25.3.17

Recensione Moonrise Kingdom

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Mentre me ne stavo a vedere l'ennesimo Wes Anderson in cui, più ne ammiravo l'estetica, più sentivo che le emozioni non arrivavano, ecco che, finalmente, in Moonrise Kingdom trovo la sequenza che rappresenta quello che è per me tutto il cinema di questo regista. E del rapporto che ho io con lui.


Moonrise Kingdom è la prova definitiva di quanto io possa stimare, ammirare e farmi gli occhi belli con Wes Anderson ma no, amarlo no.
E mentre guardavo il film, mentre mi rendevo conto che stavo provando tutte le stesse identiche sensazioni che provo coi suoi film, mentre me ne stavo lì a vedere quelle straordinarie composizioni di scene, quei colori incredibili, quelle location e tutto quello che fa di Moonrise Kingdom l'ennesima perla fotografica wesandersoniana, mentre mi struggevo di avere davanti tutto sto popò de roba senza che il cuore facesse click, mentre ripensavo a quella frase un pò forte che scrissi sul cinema di Wes

" film di Wes Anderson, i suoi personaggi, sono come una magnifica scatola colorata che, quando la apri, dentro non c'è nulla o comunque niente che fa pendant con la scatola, semmai un topo morto con un papillon rosa."

 mentre me ne stavo lì a dire "No, basta, farai la solita recensione identica su Anderson", mentre mentre mentre penso tutto questo arriva una scena.
E sta scena per me è la metafora perfetta del cinema di questo regista.
Anzi, la metafora perfetta del rapporto che ho io con il cinema di questo regista.
Ma mica ve la dico subito eh, che forse è l'unica parte interessante della rece, lasciamola a dopo.

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Perchè Moonrise Kingdom è anche tante cose belle.
Come detto la composizione dell'inquadratura di Anderson è, come sempre, impressionante.
Ma più che i suoi celeberrimi campi medi col protagonista centrato, io ho trovato due campi lunghi straordinari.
Uno su tutti quello del campo di grano dell'incontro tra i due ragazzi.
Ragazza, diciamo bambini va.

Ma bambini con una determinazione impressionante. Niente, hanno 12 anni o giù di lì ma han deciso che si amano e che si ameranno per sempre.
E allora uno scappa dal suo campo scout, l'altra da quella casa acquario dove rischiava di affogare, pressata da 3 fratellini rompicoglioni, un padre completamente assente e freddo e una madre abbastanza fori de testa (vedere la cosa del megafono che io, sinceramente, ho trovato per niente divertente).
Si incontreranno in quel campo di grano, del resto se l'erano promessi nel loro lungo, appassionato (mmm, no, appassionato no, è quello il problema...), scambio epistolare.
E faranno così la loro fuga d'amore, una fuitina terrona. E la faranno più volte eh, che in una sceneggiatura veramente basica e a tratti deprimente per semplicità, vengono presi e trovati più volte.

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Lui, Sam, è un dodicenne bruttino che pensa e si comporta come un 40enne.
E' carta da parati nel suo gruppo scout ma, in realtà, è il migliore di tutti.
Lei, Suzy, è una ragazza fredda come il ghiaccio, occhi fermi e risoluti ma nei quali ogni tanto si scorge una sfumatura di sofferenza.
Se ne sta lì col suo binocolo ad aspettar lui.
E lui arriva, come detto.
Ad elencare le inquadrature notevoli di Moonrise Kingdom non si finisce più.
Ce ne sono alcune bellissime. 
Anderson + Natura possono portare a un cocktail esteticamente superbo.
Ad esempio penso ai terribili inserti di quell'omino che spiega le cose dei luoghi.
Insopportabile. Ma che bellezza le inquadrature...
Ma m'è piaciuta la prima ispezione di Norton, il ballo sulla spiaggia dei due, la scena dell'allagamento, il grigio, finalmente il grigio in Anderson, a rappresentare le stanze dei Servizi Sociali, la scena, superba, della recita scolastica con tutti quegli animali (la prima eh, quella in Chiesa è una delle tante cose di sceneggiatura buttate là senza alcun senso), la soggettiva della prua della canoa, le bellezze dei luoghi e, soprattutto, questo nascosto ma interessantissimo contrasto tra la nascita dell'amore nei dodicenni e il mesto racconto della fine di un amore (se amore c'è mai stato) tra i genitori di lei.
Credo che la scena con loro due a letto, Murray e la McDormand, tanto poco alla Anderson, sia una delle migliori.
Il cast è impressionante, citare i nomi non si finisce più. E mi è piaciuto molto il poliziotto buono e umano di Willis, mi ha ricordato quello di Reilly in Magnolia.
Inutile dire che sì, il film è a tratti delizioso e molto tenero, l'amore tra due bambini praticamente soli lo è quasi per definizione.


