24.9.17

Recensione: "Krisha"

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Krisha era "solo" un gran bel film.
Poi arriva la parte finale, poi arriva una dedica, poi arriva il giorno dopo la visione e sto film non me se toglie dalla testa.
E unendo tutti i pezzi, capendo la verità, la necessità e il dolore che c'è dentro al film ne capisci la grandezza.
Se avete amato Rachel sta per sposarsi impossibile perderselo

presenti spoiler qua e là

Ci son film di cui capisci la potenza, l'"importanza" e la necessità solo in un secondo momento, a visione sedimentata. Arrivi al giorno dopo e ci sono immagini che ti tornano in testa, sequenze, tematiche, tante cose che magari durante la visione non avevi colto.
Vorrei dire che con Krisha mi è accaduto questo, e in parte, in larghissima parte, è così.
In realtà, e la cosa mi era capitata solo una volta, con l'immenso Biutiful, la potenza, la bellezza, l'importanza e la necessità di questo film io l'ho capita solo un secondo dopo l'ultima, bellissima, immagine.
Quando è apparso questo:


Un brivido mi ha percorso tutta la schiena.
Quei brividi che ti prendono quando realizzi delle cose in un nanosecondo, quando la verità ti colpisce con una mazzata sulla testa e ne resti tramortito.
Quella bellissima dedica finale che arriva dopo un film come questo ti urla contro quanto tutto quello che hai visto sia vero, quanto ogni passaggio, ogni dolore, ogni trauma, ogni segreto e ogni sconfitta presente dentro il film sia il racconto di veri dolori, veri traumi, veri segreti.

E, ok, la storia di Krisha è la storia di millemila famiglie, milioni di famiglie. Ma realizzare che è anche la storia di chi l'ha raccontato, ecco, dà una sensazione diversa.
Poi, stamattina, arriva la firma in calce a tutti questi mie pensieri.
Vado a vedere il nome del regista.
Trey.
Come il ragazzo del film, come il figlio abbandonato di Krisha.
E ripensi che quasi tutti i personaggi avevano il nome degli attori che li interpretavano. E, insomma, ormai ne hai la certezza, questo film è cortocircuito tra vita reale e finzione.
Un atto d'amore, un grido di dolore, la necessità di sublimare tutto, o semplicemente quella di raccontare.

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Krisha parte con un gran bel piano sequenza di quasi 10 minuti, quello in cui una donna nervosa (attrice da patrimonio mondiale) cerca una casa. Entra in quella casa, tutti la accolgono con (malcelato o no) affetto.
E' una parente, è il giorno del ringraziamento, e lei è finalmente tornata in famiglia.
Una casa immensa, un open space dove la decina di personaggi e più si muove liberamente.
Krisha, ca va sans dire, è il nome della donna.
Se ne va in camera, prende una pasticca.
La colonna sonora inizia a farsi straniante, tutta rintocchi e rumori, anche durante i dialoghi.
Solo alla fine uniremo i pezzi, solo alla fine capiremo che ogni cosa che abbiamo sentito, ogni cosa che abbiamo visto, anche in deformazioni visive, dipende solo e soltanto da lei, da Krisha. 
Sì, perchè questo è un film che si presenta quasi come "classico" quando in realtà è come fosse il racconto in immagini e suoni di una mente, quella della donna cui dà il titolo.
Vi ricordate il magnifico The Invitation no? 
Ecco, vi ricordate come ci fosse sempre la sensazione di esser "dentro" il protagonista allora. Qui andiamo ancora oltre e, in questo senso, trovo magnifico che il titolo sia solo il nome di lei.
Parte come una commedia di parenti serpenti il film, un pò Festen, un pò Compagni di scuola, un pò tanto un altro piccolo film che, a mia memoria, è forse quello che più gli somiglia, il bellissimo Rachel sta per sposarsi.
Ma se nel film di Demme la pecora nera della famiglia, quella che metteva nuovamente in crisi lo status quo, era una scapestrata giovane, qui è una donna di 60 anni, cosa molto più particolare.
Le affidano, non so se per darle qualcosa da fare o perchè ci tenesse, la cottura del tacchino, un tacchino talmente grande che lei definisce "mutante", in una delle tante belle e naturalissime battute che costellano la prima parte del film, una prima parte brillante ma sempre con l'occhiolino all'insidia, all'accadrà qualcosa di brutto.

