2.6.15

Recensione "Louisiana" (The other side) - BuioDoc - 22 -


Uno dice Louisiana e pensa alla Nuova Orleans, al jazz, ai neri, al pollo fritto, ai coccodrilli e alla voglia di vivere, sempre e comunque.
Uno dice Louisiana e pensa però anche a quei giorni del 2005, quasi 10 anni fa esatti, in cui la Natura ebbe una delle sue manie di superiorità, e si divertì a fare un pò di casino, giusto per dimostrare all'Uomo che può credersi chi vuole, anche stocazzo, che può cercare di prevenire e arginare tutto, ma se lei si incazza e vuol divertirsi l'unica cosa che l'Uomo può riuscire a fare è dare un nome alle cose, e quel nome fu Katrina.
Uno dice Louisiana e pensa a quello che rimase, e rimane, di quei giorni, pensa alle paludi, agli acquitrini, al fango, alle baracche lasciate marcire nell'apocalisse, agli uomini che se ne vanno via.
Eppure la Louisiana non è solo tutto questo, e c'è un giovane regista italiano che ha provato a raccontarla da un altro lato (forse uno dei tanti possibili tentativi di traduzione del titolo originale), un lato che non ha la musica dentro, non ha i neri creoli, non ha il pollo fritto ma nemmeno paludi e acquitrini, niente.
Questo regista si chiama Minervini ed ha avuto la grandissima arroganza di intraprendere un progetto cinematografico serio, in un mondo in cui il cinema è cotto e mangiato, è improvvisazione, è necessità di incasso, è reificazione di un ego personale, è sottomissione a progetti, anche banali, altrui.

Lui no, lui è partito da Fermo, nelle Marche, ed è finito a girarsi gli Stati Uniti per raccontarne piccole storie di piccole comunità, a ricordare che quel grande Stato che tutti credono lucente ed immenso in realtà nasconde di tutto, mille realtà una completamente diversa dall'altra, dalla baracca all'Empire State, da uomini completamente assuefatti dalla Bibbia ad altri che non sembrano mai aver avuto nessun Dio, nemmeno quello più piccolo, il dio che non sta nei cieli ma prova ad aiutarti nella terra.
E così, dopo la Trilogia del Texas (della quale in questo blog abbiamo recensito Stop the pounding Heart), Minervini cambia stato e ci racconta la Louisiana ma, come detto, una Louisiana diversa, fatta di bianchi uomini derelitti in balia della disperazione.
E poche volte vi capiterà di vedere un film più disperato di questo, più squallido, più umanamente brado.



Questa è una pellicola principalmente di volti e corpi, ma sono tutti volti e corpi deformati, quasi decomposti, brutti involucri di vite stanche e prive di senso.

Il corpo nudo di lui, statuario, ma con un volto distrutto dalla vita e dell'eroina, quello di lei, brutto e flaccido, quello del fratello, grasso e già morto a 17 anni, quello dei vecchi veterani ubriachi, corpi grinzosi, quasi repellenti, e visi, come quello dello zio Jim che tentano a fatica di mostrarsi ancora umani, ultimo aspetto di una testa ormai persa per sempre nel potere distruttore dell'alcool. C'è poi il corpo bello e sexy della spogliarellista incinta ma anch'esso diventa repulsione, con quell'ago e quell'eroina che vi penetrano dentro. Fili emostatici, braccia tese, addirittura grassi e cadenti seni ad accoglierla, l'eroina (o quello che è) imperversa in vite in cui quella della droga sembra l'unica e vera soluzione possibile.
Così tanto che Mark, il protagonista (che malgrado tutto lo schifo che fa e ha addosso ha un sorriso bellissimo, che conquista, tenerissimo), lo dice anche "Non smetterò di farmi finchè starò in questa città di merda, mi farò ogni giorno, solo la prigione o un altro luogo potrà salvarmi".
E allora in questa terra dimenticata sia da Dio che dal proprio stato (uno dei punti di contatto tra le due vicende raccontate ne film è l'odio viscerale contro il governo del "negro" Obama), in questa terra devastata non possono che nascere e vivere vite devastate, ma in modo così radicale che forse l'unico modo per trovare una verde piantina di speranza sarebbe l'esistenza di un robottino, un Wall-E che rovistasse tra tutto e poi, una volta trovatola, mostrasse quella piantina a tutti.
Per farceli almeno credere.


