21.2.16

Recensione "Il Bambino che scoprì il Mondo"


Grazie cinema.

Bianco.
Un bambino si avvicina.
C'è qualcosa in terra, pare un sasso multicolore.
Il bambino lo alza.
Ci sono nuvole in cui saltellare come pozzanghere.
C'è la giungla colorata e viva.
Ci sono animali e alberi.
Poi c'è un addio, un forzato addio e un bambino che corre a perdifiato per fare in modo che quell'addio non sia più.
Una fermata di stazione persa nel nulla, un treno che arriva e lui che va via.
E c'è una musica di flauto che torna sempre e sempre, ed è così bella, sembra il flauto di Olsen Olsen dei Sigur Ros, la musica degli angeli.
Quella musica è la musica di un padre.
Quella musica finisce in un barattolo e quel barattolo finisce nella terra, la terra dove quel padre lavorava.
Sopra quella buca il sasso multicolore.
Ci sogno gli incubi della mancanza.
Ci sono tramonti pastello che nemmeno quelli veri riescono ad emulare in bellezza.
C'è Il Brasile.
Il Brasile dei poveri piatti di riso, il Brasile delle disumane piantagioni ci cotone, quello del Carnevale, quello del calcio ormai sempre meno umano e sempre più tecnologico.
C'è il Brasile dei canti nonostante tutto.
E poi in quella disperata ricerca di lui ci sono fabbriche spersonalizzanti e distruttive.
Ci sono uomini ingranaggi che un giorno verranno sostituiti da ingranaggi veri.
Ci sono pendii che diventano oceani con la pioggia.
C'è la città frenetica, ferrosa e minacciosa.
E poi la favela e quelle scale infinite, quella fatica immane solo per raggiungere un pò di triste e mesto riposo.
C'è la tv che racconta illusioni lontanissime e i negozi che raccontano di illusioni molto più vicine, apparentemente a portata di mano, eppure anch'esse così lontane.
Ci sono navi mercantili che vengono addotte in città ufo.
C'è l'aquila nera.
L'aquila nera della dittatura, del progresso, della politica, della violenza, della disumanizzazione che lotta e uccide il bellissimo uccello dai multicolori, quello della gioia, degli uomini, dei canti, del mondo che fu.
E il sangue di questo uccello sono solo palline di colore che si perdono nei rivoli dei canali di scolo.
Ci sono macchine che mangiano foreste, macchine che mangiano uomini.
E poi si diventa grandi e quel treno che un giorno portò via lui è lo stesso treno che adesso porta via te, bambino non più bambino.
Tornerai però.
Sarai vecchio, stanco, ma con addosso un berretto e un vestito dai mille colori, come se, nonostante tutto, quei colori, finalmente, sono tornati.
La musica di quel flauto è sempre là, la musica come i ricordi sono destinati a non morire mai.
E c'è un albero che un giorno fu seme piantato a sei mani.
Adesso è grande e rigoglioso.
Se chiudi gli occhi, vecchio, potrai ancora rivivere l'abbraccio di quando eri piccolo ed eravate tutti e tre là, insieme.
C'è l'insostenibile e gigantesca potenza delle piccole cose.
C'è un cartone fatto con niente che è un incanto.
C'è la debordanza dell'essenziale.

17 commenti:

  1. :')

    Che è un sorriso triste per la tua bella recensione, per il film, ma anche la rappresentazione grafica di cosa mi è successo quando ho cercato invano di scriverne. Due punti, intenzione - apostrofo, sospensione - parentesi chiusa, rassegnazione.

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    1. ahah, fantastica

      eppure il binomio menino-Chiara io lo volevo leggere...

      anche la faccina dell'avatar credo sia pendant con la cosa

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    2. Non ce la feci proprio a scriverne, eppure avrei voluto.
      Giuseppe corri a vedere Lo chiamavano Jeeg Robot.
      Ciao :)

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    3. Non ti preoccupare, ci sarei andato al 100 % ;)

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  2. bellissimo film e bellissima recensione

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  3. Come sempre, bellissima riflessione e bellissime parole, sapevo lo avresti adorato :)

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    1. Ci azzecchi sempre ;)

      anche se ormai se uno mi conosce non è così difficile...

      invito tutti a leggere anche la tua recensione su In central perk

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  4. oh Giusé te questo dove lo hai visto? Ho visto che su Vimeo ci sta. Ma il film è parlato o è muto?

