1.2.15

Recensione: "La Volpe e la Bambina" - In Their Eyes, lo Sguardo Animale - 2 - di Giovanni Manizzi

Torna la rubrica "animalista" di Giovanni (qui il suo blog).
Ancora una volta, partendo dal film, si proverà ad analizzare il complesso e delicato rapporto che lega gli uomini e le altre specie animali. E non c'è niente di meglio che farlo attraverso il rapporto tra la Bambina e la Volpe, due esseri viventi che, a differenza dell'adulto, hanno ancora la capacità di riconoscersi.
Molto lungo ma estremamente delicato. E interessantissimo.


“Dove mi porti?”
La Bambina chiede alla Volpe, a un certo punto del film, quando loro due si possono infine rivedere e rincontrare dopo molti giorni. La Volpe accoglie la Bambina ai margini del bosco e per tutta risposta si volta e si fa seguire, chiedendolo alla bambina con quel suo linguaggio flessuoso, guardingo, impulsivo che la rende così affascinante agli occhi della Bambina.

Molte cose sono già successe, a questo punto del film, in un percorso di crescita della Bambina, che è però sul crinale di un guasto che si rivelerà cruciale. Fino a questo momento, però, la disposizione della bambina verso la Volpe è stata di completa apertura, ricambiata via via dalla Volpe con crescente fiducia.

Ho rivisto questo film con grande piacere, mi aveva incantato la prima volta che lo vidi, tanti anni fa: lo ricordavo come una fiaba – e come tutte le fiabe autentiche, ricca e viva e pulsante della presenza di molti momenti di visione e interpretazione magica, di terrore atavico nel momento del rinnovato incontro della Bambina con la Volpe. La Volpe stessa, finalmente, è più che metonimia dell’Animale, ma sembra di più una vera e propria ambasciatrice degli animali che abitano il bosco. Il piacere della visione è rimasto, il film ha conservato tutti i suoi motivi di fascino, di incanto, di sospensione della incredulità, e in più ha acquistato suggestioni e profondità narrative.


“Dove mi porti?” è la richiesta che rivolgiamo a qualcuno di cui ci fidiamo, qualcuno a cui vogliamo bene, qualcuno che sappiamo essere capace di insegnarci, di guidarci. La Bambina, tutto questo della Volpe lo ha intuito e per la Volpe prova questi sentimenti. Volendo alzare un poco la proiezione del nostro sguardo: la Bambina è l’Umano che è ancora propenso a guardare verso gli Animali, a considerarli suoi fratelli, di pari dignità nel fluire dei giorni. La Bambina, infatti, si mette in gioco – giocando – insieme alla sua amica Volpe, e si chiede se anche lei provi gli stessi sentimenti.
Si erano incontrate quasi un anno prima, una mattina di autunno, ciascuna percorrendo il sentiero del bosco – ciascuno con le sue vite e i suoi progetti, fino a che i due sentieri diventano uno, si incrociano, si mescolano, si intrecciano, e tornano a dipanarsi in nuove direzioni.
Scrive Roberto Marchesini che gli Umani hanno tra le loro caratteristiche etologiche due motivazioni comportamentali salienti, che li caratterizzano come specie animale: la propensione a osservare e a imitare, a fare proprio – con un ventaglio di strategie e opzioni che vanno da forme di osservazione e ammirazione, fino ai modi di accaparramento e distruzione, lungo un continuum – ciò che vedono in un altro individuo, di un’altra specie; e, seconda propensione, il forte atteggiamento a prendersi cura di – soprattutto cuccioli, che siano umani, lupini o altro. In altre parole: ogni uomo si appresta a vivere la realtà del mondo in cui è immerso, esplorandola e collezionandola, accaparrandosela, imitandone le strategie; e ogni uomo ha altresì l’istinto di prendersi cura di altri viventi che gli appaiono indifesi.