Siamo al confine tra il documentario e la fiction, molto più vicini al primo, perchè non c'è una minima scena che non sia vera vita vissuta, ma sempre raccontata e sceneggiata dalla seconda. Ecco, l'avevo già visto in Stop the pounding heart, e forse è questo l'unico difetto o problema del cinema di Minervini. Perchè assistiamo ad un paradosso, per cui il regista italiano sceneggia tutto (aderendo comunque perfettamente alla realtà) ma senza poi arrivare da nessuna parte. Se sceneggi allora vorremmo anche una storia, se non mi dai la storia allora, forse, ci vorrebbe una regia ancora più distaccata, semplice osservatrice, e non così mise en scene.

Sta di fatto che questo è cinema molto potente, perchè non c'è niente di più potente della vita vera, niente di più devastante, nessun film catastrofico hollywoodiano in cui si distruggono intere città può avere l'impatto di un ago che penetra un seno e regala morte.
Poi il film cambia, radicalmente.
Siamo in una simulazione di guerra, una decina di ragazzi incazzati gioca, ma non tanto, a fare i soldati. Scopriamo poi che sono simulazioni affatto divertite, che quella è una piccola comunità che da sola, indipendente, assolutamente fuori dallo stato (anzi, assolutamente contro di esso) si prepara ad imparare a fare la guerra per difendere le "proprie famiglie" da quello che accadrà in futuro.


Siamo spiazzati.
Che c'entra col resto, con tutto quello che abbiamo visto fino ad adesso?
E poi capiamo, o crediamo di aver capito, che questo giocare seriamente alla guerra, questo odio, è come l'eroina della vicenda di Mark, l'unico sfogo trovato per combattere le proprie condizioni. Dove in una era un ago che entra sottopelle qua sono proiettili che escono dalle canne.
Ma c'è sempre disperazione, odio, volontà di far qualcosa per combattere l'inerzia.
E c'è volontà distruttiva, come era di sè nel racconto di Mark è degli altri adesso.
Ho ripensato allora a Stop the pounding heart, a quello che raccontava, a quello che anche il suo meraviglioso titolo esprimeva.
"Ferma quel cuore pulsante" diceva.
E a parlare era una Bibbia che voleva proibire l'emozione, il sentimento, il sentirsi vivi.
Una placida e apparentemente indolore anestesia dal tutto.
E tutto quello che era repressione in quel film diventa esplosione in questo, che sia eroina o pallottole.
Si esce scossi, sicuri di aver visto qualcosa di potente e squallido, repellente.
Ma vero, vero come poche cose lo sono.
E allora abbiamo solo un'immagine per aggrapparci all'other side della vita, alla sua parte più bella.
Ed è una nonna con un cappello rosso, è un abbraccio, è una carezza di mano, è un ultimo tenero ricordarsi che, quando vogliamo, siamo una specie meravigliosa.

21 commenti:

  1. Hey Caden!
    Purtroppo sono senza auto e non sono riuscito ancora a vederlo :(
    Spero che il "mio" cinema mantenga la proiezione anche dopo giovedì, altrimenti dovrò aspettare le solite vie... Per ora non ho voluto appositamente leggere niente di quanto hai hai scritto, ma dimmi solo se, secondo il tuo parere (che considero attendibile, da vero cinefilo, e non di certo influenzato da ideologie politiche verso un modo o l'altro di far cinema, ci sian capiti ;), il film è migliore di Stop the Pounding Heart, o se Minervini si mantiene invece sugli stessi livelli (o inferiori, spero di no), e quali dei due hai preferito, così per curiosità intanto...

