17.2.16

Recensione "Mozes, Il Pesce e la Colomba"


Per certi versi il Big Fish ungherese.
Un giovane ragazzo e il suo tentativo di ricucire il rapporto col padre.
Anche se tutto questo avviene solo dopo che quest'ultimo è morto e lo segue come un fantasma.
Tra l'Andersson svedese (ma a colori, non grigio) e l'Anderson (Wes) americano, un piccolo film a tratti delizioso, tenero, grottesco e mai retorico.

Son passati appena due minuti dall'inizio, mi giro verso Rocco e gli dico "cavolo, ma questo è Andersson (quello del Piccione) a colori!"
Son passati 80 minuti, quasi tutto il film, e Rocco mi dice "Assomiglia ai film del regista del Piccione"
"Ma è quello che ti ho detto all'inizio!"
"Sì, lo so, te lo confermavo"
Abbiamo un altro Late Answer's Man?

E sì, quell'idea che mi è balzata in testa all'inizio poi si è confermata anche durante il film. A dir la verità non è che si sia straconfermata eh, ma nemmeno disattesa.
Perchè c'erano sti strani personaggi, questa mestizia, quest'atmosfera surreale, questi interni piccoli e tristi, queste facce strane.
Insomma, roba alla Andersson.

Però piena di colori, ma piena piena eh. Tanto che è come se all'Andersson svedese togliessimo una "s" e ci avvicinassimo ad un altro Anderson, Wes.
Siccome probabilmente era la giornata del bucio de culo (fortuna) delle intuizioni ho pensato subito che sto piccolissimo film ungherese assomigliasse per molti versi ad un altro film, il (vero) capolavoro di Tim Burton, Big Fish.
E quando nel finale mi sono ritrovato la stessa identica scena, un pesce ributtato in mare, per un attimo mi si è fermato il cuore, lo ammetto.


In realtà Mozes è un film molto originale, a tratti delizioso, quasi sempre molto divertente ma con una sottotraccia di profondo dolore.
Mozes è un adolescente con problemi mentali. In realtà, secondo me, lui sta benissimo, è solo che si è ritrovato un padre padrone che lo ha letteralmente schiacciato, lui e i suoi precetti etici e religiosi.
La madre lo ama e vorrebbe pure dimostrarlo ma anche lei (personaggio splendido) si è ritrovata schiacciata dalla figura del marito e da quella della sorella di lui, la zia di Mozes insomma.
Quest'ultimo, la zia dico, è un altro grandissimo personaggio, pacchiano, esagerato, grottesco come la signora imbellettata di Pirandello.
Un personaggio felliniano per dirla con Rocco.
Sta di fatto che Mozes torna dal manicomio. Passa del tempo col padre ma il rapporto non riesce minimamente a ricucirsi. Poi il padre muore (magnifica scena in ralenti, con quella metafora dei cocci della statua e quelli in casa a richiamare il cuore "rotto").
Il problema è che Mozes, dopo la morte, il padre continua a vederlo, in carne e ossa eh, ma sotto forma di fantasma.


E avremo così per tutto il film questa strana coppia.
Il padre probabilmente, anche se nel film non viene mai data una risposta, rimane tra i vivi perchè in qualche modo deve riuscire rimediare a quello che era, per una sorta di senso di colpa da emendare.
Vedendolo dalla parte di Mozes invece potremmo immaginare quella del padre come una figura troppo importante, una figura di cui il ragazzo non riesce a liberarsi.
In realtà in queste nuove vesti è Mozes a "comandare" il padre, a dirgli come comportarsi e cosa fare.
Quasi una specie di riscatto che si unisce però ad un desiderio di affetto reciproco mai provato in vita.
Il film, come dicevo, è a tratti delizioso, girato benissimo, con degli attori formidabili (lui, Mozes, gli vuoi bene dopo 5 secondi, alla sua sorellina pure) e pieno di inquadrature degne di un occhio ispiratissimo.
Se ci sono parecchie cose che non convincono (su tutte la figura del meccanico-santone, la presenza troppo reiterata e a volte fastidiosa del padre fantasma e un finale dove incredibilmente sembra che si sia dimenticato di chiudere il busillis principale del film, la figura del fantasma appunto) è anche vero che questi sono i film che adoro.
Io li chiamo malincomici, per unire le due sensazioni.
Quello che però convince di più è il racconto di formazione che riguarda Mozes.
Mozes sembra debolissimo quando in realtà riesce col sorriso a superare sempre tutto.
Mozes conoscerà l'autostima, la stima altrui, l'amore, il sesso, la forza di andare avanti, la potenza di un abbraccio. Mozes conoscerà la vita tutta, malgrado non gliene vada bene una.
Forse, come in Big Fish, quel pesce simboleggiava il padre e rimettendolo in acqua si libererà per sempre di quella figura al tempo stesso così importante ma castrante.
Tenero, divertente, surreale, mai retorico, sempre leggero anche quando scava in profondità, questo è un piccolo film da vedere.