I problemi sono due.
Il primo è, come accennato, una sceneggiatura che non esiste. Il susseguirsi delle vicende è banalissimo e, a volte, privo di senso. Si passa da una scena all'altra in modo meccanico, non c'è alcuna costruzione di un plot come si deve, siamo quasi alle sequenze delle scuole elementari. La sensazione è che ad Anderson tutto ciò non interessi, lui coi suoi colori e le sue inquadrature ti può rendere bella ogni cosa, facendoti del tutto dimenticare del resto.
E va bene, ci mancherebbe, ma le cose bisogna dirle.
Ma il problema più grande è quello che quella scena mi ha finalmente rivelato.
Anderson costruisce le emozioni, le confeziona.
Sam e Suzy sono sulla spiaggia.
E' la loro prima conoscenza dell'amore e di un blandissimo sesso.
Stanno per baciarsi.
E si dicono come farlo, danno indicazioni.
Freddamente, come fossero regole scout.
Questa scena che a molti sarà sembrata meravigliosa a me ha inquietato.
E la trovo il manifesto di Anderson, ovvero uno che le emozioni le copre con le regole, con la maniacalità.
I due ragazzi che dicono come muovere la lingua, senza la minima passione, mi fanno pensare al regista che compone la sua inquadratura, i suoi oggetti, i suoi colori, le sue proporzioni.
No, non c'è vita in tutto questo, non c'è passione, non c'è qualcosa che viene fuori ma solo qualcosa che viene perfettamente confezionata.
I due ragazzi per tutto il film non avranno mai un fremito, una scintilla, parleranno del loro amore in un modo così freddo, risoluto e maturo che fa quasi paura.
Questo è il mio cinema di Anderson, quello che sotto la perfezione non c'ha il vulcano.
Eppure quell'ultima inquadratura, che poi è il non plus ultra dell'inquadratura, un quadro, eppure quell'ultima inquadratura qualcosa di vivo dentro ce l'aveva, qualcosa che ti colpisce dentro, non fuori.
Lui che disegna la loro spiaggia guardando la stanza.
Che bello. 
Ma non ho avuto nemmeno il tempo di assaporare le mie prime vere emozioni con Wes Anderson.
Titoli di coda.
Fine.


7

12 commenti:

  1. Lo vidi all'uscita e mi piacque molto, ma dovrei rivederlo. Di Wes ho adorato "Gran Budapest Hotel".

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    1. Sì sì, ricordo la cosa di Budapest.
      Ma no, non c'è bisogno che lo rivedi, sicuramente a te Anderson piace molto di più, ti "arriva"

      e son contento perchè, ripeto, la stima è tanta

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  2. è strano quando sono d'accordo con te. i suoi sono film che guardi dalla soglia di casa. non ti invitano a entrare.

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    1. perchè strano????

      già. Anzi, forse il problema che ha con noi è che ti invitano ad entrare in tutti i modi, con luci e festoni all'ingresso. Ma niente, il tuo piede si blocca sulla soglia

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  3. Vai davvero in ritardo, saranno passati anni, comunque è proprio un bellissimo film ;)

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    1. Eheh, ma i film non sono mai in ritardo, basta vederli ;)

      anche perchè se vediamo adesso un film degli anni 40 allora quanto ritardo siamo?

      a parte gli scherzi, contento ti sia piaciuto così

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  4. film sicuramente ruffiano dove naturalmente la confezione è anche il contenuto , l'ho trovato pero anche piacevole e sincero anche se con gli eccessi di zucchero c'è sempre il rischio che ti cascano tutti i denti. ciao .

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    1. Eh, il problema è che sto zucchero con me risultata artificiale.. Ci sono molti zuccheri in altri film che mi fregano, questo no

      ma sì, quello che vlevo dire nella rece l'hai riassunto perfettamente, la confezione è il contenuto, bravissimo

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  5. Guarda, io li vidi uno dopo l'altro i suoi film, appena lo scoprii. È stato come un viaggio in un altro mondo, ed il suo modo di esprimere le emozioni, seppur come dici tu ogni tanto freddo, mi è giunto comunque anche se in un modo tutto suo. Io amo anche quei sentimenti un po' goffi e asettici che mi hanno aiutata a creare un Wes nella mia testa, di come potrebbe essere. Ci sono scene come questa in tutti i suoi film, quindi credo che, come molti altri, o piaccia oppure no. Perché alla fine è proprio come dici tu, solo che ognuno lo coglie positivamente o negativamente.

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    1. Ma che bella cosa ;)

      vero, non ho mai nominato la goffaggine dei suoi personaggi e dei rapporti tra gli stessi, è verissimo, forse è addirittura la caratteristica principale

      e la cosa incredibile è che io, a tavolino, amo ogni singolo aspetto di Wes, dai suoi personaggi ai suoi colori, alel sue storie

      ma poi mi rimane quel distacco che proprio non riesco a superare, come se vedessi i fili delle marionette e non solo le marionette

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  6. andai al cinema, da sola, a vederlo...
    perché a quel tempo Anderson non piaceva a nessuno dei miei amici, compresa mia sorella che ora lo apprezza un po' di più...
    ne ammirai il tono soave, dolcissimo, dalla tenerezza speciale, quasi luminosa... e tutte le volte che passa alla tv, o ne ho l'occasione, mi piace ributtarmi in quel film speciale, lento e paradossale il necessario...

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    1. Ogni volta che scrivete così di Anderson mi trovo a voler dire le stesse cose e vivere le stesse sensazioni.
      Spesso non ci riesco ma son contento che lo fa qualcuno per me, ahah, grazie

      fate finta che una parte di me è con voi

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