21.1.15

Recensione: "El Topo" - Ap-Punti, autopsie di recensioni - 4 - di Pietro

Torna la rubrica di Pietro, direttamente dal suo blog dal nome impronunciabile, che ci racconta, nella sua maniera, di film che possiamo trovare sul tubo legalmente e goderci comodamente dal nostro pc (che questo sia il futuro del cinema?).



Il regista, scrittore, fumettista, saggista, drammaturgo, poeta cileno che in tanti osannano e che può essere considerato, almeno nel cinema, il nuovo Dalì. Questa pellicola è puro onirismo, totale follia, eccentrica immaginazione: non dico altro, leggete qui e vedetelo, anzi prima vedetelo (in fondo il link legale per farlo) e poi parliamone:






  • inizio con spiegazione didascalica del titolo e riassunto brevissimo del film

  • titoli di testa inclinati incredibilmente fastidiosi da leggere

  • nessuno dei personaggi è normale, per noi, ma nel loro mondo son tutti normali e fan quello che deve essere fatto

  • il sangue è palesemente finto, ma non importa la realtà o la bellezza degli effetti, quanto il significato dell'immagine, e c'è tutto

  • le inquadrature son tutte da dio, il montaggio è molto ricercato e molto evocativo, come lo sono tutti i gesti dei personaggi, mai casuali

  • film anni '70 che riprende il western usandone però solo i luoghi e i personaggi principali

  • Alejandro è sia davanti che dietro la macchina da presa, oltre che sceneggiatore, curatore della colonna sonora, scenografo e costumista
  • violenza, perversione, potere, sesso, morte, crudeltà tutto in una sola pellicola

  • i paesaggi son potenti da soli, ma la scelta delle inquadrature li rende ancor più incantevoli (il set è lo stesso che Glen Ford utilizzò per la pellicola The law of Tombstone)

  • aforisma del film (probabile autocitazione del regista stesso): "sono talmente forte che posso giocare con questa forma delicatissima senza romperla"

  • l'audio, come gli efeti, è pessimo, ma si passa anche qui sopra alla banalità comprendendone il significato

  • tante metafore, forse troppe, per raccontare il diverso in ogni sua possibile declinazione

  • l'uomo senza braccia che porta l'uomo senza gambe è una simbolo molto più forte e significativo del'85% del cinema mondiale

  • l'omosessualità è parecchia, e nei momenti più improbabili: la scena col fico d'india è al limite della sensualità

  • John Lennon, Peter Gabriel, David Lynch, Marylin Manson, i Kasabian, Franco Battiato e i Timoria sono artisti (più o meno famosi) fan del film; gli ultimi gli han pure dedicato una canzone

  • la caverna degli storpi ricorda, forse la caverna di Platone, ma di certo questo è uno dei mille rimandi che il regista cileno ficca tra le immagini

  • si è parlato di un sequel, ma niente è stato fatto (per fortuna direi)

  • se c'è una trama non credo di averla compresa a pieno, ma neanche parzialmente, ma comunque rimane qualcosa che chi ama il Cinema, e soprattutto chi vuol farlo, deve vedere assolutamente

  • stessa cosa dicasi per il genere...una sorta di bildungsfilm (parola da me inventata qui e qui)on the road, anche se non si capisce bene verso dove o verso cosa: un girone dantesco in salsa western, o un western dantesco?

  • la prima parte è molto più "action" mentre nella seconda troviamo la storia d'amore e quella della ricerca di una soluzione ad un problema che finirà con l'uccidere tutti

  • Goichi Suda ha citato El Topo come fonte d'ispirazione principale per il suo gioco No More Heroes. Tra le somiglianze tra il film e il gioco, c'è una donna che chiede al protagonista di sconfiggere i maestri pistoleri/assassini per diventare il più bravo e il protagonista che fa lavori strani per guadagnare soldi

  • il finale è triste, distruttivo, potentemente triste e violentemente angosciante, non lascia spazio a nulla che non sia la tristezza e l'impotenza di fronte a quelle immagini

  • 125 minuti di puro onanismo onirico psichedelico

  • tutto girato in meno di un mese , in messico

  • di certo adesso andrò a cercarmi tutto il resto della sua produzione che vedrò, con calma, ma senza perdermi un titolo (peccato sia saltata la presentazione de La danza della realtà lo scorso 14 gennaio a Catania)

  • niente è spiegato, tutto va capito e interpretato, e forse per questo è un grande film

6 commenti:

  1. E peccato che non sia riuscito a girare Dune, progetto avviato e poi naufragato.

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    1. purtroppo di suo non ho visto altro...ma da questo, seppur pesante e indicibilmente complesso da comprendere, penso che qualsiasi cosa lui non abbia fatto sia un peccato

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  2. Bravo Piè! Amo alla follia tutto quello che produce Jodo e quando vidi per la prima volta questo film fu un shock assurdo! da vedere e rivedere, pieno di simboli, il punto di forza è proprio il fatto che niente è spiegato, sei tu spettatore a dover cercare chiavi di lettura che sono ogni volta diverse.

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    1. e credo che una sola visione non basti, assolutamente, a coglierne tutti gli aspetti

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  3. Film magnifico! E' stato amore fin dal primo fotogramma!

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due cose

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3 ciao