Boy A, ossia il ragazzo A, una semplice lettera per nascondere la tua identità. Sì perchè quando a 10 anni commetti un omicidio è meglio tenerla nascosta la tua identità, sei comunque un bambino, ci sono delle leggi che devono preservarti. Questa è la storia di Eric Wilson, poi divenuto Boy A, poi divenuto Jack Borridge. Già perchè quando dopo 14 anni di prigione, 14 anni, tutti quelli che ti privano del tuo esser bambino, del tuo esser adolescente, del tuo, forse, esser uomo, Eric deve cominciare una nuova vita, non può che farlo se non sotto falso nome. Ma se tu sei davvero cambiato (cambiato di che poi? non sei mai stato un mostro Eric, mai) così non lo pensa la gente, tu hai il male dentro, tu sei un mostro, vai rintracciato, punito. Questa è la storia di un bravo ragazzo che cerca di ricostruirsi un'esistenza, se mai ne abbia avuta una, in una società che non riesce però a vedere oltre il proprio naso, capire,o almeno cercare di farlo,analizzare, perdonare.
Film magnifico, duro e al tempo stesso intenso ed emozionante come il cinema inglese sa proporre sicuramente superiore all'altrettanto ottimo (paragonabile per disagio giovanile e consenso di critica) Fish Tank, uno dei film ad aver lanciato quel mostro di Fassbender.
Forse ne vale la visione anche la sola interpretazione di Andrew Garfield, giovane attore inglese di talento purissimo che ha qualcosa nello sguardo da farti innamorare all'istante, una capacità recitativa unita a qualità extracinematografiche rare. Si vuol bene a sto ragazzo a prescindere dal ruolo che fa, l'empatia per lui, cosa rara, esula dal film in sè.
Qui poi è perfetto nella parte di un ragazzo che deve ricominciare da capo a 24 anni, che non sa nulla della vita, niente dell'amore, niente della società, niente di niente. Il suo è un approccio impaurito, delicato,dolcissimo. Strano che in lui non si ravveda mai una specie di pentimento ma forse i flash back finali ci mostrano il perchè, la sua odissea molto probabilmente non ha alcuna colpa.Il film in montaggio alternato racconta la vita dell'Eric bambino, vittima di bullismo, famiglia a pezzi e un'amicizia con un violentissimo coetaneo abusato dal fratello alternato all'Eric ormai adulto, ma neonato di vita. che in segreto lascia le carceri aiutato da un fantastico tutor (un sempre grande Mullan) che cerca di reinserirlo come fosse suo figlio. Ma la notizia che Eric è uscito arriva sui giornali, comincia la caccia. Magnifico il modo in cui si racconta la nascita di un amore o quello di un'amicizia, terribile come media e comunità trattano il caso di Eric, considerato un mostro a vita, come se il male fosse genetico. Eric è buono, puro, una tabula rasa pronta a esser scritta dalle meraviglie della vita ma la società lo bracca, la gente non si fida di lui,tutti i suoi affetti gli crollano davanti.
Il regista Crowley non sbaglia una mossa, la sceneggiatura è semplice ma al contempo accattivante nel delineare piano piano il passato di Eric, perfetta nel raccontare con precisione, obiettività ma anche tenerezza e sensibilità quello che era, è e sarà il suo carattere, il suo profilo psicologico.Non ci manca niente per capire Eric, ed è per questo che il film funziona. L'ultimo quarto d'ora è straordinario e non tanto per l' emozionantissimo finale con quelle telefonate, così vere da far paura e così devastanti per chi le riceve, e non per quel disegno e quel messaggio da pelle d'oca, il sapere da una bambina che tu puoi riscattarti, che sei un angelo quando proprio un'altra bambina aveva fatto cominciare il tuo inferno. La perla sta nel dialogo tra il tutor Terry e il suo vero figlio. Un dialogo lucido, terribile per le conseguenze che porterà ad Eric ma assolutamente comprensibile. Una chicca di sceneggiatura che significa solo una cosa, il dolore adolescenziale, la mancanza di qualcosa genera dei meccanismi, in questo caso una specie di gelosia, che possono avere un effetto devastante. E uccidere un ragazzo che alla fine non era altro che come te.
( voto 8 )