21.3.18

Recensione: "Taxidermia"

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Un film weird, estremo, grottesco.
Tre generazioni di una famiglia.
Un soldato erotomane, uno che fa sesso con tutto, cose, animali e persone.
Suo figlio, un uomo che diventerà un essere immondo, iper obeso, un mangiatore di professione.
E il figlio di suo figlio, un emaciato tassidermista che al calore umano ha dovuto preferire la freddezza della morte animale.
Un film che forse vi divertirà, forse vi farà ribrezzo, forse vi interesserà.
Sì, perchè Taxidermia in realtà è una spietata analisi dell'essere umano.
Corpi senz'anima, corpi materiali d'esposizione.

presenti spoiler

Sono passati un pò di giorni dalla visione, come purtroppo ultimamente mi accade spesso (e siccome scrivo per passione lo faccio solo quando ne ho voglia).
Però stavolta devo dire che insieme ai lati negativi che la cosa comporta (io scrivo molto meglio con il film ancora addosso, sia quantitativamente che qualitativamente) ce n'è anche uno positivo.
Ed è la netta sensazione che sto film sia (ancora) più bello di quello che avevo percepito quella sera di 4 giorni fa.
Sera in cui, forse perchè un pochino visivamente scosso da alcune immagini, ero ancora con un grande "boh" in testa.
Ora quel boh non c'è più, ora ho la certezza di aver visto un film sicuramente cult ma anche tanto tanto più interessante ed incisivo di quello che le sue schifose, grottesche e debordanti immagini lasciano intendere.
Io partirei dalla fine.
Vedete, in alcune sceneggiature ci sono delle chiuse finali (ridondanza) che, in un amen, ti danno tutto il senso di quello che hai visto prima.
A volte possono essere chiuse che flirtano col colpo di scena (penso a Mr Nobody ad esempio, che è insieme twist e senso del tutto), altre semplicemente delle sequenze apparentemente "normali" che invece sono la chiave per aprire il significato di tutto quello che hai visto prima.

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Siamo in una imprecisata epoca.
 La location e il vestiario parlano di futuro ma colui che parla è uomo che abbiamo visto con le stesse fattezze già prima.
Siamo così portati a pensare che siamo coevi al finale delle vicende.
Un uomo presenta due "opere d'arte".

Ora, siccome sto parlando del finale all'inizio della recensione, evito di andare più nel dettaglio, magari qualcuno che vuole leggere altre 10 righe almeno va avanti.
Ed ecco così che Taxidermia, film tremendamente weird, scatologico, vomitante, sporco, cattivo, schifoso e quel che ve pare, dicevo ecco che un film come Taxidermia, apparentemente quasi un divertissement, diventa invece una cosa tremendamente più seria, quasi spietata.
Vedete, non tocca esse geni per capire anche durante la visione che questo regista voleva rappresentare l'essere umano in un modo così squallido. Insomma, che ci fosse un briciolo di autorialità era evidente.
Ma con quella conferenza finale c'è la prova provata che Taxidermia è proprio quello, ossia una specie di schifosa ma scientifica esposizione dell'essere umano.
Una specie di autopsia fatta con seghe e accette invece che del bisturi. Un'autopsia in cui si fa a pezzi senza attenzione, in cui il sangue fiotta ovunque, in cui i medici vomitano sopra il paziente.
Ma, cristo, sì, c'è tanto dell'Uomo in questo film.

Film che è diviso in tre parti nettamente distinte.