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Il film va avanti, a volte anche un pelo stancamente.
Iniziamo a capire meglio alcune parentele, iniziamo a capire perchè Krisha sia così tanto a disagio.
C'è quel dialogo sul divano con Trey che io, malizioso, ho pensato fosse tutt'altro da quello che scopriremo poi alla fine.
Ma forse tutto ciò è voluto, forse il regista (che, ricordiamo, probabilmente è Trey stesso) vuole darci un'ambiguità di fondo.
Fatto sta che quel "ti amo" sorprende, ti fa pensar male.
Poi ci sarà lei sempre più in crisi, le videocassette e tutto il resto e sì, la sensazione che in quella casa, in quel rapporto, ci sia stato qualcosa di brutto e sbagliato è forte.
Dico la verità, in certi punti ho faticato. Anche perchè certo cinema indipendente americano adora raccontare il "nulla", la vita reale senza tanti accadimenti significativi. Un modo di raccontare che amo moltissimo ma che, a volte, anche solo per pochi minuti, causa l'effetto contrario, ovvero la perdita di attenzione.
Poi accade una cosa, arriva la madre di Krisha, nonna e bisnonna di altri personaggi.
E Krisha cambia, in peggio, ancora di più. C'è il gelo quando la vecchia non sembra riconoscere Krisha. Ma il primo piano dell'anziana arriverà più volte ed è fortissima la sensazione che Krisha si senta in colpa al suo cospetto, che quella presenza abbia un ascendente fortissimo verso di lei.
Poi, nella bellissima immagine del tacchino che crolla a terra, quel tacchino che in montaggio alternato avevamo visto preparare da un'ora (mamma mia, c'è una carrellatina indietro da dentro il forno magnifica, sembra quasi un luogo quel forno), ecco, in quel crollo c'è anche il crollo definitivo di Krisha.
Ma era inevitabile, i suoi primi piani, i sui discorsi, le distorsioni visive, la colonna sonora, tutto ci stava portando a quel crollo.
Parte l'ultimo quarto d'ora, densissimo, angosciante, doloroso, potente.
Questa donna che non riesce a recuperare il figlio, questa donna che un giorno fuggì via, forse per problemi di alcoolismo, e che tutti i suoi problemi non li ha passati.
E si potrebbero fare tanti discorsi sulle pecore nere, sulle persone rovinate da famiglie o, al contrario, rovina-famiglie.
Ma teorizzare Krisha sarebbe sbagliato.
Perchè questo film è un atto d'amore e odio talmente privato e necessario che ha poco senso andare sui massimi sistemi.
Lei che urla, lei che va dal figlio, lei che ormai abbandona i panni di parente a suo agio per vestire i suoi veri panni, quelli di donna devastata senza più affetti, quelli di donna che un giorno perse tutto e quel tutto ha capito che non potrà più riaverlo.
Ci sarà un ultimo straordinario primo piano.
E due occhi che si chiudono.
E una dedica.
La bellezza devastante del dolore.

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29 commenti:

  1. Senza probabilmente Giuse': Trey nel film è proprio il regista :D Tra l' altro dalle informazioni che avevo raccolto, l' attrice che fa Krisha (omonima) è sua zia. E' in qualche modo ispirato ad una storia vera di una sua parente, riguardo il dramma dell' alcolismo.
    Confermo che gli ultimi 15-20 minuti valorizzano tantissimo un film che altrimenti sarebbe stato non troppo appetibile. :)

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    1. Cioè, proprio l'attore è il regista???

      mannaggia a me che non cerco mai informazioni, mi baso solo su quelle che "capisco" da solo

      E a questo punto il discorso sul divano "tu sai fare film, lascia perdere quell'università" è ancora più personale, magnifico

      ormai la rece non la cambio, ho una regola ;)

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    2. Sì sì, era proprio interpretato dallo stesso regista: meglio ancora che ti è sembrato il regista, e questa sensazione era corretta :D Quasi tutti i personaggi del film non sono attori professionisti, ma parenti veri e propri (ma del regista credo solo Krisha). Tra l' altro la vecchia ha veramente l' alzheimer, non sta simulando.

