26.3.19

Recensione: "Donnybrook"

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La conferma, dopo Dark Night, di trovarci davanti ad un autore interessantissimo, Tim Sutton.
Donnybrook non è un film perfetto, pecca almeno in un paio di personaggi e nella costruzione di più scene.
Ma oltre ad essere meravigliosamente girato e fotografato e oltre ad aver dentro degli attori davvero ottimi (che meraviglia che è la Qualley) questo è un film che ha il grande merito di esser radicale, nerissimo, di dare una lettura del mondo con pochissime sfumature, molto coraggiosa.
Grazie soprattutto a un personaggio, quello di Grillo, davvero devastante come cattiveria.


presenti spoiler

Avevo visto proprio l'anno scorso un film di Tim Sutton, ovvero il particolarissimo - e per me bellissimo - Dark Night, uno degli "strage - movie" più radicali e originali che potrete mai vedere.
Film per certi versi molto simile ad Elephant ma per tanti altri sensibilmente diverso.
In ogni caso, se volete, c'è la recensione.
Di solito quando vedo il secondo film di un dato regista - specie uno tra i nuovi e giovani - la cosa che mi interessa più è vedere se riesco ad individuare una cifra, stilistica o tematica che sia.
E sì, Dark Night e Donnybrook di punti in comune ne hanno certamente, di entrambe le matrici.
Stilisticamente impossibile non notare una grande somiglianza fotografica con un uso superbo delle luci (in Dark Night c'erano 2,3 sequenze da panico in tal senso).
Ma anche a livello tematico possiamo individuare - senza ombra d'esser smentiti - un'idea forte del cinema di Sutton, ed è quella del racconto di un'America violenta, violentissima, una polveriera pronta a scoppiare da un momento all'altro, specie per l'uso indiscriminato e "facile" delle armi.


Direi che proprio le armi possono essere il trait d'union più forte tra i due film.
Dove nel primo, però, rimanevano praticamente inesplose, nel secondo saranno un mezzo di morte continuo.

Se infatti Dark Night era un film sul "before", sulla costruzione di densità d'atmosfera prima della tragedia, sulla quiete antecedente alla tempesta (e questo taglio era perfetto per raccontare cosa è l'America, un paese dove in qualsiasi momento, dal niente, può accadere di tutto)  Donnybrook è un film molto più classico in cui le cose accadono.
E ne accadono tante.
Forse persino troppe.
Allora, andiamo per gradi.
I problemi di Donnybrook stanno in un ritmo molto strano, dettato da un plot poco fluido e molto schematico, a volte quasi "a sequenze".
Paradossalmente, però, questo plot schematico è tutt'altro che semplice, non tanto negli eventi - che poi alla fine sono basici - ma per un montaggio particolare e l'assoluta volontà di Sutton di non esplicitare nulla, come del resto fece in Dark Night.
Ed è così che nella prima mezz'ora lo spettatore - o almeno io lo sono stato - è parecchio confuso nel capire ruoli, legami e azioni dei 4,5 personaggi del film.
Credo che questa reticenza sia voluta. 
Di solito trovo questo tipo di narrazione molto superiore a quella troppo esplicitata ma stavolta ci sono stati almeno 10 minuti dove stavo per bestemmiare.
Comunque, alla fine, fila e torna tutto.
Il difetto più macroscopico del film è però nel personaggio, quasi ridicolo, del poliziotto.
Fisicamente e nei modi sembra cazzuto, in realtà è quasi patetico.
Ma non è tanto questo il problema (che poliziotti scarsi ce ne possono essere) quanto tutte le sue vicende che sono o mal raccontate o di una banalità sconcertante. 
Se non c'era minutaggio per creare un personaggio a tutto tondo forse era meglio toglierlo proprio.
Come ciliegina sulla torta assisteremo ad una scena, quella della sua morte, da mettersi le mani nei capelli.
Insensata, affrettata, inverosimile.
Ho capito che era ubriaco (madonna, sto clichè del poliziotto con problemi familiari e ubriaco basta...) ma no, non l'accetto.