Nella prima c'è uno strano soldato di ventura. E' un erotomane, uno che si arrapa di tutto, uno che ogni tre secondi tirerebbe fori il cazzo (anzi, levate il condizionale, lo tira fori davero) o per masturbarsi o per far sesso con qualsiasi cosa, nemmeno animata direi.
Tromba con le fiamme del foco, tromba con i buchi nel legno, tromba con i resti di un maiale macellato, si masturba pensando alla piccola fiammiferaia.
Insomma, c'è di tutto, perversione, zoofilia, pedofilia.
Per fortuna il film è assolutamente dalla parte dell'esagerazione e del grottesco, altrimenti ci sarebbe veramente da star male.
Ad un certo punto riesce a trombare con una specie di essere umano, una grassa e respingente donnona.
In quel sesso sporco e volgare lui si immagina di trombarsele tutte le donne che conosce. Ma, alla fine, sembra quasi tutto un sogno, lui sta facendo sesso con i resti di un maiale (poco prima avevamo assistito alla tremenda uccisione e macellazione dello stesso, senza censura).
Però poi la donna resta incinta davvero. Però poi il figlio nasce con la coda di maiale.
Insomma, un tremendo e geniale cortocircuito, un sogno-realtà che produce un bimbo maiale figlio di una donna che a una scrofa (e mi scuso con le scrofe) somigliava.
Palfi, il regista, ci fa capire subito da che parte sta, vuole raccontarci un'umanità preda soltanto dei suoi più gretti bisogni, un'umanità bestiale, priva di raziocinio, disumanizzata.

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Quel bimbo crescerà e diventerà quello che probabilmente (e metaforicamente, essendo mezzo maiale) ci si immaginava, ovvero un uomo obeso, nato e vivente solo per trangugiar cose.
( oh, se ci sono amici vegetariani o vegani in ascolto io sto seguendo solo quello che il regista ci mostra, ovvero questa identità uomo-bestia (maiale in primis). Un'identità e un paragone molto scontato e banale se volete, che lo sappiamo tutti che il maiale è un essere vivente che, a differenza dell'umano cui viene paragonato, non ha alcuna qualità negativa).
Diventa un Mangiatore di professione, uno che fa le gare.
E qui Palfi dà il peggio di sè, facendoci vedere mangiate di zuppa o di gelatine davvero ripugnanti, facendoci vedere uomini obesi che vomitano come Cascate delle Marmore, dandoci un senso di schifo davvero assoluto.
Cioè, quelle gelatine me le sto ancora sognando.
E anche qui l'Uomo viene visto, dopo il sesso, un un altro suo aspetto solo funzionale, quello del mangiare fino, letteralmente, a vomitare.
Si fa sesso senza piacere, si mangia senza piacere, siamo solo dei corpi che soddisfano in modo grottesco, esagerato e immondo degli istinti.
Ricordiamoci questa parola, "corpi".
L'uomo (soprattutto nel terzo episodio) ricorda da morire l'obeso de Il Senso della vita dei Monty Python. E anche il vomito...
Per i malati di citazioni ricordo anche il racconto dentro Stand by me, forse anche più pregnante, visto che si trattava di una gara di mangiata veloce con tanto di vomito finale.
Ad un certo punto Palfi ci mostra la scena della fabbrica, davvero ripugnante.
(ah, mi fermo per dire che ci sono anche notevoli invenzioni di regia, come l'incredibile panoramica circolare sulla vasca da bagno o la scena pop-up).
Diventa sempre più evidente il suo progetto, mostrare l'umanità come una specie di corpo da competizione, scollegato dal cervello.
Un'umanità che fin da piccola, a volte, viene costruita per essere questo. Potremmo vederci anche una metafora del capitalismo, del resto nel secondo episodio i richiami politici son tantissimi.
Accumulo, accumulo, accumulo.
Una specie di benessere che è solo uno schifoso accumulo.
Arriviamo sulla nave e niente, ancora sto disgustoso mangiare. Anche se lei è incinta. 
Ma per "l'uomo di Palfi" un figlio è solo un fastidioso accadimento.

