2.2.15

L'uomo che lanciò un pallone oltre il muro


L'uomo arrivò in cima alla salita ormai stremato.
Quello che trovò gli tolse il poco ultimo fiato che ancora gli restava.
Un muro.
Nient'altro.
All'uomo era stato detto sin da piccolo che per ogni salita esiste una discesa.
E una discesa, dopo tutto quel salire, è quello che si aspettava.
Scollinare.
E invece, quel muro.
Solo allora l'uomo che capì che quel detto l'aveva sempre mal interpretato, che il suo significato non è che ad ogni salita segue una discesa, ma che ogni salità è anche una discesa, tutto dipende da che lato la si prende.
Solo che, adesso, voltarsi indietro e scendere non solo era inutile ma persino impossibile.
E anche mortificante vista tutta la fatica che si era fatta per arrivare fin lassù.

L'uomo pensò che quel muro comunque da qualche lato dovesse finire, che muri infiniti non ne esistono, nemmeno quelli che si vedono dallo spazio.
Lo percorse allora verso destra, lasciando scivolare i polpastrelli della mano sinistra sulla superficie liscia del muro.
Camminò molto, è vero che adesso si era in pianura ma la fatica fatta per arrivarci era ancora nelle gambe e nel cuore dell'uomo.
All'estrema destra il muro finì. L'accenno di sorriso che stava per comparire nel viso dell'uomo morì prima ancora di nascere. Perchè anche la terra sotto i suoi piedi finiva. Al suo posto uno strapiombo di cui non si vedeva la fine.
L'uomo si sedette sul ciglio, incurante della paura e delle vertigini. La stanchezza e la delusione erano così forti che somigliavano a pericolosissime piccole spinte per andare ancora in avanti, verso la fine. Ma l'uomo gli resistette, si stese, e con le gambe penzoloni si addormentò.
Al risveglio si sentiva bene, con orrore tirò indietro le gambe dal vuoto e ricominciò a camminare indietro, verso sinistra, lasciando stavolta che i polpastrelli della mano destra sfiorassero il muro.
Arrivato al punto di partenza, il grande spiazzo in cima alla salita, l'uomo decise di fermarsi.
Era troppo intelligente per non sapere che anche di là, all'estrema sinistra, non avrebbe trovato un modo per aggirare il muro. Sì, magari il tentativo andava fatto, ma eventualmente sarebbe stato solo per uno scrupolo.
O per un'ultima speranza.
E prima di affidarsi alle ultime speranze meglio scervellarsi nelle terz'ultime e nelle penultime.
Il muro non era altissimo ma sempre più alto di ogni possibile tentativo di oltrepassarlo.
La superficie poi, liscissima, precludeva in partenza qualsiasi tipo di arrampicata.
L'uomo si accorse di una cosa strana. La sua disperazione e il suo sconforto non erano tanto dovuti al non potere andare dall'altra parte, ma al non sapere cosa nascondesse.
Ancora salita? La tanto desiderata discesa? altri muri, uno dietro l'altro?
Si inginocchiò, appoggiò l'orecchio sui lisci mattoni e cercò di ascoltare.
Niente.
Sconfortato si sedette, schiena sul muro.
Era la prima volta che riguardava indietro. Era stata talmente ripida e lunga la salita che non riusciva a vederne l'inizio.
O la fine, nel caso l'uomo avesse voluto tornare indietro.
Chissà, magari finisce dove finisce quello strapiombo là a destra, magari quello, buttarsi, è il metodo più veloce per tornare al punto di partenza. Sì, però magari muoio in quella maniera.
Magari.
Poi l'occhio gli cadde su qualcosa.
Un pallone, indiscutibilmente un pallone. Si guardò intorno, magari in quello spiazzo c'era anche qualcos'altro. Ma niente, solo quel pallone abbandonato.
Che buffo, forse è quassù  perchè serve a tenersi in forma prima di tornare indietro, pensò l'uomo.
Lo prese e cominciò a palleggiare.
Poi, a calciare contro il muro.
Il rumore era fortissimo, certo, è vero che quello di quel pallone era l'unico rumore possibile lassù, ma era stranamente forte, troppo forte.
L'uomo capì.
Ho solo un muro, un pallone e un rumore, qualcosa deve pur voler dire.
Lo calciò in alto, più perpendicolarmente possibile ma sempre cercando comunque di mandarlo al di là del muro.
Se sentirò rimbalzi vicini e sempre più bassi allora di là c'è un'altra pianura che mi aspetta.
Se sentirò rimbalzi sempre più lontani ci sarà una discesa.
Se sentirò il pallone tornare indietro e sbattere contro il muro c'è una nuova salita.
Ci fu il primo rimbalzo, fortissimo.
Il cuore dell'uomo batteva come non mai.
Ed ecco il secondo rimbalzo, quello che ad un orecchio esperto sarebbe già bastato per capire tutto, senza bisogno dei successivi.
L'uomo lo sentì, poi pianse e sorrise.
E cominciò a camminare verso sinistra.
Se là dietro c'è una discesa, ci deve anche essere un modo per raggiungerla.