Ma c'è una scena, una scena di soli 3 secondi che mi è sembrata meravigliosa.
Siamo alla recita (e tutta la sequenza è formidabile).
La bimba bulletta viene chiusa nell'armadio (e anche qua abbiamo la dimostrazione di quanto Mozes stia acquistando autostima e forza).
Mozes va dalla sorellina, una piccola bambina adottata vessata da tutti, a scuola come in famiglia (madre a parte che, si vede, amerebbe tutti ma non ha la forza di dimostrarlo).
Mozes ke mette al volo un paio d'ali, la bimba deve entrare in scena vestita da angelo.
E io in quei tre secondi in cui il "fratello" maggiore (un ragazzo che ha avuto mille difficoltà), mette un paio d'ali alla sorellina (che ne sta passando quante lui) dopo averla difesa dai bulli, l'ho trovata una metafora di una forza e bellezza abbacinante.
Due giovani vite a cui tutti stanno tarpando le ali non possono che trovare la forza di mettersele l'un l'altro.
Che tra angeli ci si riconosce.

11 commenti:

  1. Premessa, credo di aver perso almeno 10 minuti di film... gli allenamenti di questo periodo sono parecchio duri e la comodità delle sedie del postmodernissimo concilia la pennichella che è una meraviglia... però cristo santo Giuse se vedi che dormo da più di 5 minuti assestami una sonora manata in faccia.
    Devo dire che mi aspettavo qualcosa con più ritmo, i trailer ormai sono mendaci quanto le scritte dei baci, comunque il fantasma del padre richiama il fantasma paterno per eccellenza, quello di Amleto, ma per contrasto. Mentre infatti nell'opera shakespeariana questi svolge ancora una funzione di potere istigando ed esortando il protagonista verso la vendetta contro l'impostore che ne occupa illegittimamente il trono, nel simpatico film ungherese il trono è vuoto. Il potere rappresentato da un burbero pastore protestante crolla, la morale continua ancora a ripercuotersi sul protagonista sotto le vesti di un fantasma che ripete e rievoca "ciò che è giusto". Ma presto per Mozes tutto diventa esperimento e prassi: la prima esperienza sessuale, una catastrofica recita che assume i tratti della farsa, ma clamorosamente viva. Nella lenta sottrazione del potere e della morale Mozes scopre di poter vivere pienamente la vita senza ricatti e divieti. I fantasmi spariscono e i pesci ritornano nel lago.

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    1. Io ho visto che dormivi, ma mi facevi pena (in senso umano di pietas) e non ho voluto svegliarti.
      Comunque va da sè che l'esser stato in quelle condizioni ha un pò rovinato sia il film che la percezione del ritmo. Da mezzi addormentati ritmi normali sembrano bradipeschi...

      "Nella lenta sottrazione del potere e della morale Mozes scopre di poter vivere pienamente la vita senza ricatti e divieti. I fantasmi spariscono e i pesci ritornano nel lago."

      credo hai detto tutto...

      in effetti la figura del padre diventa ben presto macchietta. E sì, inizialmente blocca ancora Mozes, ma più come una scocciatura che altro.
      Poi piano piano il ragazzo si affranca del tutto.
      Se ci pensi a volte, tipo nella scena del sorpasso con la macchina, il fantasma è invece uno sprone a fare, non un limite. In quella scena, forse l'unica, tutti e due sono "insieme" verso un unico obbiettivo.

      Solito commento impeccabile

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    2. Infatti penso sia il progresso di una lenta liberazione. E sì sono d'accordo anche qui, il fantasma è una proiezione di Mozes dunque è sia l'interiorizzazione della morale e delle proibizioni del padre, ma anche, proprio perché frutto delle proprie elaborazioni cerebrali, materia plastica, a cui si può far fare tutto, anche ciò che mai quel padre avrebbe fatto in vita (vedi scena della macchina).

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    3. Sì sì, perfetto...
      Però come ho scritto in rece potremmo vedere la presenza del fantasma non dalla parte di Mozes ma da quella, appunto, del fantasma.
      E pensare che lui sia ancora qua perchè deve farsi perdonare, perchè deve riconquistare qualcosa, perchè ha lasciato qualcosa in sospeso.
      Insomma, il padre fantasma esiste per causa di Mozes o di per sè?

      Ecco, ci sono due punti di vista

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    4. Sì credo che ci stia tutto, anche questo.

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  2. Da mesi seguo il tuo blog, complimenti per le tue recensioni. Questo film mi interessa molto e vorrei metterlo in programmazione nel cineclub che gestiamo. Lo consigli quindi?

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    1. Credo che sei il ragazzo della chat no?

      Allora inutile aggiungere cose qua.
      Grazie e ciao!

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  3. Quell accenno all eccessiva presenza del fantasma paterno mi insospettisce, la sovraesposizione dell invisibile è una cosa che non sopporto. Mi viene in mente Dexter, una serie partita bene e naufragato anche grazie a un padre trasparente che continuava a saltare fuori

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    1. Ci può stare.
      Anche se qua parliamo di fantasma solo perchè sappiamo che il padre è morto.
      In realtà lo vediamo proprio in carne e ossa come un personaggio normale (ma forse anche in Dexter è così, non so).
      Vedi, questo sarebbe stato un bel collegamento...

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  4. Pellicola interessante e che spero prima o poi esca in qualche modo in home video, mi da l'aria di un film piccolo ma con un cuore enorme, proprio come piace a me :)

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due cose

1 puoi dire quello che vuoi, anche offendere

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3 ciao