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E lo vedremo benissimo nel terzo episodio.
Episodio che, umanamente, è davvero fortissimo, l'unico che in mezzo a sensazioni di macabro divertimento e disgusto ti porta anche a un pizzico di emozione, empatia, riconoscimento.
Il figlio nato dall'uomo obeso, che nel frattempo è diventato una montagna disumana, è invece un emaciato biondino, brutto, magro, privo di vita.
Privo d'amore.
Questo ragazzo fa il tassidermista (da qui il titolo).
Per capirsi, impaglia animali.
Un uomo che non ha mai ricevuto affetto, che non ha relazioni interpersonali (la sua faccia davanti alla commessa è al tempo stesso inquietante e struggente) e che quindi ha trovato come unica via di fuga un rapporto con gli animali.
Morti però.
Ma in mezzo a tutto questo schifo questo è un ragazzo eccezionale, ancora capace di provare affetto per quell'immondo, ignobile e vomitevole montagna di carne che è suo padre.
Un padre a cui interessa solo mangiare (anche con la stagnola) le sue centinaia di barrette di cioccolato e ingrassare a dismisura i suoi gatti.
Un personaggio, questo del figlio, che mi è entrato nel cuore.
Ad un certo punto, però, l'inumanità del gigantesco "essere palfiano" (perchè simbolo e risultato finale del film e della sua filosofia) diventa talmente crudele che, anche il figlio, non può che ribellarsi.
Arriveremo a un finale per me quasi insostenibile (sto diventando vecchio, una volta avrei goduto a certe scene) ma di una tristezza e di una malinconia impressionanti.
Il ragazzo decide di togliersi la vita.
E forse quel togliersi budella, cuore e tutti gli organi è l'ennesima metafora.
Per l'uomo di Taxidermia tutto quello che abbiamo dentro è assolutamente inutile, siamo solo corpi, involucri, bocche, cazzi.
E nemmeno la testa ci servirà più. Perchè il cervello, e quel ragazzo ce lo dimostra, serve solo per soffrire.
Non resta così che una scultura, anzi, due sculture.
Una è quella simbolo del film, quella di uomini che danno solo soddisfazione al proprio corpo, il non plus ultra in questo senso.
L'altra è l'opposto.
E' quella di un uomo che avrebbe voluto esser tale.
Ma il mondo non gliel'ha permesso.
Non resta che diventare anch'esso un involucro vuoto.
Una struggente opera d'arte.
Una struggente opera d'arte che prima fu un ragazzo che avrebbe voluto solo dare e ricevere affetto.
Una struggente opera d'arte che prima è stato un ragazzo che all'ultimo momento, forse sì forse no, ha avuto paura di morire.
Ma la paura di morire no, quella non si impaglia, quella non possiamo vederla in questa conferenza finale, in questo show room della nostra miseria.

24 commenti:

  1. Booom! Questo è uno dei "miei" film, lo vidi ormai qualche anno fa, dopo aver iniziato ad avvicinarmi al cinema estremo, e mi rimase subito impresso nella mente per le sue immagini e nel cuore per i suoi molteplici significati e messaggi.
    Il film parte in modo quasi scialbo e incolore, per poi carburare piano piano e regalare la prima delle tante belle inquadrature - la scena della vasca - e far seguire poi i numerosi eccessi; personalmente ho un'unica, gigantesca fobia da sempre, ed è il vomito. Se poi uniamo la visione del vomito a quella del cibo allora per me è l'apocalisse. Motivo per cui questo film, seppur in seguito abbia visto ben di peggio (inclusa la famigerata Vomit Gore Trilogy, che non mi ha mai troppo colpito per il suo essere troppo distante dalla realtà, cosa che invece Taxidermia mette al centro della propria narrazione sempre), nella sua seconda parte è stato (ed è) durissimo da digerire.
    Infine la terza parte: per me è poesia pura. Semplice e immensa manifestazione d'amore, pur nel suo mostrare la morte, un amore che si è rivelato in diversi modi distruttivi nel corso del film e di cui Lajoska pagherà ogni conseguenza.
    Mi fa piacere che tu l'abbia visto e che ti sia piaciuto Giuseppe, bellissima recensione, specie l'ultima parte :)

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    1. ma che coincidenza che appena me ricontatti metto un film per te cult ;)

      eh, vero, me ricordo sta tua passione per l'estremo e il weird

      anche per me la prima parte è quella più debole (ripetitiva pure) ma regala quelle che ho segnalato in rece come perle di regia (e anche te segnali la straordinaria scena della vasca)

      anche io ho faticato cavolo. Ricordo che a 20 anni ste cose me facevano solo ride. Adesso sarà che ne vedo tanti meno de film così ma oh, ho faticato. Quasi più però per il mangiare (le gelatine...) che il vomitare

      la terza parte...

