Terzo appuntamento con la rubrica di "decifrazione" dei film di Edoardo Romanella.
E ormai, terza volta su tre, si va avanti con Lynch e si arriva a quello che è, almeno per me, il suo capolavoro, Mulholland Drive.
Vediamo se l'articolo può aiutarvi a capire qualche passaggio o significato un pò troppo ostico.
Dunque, questo è il penultimo film
del regista David Lynch, e partiamo col dire che è un film osannato da critica
e pubblico, recentemente acclamato da più parti addirittura come “il miglior
film del XXI secolo”.
Visto il regista, è inutile ribadire
che sia un film dall’innegabile fascino, che entra di diritto tra i massimi capolavori
della storia del cinema, ma il fatto che sia un capolavoro comunque non vuol
dire che sia adatto a tutti i palati, come d'altronde vale per la maggior parte
delle opere di Lynch. Il motivo è sempre lo stesso: è un’opera destrutturata e di
difficile comprensione, dai significati nascosti e dal forte valore simbolico
(come prima era stato per Eraserhead, per Strade Perdute, e così via).
Per quanto riguarda la trama,
quindi, sarò costretto solo a scrivere qualche accenno: qui siamo veramente a un
punto estremo per quanto riguarda l’associazione e la dissociazione delle
immagini (anche se il fondo verrà toccato successivamente, con INLAND EMPIRE). Ne
seguirà la spiegazione.
Rita, una bellissima donna dai capelli neri, è l’unica superstite di un
incidente automobilistico avvenuto su Mulholland Drive, una nota via di
Hollywood. L’incidente le fa perdere la memoria, così, completamente
disorientata, si introduce in un appartamento, abitato da Betty, una giovane
attrice di talento giunta dal Canada.
Dunque, per facilitare la comprensione della pellicola è necessario prima di
tutto elencare gli eventi nell’ordine in cui sono avvenuti realmente: Diane
Selwyn (una straordinaria Naomi Watts) è un’attrice di talento ignorata dal
mondo del cinema, riuscita a sbarcare ad Hollywood grazie alla vittoria in una
gara di jitterbug (la scena iniziale delle persone che ballano).
Nonostante le
sue capacità, riesce ad ottenere solo piccole parti qua e là procuratele da
Camilla Rhodes (Laura Harring), conosciuta sul set di un film, con la
quale ha intrecciato una specie di relazione omosessuale. Tuttavia, ciò che per
Diane è una storia seria, per Camilla risulta essere solo un giochetto, uno
sfizio che si è tolta per combattere la
noia, e ora si è stufata. A un certo punto quindi, essendosi anche fidanzata
con Adam Kesher (Justin Theroux), il regista del film al quale attualmente
entrambe stanno lavorando, decide di troncare questa pseudo-relazione.
Mentre Diane è furiosa per questa
decisione, l’altra, al contrario, sembra prendersi gioco di lei, e queste
derisioni toccano il culmine a una cena a casa del regista, cena in cui è
presente anche tutto il resto del cast. L’abitazione è situata su Mulholland
Drive, una nota via di Los Angeles.
Queste prese in giro fanno
sprofondare Diane nella sofferenza e nell’odio più totali, al punto che decide
di far uccidere Camilla, rivolgendosi a un serial killer.
Dopo i fatti sopra elencati, dobbiamo fare riferimento al breve frammento girato
dopo la scena iniziale (sempre quella delle persone che ballano): la sera
stessa dell’ingaggio del serial killer, la nostra attrice torna a casa (forse
ubriaca, non è importante) e crolla addormentata sul letto…da qui comincia il
sogno.
E’ a questo punto che si manifesta il vero genio del regista, si passa alla
pura associazione di immagini, sia per quanto riguarda i personaggi, che i loro
nomi.
Nel proprio inconscio il nome di Diane
è Betty, un nome visto sulla targhetta di una cameriera del bar nel quale si è
incontrata con il killer.
Mulholland Drive è la via nella
quale Camilla ha un incidente sulla limousine, proprio nel punto in cui la
nostra attrice era scesa per dirigersi alla cena a casa del regista, e a causa
di questo incidente ha perso la memoria.
Fin da subito possiamo capire che è
in pericolo: degli uomini la stanno cercando per ucciderla (uomini
italo-americani facenti parte della mafia), e già da qui traspare la volontà di
Diane di far soffrire la sua ex amante, così come il regista che glie l’ha “portata
via”, anch’esso vittima degli stessi uomini (con a capo un tizio vestito da
cowboy), che gli impongono di dare la parte della protagonista del suo ultimo
film a una ragazza scelta da loro. Oltre a ciò, la punizione a lui si evince
anche da altri piccoli episodi, come il tradimento della moglie.
Nel sogno Betty è un’attrice dotata e talentuosa (come
nella realtà del resto), arrivata ad Hollywood da poco, che alloggia
nell’appartamento di sua zia Ruth (è lì che troverà Camilla ferita alla testa e
priva di memoria) la quale è dovuta partire. Nella realtà zia Ruth è morta, e
anche qui traspare la volontà della nostra protagonista, il desiderio di non
aver perso una persona cara, che è semplicemente partita per un film.
Come già scritto, ogni personaggio che si vedrà è dettato da associazioni di
immagini con la realtà: la ragazza scelta come protagonista del film, il cowboy
a capo dalla mafia, l’amministratrice della palazzina dove sta l’appartamento
di zia Ruth (Coco, che nella realtà è la madre di Adam Kesher), l’uomo
terrorizzato nel bar, la cameriera dello stesso bar, il maldestro killer (dettaglio importante,
perché forse Diane si è pentita di averlo ingaggiato), i fratelli Castigliani,
tutte persone già viste nella vita reale, alcuni alla cena del cast, altri al
bar dove si incontra con il killer, altri semplicemente perché vicini di casa.
