16.1.19

Oltre l'Immagine, viaggio nel significato nascosto dei film (3) - Mulholland Drive - di Edoardo Romanella


Terzo appuntamento con la rubrica di "decifrazione" dei film di Edoardo Romanella.
E ormai, terza volta su tre, si va avanti con Lynch e si arriva a quello che è, almeno per me, il suo capolavoro, Mulholland Drive.
Vediamo se l'articolo può aiutarvi a capire qualche passaggio o significato un pò troppo ostico.

Dunque, questo è il penultimo film del regista David Lynch, e partiamo col dire che è un film osannato da critica e pubblico, recentemente acclamato da più parti addirittura come “il miglior film del XXI secolo”.
Visto il regista, è inutile ribadire che sia un film dall’innegabile fascino, che entra di diritto tra i massimi capolavori della storia del cinema, ma il fatto che sia un capolavoro comunque non vuol dire che sia adatto a tutti i palati, come d'altronde vale per la maggior parte delle opere di Lynch. Il motivo è sempre lo stesso: è un’opera destrutturata e di difficile comprensione, dai significati nascosti e dal forte valore simbolico (come prima era stato per Eraserhead, per Strade Perdute, e così via).
Per quanto riguarda la trama, quindi, sarò costretto solo a scrivere qualche accenno: qui siamo veramente a un punto estremo per quanto riguarda l’associazione e la dissociazione delle immagini (anche se il fondo verrà toccato successivamente, con INLAND EMPIRE). Ne seguirà la spiegazione.

Rita, una bellissima donna dai capelli neri, è l’unica superstite di un incidente automobilistico avvenuto su Mulholland Drive, una nota via di Hollywood. L’incidente le fa perdere la memoria, così, completamente disorientata, si introduce in un appartamento, abitato da Betty, una giovane attrice di talento giunta dal Canada.


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Dunque, per facilitare la comprensione della pellicola è necessario prima di tutto elencare gli eventi nell’ordine in cui sono avvenuti realmente: Diane Selwyn (una straordinaria Naomi Watts) è un’attrice di talento ignorata dal mondo del cinema, riuscita a sbarcare ad Hollywood grazie alla vittoria in una gara di jitterbug (la scena iniziale delle persone che ballano).
Nonostante le sue capacità, riesce ad ottenere solo piccole parti qua e là procuratele da Camilla Rhodes (Laura Harring), conosciuta sul set di un film,  con la quale ha intrecciato una specie di relazione omosessuale. Tuttavia, ciò che per Diane è una storia seria, per Camilla risulta essere solo un giochetto, uno sfizio che si è tolta  per combattere la noia, e ora si è stufata. A un certo punto quindi, essendosi anche fidanzata con Adam Kesher (Justin Theroux), il regista del film al quale attualmente entrambe stanno lavorando, decide di troncare questa pseudo-relazione.

Mentre Diane è furiosa per questa decisione, l’altra, al contrario, sembra prendersi gioco di lei, e queste derisioni toccano il culmine a una cena a casa del regista, cena in cui è presente anche tutto il resto del cast. L’abitazione è situata su Mulholland Drive, una nota via di Los Angeles.
Queste prese in giro fanno sprofondare Diane nella sofferenza e nell’odio più totali, al punto che decide di far uccidere Camilla, rivolgendosi a un serial killer.
Dopo i fatti sopra elencati, dobbiamo fare riferimento al breve frammento girato dopo la scena iniziale (sempre quella delle persone che ballano): la sera stessa dell’ingaggio del serial killer, la nostra attrice torna a casa (forse ubriaca, non è importante) e crolla addormentata sul letto…da qui comincia il sogno.
E’ a questo punto che si manifesta il vero genio del regista, si passa alla pura associazione di immagini, sia per quanto riguarda i personaggi, che i loro nomi.

Nel proprio inconscio il nome di Diane è Betty, un nome visto sulla targhetta di una cameriera del bar nel quale si è incontrata con il killer.
Mulholland Drive è la via nella quale Camilla ha un incidente sulla limousine, proprio nel punto in cui la nostra attrice era scesa per dirigersi alla cena a casa del regista, e a causa di questo incidente ha perso la memoria.
Fin da subito possiamo capire che è in pericolo: degli uomini la stanno cercando per ucciderla (uomini italo-americani facenti parte della mafia), e già da qui traspare la volontà di Diane di far soffrire la sua ex amante, così come il regista che glie l’ha “portata via”, anch’esso vittima degli stessi uomini (con a capo un tizio vestito da cowboy), che gli impongono di dare la parte della protagonista del suo ultimo film a una ragazza scelta da loro. Oltre a ciò, la punizione a lui si evince anche da altri piccoli episodi, come il tradimento della moglie.

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Nel sogno Betty è un’attrice dotata e talentuosa (come nella realtà del resto), arrivata ad Hollywood da poco, che alloggia nell’appartamento di sua zia Ruth (è lì che troverà Camilla ferita alla testa e priva di memoria) la quale è dovuta partire. Nella realtà zia Ruth è morta, e anche qui traspare la volontà della nostra protagonista, il desiderio di non aver perso una persona cara, che è semplicemente partita per un film.
Come già scritto, ogni personaggio che si vedrà è dettato da associazioni di immagini con la realtà: la ragazza scelta come protagonista del film, il cowboy a capo dalla mafia, l’amministratrice della palazzina dove sta l’appartamento di zia Ruth (Coco, che nella realtà è la madre di Adam Kesher), l’uomo terrorizzato nel bar, la cameriera dello stesso bar,  il maldestro killer (dettaglio importante, perché forse Diane si è pentita di averlo ingaggiato), i fratelli Castigliani, tutte persone già viste nella vita reale, alcuni alla cena del cast, altri al bar dove si incontra con il killer, altri semplicemente perché vicini di casa.