Risultati immagini per la volpe e la bambina

Queste due caratteristiche si vedono benissimo nella Bambina: è curiosa, non ha mai paura, o se ce l’ha, questa si risolve ben presto in sollievo o in esplorazione; osserva la Volpe, la ascolta, la imita. Infine, conosce la sua famiglia, lei stessa dice che viene adottata dalle volpi, impara i giochi dei volpini, che sono bambini come lei e subito trovano intesa comune – mentre la loro madre aveva preso più tempo per arrivare a fidarsi di questa piccola umana che sempre tornava a cercarla.  Prova desiderio di proteggere sia la Volpe  - quando in inverno è costretta a casa da una frattura al piede che si è procurata in una delle sue esplorazioni nel bosco, la pensa continuamente, legge i libri sulle volpi, la disegna, la sogna, ha paura quando sente gli spari dei cacciatori. Arriverà a difenderla persino dai lupi e difenderà uno dei suoi bambini – ormai dei fratelli - compagni di scorribande estive in prati ronzanti di insetti – dall’astore in picchiata.

All’inizio del loro incontro, però, la Bambina ha dovuto imparare i tempi della Volpe, ha dovuto acquistare la capacità di essere paziente, di restare ferma a lungo, a osservare, per cogliere il momento propizio all’incontro. E la Volpe? All’inizio, potrà essere stata infastidita dall’insistenza infantile della Bambina? Ma – proprio perché ne annusa, ne coglie l’infantilità – è paziente con lei, le insegna lezioni importanti, con il semplice suo apparire improvviso e altrettanto improvviso assecondato impulso di sparire nel bosco.
La Bambina è un’allieva promettente e meritevole: la Volpe la guiderà alla sua tana, la Bambina ricambierà disfacendo le trappole dei cacciatori che bloccano gli ingressi delle tane. La rinnovata conoscenza sulla soglia della tana, che è insieme ingresso e via di fuga e via di nascondimento, è molto importante: coinvolge tutte e cinque i sensi, il naso e le orecchie balzano in primo piano, il tatto, la pelle che si intride di terra, foglie, escrementi, il pelo che si annoda in rametti e cattura ragnatele.


Non sono gli unici incontri, quelli tra la Bambina e la Volpe; e non tutti gli incontri sono senza pericoli. C’è l’incontro con l’Orso, il “vecchio brontolone della montagna, che nessuno aveva più visto  da anni”; e coi Lupi, che si danno alla fuga. Sia l’Orso che i Lupi, registrano la presenza di questa cucciola degli Umani, la tracciano col loro naso o la scrutano con gli occhi, ma decidono di passare oltre o di fuggire.
La Volpe, incontra il Riccio, grazie a un panino della Bambina, e si tratta di un incontro di muta sorpresa.

Con la Volpe come maestra, che senza inibizioni, forte del suo stesso vivere, esplora luoghi remoti e vasti – come il Calderone dei giganti o le Grotte – la Bambina, impara a superare i suoi limiti e trasformare le sue paure: i limiti delle zone interdette dai divieti dei genitori; le paure del buio e della notte, quando il bosco sembra popolarsi di creature ostili (ma basta lo spuntare della luna piena per riscoprirli che ti stanno guardando). Dal punto di vista delle immagini, tutto il film miscela i toni e le luci della fiaba ai movimenti del documentario, creando una narrazione peculiare e incantata: e proprio le due sequenze delle grotte e del bosco notturno arrivano a una resa filmica che quasi ‘spiegano’ tutto l’intento del film, e della sua narrazione: l’Umano scopre nuove dimensioni e mondi, guidato dall’Animale, i due si incontrano in questi spazi nuovi – nuovi perché appena (ri) scoperti e nuovi perché ri-creati dal fatto di esservi lì, insieme. Le ombre della Volpe e della Bambina stagliate sulla cortina di stalattiti e stalagmiti sotterranee; e poi gli alberi  antropomorfi e teriomorfi, popolati da animali che guardano la Bambina, il cui terrore si annulla, man mano che la luna sorge col suo chiarore, sono due punti fermi nella narrazione.


