato una tua recensione di "la sottile linea rossa", l'hai mai visto?

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    12. Sì Paolo, stupendo ;)

      assolutamente, in moltissimi altri film si è raccontata la paura della guerra, l'inesperienza o la viltà

      magari su Dunkirk se ne parla un pò più perchè, giocoforza, c'è quasi solo quella

      (anche perchè quando non puoi combattere puoi solo aver paura di essere ucciso eh)

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  12. Ora ho potuto finalmente leggere la tua! Mi è mancato l'accostamento alla scena di the prestige (che ci sta eccome). E ne ho scorto un altro.
    No, a me non è mancato niente. Se non un'altra visione. (Almeno)

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  13. Vorrei chiedere a Rael70 su quale enciclopedia o prestigioso tomo di quale opera ha trovato il termine :dovere istituzionale =uccidere.
    Seppur riferito alla guerra è un discorso che non può star in piedi e tantomeno il messaggio che implica.
    Quando mai è un dovere uccidere?
    Se lo fai per sopravvivere o difendere qualcuno che rischia la morte allora diventa necessario uccidere ma non sarà mai un dovere.
    Poi ti dirò che la rece e i commenti filano liscio son anche carini quelli tra Rael e Rachele fino a quando il primo cerca di sviscerare /sezionare l'etmologia della parola patriottismo ed eroismo.
    Poi diventano discorsi da ragazzini quelli che fa.
    Manco ci fosse andato lui in guerra...senza cattiveria eh..!
    Fa bene virgolettare Rachele la parola eroismo e i suoi commenti fra i tanti fanno la differenza perché ci mette un po' di cuore.
    Comunque nelle guerre non ci sono gli eroi e si esce sconfitti anche quando si vince perché si perde sempre qualcosa.
    Ma te Giuseppe come fai a dar ragione a uno che sembra davvero abbia trovato ste definizioni sul vocabolario ?
    Dire che quel commento e sottolineo quel commento è perfetto!
    Massimiliano

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    1. La solidarietà di Max è commovente :,)

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    2. @ Unknown:
      In guerra è sempre stato così; chi viene mandato al fronte (e non rimane dietro ad una scrivania) l'unico scopo istituzionale da osservare è quello di eliminare più nemici possibili almeno che non sia quello di raccontare barzellette o prendere a parolacce la controparte.

      Anche per quelli che non si recano al fronte (Generali, burocrati, politici, etc.) l'unico scopo è quello di annientare il nemico o renderlo numericamente inferiore oppure dimentico qualcosa e si passa la guerra a tentare di fare la pace?

      Caro unkwnon, tu stai facendo un errore, stai scambiando il mio post come specchio del mio pensiero ed invece non è così.

      Se un ragazzo viene sottratto ai propri affetti e viene mandato al fronte, per lo Stato è un'arma (leggasi un numero) che serve ad eliminare più nemici possibili, tutto il resto non conta.

      Prova ad andare in guerra e rifiutati di sparare al nemico, vedrai cosa ti accade...

      Tu confondi l'ordine legittimo da quello illegittimo: affondare una nave nemica è un dovere istituzionale (e poco importa se ci saranno svariate vittime), non raccogliere i naufraghi facendoli annegare o morire nell'Oceano è un crimine di guerra.


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    3. Beh, ho scritto che quel commento secondo me è perfetto perchè è perfetto

      Forse stiamo confondendo la guerra di adesso, quella stealth, di intelligence o di bombe con quella di trincea.
      La guerra di trincea era uccidi più che puoi, mors tua vita mea, sempre.
      E si, è istituzionale, perchè se uno di quei ragazzi uccideva una vecchietta in un mall americano sarebbe andato in galera, se li mandano in guerra uccidere non solo non diventa più reato ma la cosa da fare

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    4. Caro Caden, ovvio che mi riferisco alla II Guerra Mondiale, d'altronde stiamo parlando di Dunkirk o cosa?

      Basti pensare alla madre dei fratelli Ryan: tre di loro sono morti al fronte e non certo per tentare di organizzare un falò sulla spiaggia con i nazisti e, certamente, questi 3 ragazzi prima di perire a loro volta hanno ucciso altri coetanei "uccidendo" dal dolore altre madri.

      Questa è la guerra, nuda e cruda: mors tua vita mea.

      In guerra (anche in sua assenza) un ordine deve prima essere eseguito e poi, eventualmente, contestato.