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    1. E' un pò difficile per me rispondere...
      Perchè il cinema di Minervini è particolare, lo sai, e ricordarsi adesso le sensazioni post visione di "Stop..." e paragonarle a questo non è facile.
      Come operazione è praticamente identica, ossia un doc comunque "sceneggiato" che si focalizza su pochi personaggi.
      Poi la materia è quasi opposta.
      Credo che mi sia piaciuto più questo Frank, almeno leggendo le due rece. perchè più forte umanamente. Alla fine penso che sia la materia quella che fa la differenza nei due film, quelle che ti interessa di più ti darà un'impressione migliore.
      Di certo quello che di diverso c'è in Louisiana è il fortissimo stacco tra una vicenda e l'altra, così da dare un "ritmo" diverso cosa che in Stop, che forse aveva nella ripetitività il difetto principale, non c'è.
      Fammi sapere!

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    2. Ok, penso di essermi fatto un'idea. Quindi, credo che il percorso di Minervini sia comunque in salita, perchè se "Stop..." già ti sembrava in qualche modo ripetitivo, "Bassa marea" lo è ancora di più (anche se, di poco, ma l'ho preferito), concentrandosi praticamente su un unico personaggio, alla fine. Mentre nel film successivo, le vicende già coinvolgevano due famiglie e qui, da come ho capito, ci si allarga ancora di più... A ogni modo, al cinema ormai non lo becco più, l'ultimo giorno era ieri :(
      ...Amer!

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    3. Amer...che film

      esatto, anche io avevo notato sta cosa (di Low Tide avevo letto solo due righe di trama ma dicevano quello che hai detto te).
      Eh sì, i film vanno da giovedì a mercoledì..
      Qui l'hanno allungato un'altra settimana però

      Ah, tra l'altro Low Tide arriva ad ottobre su MyMovies, lo guarderò là a sto punto

      ciao!

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  2. La presentazione che hai scritto su facebook per questo film (sai la domanda 'e se non fosse né di Sorrentino, né di Garrone, né di Moretti il più bel film italiano presentato a Cannes?...') tocca in parte il discorso dell'articolo di cui ti ho parlato. Devo passartelo per forza.

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    1. Sì, ma dobbiamo riprovare con qualche metodo tipo quello dell'altra volta, non ti mettere a trascrivere...
      Ancora non ho avuto la possibilità di guardare quello screening con un altro pc, devo ricordarmi di farlo

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    2. Ah, aspetta!

      Non ho scritto il più "bel" film eh....

      Che ognuno ha modo suo potrebbe esserlo, non saprei scegliere.
      Ho scritto il più interessante, cambia molto.
      O forse no ;)

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    3. Sì hai ragione, ma ho citato a memoria, per questo sono stato impreciso.

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  3. Ciao Giuseppe,
    scusa il tremendo ritardo. Le tue recensioni sono sempre molto viscerali e le apprezzo molto per questo, il film in questione poi mi è parso di capire che ti abbia proprio colpito. Sono perfettamente d'accordo poi sulla tua visione del film, Louisiana lo ritengo il film più maturo ed incisivo di Minervini, ma sembra sempre appeso sul filo tra realtà e finzione, e in questo non convince troppo nemmeno me. Riguardo ciò, se ti interessa potrai trovare l'intervista a Minervini sul mio sito(la pubblico tra poco), avendo visto il film in sala con lui sono rimasto in contatto.
    Ciao e ancora complimenti!