10 commenti:

  1. Inguaribile ottimista. Ma se dall'altra parte c'è una discesa per qualcuno è stata una salita. I problemi sono sempre quelli, dovunque, per chiunque, la soluzione magari è nascosta nel modo in cui si guardano.
    Cosa ho detto?
    No non lo so, l'hai scritto tu? Vado a dormire, grazie per gli auguri!

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    1. Oddio, sì, l'ho scritto io oggi pomeriggio ma ora la tua domanda mi mette in crisi, non si capisce se è un'accusa o un complimento :)

      a parte gli scherzi sì, hai ragione, ma in questa specie di racconto metafora che mi è venuto oggi (in 20 minuti senza tanto ragionare) credo che al di là del muro quella discesa non sia la salita di qualcun altro.
      Perchè tutti partiamo dall'altra parte.
      Cambia solo il momemto del percorso dove troveremo il muro, quante volte lo troveremo e quanto alto sarà.
      Ma in teoria il pallone per vedere che c'è dietro c'è sempre.
      E dopo muri così c'è quasi sempre una discesa.
      Sempre se andando là a sinistra poi davvero c'è quel passaggio...


      Oddio che ho scritto? che abbiamo scritto= boh, andiamo a letto va

      (dovere gli auguri ;) )

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  2. Non avevo visto il muro, ci sbatto contro e mi trovo una seconda possibilità! che dire, bisogna pur averla una seconda opportunità, poi vediamo! Bello!

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    1. Puoi non vederlo, puoi sbatterci contro, puoi far finta che non esiste.
      Ma in realtà se non superi quel muro un'altra possibilità non ce l'hai.
      Se lo superi ne hai infinite. Fino al prossimo.

      Grazie Santa

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  3. Bella metafora. Ci sono dei punti morti o vicoli che sembrano ciechi nel cammino della vita, in cui ad un tratto sembra di sbattere la testa contro un muro e di non avere via di scampo. Ma c'è sempre speranza...e prima o poi ci sarà una discesa. E dopo questa, io penso ci sia un'altra salita..e così via :-)

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    1. Non sempre c'è una discesa dopo il muro, a volte ci sono vite in cui la discesa non c'è mai.
      Ma se capisci che c'è, se lo percepisci, se lanci il pallone e non ti torna indietro, allora sai che c'è per forza una strada per raggiungerla

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  4. Ho letto i commenti a questo racconto e son contento di trovarci una interpretazione diversa da quello che hsnno scritto gli altri.
    Magari non è giusta ma io la penso così:
    allora il muro è la vita , i mattoni sono i tasseli di quello che abbiamo costruito da quando abbiamo cominciato a capire quello che vogliamo fare.
    Oppure potrebbero essere le nostre esperienze , quei mattoni ,le nostre convinzioni ,le nostre barriere i nostri limiti.
    Quei mattoni siamo noi nel nostro percorso di vita.
    Ognuno ha il suo muro da rafforzare o con nuovo cemento o che ne so da buttare giu' quando va a collidere con altri muri (vite) che non fanno parte della nostra esistenza e che vorrebbero però entrarci in qualche maniera.
    E allora questo muro cambia in continuazione con l'età con la maturità con le nostre scelte.
    Il pallone c'e l'hai messo te perchè ti piace il calcio...ma non serve a niente.
    Non ti da nessuna informazione in più!!
    Ciao

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    1. Ahah, non solo ti ringrazio di aver letto ma anche di aver dato la tua interpretazione.
      Ma non so se rispondere, alla fine è bello che non ce ne sia un ufficiale (per quanto, ovviamente, per me una ce n'è).
      La tua è molto bella però esclude quasi del tutto il concetto di salita e discesa.
      E no, sono importanti :)

      racconto, ovviamente, molto autobiografico e sentito, non scritto tanto per

      grazie Max

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  5. I mattoni rappresentano le difficolta' ,i problemi le scottature ,le delusioni se ti va tu puoi chiamarle salite.
    La dolce abitudine ,la gioia il piacevole rilassamento ,tutte le cose positive sonio le discese.
    Non è escluso il concetto!
    Tu però sei sempre piu' criptico....ahaaa!

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    1. Sui limoni potevo parlare, qui devo esser criptico

      però certo, varie interpretazioni ma come la metti la metti le salite e le discese sicuramente hanno a che fare con l'esistenza ;)

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due cose

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3 ciao