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    3. mamma mia, ho scritto tutta la rece con questa sensazione, questa "magia". E ora più scrivi cose più mi confermi tutto

      sì, a sto punto, so contentissimo di non aver saputo nulla ed esserci arrivato da solo. Vuol dire che il film, specie in quella dedica, fa trasparire tutta sta verità

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    4. Tanto per completare la sezione curiosità: il dito monco che ha Krisha, non viene mai spiegato nel film, ci viene solo fatta una battuta (dammi un 4 e mezzo, invece che dammi il 5, se non ricordo male). Poco prima delle riprese aveva perso una falange a causa del morso di un cane.

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  2. E' come se necessitasse una seconda visione, allora ogni scena acquisisce -più- senso, però fa anche più male.
    (Una su tutte la nonna che sembra sproloqui poi chiede "what I did wrong" a Krisha)
    Gran colonna sonora, quella Nina Simone piazzata dopo il vino è una gemma.

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    1. Sai che ho pensato la stessa cosa? rivedermelo subito, ora che so, ora che ho capito, ora che ho tutti i pezzi

      sì, la vecchia è il vero e proprio turning point del film. Lo cambia, lo rende più profondo, più vero

      e, come dice qua sopra Claudio, ha veramente l'Alzhaimer, magari è tutto "vero" quello che dice

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  3. Doveva avevo intravisto questo film, mi sono suito chiesto?
    Presto detto. Di Shult, di recente, ho visto It comes at night: horror indie interessantissimo, che forse le troppo chiacchiere mi hanno fatto sopravvalutare lì per lì. Recuperò anche questo (poi, come mi fanno male i film sui e coi vecchietti...).

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    1. No, ma davvero?
      sento parlare di quest horror da mesi, l'avete pratcamente visto tutti

      ed è lo stesso regista de sto gioiellino, ma pensa te ;)


      lo vedrò quanto prima (forse)

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    1. zitto va, che non sai quante volte ricercando rece o informazioni del film ho scritto krishna...

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  5. Mado' che pugnalata sto' film. Ho appena finito la visione e mi sta mandando in cortocircuito.

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    1. vuol dire che lo hai vissuto come secondo me doveva essere vissuto ;)

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    2. La seconda parte del film soprattutto esordisce con una mattonata incredibile, se la prima è vagamente fastidiosa con quella colonna sonora sovrastante i dialoghi nella seconda ti arriva la manata:
      Non tutti possono essere salvati
      Sono stato davanti allo schermo del pc fino alla fine pensando unicamente "porca puttana"

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    3. riassunto perfetto

      e, vero, alla fine, con quegli ultimi 5 minuti, il primo piano e la dedica, resti lì impalato

      ci arriva lentamente a quello, ma ci arriva

      è un film che, come pochi, ha bisogno di tutto il suo svolgimento per arrivarti, per manifestare cos'è

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  6. Visto ieri, finalmente aggiungerei. Bello, davvero bello. Nel periodo in cui mi sparavo almeno 2-3 horror a settimana quel It Comes At Night fu uno dei film che mi colpì di più. Ho aspettato fin troppo per recuperare Krisha. Purtroppo ero già a conoscenza del carattere autobiografico del film, avevo già letto qualcosa mannaggia a me. Fortunatamente la cosa non mi ha impedito di apprezzarlo. Anzi, forse me l'ha fatto vedere con un occhio diverso, più attento ad alcuni dettagli.
    Questi film a me danno sempre l'impressione di essere sempre, tra le altre cose, delle belle riflessioni sulle seconde possibilità. Che se nei contesti per così dire "secondari" possono anche capitare (qui rappresentato dal fatto di riuscire a tornare a fare il regista), quando si parla di affetti, sentimenti e famiglia le cose cambiano, e le seconde possibilità in generale te le puoi scordare. Indipendentemente da ciò che è successo, indipendentemente se hai colpe più o meno gravi. Probabilmente mi sbaglio, ma nel personaggio di Krisha vedo proprio questo tipo di ragionamento.
    Film recuperato grazie al guardaroba quindi grazie infinite, come sempre.
    Devo recuperare Rachel sta per sposarsi!