Un elemento dal forte valore simbolico poi è la chiave blu, la chiave dei suoi nuovi problemi. Si, perché nella realtà è il segno che l’assassinio della sua ex amante è stato compiuto, e la troverà al suo risveglio sul tavolino dell’appartamento. La scatola blu che apre non contiene nulla nel “mondo reale”, è solo nel sogno che acquista valore simbolico (si trova nella borsa di Camilla): contiene la pazzia e la disperazione della nostra protagonista. Se la scatola si apre, Camilla è stata uccisa.


Anche il Club Silencio è un altro importante elemento dal forte valore simbolico: rappresenta la costante paura della morte, la paura di essere soli, la paura che dopo la morte potrebbe non esserci nulla (ha già perso per sempre sua zia, e ora potrebbe aver perso anche Camilla): non c’è nessuna banda, eppure si sente una musica. Ma questa musica, forse, è solo un’illusione.


Arriviamo a un’altra importante figura simbolica: il mostro che si nasconde dietro il muro, il mostro di cui l’uomo al bar è terrorizzato (una delle più grandi scene della storia del cinema): nella realtà, quel mostro è soltanto un povero barbone, sporco e affamato, che si è stabilito dietro a un muro vicino al bar, e lì trova in un sacchetto di carta la scatola blu. E’ lo stato d’animo di Diane che lo fa apparire come un mostro nel sogno, simboleggia il male (“Nel giardino incantato lo costrinse a sognare, a ignorare che al mondo c’è il bene e c’è il male”. Scusate l’off topic, ma non ho resistito a citare il grande Fabrizio De Andrè).

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Il culmine della vicenda arriva quando Diane viene svegliata dalla vicina che deve riprendersi alcune cose (si sono scambiate gli appartamenti).

Dopo avergliele restituite la liquida in fretta, e quando chiude la porta si volta verso il tavolo: la chiave blu è lì. Camilla è stata uccisa.
Ora è distrutta, si dispera, le sembra perfino di rivederla e di rivivere i loro ricordi (è da questo momento che veniamo a conoscenza della realtà), ma è solo un’illusione, nessuno può riportarla in vita.
Per il dolore impazzisce, così vediamo i due vecchietti che all’inizio del film erano atterrati ad Hollywood, uscire dalla scatola blu presa dal barbone (simboleggiano la sua pazzia), arrivare a casa sua e terrorizzarla.

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Ma essi esistono solo nella sua testa. Così, affinchè il dolore finisca, Diane si spara in bocca (quando nel sogno lei e Camilla vanno alla ricerca di una certa Diane Selwyn la trovano morta, putrefatta nella camera da letto: Diane Selwyn non è altro che il suo nome, vede il proprio cadavere, avendo così una immagine premonitrice di ciò che sarebbe accaduto).
Morte, fine di tutte le sofferenze.

Probabilmente avrete capito che considero questo film straordinario, un’opera con un’atmosfera malata, a tratti davvero oscura, e a tratti perfino comica, nella quale tutti gli attori sono superbi, dove la potenza evocativa delle immagini parla da se: siamo in un mondo onirico in cui la tecnica delle riprese è sublime. Ciò non vuol dire però che lo consideri il miglior film del XXI secolo.

Tra tutte le opere della filmografia di Lynch, questa è forse quella che più si avvicina alla vera natura del sogno, per destrutturazione, per associazioni di immagini, per potenza evocativa, per onirismo, con pochi esempi nella storia del cinema che riescono a superarla in questo senso. In questo momento, su due piedi, mi viene in mente un regista in particolare, Richard Linklater, in quello che rimane un capolavoro immortale: Waking Life.
Ma signori, non è ancora arrivato il momento di parlarvi di Waking Life.

7 commenti:

  1. Grazie, è sempre bello reimmergersi in questi film-sogni-incubi. Io non mi sono ancora risvegliato dal sogno più lungo, quello ricominciato dopo 25 anni...Sarebbe bello ne scrivessi

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    1. Perdona il ritardo nella risposta, presumo ti riferisca a Twin Peaks.....l'ho già scritto, compresa la teoria di una spiegazione.....lo pubblicherò qui prima o poi, insieme a Inland Empire, velluto blu, lost, eccetera, eccetera, eccetera

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  2. Credo sia il film più brutto che ho visto tra quelli che ho preso leggendo le recensioni qua nel Buio .
    Se dovessi fare una classifica del peggiore questo andrebbe al primo posto.
    Ma senza pensarci troppo.
    Anche dopo aver letto il tuo articolo molto bello ed esaustiva.
    Più ci penso e ci ripenso ma non riesco proprio a farmelo piacere.
    Va detto che è l’unico Lynch che ho visto...nemmeno Twin Peaks ho mai visto.
    Però magari gli altri film son migliori.
    Per me chiaramente.
    Ciao

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  3. Analisi eccezionale di un film pazzesco, grazie.

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  4. Secondo me il sogno di Diane non avviene la sera stessa in cui assolda il killer. Diane si è infatti scambiata di casa con l'altra ragazza da 3 settimane e lo ha fatto per paura di essere trovata dalla polizia, paura che le deriva dall'aver fatto uccidere Camilla. Quindi il senso di colpa le nasce col passare dei giorni, finché arriva, dopo 3 settimane, a fare il sogno. Almeno mi sembra sia così.

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