      So contento che tiri fori addirittura il termine poesia. Sì, è poesia del degrado e della malattia, sembra un componimento di Ada Merini

      non so se sta percezione che abbiamo avuto io e te ce l'hanno avuta tanti (i due che mi hanno contattato per il film hanno notato solo la parte divertente o disgustosa) ma io credo che sia davvero un episodio di devastante umanità l'ultimo, m'ha fatto più effetto de tanti film drammatici

      e quel ragazzo l'avrei voluto abbraccià, te giuro ;)

      grazie mille ;)

      ora c'avrò giorni tanto pieni. Ma su quella cosa no problem, ti scriverò in privato ;)

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    2. Alda Merini ovviamente, non Ada, lei e le sue poesie così piene di amore, dolore, lucidità, follia, sanità e malattia

      Lei e quel manicomio dove ha passato così tanti anni

      "L’uccello di fuoco
      della mia mente malata,
      questo passero grigio
      che abita nel profondo
      e col suo pigolio
      sempre mi fa tremare
      perché pare indifeso,
      bisognoso d’amore,
      qualche volta ha una voce
      così tenera e nuova
      che sotto il suo trionfo
      detto la poesia."

      notte

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    3. Grazie per la buonanotte <3

      Ci credo poco alle coincidenze, ma stavolta devo dartene atto: hai citato Alda Merini, che ben si adatta all'immaginario espresso dal film, concordo, ma personalmente non l'ho mai sopportata come poetessa (spesso la trovo sopra le righe e inutilmente volgare), salvo qualche sporadica poesia, tra cui proprio "l'uccello di fuoco".
      E per il resto guarda, per me un film ha un senso nel suo essere "estremo" proprio quando lascia qualcosa nel profondo e Taxidermia in questo senso lo è appieno, quasi appunto da considerarlo un film drammatico, ma drammatico per davvero.

      E per l'altro discorso davvero non preoccuparti, ti ringrazio ancora e sai che ogni risposta o commento da parte tua è a me sempre gradito :)

      P.s. le gelatine. Porca miseria le gelatine. Cosa mi hai ricordato! Gelatine! GELATINE!!
      Terribili.

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    4. senza il terzo episodio (e senza quel magnifico finale della conferenza) io le venature drammatiche le avevo viste, ma restava un mezzo divertissiment degli eccessi, certo con un'idea di fondo, ma non preponderante rispetto alle immagini

      invece quella mezz'ora è davvero gigantesca come portata drammatica. E la conferenza, come ho scritto, dona senso a tutto

      no, davvero, non mangio mai gelatine ma dopo sto film chiuso per sempre ;)

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  2. Ogni volta che ti leggo mi nasce troppo desiderio di vedere il film!! Qualsiasi film! Perfino questo! :O

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    1. ahah, grazie ma te stanne lontana Bianca tipo Superman dalla kriptonite ;)

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  3. Un film che non ho potuto non apprezzare, e che durante la visione mi ha riportato alla memoria Calvaire, con i suoi personaggi depravati, ripugnanti, bestiali: un'opera a sua volta contraddistinta dalla presenza di zoofilia e depravazione, al limite del surreale. Molto bella anche l'analisi che ne hai dato. Buonaserata!

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    1. Ah, verissimo, ci sta...

      Anche se forse con Taxidermia siamo più nel grottesco, con Calvaire invece nel disturbante tout court

      Se i primi magari possono solo essere disgustosi i secondi sono molto più inquietanti, non c'è il filtro "comico"

      però per le teamtiche sono perfettamente con te

      grazie!

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  4. Un tempo lo avrei adorato credo, ora ...checcazzo. Tutto cambia, pure tu, che roba Giusè!

