15.11.14

Recensione "Sacro Gra" - BuioDoc - 15 -

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Francamente, un mezzo disastro.

E se ve lo dice uno che solitamente esalta o tende a salvare ogni cosa che vede, uno che crede ancora fortemente nel cinema italiano, uno che sempre di più sta iniziando ad amare i documentari, ecco, se lo dice uno come me dovete almeno esser sicuri che tutto vorrei tranne che demolire o parlar male di questo film.
Il problema è che non funziona praticamente nulla.
Ecco, l'idea sì, l'idea è formidabile, quella di sfruttare questa grandissima arteria circolare che è il Grande Raccordo Anulare, usarlo come sghembo e non rettilineo trait d'union per raccontare storie che gli abitano vicino, era davvero una gran cosa, un progetto on the road e near the road che prometteva meraviglie.
E invece...

E invece con tutto il rispetto possibile e il timore di trovarmi completamente in errore non posso salvare quasi nulla.
Sacro Gra si chiama, nome magnifico, titolo straordinario, ma del Sacro Gra, del Raccordo non c'è quasi nulla. Qualche ripresa di... raccordo, qualche panoramica, due-tre camera car di un'ambulanza che lo percorre, ma nessuno che ne parli, nessuno che lo renda "vivo", nessuno che lo erga a protagonista della vicenda, lo antropomorfizzi.
Tutte le storie che il doc racconta sono storie che con il Gra nulla o poco c'entrano, storie che posso trovare uguali e identiche anche ai lati del percorso di 4 km del minimetrò di Perugia.

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Ma non c'è nemmeno Roma qua dentro, va bene non ci sia il Raccordo, ma non c'è nemmeno Roma, Roma che basta una telecamerina e una strada e diventa documentario quasi da sè, dovunque la prendi. Non c'è Roma e non c'è il rapporto tra questa città e questa strada che l'ha cambiata, che l'ha resa accessibile da più punti, vulnerabile, ma che allo stesso tempo fa smadonnare tutti perchè le ore che si perdono credendo di guadagnarne non si contano.
Ma ancora, purtroppo, non c'è coesione, non ho trovato una poetica, un messaggio, un insieme che unisse tutto, solo una rapsodia che non diventa mai corpo unico, tanti ritmi e tanti strumenti slegati che non trovano mai legame nella slegatura.
Il principe dismesso, le famiglie viste dalla finestra, il barelliere, il botanico, il pescatore che si vede un paio, quasi inutili, di volte, i cassa-mortari che appaiono all'improvviso e scompaiono un improvviso dopo, qualche prostituta che di solito regala lampi di zozza e miserabile vita ma qua nulla, vuote e spente anche loro, qualche altro personaggio episodico.
Tutto scollegato.
E non è che sia un male, anzi, ma a collegare il tutto credo, doveva essere il Raccordo, doveva essere Roma, doveva essere almeno un luogo o un idioma.
Non c'è vita, non c'è vitalità, nemmeno la vitalità che ti può portare la malinconia e il degrado, quella vitalità dell'intelletto, chiamiamola attenzione, interesse, chiamiamola come volete ma non c'è.

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Si procede stanchi, si parte in medias res e lì si rimane, non c'è percorso, non c'è punto d'arrivo.
E allora uno potrebbe dire che così è la vita, una cosa che la vedi ed è interessante anche quando non succede nulla, così è la vita e così deve essere la vita ripresa da un documentario, ossia un occhio che te la racconta ma non te la stravolge, non te la modifica, un naturalismo cinematografico esasperato ed estremo.
E questa cosa poteva salvare tutto perchè anche in questo nulla, in questo niente Raccordo, in questo niente Roma, in questo niente legame, in questo niente vitalità, in questo niente interesse, mi sarebbe bastato vedere la vita, vedere più vite e mi sarei dimenticato, forse, di tutto il resto, perchè la vita è sempre interessante anche quando la riprendi con un progetto sbagliato.
E invece, ahimè, anche qua ho trovato tutto parzialmente finto, veri sì i personaggi, vere anche le cose che dicono e fanno, ma non vero il momento in cui le ripropongono. E' come se recitassero sè stessi, come se fossero quello che realmente fossero sì, ma lo recitassero.
Questa è la sensazione che lascia ad esempio quella telecamera fuori da quelle finestre che si sa messa lì apposta, si sa che è gioco forza artificio, si sa che chi è dentro è consapevole della sua presenza.