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In ogni caso ci sono state più scene ad avermi convinto poco.
Però, di contraltare, c'è tanto di buono.
Innanzitutto gli attori.
Bell ormai si è specializzato nel bad boy che mena, e per uno che fu Billy Elliott è un bel contrappasso.
E funziona, alla grande.
La Qualley (che conoscevo solo per lo spot di kenzo) è di una bellezza impressionante (in quello spot mi veniva da considerarla una delle più belle al mondo) e funziona alla grande anche nel cinema. Tra l'altro il suo personaggio è di gran lunga il più sfaccettato, oserei quasi dire l'unico.
E poi c'è Frank Grillo che si dimostra ancora una volta di essere tanta tanta roba.
E, diciamocelo, Donnybrook è il suo personaggio.
Non solo come importanza ma come anima e tematica del film.
Perchè Donnybrook è un film nerissimo.
E' un film che racconta il Male assoluto, quello inumano, privo di etica, definitivo.
Il personaggio di Grillo è di devastante cattiveria, roba che non si vede nemmeno negli horror.
Uccide qualsiasi essere vivente gli si trovi davanti, dai clienti della droga che non pagano fino a, in escalation, autisti che gli offrono un passaggio, bambini indifesi e persino la sorella (la morte del figlio di Bell e quella della sorella - davvero struggente - sono la riprova del coraggio e della radicalità che possono far grande questo film).
Un uomo senza alcuna traccia di umanità.
E in questo senso la frase dell'autista secondo cui il successo di un uomo è in come riesce a stare vicino alla famiglia è da brividi.
Di converso c'è sua sorella, diventata un'assassina sotto la sua ala ma che l'anima ancora la possiede e che proprio quando decide di riscoprirla cerca allora di scappar via da suo fratello.
Molto bella la scena in cui dice a Bell che parte del suo cambiamento è arrivata quando l'ha visto insieme al figlio.
Ma per me tutte le scene più complesse riguardano la Qualley, da quando si mette la pistola in bocca a quando spara al fratello, da quando compie l'omicidio "sessuale" (terribile) a quando se ne sta appoggiata sulla rete del "ring" sperando di avere un gesto di affetto da Bell.
Quella ragazza ha un mondo dentro.
Il film ha delle inquadrature meravigliose, Sutton è un maestro in questo.
Ha tempi molto dilatati (certo, non quanto in Dark Night) e un'atmosfera davvero interessante.
Ripeto, non mi ha convinto nella costruzione narrativa e in un paio di personaggi.
E anche la Royal Rumble finale è gestita come peggio non si poteva, 20 omacci abituati a far pugni che cadono come mosche fino a che non restano solo i nostri due protagonisti.
Veramente una scena disastrosa per verosimiglianza, peggio ancora di quella del poliziotto.
Però quella "pausa" prima dello scontro finale, quelle confessioni, beh, grande pezzo.
Insomma, gran bel cinema e la conferma di un autore che adora le parti nere dell'umanità e che vuole raccontare un Paese, il suo, in cui la violenza e la morte sono sempre dietro l'angolo.

7

4 commenti:

  1. Effettivamente la figura dello sceriffo è proprio mal costruita, la peggiore...anche frank grillo, nel suo ruolo, è un cattivo talmente cattivo da sembrare quasi inverosimile a volte, ma nel contesto del film ci sta.
    Il protagonista, ad un certo punto dice alla Qualley che esce nuda dal fiume, non volevo guardare, mi stavo solo lavando la faccia...ti fa capire che tipo di padre e di marito era, il suo personaggio era veritiero per me.
    Ci sono due inquadrature che mi sono piaciute molto, Delia (Qualley) che beve da sola in un tavolo del parco, ripresa da dietro che osserva una famiglia che fa un pic nic, quando la bambina si avvicina e la saluta, è chiaro il suo senso di solitudine e di ammirazione forse verso una serenita' familiare, che lei avrebbe desiderato.
    E poi verso la fine del film, dopo aver venduto l'ultima dose a una donna, mentre conta i soldi, c'è una bella inquadratura del suo sorriso... aveva intravisto per un attimo, prima di morire, una speranza di cambiamento in meglio della sua vita. Bello...

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    1. sul poliziotto meglio non perderci manco tempo...

      il personaggio di Grillo è nettamente oltre il consentito ma io l'ho visto talmente esagerato che proprio nella sua esagerazione vi ho trovato il senso, ovvero quello di Male puro, quasi a rendere il film metaforico

      beh, il protagonista "resiste" anche al bacio della Qualley prima del duello, secondo me è un delinquentello ma che amava veramente la sua famiglia sopra ogni cosa

      verissimo, tutte le scene più profonde secondo me sono con la Qualley, anche perchè è di gran lunga il personaggio più sfumato e complesso

      lei è tante cose insieme e tante ancora da scoprire

      gli altri quello che sono ormai lo sono

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  2. Tutto sommato mi è piaciuto, ha la fortuna di avere tante belle scene e trovate che riescono a compensare tutte le cose fatte in modo approssimativo e a volte davvero senza senso.
    La trovata davvero più insensata, ancor più della pessima scrittura del personaggio del poliziotto è il portarsi dietro il figlio.

    Come potrebbe mai venirti in mente di portare con te un ragazzino di 10 anni, in un posto dove si spaccia droga, si vendono armi e soprattutto dove si va per picchiarsi a morte, col rischio pure di lasciarci la pelle.
    In partenza non sapeva di poter lasciare il figlio al traghettatore, quindi pensava di lasciarlo a zonzo in mezzo ai tossici mentre si picchiava a morte? e se ci lasciava la pelle il figlio che faceva?
    In più a inizio film si capisce chiaramente che poteva starsene a casa tranquillo con la madre, che infatti gli chiede pure se è sicuro di voler andare col padre...come se lasciare tale decisione a una ragazzino della sua età fosse la normalità...

    In più tutti conoscono questo donnybrook in città tranne la polizia apparentemente...

    Però devo ammettere che tralasciando queste insensatezze, il film ti regala belle emozioni in più di un'occasione e di sicuro mi rimarrà ben impresso anche tra diverso tempo, con qualche accorgimento in più poteva essere un mezzo capolavoro.

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    Risposte
    1. guarda, leggendoti pare assurdo anche a me la cosa del figlio

      non ricordo che sensazioni avevo avuto durante la visione del film, se anche io lo trovai assurdo o solo un poco forzato

      però ricordo le scene dove allena il figlio,questo mi fa pensare che per lui fosse inevitabile che prima o poi conoscesse la vita da strada

      insomma, sembra che voglia creare un piccolo "lui"

      però sì, tutto quello che dici non fa una piega....

      sì, donnybrook sembra un porto franco dove vigono regole diverse, probabilmente uno di quei luoghi gestiti dalla malavita che lo stato fa finta di non conoscere per paura di intervenire

      perfettamente d'accordo con la tua chiusa

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