È molto bello osservare le reazioni semplici, spontanee, delle due amiche, gli sguardi, le pieghe delle orecchie, i movimenti delle labbra.
Sembrerebbe che questo possa andare avanti senza fretta e senza tempo, in uno scoprire  ricorrente, come le onde del mare, ogni volta un poco più avanti, ogni volta ampliando il raggio di azione delle confidenze e della confidenza lenta col proprio essere – e l’essere insieme.
Purtroppo, già quando all’inizio la Bambina dice che vuole addomesticare la Volpe – forse confondendo il gesto di addomesticare con quello di proteggere o insegnare – c’è il segnale che l’armonia si incrinerà.
Un secondo momento cruciale è quando la Bambina dà un nome alla Volpe: Titu. Da quel momento, la sente ‘sua’, comincia a parlarle, a farle domande, a darle ordini. La parola ha fatto irruzione nel loro comunicare fatto di corse, salti, sguardi, nasi, ha creato una interferenza
Succede all’improvviso, la svolta che compromette il loro stare insieme: la Bambina è tutto sommato una bambina, svelta di fantasia, e desiderosa di fare nuovi giochi e farli conoscere alla sua amica. Forse, alla base c’è questa emozione infantile – ma purtroppo è mescolata a quella che sembra essere l’attitudine al controllo, che forse ha interiorizzato  a contatto con gli adulti (anche se i suoi genitori sembrano essere persone tutt’altro che severe). Forse c’è la voglia di condividere: pensa, la Bambina, visto che la Volpe mi ha portato a casa sua, voglio ricambiare, e farle conoscere casa mia. La Volpe, che si fida, che ricambia l’amicizia, che ama la Bambina – dopo aver tollerato un vincolo al collo - vincerà le sue paure per entrare nella casa degli Umani, piena di odori strani e insopportabili. L’oppressione delle pareti sarà per lei improvvisa e intollerabile.
La libertà è veramente per gli animali il bene più importante, che non si scambia con nulla: gli animali, non rinunciano alla pienezza del loro agire, per poter essere se stessi fino in fondo, accettando anche le conseguenze estreme.
Per gli animali, la sottomissione, non è mai rapporto, o legame affettivo di reciprocità, ma solo quello che è e nulla più: oppressione e privazione della libertà. Questo impara la Bambina, che si accorge di aver confuso il possesso con l’amore.


Una lezione un po’ moraleggiante – non esente da antropocentrismo – che alla fine smonta la favola e la rende esempio pedagogico per il bambino della Bambina ormai donna – bambino che però non ha dubbi sul fatto che gli animali abbiano sentimenti, emozioni, intensi, completi e forti proprio come gli umani. Se noi non li vediamo, se non ce ne accorgiamo, è solo perché a un certo punto, decidiamo che non sono degni di riflessione, di attenzione, di ascolto, né tanto meno meritano di essere rispettati e corrisposti.

Ma, se lo facciamo, si riaprono interi mondi da vivere insieme.

7 commenti:

  1. Io ho trovato questo film molto bello. Forse perché credo che la percezione di un bambino del mondo esterno sia simile a quella dell'animale, non ancora totalmente corrotta dalle sovrastrutture dell'educazione. Una sorta di scoperta. Immagino che l'animale non abbia bagagli di giudizio, bene e male, ma si muove per istinto, curiosa, ha fame, ha sonno, esplora. Così un bambino. Questo film mi ha dato l'idea di un dialogo, fatto per tentativi, come dovrebbe poi essere ogni dialogo che porta a delle scoperte.

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    1. Sono contento che il film ti sia piaciuto, Santa. Per risponderti: non saprei dire se l'educazione sia corruzione o se invece la propensione alla manipolazione non sia insita nelle nostre caratteristiche di specie; nion saprei dire se la volpe sia tutta e solo istinto o se invece non usi una specifica forma di intelligenza, che le permetta anche di valutare le situazioni e prendere decisioni slegate dalla contingenza dei bisogni fisici: Propendo per il tuo pensiero per altro, a proposito di vicinanza di modi di sentire tra bambini (sia umani che volpini, per esempio). E, sì, anche secondo me un dialogo porta a delle scopette, se le due parti coinvolte sono davvero sinceramente impegnate a dialogare, Nel film, mi opare che i rapoorti tra Volpe e Bambina smettono di funzionare dal momento in cui la bambiona inizia a monologare, a dare nomini e a impartire ordini. E si preclude tutte le futurte scoperte, che avrebbe potuto fare insieme e grazie alla Volpe