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Io purtroppo ho vissuto così Sacro Gra, non me lo sarei mai aspettato.
Ma forse proprio le ultime due sequenze, le ultimissime due, sono le più belle.
Le larve che "cantano" ed emettono rumori, una cosa così affascinante e "vera" che aspettavo dall'inizio e finalmente arrivava e l'ultima immagine, tutti gli schermi che controllano i vari settori del Grande Raccordo Anulare.
Ecco, ho visto che cosa è il Gra più in quegli schermi che in tutti i 90 minuti precedenti.
L'ho visto vivere e diventare protagonista più in quelle televisioni a inquadratura fissa che nei personaggi che gli abitano vicino.
E non sapete quanto me ne dispiaccia.

( voto 5,5)

16 commenti:

  1. io questo lo evito come cerco di evitare il più possibile il GRA vero....

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  2. Bella recensione ma e' un film che non guarderei neppure sotto minaccia.

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    1. E quella minaccia certo non verrà da me a sto punto :)

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  3. Concordo su tutto quello che hai scritto, lo vidi quando vinse il leone d'oro libera da ogni pregiudizio ed invece potevo anche salvarmi quell'oretta e qualcosa per leggermi un buon libro, non capisco proprio con quale criterio hanno scelto questo film

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    1. Almeno l'80% dei libri sarebbero stati un'oretta spesa meglio Barbara :)

      Io, come vedi, non ho nemmeno accennato al Leone d'Oro, un pò perchè a me di tutto il contorno dei film non interessa nulla (a volte nemmeno nomino registi e attori, anzi, quasi sempre, non mi piace dare informazioni, solo raccontare cosa è stato per me il film) un pò perchè la cosa è talmente assurda che avrebbe meritato un post apposta.
      Mah, non so, magari sbagliamo noi

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  4. mi hanno regalato il dvd un paio di settimane fa, ha ancora il cellophane.
    cosa fare, direbbe Lenin?
    accendo?

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    1. Un dvd regalato va sempre acceso.
      Anche la peggio cacca.
      Sacro Gra non fa parte di questa categoria, assolutamente, ma dei film sbagliati senz'altro sì.
      O almeno senz'altro per me

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  5. questo (http://markx7.blogspot.it/2013/07/el-sicario-room-164-gianfranco-rosi.html) mai visto?

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    1. Prima di Sacro Gra per me, da perugino poi, il nome Gianfranco Rosi voleva dire solo questo

      http://www.champsuk.com/products/images/1763.jpg

      tra l'altro persona davvero insopportabile

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  6. Concordo in pieno.
    E quasi sono contento che per una volta tu sia stato più cattivo di me. ;)

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    1. Anch'io son contento sai?
      Per una volta sono potuto essere cattivo senza avere il minimo appiglio per l'esser buono, insomma, convinto di quello che stavo dicendo.
      Poi magari sbaglio ma vedere Santo Gra è stata una fatica immensa

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  7. Del GRA vero ne ho piene le scatole, me lo sono dovuto fare anche troppe volte quest'anno (l'ultima proprio ieri, guarda caso) e non per circostanze piacevoli, purtroppo. No grazie, alla caoticità di tale anello preferisco l'assenza costante sulla rotondina del mio paesello, su al nord ;). Il film comunque è brutto, sono totalmente d'accordo. Direi che non c'è proprio circolarità, a sberleffo del titolo. Manca la giusta amalgama tra queste vite. E' freddo, non ti coinvolge, non c'è emozionalità alcuna.

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    1. Ahahah, immagino...

      Io fatto solo pochissime volte e giusto un brevissimo tratto per fortuna.

      Purtroppo noto che questo film abbia messo d'accordo tante persone nella sua non riuscita.
      E quello che più sorprende quando racconti la vita vera è questa assenza in Sacro Gra di darti la minima emozione.
      E, purtroppo, nemmeno interesse

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  8. pensa che io invece salvo quasi tutto ;)

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    1. Ahah, ma sei in numerosissima, colta e ottima compagnia eh...
      Per me il successo di questo film rimane un mistero
      E dire poi che amo il cinema italiano, il documentario e l'idea di partenza, che ho trovato geniale ;)

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