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  4. Ciao Caden, ho visto questo Louisiana e mi è piaciuto...ma non troppo. Questo lo reputo il peggior Minervini tra quelli che ho visto, ovvero Low Tide (molto molto bello, a parer mio il suo lavoro più cinematografico, meno documentaristico), Stph (il mio preferito, ho amato quel film, il quale, seppur possiede gli stessi difetti di Louisiana, ho trovato più puro, meno costruito, più interessante(ammetto però che la componente religiosa nei film mi affascina..e non poco ;) e questo appunto.
    Mi trovo sostanzialmente d' accordo con la tua rece, soprattutto per quanto riguarda il difetto principale di Minervini; il non riuscire a schierarsi e rimanere quindi nel mezzo (cinema o doc?). Per il resto ho apprezzato la regia e le immagini che offre il film, così come la rappresentazione di quei corpi morti (brutti involucri di vite stanche e prive di senso...per citarti). Però, insomma, credo che Louisiana sia il film di Minervini nel quale si impone maggiormente la sceneggiatura la quale, a confronto con le radici documentaristiche del lavoro del regista italo-americano, stona un bel po'.
    Certo, sicuramente non sono lo spettatore più adatto per questo Louisiana, dal momento che idolatro il Documentario, quello vero. Quello in cui il regista si dimentica dell'estetica per offrire una vera e propria esperienza/documentazione. Non so se conosci questi titoli, ma sto per citarti alcuni dei 'miei' capolavori: 'San Zimei', 'Wu ming zhe', 'Feng Ai' (tutti e tre di Wang Bing (un dio per me), Qu'ils se reposent en révolte' (un Capolavoro, qui si va Oltre anche al documentario) di Sylvaine George...ce ne avrei molti altri da citare, ma sono troppi :) Trovo anche più documentaristico, o almeno più 'vero', un film come Sto Lyko (lo cito perché è stata una tua visione). Vabbè, comunque hai capito quello che volevo intendere.
    Resta di fatto un buon film questo The Other Side, per me un 7 se lo merita.

    P.S. Ultimamente ho visto un film inglese che volevo consigliarti perché penso nelle tue corde. H vinto miglior film al Torino Film Festival nel 2012. Ho visto che hai apprezzato (come me) Tyrannosuar e Boy A quindi volevo citarti sto film. Bada, a livello di trama non è avvicinabile ai due titoli appena scritti, ma gli si avvicina per lo stile ''all' inglese''. Un titolo che forse gli si avvicina di più (ed è vicino anche a Tyrannosaur per la carica emotiva) è il meraviglioso ''The Selfish Giant''. Si vabbè, ho scritto 2 km di P.S. e non ti ho dato il titolo del film :D
    ''Shell''...straconsigliato ;)

    Ciao Caden!

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    1. Se dovessi trovare due verbi che fanno capire un pò tutto direi che Louisiana mi ha più colpito e Stop the pounding Heart affascinato.
      Non so dire quale sia il migliore, ma queste sono le sensazioni. Louisiana raccontava cose che si conoscono, STPH no, per quello la fascinazione e l'interesse è molto più forte. Però il secondo è un pò troppo "fermo", il primo offre più scene forti.
      Però sì, non ho visto Low Tide ma credo che in Louisiana ci sia un eccesso di sceneggiatura. Magari è improprio parlare di sceneggiatura perchè tutto quello che succede non solo è verosimile, ma vero, però insomma, Minervini ci mostra il vero con una scaletta.
      Ma, mi pare anche di averlo scritto in rece, anche io credo che il vero documentario dovrebbe fare tutt'altre cose. E anche io amo il genere, l'accoppiata The Act of Killing/The look of silence sono stati addirittura al primo posto dei film 2014 per me e l'Immagine mancante è sul podio di quest'anno.
      Quei titoli qui restano lettera morta, troppi commenti e troppa confusione, devi mandarmi una mail Pietro, e io li metto in una cartella creata apposta.

      Guarda, non ci crederai ma conosco (approssimativamente) sia The Selfish Giant che Shell anche perchè gravitarono nella piattaforma MyMovies.
      iòl secondo poi ricorda un pò un altro piccolo film che ho visto di quelle latitudini, Garage.