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    1. :(

      però non ho capito se lo hai visto o hai scritto solo una previsione ;)

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  5. Mi piacerebbe vederlo,deve essere un bel film ma questo tipo di film un po’ disturbanti quando provo a guardarli mi traumatizzano sempre!🤣mi faccio noia da sola!Devo essere più coraggiosa! 🤣 vai Giuseppe!Grande!

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    1. questo però è un disturbante di stampo diverso. Diciamo che è un comico grottesco tremendamente esagerato e scatologico ;)

      cioè vomito etc...

      io ce l'ho, semmai scrivi privatamente

      o semmai prova su you tube, lì c'è, anche se in scarsa qualità ;)

      ahah, che entusiasmo ;)

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  6. Sta nel Guardaroba,io lì l’ho visto che c’é,vero?ogni tanto scrivo qualche commento pure là non so se riesci a collegare tutte le persone che scrivono sia qua che su fb,è un lavoraccio,ma scrivo un sacco di scemenze è facile dimenticarsi🤣 Ciaooo!!!

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    1. Ma sei la Elleboro?

      se sei te certo che te conosco!

      ma come fo ad arrivacce se non me lo dite..

      se sei un'altra fai sapere ;)

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    2. Si sono io!👍 Ciaooo!!!!😄😄😄

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    3. ahah, ma pensa te...

      una volta che so gli abbinamenti non ne dimentico uno, ma se non me li dite non ho alcuna possibilità

      bene così ;)

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    4. Vero!!!non deve essere semplice collegare tutti quanti!!comunque l’ultima cosa che ho scritto qua mi pare che era riguardo a Shutter Island,così, ad esempio ricolleghi la chiacchierata che abbiamo fatto l’altra volta qua sul blog a Chiara me medesima🤣!!!Ciaooo!!!!

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    5. no, ma aspetta, tutte le "cose" di Chiara Chiaretta qua sul blog io le collego

      quindi che te eri la stessa di Shutter Island lo ricordavo
      era il collegamento tra i due mondi per me ad essere impossibile

      ma ora siamo a posto ;)

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    6. Haha ma pensa te!!!😸Visto,adesso tutto torna!!!Notte Giuseppe!!!

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  7. A 'nfame... me lo sono visto, alla fine.
    Disturbante, grottesco, vomitevole, senza ritegno, miserrimo, squallido, autocompiaciuto, disgustoso, monnezzaro... ma ha anche dei difetti.
    A suo modo oscilla fra il "bellissimo" e la "cacata pazzesca", ma di sicuro colpisce.
    E vorrei vedere.
    Moto bella la tua interpretazione. L'ultima parte è puro dolore.

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    1. ahah, gran bel commento

      hai detto tutto. Sì sì, pochi film ho visto oscillare così tra il geniale e il trash, tra il bellissimo e la monnezza

      ma l'ultimo espisodio e l'ultima scena sono la dimostrazione che questo film è tutt'altro che una trashata. Quell'ultima mezz'ora e l'ultimo discorso fa acquisire valore anche a tutto quello visto prima

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  8. Visto stasera.
    Concordo che la parte che più mi ha disturbato è quella dove i mangiatori professionisti vomitano, sarà perché l'atto in sé mi ripugna...
    Tutto il film sembra costruito come un documentario ore caduta del muro di Berlino (non so chi di voi si ricorda la cortina di ferro e la guerra fredda).
    Fortissimi i riferimenti a Cronenberg soprattutto nell'ultima parte, l'ossessione per il corpo e le sue funzioni come certe scene di Videodrome o Scanners.
    Non saprei dare un voto certo me lo ricorderò

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    1. ci sta quella tua interpretazione...

      mamma mai, l'ultima parte, vero, richiama Cronenberg ma più che altro secondo me eleva proprio il film, mette dentro cose che prima uno non si immaginerebbe mai, compresa una certa carica veramente umana e non grottesca

      no, un film che comunque non si dimentica :)

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