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    2. Ciao Giovanni, di certo io e te abbiamo gusti cinematografici davvero distanti - e penso anche modi di pensare, ma in fondo il bello è anche questo. Al di là di tutto, complimenti per la tua rece, è scritta davvero benissimo e da essa traspare tutta la tua passione. Io non ho visto il film ma ho letto attentamente quello che hai scritto. A naso, sarei portato a pensare che il film propenda per la seconda delle tue ipotesi - ovvero che le caratteristiche naturali della nostra specie (quelle negative ma anche quelle positive) sono comunque più forti della stessa educazione che riceviamo o dell'ambiente in cui cresciamo. In bene ed in male.
      Ma non ho visto il film, pertanto potrei essere influenzato da quelle che sono le mie idee :-)

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    3. Ciao Jolly, beh, ma guarda che i nfilm di licanrtropi e di dinosauri oiacciono molto anche a me! Poi, potrei raccontarli e redcensirli con strumenti critici diversi dai tuoi -e sarebbe un po' lo spirito di questa mia ubrica , di guardare cin icchi diuversi cose già viste nel solito modo - strumejnti legati agli 'animal studies, ma ciò nulla toglie al divertimento nel vederli.
      Che dire? La passioner è il requisito primo e la condizione essenziale per diventare conoscitori di qualsiasi cosa: se un campo dell'esperienza, quiale che sia, non ti piace o non ti attira, come fai a farti venire la voglia di conoscerlo? Solo se ti appassiona, se ti incuriosisce, allora ci 'perderai' del tempo, fino a diventare un super esperto! :) .
      Ti sei accorto di aver scritto ' a naso'? Sarai un poco volpino anche tu ;) Interessasnte la tua coinclusione, che mi ricorda un poco i temimfilosofici di Rousseau. Io tenderei a pensare che anche la cultura, l'educazione, siano nostre espressioni specie-specifiche,e quindi del tutto naturali, a dispetto dell'apparenza. La dicotomia natura-cultura, che a noi umani chissà perché piace tanto, è una illusione: tant'è vero che l'ambiente stesso in cui viviamo è miscela di natura e di manufattura e può cambuiare, a ritmi velocissimi - le idee cambiano: se ieri era lecito avere schiavi o recludere donne, per esmeopio, magari domani troveremo un nuovo modo di relazionarci con gli altri animlai, che non sia un modo di cattura, di possesso, di sguardo analitico e unilaterale.
      Detto, questo, che ne pensi? (Mi piacerebbe conoscere i tuoi modi di poensare, proprio perché, dici, diversi). ciao :)

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    4. ciao Giovanni, ma no, quella sui modi diversi di pensare non era un'affermazione, ma una supposizione. Mi aveva stupito la tua frase iniziale nel precedente commento, perchè penso che nei bambini sia fortissima la componente più "istintiva" (non solo quella individuale ma anche quella che ci accomuna tutti come specie) e che crescendo, nei primissimi anni, viene fuori da sola, un po' come successivamente spunta la barba sul viso degli adolescenti. I bambini in fondo sono dei piccoli animali (in senso buono). L'ambiente certamente ha un peso nel contribuire a determinare una persona ma penso che esso si manifesti più in là. Però io non ho visto il film e non conosco l'età della bambina, ho presunto fosse piccola, 7 o 8 anni. Se invece avesse 14 anni il discorso sarebbe già diverso.
      Comunque è sempre difficile secondo me distinguere quanto pesi una cosa o l'altra in un caso specifico

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  2. Cià Giovanni! bellissima recensione, ho letto ma non ho visto il film e considerando che mi piacciono molto le volpi e le fiabe, mi ispira tantissimo!

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  3. Cià Romina! grazie, son contento che ti sia piaciuta questa lunghissima rece. Se ti piacciono le fiabe e le volpi, ti consiglio senza esitare questo film, che ti incanterà sopra ogni altra considerazione!

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