      Li vedrò di certo, se non quest'anno andranno nella prossima promessa

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  5. Guarda, The Act of Killing e The Look of Silence sono fra le mie visioni più attese...sto aspettando il momento giusto. Stesso discorso per L'immagine mancante che, dopo mesi e mesi di attese, ho finalmente trovato e scaricato ;)

    Riguardo agli inglesi...sono contento che li conosci...il primo passo è fatto ;) Garage lo conosco ma non l'ho visto, ce l'ho comunque segnato.

    Credo di non aver capito bene la cosa della mail...praticamente ti dovrei scrivere una mail con dei titoli consigliati da me, o altro ?

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    1. Garage è un filmettino, ha cuore e poco altro, non aspettarti mirabilie.
      Sì, esatto, quando mi consigliate più titoli è meglio mandarli per mail, ho una cartella apposta dove li tengo.
      Altrtimenti cercarli in tutti i messaggi è impossibile

      fammi sapere de L'Immagine mancante

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  6. Si si, le aspettative su Garage non sono mai state alte.

    Ok allora ti scriverò una mail ;)

    L'immagine mancante credo di vederlo a breve...ti farò sapere

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    1. Sarebbe importante che vedi presto anche gli altri due, quelli sull'Indonesia.
      E' come se fosse un'ideale trilogia

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  7. Ok, seguirò il tuo consiglio. Allora inizierò con TAOK, segue TLOS (e qui c'è un problema perché non riesco a trovarlo...avrò cercato male?) e finirò con LIM.

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  8. The Other Side è un atto per serve per far emergere quell'altra parte dell'America priva di luci, soldi, e di quel sogno americano che ormai sembra diventato utopico. La Louisiana è un luogo di degrado, con i suoi acquitrini, paludi, fango e quel tasso di disoccupazione che arriva al 60%, in cui la comunità che ci vive tira a campare alla giornata tra droga, alcool sempre col fucile in braccio pronta ad una rivoluzione tanto sperata e attesa. Minervini si addentra in questo microcosmo agendo e vivendo con chi ci vive, avendo il coraggio e l'interesse di raccontare la faccia brutta di un'America che odia Obama e lo oltraggia brutalmente e senza pietà. Diverse le scene forti e che fanno riflettere, e sorprendente il desiderio degli anziani di volere al potere alla casa bianca una donna, Ilary Clinton, perchè facente parte dei più debole come loro essendo donna, e riponendo in lei la speranza che questa gente ormai allo sbando sia ascoltata, capita, aiutata... chissà se a breve il loro urlo di dolore e speranza sia davvero ascoltato con le elezioni imminenti.

    Ero all'esordio con Minervini e mi rendo conto che gli italiani all'estero trovano uno spazio che probabilmente da noi sarebbe precluso, mi ricordo anche di uno splendido Still Life di Uberto Pasolini.

    Grande belle rece, intensa, vibrante che analizza pregi e difetti.

    Voto: 7,5

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    1. Sul voto manco commento più

      sui complimenti neanche

      Rev, recupera anche Stop the pounding heart, credo sia uscito. Secondo me in alcuni aspetti è superiore

      'Scolta, ma visto che recensisci così bene (anche questo Louisiana) perchè non fai una rubrichetta mensile dove recensisci e pubblicizzi tre film meritevoli usciti in dvd?

      magari quei film che escono direttamente per l'home video

      insomma, una via di mezzo tra recensioni vere e consigli per gli acquisti

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    2. Stop the pounding heart non è mai uscito da noi purtroppo, ne ho sentito parlare bene :)

      Ti ringrazio della bellissima proposta, sei gentilissimo, i miei in realtà sono più commenti che vere recensioni però si, mi piacerebbe contribuire. Dimmi come vuoi impostare la cosa nel dettaglio, possiamo fare per film usciti in dvd poco noti o film mai usciti se ho avuto la possibilità di vederli, insomma io sono disponibile, potrebbe venire fuori una cosa carina :)

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