28.3.17

Recensione: "Skumtimmen"




Drammatico svedese che unisce almeno tre temporalità e due luoghi diversissimi tra loro, la Svezia -appunto- e Cuba.
Una madre che cerca la verità su quello che successe a suo figlio 20 anni prima.
E questa verità la ricerca insieme all'anziano padre.
E questa verità forse può avere a che fare con un uomo cattivissimo fuggito dalla Svezia nel 1945.
Un thriller sotto le righe, doloroso e pacato

spoiler piccoli, più grandi solo dopo ultima immagine

E' buffo come per quasi tutta la durata di questo bel Skumtimmen abbia cercato nella mia memoria dei film che avessero potuto somigliargli e che, tra i 3,4 che mi erano venuti in mente, ci fosse la trilogia Millennium.
Buffo, sì, perchè solo adesso, 5 minuti fa, appena prima di scrivere mi sono andato a cercare chi fosse il regista del film e, sorpresa, è proprio l'Alfredson di quella trilogia.
In realtà la coincidenza non è così impressionante, anzi, tutt'altro, che quando uno vede un film thriller svedese alla fine là finisce, quasi per forza.
E, a ben pensarci, non sono nemmeno poi tante le analogie tra Skumtimmen e la saga con protagonista la Salander se non questa storia dolorosa, questa ricerca, questo ponte col passato in più temporalità (mi riferisco specialmente al primo Millennium).
E poi, caspita, la Svezia, i suoi luoghi, i suoi abitanti e il torbido e il marcio che si nasconde dietro alla loro apparente freddezza.

Nell'incipit siamo verso la fine della guerra, alla radio parlano di Churchill e Giappone.
Un ragazzo svedese va a caccia di conigli in una specie di tundra che in realtà è una piana calcarea (come verrà innumerevoli volte definita), luogo che diventerà vero e proprio protagonista del film, forse ancor di più degli interpreti.
Il giovane cacciatore incontra due soldati tedeschi disarmati e senza alcuna minaccia.
Li uccide senza pietà.
Sarà solo il primo di altri omicidi di un uomo con le notte nel cuore, cattivissimo.

Quasi 50 anni dopo, 1993, una madre torna dal suo anzianissimo padre per fargli firmare un atto di vendita.
Dovrebbe essere un qualcosa di 5 minuti, un saluto, una firma e poco più.
Tra la donna e il vecchio uomo però c'è una freddezza che, si scoprirà, ha a che fare con qualcosa successa 20 anni prima, un fatto terribile accaduto proprio sulla piana calcarea, sulla stessa dove Nils Kant, a metà anni 40, uccise quei tedeschi prima di fuggirsene dalla Svezia.

1945
1972
1993

Un assassino fuggito dalla Svezia e trapiantatosi a Cuba.
Un bambino scomparso.
Il nonno di questo bambino che non si dà pace, che sta scoprendo qualcosa.

Possono queste 3 temporalità, può Nils Kant avere a che fare con tutto questo?
Anche se, dicono, sia morto a Cuba nel 1968?

Parte così un film doloroso che flirta col thriller mantenendo sempre però il passo lento e sotto le righe del drammatico.
Sinceramente un film quasi privo di difetti. Una storia solida e semplice, un concatenarsi di pochi fatti e di pochi personaggi. Forse prevedibile (anche se il finale, secondo me, ha un gran bel colpo di scena), forse troppo asciutto ma umanamente notevole e benissimo scritto e girato.

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Piano piano più il film va avanti più scopriamo quello che successe al figlio di Julia e, nel contempo, a Nils Kant a Cuba.
E' inevitabile che le due storie alla fine in qualche modo si incrocino, che Gerlof, il padre di Julia, abbia avuto l'intuizione giusta.
Intanto Julia si innamora di Lennart, il poliziotto che li sta aiutando nel caso.
Lennart che, a sua volta, è strettamente legato a Nils Kant, visto che quel terribile uomo gli uccise il padre.
Ne nasce così un film di lento scoprimento della verità, di cose sepolte e non dette, di scheletri nell'armadio, di vendette private, di dolore.
Ecco, forse c'è anche qualcosa di "Non dirlo a nessuno", ma non so bene cosa.
Tutto in questa magnifica cornice di luoghi così belli e desolati.
Con quella piana calcarea e la sua nebbia che, ad un certo punto, diventano quasi un luogo metafisico.
Nel 1972 successe qualcosa in quella piana, in quella nebbia.
Sì, ma che cosa?
E, come in Millennium, vengono fuori storie di ricchi e potenti, di gente che poteva permettersi di tutto, anche pagare una nave per far tornare qualcuno...
Due o tre momenti paiono forse troppo perfettamente casuali (Julia che arriva da Ernst e lo trova appena morto, Gerlof che va dal vecchio armatore proprio mentre lo stanno portando via in ambulanza) ma tutto è figlio di un qualcosa che in qualche modo sta riguardando più persone, di un segreto celato in quella comunità.
Bellissimo il rapporto tra Julia e suo padre anche grazie alle ottime prove degli attori, lei su tutti.
Vedetelo questo piccolo film che viaggia tra la fredda Svezia e la caliente Cuba, tra anime buone piene di sensi di colpa e persone cattivissime.
Vedetelo perchè ci sarà anche un gran bel finale, tra due temporalità diverse ma nello stesso luogo e nella stessa nebbia.

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Julia verrà finalmente a sapere cosa è successo quel terribile giorno a Jens, suo figlio.
E quella mano che tremava stringendo il sandalino è davvero bellissima.
A volte sapere, anche la peggior cosa che puoi venire a sapere, è comunque una liberazione.
Quando un cerchio finalmente si chiude, anche se si chiude colorato di linee nere come la morte e rosse come il sangue, è comunque un cerchio chiuso.
Specie se da 21 anni stavi aspettando che si chiudesse.
E adesso quel dolore può essere veramente esperito, senza dubbi nel cuore.
Cuore, semmai, solo più leggero.
Così leggero da andarsene a braccetto vicino a chi ancora ti è rimasto.
Parlando di futuro.

7

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