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    1. ciao Marco!

      sì sì, io invece non sapevo nulla, nemmeno che lui ci recitasse dentro

      e allora quella dedica mi colpì tantissimo e mi fece rileggere il film in maniera diversa, ovviamente più dolorosa e intima

      bellissima il tuo discorso sulle seconde possibilità e sulla differenza dei campi

      però io credo che anche lì c'è sempre il tempo per ritrovarsi, per capirsi

      certo, come nel caso di Krisha, a volte sei uno che starà "fuori" per sempre, per sempre fuori posto o guardato con circospezione

      ma di "miracoli" di ritrovi ce ne sono stati e ce ne saranno sempre, specie tra genitori e figli credo

      e chissà che emozione, come nascere due volte

      grazie a te marco

      e vediti Rachel ;)

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  7. Non è un bel periodo questo per me. Non lo è affatto. E quando non passi bei periodi cerchi un conforto in qualsiasi cosa possa farti stare un po’ meglio. Un sorriso, un abbraccio, un libro. Un film. Ho trovato Krisha ora, in questo periodo che non è un bel periodo. Ed è stato un bel conforto. Ma non un conforto qualunque, una di quelle cose che quando le vedi, quando le senti dentro, sembra che ti capiscano. Ho amato così tanto questa pellicola perché mi ha scavata dentro. Dal primo sguardo di quella donna all’ultima lettera di quell’ “I love you”.
    Amo i film semplici, quelli che parlano di storie di persone comuni. Che non raccontano grandi eventi, ma ti fanno vedere quella che è la vita in tutte le sue sfaccettature, nella sua semplicità. Nella sua bellezza, con tutto il suo dolore. Ho amato gli occhi di quella donna, quella donna che cerca di mascherare il suo dolore più profondo di fronte a tutti. Che ride alle battute di quell’uomo che non fa ridere per niente. Solo per sembrare normale, come loro, che ridono e sembra che stiano così bene. Mentre lei soffre e fuma e si corrode i polmoni. E poi manda un messaggio ad un uomo e chiede scusa. Dice di amarlo. E poi svuota il tacchino. Tira fuori tutto. Budella, intestino. Un pezzo di plastica. Qualcosa che si è insinuato dentro, qualcosa di fastidioso. Butta tutto fuori. Quel tacchino che sembrava così bello da fuori, dentro è pieno di cose ripugnanti. Di fastidio. E poi quel ragazzo. Quel ragazzo che quando cammina sorride e parla con tutti e aiuta tutti ma il suo sguardo non si posa nemmeno per sbaglio su quella mamma. Che gli dice “guarda, sei uscito da qui! Sei mio figlio!”. Quel ragazzo che aveva un sogno, fare il regista, ma studia economia. E Krisha le dice che quando uno ha un dono non deve essere sprecato. E lui balbetta. E quella madre, quegli occhi. “Krisha, torna indietro.” Quella madre che non ti lascia, non ti abbandona nemmeno quando non avrebbe alcun motivo per tenerti. Perché ti ama. E quella bambina così piccola, così bella. Tutto quell’amore, Krisha lo sente. Ce l'aveva anche lei. Lo vorrebbe avere indietro. Ma non può, il suo dolore è troppo grande. Allora tanto vale sprofondare ancora di più, andare fino in fondo. Nessuno si accorge di quanto sto male!? Facciamoglielo vedere. Quella bottiglia di vino, quel disperato grido di aiuto. Quel messaggio in segreteria, “nessuno c’era quando chiedevo aiuto. Ti ho amato sempre. Spero che tu muoia”. Quel cane. Amami. Perché non mi ami nemmeno te. “Grazie piccolo. Non ringhiare!! Scusa piccolino…”. Quegli occhi. Quel messaggio. Ti amo, nonostante tutto. Grazie, ti amo.
    Immenso.