      In guerra non ci si comporta come i figli dei fiori, in guerra sei costretto a sganciare bombe, a mitragliare o silurare e poco importa alla coscienza il sapere che quelli sono militari e non civili: sono esseri umani, sono come noi, sono figli e a loro volta potrebbero essere genitori.

      In guerra non esiste la coscienza, se non esegui gli ordini sei immediatamente messo di fronte al plotone di esecuzione e, guarda il paradosso, nessuno di coloro che spareranno sapranno mai chi ha realmente compiuto l'esecuzione (così la coscienza è salva).

      E' inumana la guerra, qualunque essa sia e con qualsiasi arma venga combattuta ma ciò non toglie che gli ordini devono essere eseguiti e poco importa se spari al nemico da 10 mt oppure clicchi con il mouse da 2000 Km di distanza: uccidi, provochi dolore immane che nessun pianto potrà mai consolare.

      Questa è la guerra, non Battlefield o Call Of Duty.

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    5. "Caro Caden, ovvio che mi riferisco alla II Guerra Mondiale, d'altronde stiamo parlando di Dunkirk o cosa?"

      ma io dicevo a Max, mica a te ;)

      ripeto, sono completamente d'accordo, anche con quest'ultimo commento

      Tra l'altro non so nemmeno se ai tempi esistevano tanti diritti umani (intendo come leggi). La guerra era semplicemente guerra, sopravvivi, uccidi, annienta.
      Poi, negli anni, la guerra è diventata apparentemente più "umana", specie dopo la scoperta di alcuni crimini o barbarie gratuite, non necessarie

      ma è sempre e solo ipocrisia, la guerra è guerra

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    6. Rachele , non è solidarietà anche perché mi sembra tu non ne abbia bisogno.
      Ho solo scritto che son d'accordo con quel che dici almeno in quel contesto.
      E non è una sviolinata tanto che sei una bella ragazza te l'ho scritto in più sei intelligente e simpatica.
      Come sai essere anche rompic..quando serve no?
      Anche dopo le risposte di Rael al mio commento continuo a pensarla allo stesso modo di prima.
      Mi sembra il commento di un ragazzino saccente che vuole aver sempre ragione lui.
      Forse mi sbaglio ma non credo che arrivi ai 30 di anni.
      L'età non vuol dir niente per carità ma a volte in certi casi fa la differenza.
      Denoto nelle sue risposte una certa immaturità...e una poca inclinazione nel saper ascoltare .
      Poi certe cose che scrive son veramente
      Incommentabili.
      Io quello che contesto è il dovere di uccidere e la mancanza di coscienza che a detta sua diventa quasi una formuletta matematica , come se uccidere fosse così facile al di là della guerra o meno.
      A tal proposito mi torna in mente un documentario visto su raitre , quelli sulla seconda guerra mondiale o forse era rai storia , non ricordo ,dove si diceva che i soldati tedeschi venivano drogati a loro insaputa con dosi giornaliere sempre piu massicce di metaformina ( non ricordo con sicurezza) in maniera che fosse inibita la loro "coscienza " o sensibilità e trasformati in macchine da guerra pronti ad amazzare senza scrupolo militari e civili.
      Quindi discorsi come obbligo istituzionale ad uccidere a mio avviso vanno un po' a farsi fottere.
      Giuseppe , la guerra è guerra.
      Ma è nella coscienza individuale che sta la differenza.
      Massimiliano

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    7. Non lo so, parlare di coscienza individuale in una guerra di trincea mi pare fuori luogo.
      Ovvio che ci saranno stati milioni di soldati "incapaci" di uccidere, o impauriti, o impazziti, o coscienziosi.
      Ma il buon soldato di trincea è quello che ne faceva fuori di più.
      Dirò di più, il soldato che uccideva di più salvava anche tante vite dei suoi commilitoni coscienziosi.
      Un esercito di soldati che non sente il dovere di uccidere è un esercito morto

      Ripeto, per me Rael dice cose sacrosante e in modo chiarissimo, poi ognuno la pensa come vuole, come sempre ;)

      per me chiusa qua, un abbraccio a tutti

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    8. @ Unknown:

      Ci hai azzeccato perfettamente con la mia profilazione, complimenti!

      Passiamo a cose più serie e reali: tu parli di soldati tedeschi drogati per renderli insensibili?