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    1. Al cinema caro mio ;)

      le solite 4,5 copie di cui una a Perugia

      Il film non è muto, nel senso che ha rumori, suoni e, se ricordo bene, una finta parlata

      insomma, la lingua non conta, non c'è bisogno dei sub

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    2. beato te...
      si si per muto intendevo senza dialoghi ;)
      ok grazie per l'info, lo vedrò a breve

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  5. Non ho avuto parole per tutto il film,proprio come il film stesso. Nessuna parola,ma solo immagini e canti,e un paese soppresso dalla dittatura,che ha delineato incidendo carnalmente,un confine preciso tra la ricchezza e povertà. Perché il Brasile è questo.....commovente,intelligente,riflessivo,e poco visto ahimè.....dovrebbe essere un manifesto per il cinema d'animazione

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    1. io ci ho provato in tutti i modi amico, l'ho messo nel guardaroba apposta...

      fortunati quelli che l'hanno visto ;)

      grazie

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  6. Che film !!!
    Stupendo.
    È bellissima la tua recensione.
    C’è poco da aggiungere a quello che hai scritto.
    C’è il Brasile c’è il contrasto tra la povertà e la ricchezza , favelas e città ricche.
    Disumanizzazione e umanità.
    Progresso che distrugge e fagocita le anime.
    Le fabbriche e le piantagioni di cotone.
    Uomini asserviti al lavoro.
    C’è un bambino che racconta e incontra tutte le sue età.
    Capiamo già chi diventerà quel bambino ed è un po’ triste saperlo.
    C’è quell’abbraccio con i genitori nel finale …un sogno forse ( chissà di quale sua età).
    Un finale che lascia aperta le porte alla speranza.
    C’è tanta malinconia e bellezza.
    Ci sono i colori e che colori.
    La musica e c’è quella fenice .
    Forse in questo non son d’accordo con te.
    L’uccello colorato viene si ucciso da quello scuro , che simboleggia forse la dittatura che si trasforma in simbolo nazista , ma è una fenice e risorgerà dalle sue ceneri.
    Niente , c’è il Brasile e tutti i suoi contrasti.
    Ma resta sempre una terra affascinante , come questo piccolo grande gioiello di film.

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    1. fortuna c'era poco da aggiungere, direi che hai aggiunto tanto e bene :)

      ora non ricordo perfettamente la cosa dell'uccello ma a pelle potresti avere ragione

      una curiosità, forse a memoria questo è l'unico film dei 105 del guardaroba di cui non abbiamo dovuto nè cercare nè fare noi stessi i sub (perchè mi pare ha solo suoni senza senso a memoria)

      bellissimo

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  7. Hai ragione.
    I dialoghi sono pochi e non essenziali per la visione.
    L’intenzione del regista è di fare arrivare il film a tutti senza bisogno di parole.
    Parlano le immagini , gli unici dialoghi senza senso sono ottenuti facendo recitare i doppiatori la lingua portoghese al contrario.
    Nel DVD c’è un booklet molto carino con percorso didattico e schede gioco per bambini dai 6 anni in su.
    Non sapevo quando l’ho scelto a caso con il mio famoso “ditino” tra la lista dei tuoi film.
    Sarebbe veramente un film da cineforum da portare nelle scuole.
    Ciao

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    1. ah, qualche dialogo allora però c'è da come mi dici

      mi ricordavo solo una "non lingua", nessuna frase di senso compiuto

      molto carina l'idea sul dvd e assolutamente è un film bellissimo e didattico

      io lo vidi al cinema in una piccolissima sala qui a perugia (20 posti)

      forse ero addirittura da solo in tutta la sala :)

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