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    1. Sofia, le tue parole sono troppe belle e mi ricordano (sono autistico su ste cose) quelle di un'altra Sofia, commentava ogni tanto qua (ma roba tipo di 5,6 film, non più) e mi sembra si chiamasse Sofia00 (tanto che io le facevo i complimenti perchè da adolescente scriveva cose troppo profonde)

      ecco, non credo sei te, altrimenti sarebbe veramente un momento quasi magico (io che mi ricordo questa cosa solo riconoscendoti dalle parole) ma sappi che, boh, sto Sofia me sa è un nome speciale, sarà perchè significa sapienza, boh

      al tuo commento non aggiungo niente, è lì e va solo letto

      (tra l'altro pensa che prima che arrivasse sto commento mi era apparsa la visita "Krisha-Perugia" . Non so se sei te anche qua ma sarebbe tutto ancora più incredibile visto che è dove sto io)

      vabbeh, un abbraccio, complimenti

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    2. Sono proprio la Sofia00 di qualche anno fa, e sono proprio la Sofia di Perugia

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    3. Vabbeh, incredibile

      però ammetto, so bravo eh, ricordarsi un nome e un modo di scrivere dopo 3-4 anni...

      perugia scoperto adesso, anche questo è stato un caso, ho visto l'entrata veramente per caso

      ma ci sei nel guardaroba sofia?

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    4. Seguo questo blog dal 2013, avevo 13 anni. Sono iscritta sia qui che su facebook ma ultimamente ho problemi con il mio account, quindi mi tocca commentare o come anonimo o come utente non registrato. Mi ero persa un po' nel corso del tempo ahah, ma sono tornata a leggere e a scoprire film, fortunatamente :)

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    5. ah, quindi eri già nel guardaroba, sai cos'è e tutto ;)

      bravissima

      finalmente una perugina, ahah

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    6. Sofia, ho appena scoperto che hai avuto come insegnante una mia cara amica

      è tutto sempre più assurdo

      già lo era solo il fatto che io avessi capito che eri la 16enne di anni fa, già che per caso ho letto perugia sull'entrata (e, insomma, non cè che sto 24 ore a guardare le entrate, anche perchè il dato dura 3 minuti), ora scopro che sei stata una alunna di una mia amica

      ok, chiudiamo per stasera, ahah

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    7. e forse, per chiudere il cerchio, ti consigliò lei il blog

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    8. Se parli di Marta sì, è stata una mia insegnante per un periodo. Purtroppo era solo in sostituzione ad un'altra professoressa. No il blog l'ho scoperto da sola, lei l'ho conosciuta qualche anno dopo. Però lei ha sicuramente contribuito ad alimentare la mia passione per il cinema. Pensa che per compito a casa ci dava da fare le recensioni dei film :)

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    9. sì, lei ;)

      e le ho fatto leggere anche questo tuo scritto, sappilo

      prendi 9

      peccato non ricordami gli altri film, ma sarei un robot

      alla prossima ;)

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  8. In occasione del "giorno del ringraziamento", la classica riunione di famiglia rumorosa, con 4 generazioni tutte condensate in unico ambiente. La trama è quella prevedibile, senza sorprese e con il finale telefonato, ma l'eccezione è l'ottima regia che si applica in piano sequenze, primi piani e inquadrature mai banali. Bravissima la protagonista che ci lascia con un primissimo piano che turba. Nell'insieme non è film che consiglierei. Nota di merito? realizzazione a vero basso budget, ma funziona

    VOTO 6,5

    EDIT: dovevo commentare dopo aver letto la tua recensione

    mi sono perso il ringraziamento finale nei titoli di coda e il parallelo tra realtà e finzione.
    Beh ...così il film prende altro senso. Non più una ricostruzione molto reale, ma proprio la realtà messa in scena. Completa di tutti i dolori del caso.

    VOTO 7+

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    1. ultimamente forse il caso in cui siamo più lontani nel giudizio, e comunque non tanto lontani ;)

      è uno di quei film "del cuore", non inteso riferito allo spettatore, ma a chi l'ha realizzato

      e io l'ho amato tanto per questo

      più bellino con l'edit ;)

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due cose

1 puoi dire quello che vuoi, anche offendere

2 metti la spunta qui sotto su "inviami notifiche", almeno non stai a controllare ogni volta se ci sono state risposte

3 ciao