      Il Gen.le Luigi Cadorna mandava davanti al plotone di esecuzione i disertori e quelli che si rifiutavano di uccidere il nemico e quando non riusciva a scovarli individualmente ordinava di prendere l'intero reparto e fucilarne alcuni a caso in modo tale da gettare la codardia anche sopra le teste di chi non lo era affatto.

      Ad ogni modo, argomenti che meritano tutt'altro spazio e contesto e non è certo Dunkirk il film che, più di ogni altro, stimola questo tipo di discussione.

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    9. Max, forse hai saltato qualche commento.
      Io sono totalmente d'accordo con Rael70 😅
      In guerra non può esistere coscienza ed umanità.
      Si deve uccidere per non essere uccisi. Per non parlare delle guerre mondiali dove non esisteva nemmeno il concetto di obiettore. Lì, se non ti arruolavi, eri disertore e sai la fine di un disertore qual era.


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    10. Mha..l'appena scritto l'anonimo di Split cosa succedeva ai disertori ma la tua non era una domanda vero?
      Comunque Rachele non ho mai detto che tu non fossi d'accordo con Rael 70 o anonimo o Marco Giardino sotto copertura o chiunque sia...ho scritto che son d'accordo con i tuoi commenti perché ci metti il cuore poi che vi troviate alla fine a pensare allo stesso modo almeno dopo il commento "perfetto" son problemi tuoi.
      Io continuo a pensarla in maniera diversa e immagino le dinamiche della guerra in maniera diversa e resto fermo nelle mie convinzioni che l'uomo va preso nella sua individualità in ogni condizione.,,ma non ho voglia di ripetermi credo di essere stato abbastanza chiaro .
      Poi voglio rispettare il desiderio del padrone di casa e chiuderla qua .
      Non vorrei mai arrivasse il generale Cardona...
      A presto
      Massimiliano

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    11. Oggi poi è il compleanno di Rachele (almeno secondo fb), possiamo approfittane come giorno di trattato di pace

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    12. Auguroni fatina , mille di questi giorni pieni di salute amore e fortuna.
      Che tutti i tuoi desideri possano avverarsi...😘😘😘

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    13. Ahahah manco mia mamma mi ha mandato un messaggio di auguri così 😅
      Grazie Max, gentilissimo

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    14. Prego , grazie a te di esistere.
      Giuseppe posso approfittarne dell'armistizio per chiederti una cosa : ma chi sono sti due avvinghiati qua in sovraimpressione?
      Son tre giorni che me lo chiedo?
      Da che film li hai presi?
      Lei sembra Linda Hamilton da giovane ( potevi cancellarle con un po' di photo shop i tre brufolazzi se posso suggerire) lui sicuramente non è Swarzy terminator.
      E poi come son messi che posizione del Kamasutra è?

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    15. Sono i protagonisti di Alabama Monroe, uno dei film più belli e dolorosi che ho visto questi anni.

      L'ho rivisto e ho cambiato l'immagine, i motivi son tanti. Ma sempre di cambiamento stiamo parlando ;)

      Nom niente kamasutra, solo una dolcissima posizione ;)

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    16. Giuseppe, uno dei film del nostro dissenso critico! ;)

      auguri a Rachele!

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    17. davvero? non me ricordavo

      ma che sei matta a criticallo???

      la tu rece de Dunkirk è aperta nel mio segnalibri da 3 giorni eh, arrivo

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  14. beh, recensione bellissima....concordo su tutto anche sui difetti, il principale è questa sensazione di estraneità che si prova (noia?) comunque un gran film...anch'io nella scena degli elmetti ho pensato ai cappelli di the prestige, che comunque ritengo il vero capolavoro di nolan....

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    1. vedi, quella cosa di The Prestige alla fine l'abbiamo notata in tanti...

      Boh, ho scritto la rece quasi per dovere (non perchè ho un blog ma perchè avendolo visto non dirne niente era un peccato) qusi una settimana dopo averlo visto, a me sembra debolissima

      ma ti ringrazio

      non lo so quale sia il mio preferito, a vedere i voti è Interstellar ma boh, sono sempre voti del momento

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  15. Visto coi miei tempi di campagnolo...Di sicuro c'è patriottismo, eroismo, storia militare e nazionale. C'è anche altro, ma secondo me sminuito dai dialoghi e una parte du sceneggiatura troppo statici e prevedibili. Troppe porte che si aprono all'ultimo secondo. Ottimo nella riluttanza verso la guerra che sa suscitare. Sento poi un parallelo con le tragiche migrazioni via mare, forse anche cercato. E plauso anche a questo

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    1. Su questa cosa che secondo me il film non punta sul patriottismo e sull'eroismo mi batterò sempre

      per ogni piccolissimo esempio in tal senso il film ne offre il triplo nell'effetto contrario, quello della codardia, della vergogna, della paura, del sentirsi tutt'altro che eroi

      io il parallelo non ce lo vedo tanto, anche perchè, insomma, si racconta di qualcosa già accaduto e in quella maniera

      poi siamo noi che possiamo vederci il parallelo (ma del resto questo è la Storia, l'eterno ritorno delle cose) ma non credo a Nolan o a chi ha pensato il film sta cosa interessasse

      ma magari sì!