Un elemento dal forte valore simbolico poi è la chiave
blu, la chiave dei suoi nuovi problemi. Si, perché nella realtà è il segno che
l’assassinio della sua ex amante è stato compiuto, e la troverà al suo
risveglio sul tavolino dell’appartamento. La scatola blu che apre non contiene
nulla nel “mondo reale”, è solo nel sogno che acquista valore simbolico (si
trova nella borsa di Camilla): contiene la pazzia e la disperazione della
nostra protagonista. Se la scatola si apre, Camilla è stata uccisa.
Anche il Club Silencio è un altro importante elemento dal forte valore
simbolico: rappresenta la costante paura della morte, la paura di essere soli, la
paura che dopo la morte potrebbe non esserci nulla (ha già perso per sempre sua
zia, e ora potrebbe aver perso anche Camilla): non c’è nessuna banda, eppure si
sente una musica. Ma questa musica, forse, è solo un’illusione.
Arriviamo a un’altra importante
figura simbolica: il mostro che si nasconde dietro il muro, il mostro di cui
l’uomo al bar è terrorizzato (una delle più grandi scene della storia del
cinema): nella realtà, quel mostro è soltanto un povero barbone, sporco e
affamato, che si è stabilito dietro a un muro vicino al bar, e lì trova in un
sacchetto di carta la scatola blu. E’ lo stato d’animo di Diane che lo fa
apparire come un mostro nel sogno, simboleggia il male (“Nel giardino incantato
lo costrinse a sognare, a ignorare che al mondo c’è il bene e c’è il male”.
Scusate l’off topic, ma non ho resistito a citare il grande Fabrizio De Andrè).
Il culmine della vicenda arriva quando Diane viene svegliata dalla vicina che
deve riprendersi alcune cose (si sono scambiate gli appartamenti).
Dopo avergliele restituite la
liquida in fretta, e quando chiude la porta si volta verso il tavolo: la chiave
blu è lì. Camilla è stata uccisa.
Ora è distrutta, si dispera, le
sembra perfino di rivederla e di rivivere i loro ricordi (è da questo momento
che veniamo a conoscenza della realtà), ma è solo un’illusione, nessuno può
riportarla in vita.
Per il dolore impazzisce, così
vediamo i due vecchietti che all’inizio del film erano atterrati ad Hollywood,
uscire dalla scatola blu presa dal barbone (simboleggiano la sua pazzia), arrivare
a casa sua e terrorizzarla.
Ma essi esistono solo nella sua
testa. Così, affinchè il dolore finisca, Diane si spara in bocca (quando nel
sogno lei e Camilla vanno alla ricerca di una certa Diane Selwyn la trovano
morta, putrefatta nella camera da letto: Diane Selwyn non è altro che il suo
nome, vede il proprio cadavere, avendo così una immagine premonitrice di ciò
che sarebbe accaduto).
Morte, fine di tutte le sofferenze.
Probabilmente avrete capito che considero questo film straordinario, un’opera con
un’atmosfera malata, a tratti davvero oscura, e a tratti perfino comica, nella
quale tutti gli attori sono superbi, dove la potenza evocativa delle immagini
parla da se: siamo in un mondo onirico in cui la tecnica delle riprese è
sublime. Ciò non vuol dire però che lo consideri il miglior film del XXI
secolo.
Tra tutte le opere della filmografia
di Lynch, questa è forse quella che più si avvicina alla vera natura del sogno,
per destrutturazione, per associazioni di immagini, per potenza evocativa, per
onirismo, con pochi esempi nella storia del cinema che riescono a superarla in
questo senso. In questo momento, su due piedi, mi viene in mente un regista in
particolare, Richard Linklater, in quello che rimane un capolavoro immortale:
Waking Life.
Ma signori, non è ancora arrivato il momento di
parlarvi di Waking Life.
Grazie, è sempre bello reimmergersi in questi film-sogni-incubi. Io non mi sono ancora risvegliato dal sogno più lungo, quello ricominciato dopo 25 anni...Sarebbe bello ne scrivessi
RispondiEliminae che bel sogno direi!
EliminaPerdona il ritardo nella risposta, presumo ti riferisca a Twin Peaks.....l'ho già scritto, compresa la teoria di una spiegazione.....lo pubblicherò qui prima o poi, insieme a Inland Empire, velluto blu, lost, eccetera, eccetera, eccetera
EliminaCredo sia il film più brutto che ho visto tra quelli che ho preso leggendo le recensioni qua nel Buio .
RispondiEliminaSe dovessi fare una classifica del peggiore questo andrebbe al primo posto.
Ma senza pensarci troppo.
Anche dopo aver letto il tuo articolo molto bello ed esaustiva.
Più ci penso e ci ripenso ma non riesco proprio a farmelo piacere.
Va detto che è l’unico Lynch che ho visto...nemmeno Twin Peaks ho mai visto.
Però magari gli altri film son migliori.
Per me chiaramente.
Ciao
Grazie dei complimenti. De gustibus.
EliminaAnalisi eccezionale di un film pazzesco, grazie.
RispondiEliminaSecondo me il sogno di Diane non avviene la sera stessa in cui assolda il killer. Diane si è infatti scambiata di casa con l'altra ragazza da 3 settimane e lo ha fatto per paura di essere trovata dalla polizia, paura che le deriva dall'aver fatto uccidere Camilla. Quindi il senso di colpa le nasce col passare dei giorni, finché arriva, dopo 3 settimane, a fare il sogno. Almeno mi sembra sia così.
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