Ci sono film che riescono a sviluppare
un'idea stupida e banale in maniera meravigliosa. Ci sono altri invece dal
soggetto geniale, complesso e importante che, al contrario, non riescono poi a
farlo rendere al massimo. In entrambi i casi possiamo trovarci davanti a grandi
film, magari non completi, ma comunque grandi.
Existenz fa parte della seconda schiera,
di quei film così originali e intelligenti che malgrado non siano perfettamente
riusciti riescono lo stesso ad esser potenti. E' come se ci trovassimo davanti
a un quadro non bellissimo di per sè, ma stupendo se visto insieme alla cornice
(e in Existenz parlare di cornice, in senso cinematografico, è assolutamente
pertinente) e se capito nel suo significato.
Cronenberg, regista straordinario, gira un
film che è una perfetta invettiva, in stile un pò cyber-punk, contro il mondo
virtuale, nella fattispecie quello dei videogames. Il regista canadese riprende
delle tematiche già affrontate in moltissimi dei suoi film quali lo
sdoppiamento di personalità (qui nella scissione persona-personaggio),
l'"incontro" tra la carne e la tecnologia, l'alienazione, un
particolare erotismo, la metamorfosi.
A tratti surreale, altre ironico, altre
ancora disgustoso (come l'operazione al Pod, molto simile a una scena di
Eraserhead), Existenz racconta la vicenda di Allegra Geller, la programmista
inventrice del gioco che dà il titolo al film, un videogame ultramoderno in cui
il giocatore si trova letteralmente catapultato in una realtà virtuale tale e
quale (beh, diciamo quasi...) alla nostra. Durante la prova generale di
presentazione del gioco avviene un sabotaggio. La Geller è costretta a
rientrare dentro Existenz per salvare il programma. Il finale, geniale, oltra a
scombinare quasi del tutto le carte, è importantissimo perchè è lì che
Cronenberg in maniera abbastanza esplicita lancia la sua invettiva verso il
mondo virtuale, verso quella deriva tecnologica che più si va avanti più
allontana l'uomo dalla sua vita reale. Impossibile non ripensare a Videodrome.
Quello che non convince in Existenz è una
confusione che fa capolino più volte, la sensazione che il film, specie nella
sua parte centrale, perda coerenza in parecchie occasioni. Molte volte
Cronenberg rispetta le regole del videogame, altre no. Molte azioni paiono
banali, altre inutili. E' vero, il finale "riabilita" tutto ma sono
innegabili dei momenti di stanca. Interessantissime alcune scelte come il pod
organico collegato al nostro corpo attraverso una specie di cordone ombelicale
(vera summa del concetto di appendice uomo-macchina) o l'uso di più piani
realtà (Inception?) per cui gli stessi personaggi si ritrovano a volte a non
sapere se si trovino nel gioco o no.
Però ecco, non so che dire, non c'è
l'atmosfera che il regista quasi sempre ha saputo creare nelle sue opere - da
Inseparabili a Videodrome, da La Mosca a Spider (bellino st'abbinamento ), da
Il Pasto Nudo a History of Violence-. Qua, malgrado la materia sia
interessantissima, c'è sempre un certo distacco con quello che accade, dovuto
forse alle leggere discrepanze di cui sopra.
Resta un grande film, l'ennesimo di un
maestro del cinema che ha davvero pochi pari nel mondo.
( voto 8 )