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  16. Appena visto, forse dovrei farlo sedimentare, ma la prima impressione resta notevole.
    Ecco io ci sono entrata nella guerra invece, forse come dici tu non come soldato tra i soldati, ma come se ce l'avessi attorno. La musica e le bombe che martellano e che ti danno quel senso di ansia e impotenza costante, durano tutto il film, non si affievoliscono mai.
    Non è un coinvolgimento emotivo, è reale, è palpabile.
    La sopravvivenza, come dice uno dei soldati, diventa l'unica cosa che abbia un senso, è crudele, non è giusta come sacrificarne uno per salvarne 12, ma è così.
    Vado a farlo riposare un po', come un buon vino, sai mai che mi scemi questa sensazione.

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    1. Ecco, così è come doveva essere vissuto Dunkirk...
      Io non so se fu colpa del film o di quei 2,3 giorni davvero difficili ma non riuscii a entrarci dentro come te. resta il solito grande Nolan comunque...

      se scema bevi ancora ;)

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    2. A chi ha amato Dunkirk, consiglio la visione di Darkest hour, rigorosamente in lingua originale, in onore dello splendido Olsman.
      Due film che affrontano il medesimo evento da due punti di vista diversi ma complementari.

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    3. molto interessante l'accostamento...
      Ma sono due generi completamente diversi, gli amanti del primo potrebbero tranquillamente non amare il secondo e viceversa

      eh, non so se sta settimana riesco ad andare al cinema, tanto meno se riesco a beccare la giornata con la versione in lingua originale ;)

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    4. Certo che sono due generi diversi: l'uno è pura azione e mette in scena la sofferenza dei soldati che aspettano di essere salvati dall'imminente massacro; l'altro ci mostra cosa si deciedeva in patria, nelle alte sfere proprio in merito a Dunkerque e quindi la sua forza è sui dialoghi e sulla caratterizzazione psicologica di Churchill.
      Visti a poca distanza l'uno dall'altro, danno un quadro più completo di tutto e si avvanntaggiano a vicenda nell'essere apprezzati, pur sapendo che possono esserci delle licenze d'autore circa la veridicità del fatto storico. Ecco perché li ritengo complementari. Ed entrambi belli.

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    5. no, spetta, sennò non ci si capisce

      ho subito detto che è molto interessante l'accostamento,specie per i motivi che hai scritto adesso

      io "contestavo" solo quel "A chi ha amato Dunkirk, consiglio la visione..." perchè uno potrebbe pensare che avendo amato uno amerà anche il secondo, essendo cose simili

      per quello l'appunto sul genere. Sono due film totalmente diversi, molto probabilmente chi ama tanto un tipo non ama troppo l'altro

      quindi era solo un avvertimento per chi poteva mal interpretare il tuo incipit

      per il resto sono super complementari, assolutamente

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    6. Hai pienamente ragione. Rileggendo capisco il mio incipit fuorviante.
      Grazie

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    7. figurati, tante volte per iscritto ci sono incomprensioni

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  17. ...anche qui arrivo in ritardo.. non con il film che ho visto in sala ...ma con la rece
    Sono completamente d'accordo con te , anche sulle quisquilie ;)
    Certo senza quelle saremmo stati di fronte ad un film quasi perfetto e comunque gran film !!

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    1. ma noi non eravamo quelli che la pensavano quasi sempre diversa?

      dio bono, ormai siamo sempre in linea, che è successo?

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    2. ...quasi ...appunto !
      se ricordi le nostre strade si sono incontrate grazie ad una comune passione ... e poi ce ne sono state altre
      comunque poche ma intense ;)

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    3. me pare te leggevi anche I tipi da videoteca su FilmTv, iniziò così

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    4. si..
      ma tornando a Dunkirk vorrei aggiungere che a proposito di uno dei vari difetti , cioè una certa freddezza che non ci permette di entrare completamente in sintonia con il dolore e la disperazione dei soldati ( a parte nella scena all'interno della barca che per quanto mi riguarda l'ho sentita più vera ..) pare quasi che Nolan abbia davvero scelto di mettere in evidenza un simbolo , punto e basta .
      Questo purtroppo non è sufficiente in un film del genere a meno che ....
      altra cosa , se scegli di non affidarti alla computer grafica allora vai giù diretto , film vecchia maniera, ancora più scarno e semplice e forse , dico forse eh, magari acquistava più valore .

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    5. tu dici che volendo parlare della Guerra e dell' Uomo volutamente non voleva trasmetterci troppe emozioni?

      non so. Di certo non ci ha calcato le mani, e questo è molto apprezzabile.

      a livello di messinscena e di costruzione delle sequenze non ho niente da dire invece

      ma poi, lo ricordo, era un giorno difficile per me, dovrei rivederlo

      ma vedere che in tanti mi date ragione mi fa pensare che, in qualche modo, c'avevo visto giusto comunque

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  18. La sera prima ho visto L'ora più buia. Il pomeriggio dopo mi sono messo in pari con l'ultima opera del maestro Nolan. C'è l'ossatura di Memento in questa pellicola, seppur strutturata in maniera molto meno "contorta". C'è tutta l'eleganza e la classe che da sempre contraddistinguono le pellicole di Nolan. C'è, come giustamente dici anche tu, una sobrietà che non lascia il minimo spazio alla spettacolarità tipicamente americana (a parte il guizzo finale di Hardy che, a motori spenti ed in piena planata, riesce a virare e centrare al primo colpo l'aereo tedesco). Ma terminata la visione non ho avvertito nessuno strascico emozionale in particolare. Non mi spingo a dire che il film non abbia un'anima, ma è innegabile che sotto questo punto di vista non conquisti. È strano, nonostante le innumerevoli fughe vanificate dai tedeschi e tutte le vite rimaste imprigionate in una stiva o spinte sotto l'acqua dalla titanica mole delle navi, non ho empatizzato. Credo proprio che la cosa sia collegata a quell'asetticità esasperata, una scelta secondo me non molto azzeccata in una pellicola di guerra.

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    1. ah, vedi, non volendo hai accolto il suggerimento di Elsa

      perfetto Domenico, hai riassunto tutto quello che volevo dire in poche righe

      mille scene in cui empatizzare, eppure non succede. Ma che scene però

      tu dici che è proprio la sobrietà che porta a questo, interessante, ci devo pensare

      a me molti film sobri e scarni hanno emozionato tantissimo. Ma forse per un film di guerra è un pò controproducente

      resta l'ennesimo grande film del nostro, comunque

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    2. Chissà, conoscendolo non mi stupirebbe se questo riscontro emotivo non rientrasse nel disegno generale. Una sorta di raffigurazione di quell'apatia che nasce da un'esposizione massiccia e prolungata ad orrori come quelli che avvengono sui campi di battaglia. Il discorso che i due soldati origliano mentre sono nascosti mostra bene cosa sono i soldati sulla mappa del conflitto: numeri, pedine sacrificabili, percentuali da tenere sotto controllo. Un generale empatico non potrebbe mai far bene il suo lavoro.
      Però davanti alla scena dell'arrivo delle barche ho vissuto un di quei momenti tipicamente infantili, quando le maestre ti chiedevano quale fosse la morale della storia: quelle barche guidate da semplici cittadini inglesi, giunti fin lì sfidando il mostro bellico nazista nel tentativo disperato di salvare i loro ragazzi, sembra voler dire che non puoi mettere l'amore all'angolo, perché reagirà con la forza disperata di un animale braccato.

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    3. tutto vero

      però, ecco, capire di essere pedine sacrificabili non per forza, anzi..., significa non rendersi conto dell'importanza della vita e per questa non soffrire o farci soffrire
      riguardo il generale invece totalmente d'accordo

      però sì, potrebbe esse una scelta de Nolan

      sì, non è un caso infatti che il momento più "retorico" (in senso buono o no) sia quello, la prima volta che Dunkirk punta, senza ombra di essere smentiti, sul fattore cuore-orgoglio

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due cose

1 puoi dire quello che vuoi, anche offendere

2 metti la spunta qui sotto su "inviami notifiche", almeno non stai a controllare ogni volta se ci sono state risposte

3 ciao