Eravamo in 4 a vedere il film, è piaciuto solo a me.
Questo mi ha portato a riflettere.
Credo che film come Civil War non siano oggettivamente belli o brutti o oggettivamente riusciti o mal riusciti ma tutto dipenda non tanto dal gusto di chi guarda (questo avviene sempre, ovviamente) ma dal punto di vista da dove lo si guarda.
Perchè quest'ultimo film di Garland (autore che amo molto, sia come sceneggiatore che come regista) se lo si giudica per quello che mostra ha tante falle, tante forzature, tante scene poco credibili, una grande prevedibilità di fondo, un senso di "reale" lontanissimo.
Eppure, secondo me, questo è un film da prendere in senso simbolico, un film che lancia un messaggio, e che lo fa nel modo più estremo che può, per farlo arrivare più potente possibile quel messaggio.
E allora tutto è un autentico parossismo, un portare tutto al limite, per raccontare un mondo già morto, ormai freddo e cinico, ormai assuefatto dalla violenza, un mondo senza più pietà ed empatia, in cui vedere e fotografare l'orrore è una semplice abitudine.
E lo fa soprattutto mettendo a specchio i due personaggi femminili, uno che, ormai "svezzato", perde sempre più umanità e l'altro che finalmente si sta svegliando, andando "indietro" rispetto alla disumanità raggiunta nei decenni.
Questa recensione è il mio punto di vista, semplicemente.
Al solito scrivo più di una settimana dopo averlo visto, mannaggia.
(tra l'altro mi sono accorto, guardando il blocchetto, che questi ultimi due anni ho visto ben 15 film di cui poi non ho parlato per niente qui nel blog. Almeno 5-6 di questi ci tengo davvero a rivederli per poterne parlare).
In realtà alla fine tutto questo tempo passato e questi ricordi offuscati - nel caso di Civil War - fanno meno "danni" del solito visto che più che una recensione dettagliata per me parlare di questo film vale soprattutto per un discorso di "approccio" al cinema.
O meglio, per un discorso di "punti di vista" diversi dai quali si può vedere uno stesso film.
Casualmente mi ritrovo a scrivere il giorno dopo aver rivisto il bellissimo Speak no evil, un film diversissimo da Civil War ma che, nel senso espresso qua sopra, gli somiglia moltissimo.
Ovvero un altro film, come questo di Garland, che può essere visto da due "macro-lati", uno quello che mostra, l'altro quello che rappresenta.
Entrambi hanno grandi pecche di realismo, entrambi fanno storcere il naso, entrambi sembrano assurdi e non credibili ma entrambi, a loro modo, vogliono raccontare qualcosa di estremamente simbolico portando al parossismo delle tematiche.
Un parossismo che se ne frega dell'estremo realismo, perchè quando si vuole portare un concetto al suo limite massimo quello che conta è altro, ovvero far arrivare quel concetto, nel modo più "potente" e definitivo possibile.
E così come in Speak no Evil anche con Civil War io ho preferito di gran lunga vedere questo lato delle cose piuttosto dell'altro.
Questo mi ha portato a riflettere.
Credo che film come Civil War non siano oggettivamente belli o brutti o oggettivamente riusciti o mal riusciti ma tutto dipenda non tanto dal gusto di chi guarda (questo avviene sempre, ovviamente) ma dal punto di vista da dove lo si guarda.
Perchè quest'ultimo film di Garland (autore che amo molto, sia come sceneggiatore che come regista) se lo si giudica per quello che mostra ha tante falle, tante forzature, tante scene poco credibili, una grande prevedibilità di fondo, un senso di "reale" lontanissimo.
Eppure, secondo me, questo è un film da prendere in senso simbolico, un film che lancia un messaggio, e che lo fa nel modo più estremo che può, per farlo arrivare più potente possibile quel messaggio.
E allora tutto è un autentico parossismo, un portare tutto al limite, per raccontare un mondo già morto, ormai freddo e cinico, ormai assuefatto dalla violenza, un mondo senza più pietà ed empatia, in cui vedere e fotografare l'orrore è una semplice abitudine.
E lo fa soprattutto mettendo a specchio i due personaggi femminili, uno che, ormai "svezzato", perde sempre più umanità e l'altro che finalmente si sta svegliando, andando "indietro" rispetto alla disumanità raggiunta nei decenni.
Questa recensione è il mio punto di vista, semplicemente.
Al solito scrivo più di una settimana dopo averlo visto, mannaggia.
(tra l'altro mi sono accorto, guardando il blocchetto, che questi ultimi due anni ho visto ben 15 film di cui poi non ho parlato per niente qui nel blog. Almeno 5-6 di questi ci tengo davvero a rivederli per poterne parlare).
In realtà alla fine tutto questo tempo passato e questi ricordi offuscati - nel caso di Civil War - fanno meno "danni" del solito visto che più che una recensione dettagliata per me parlare di questo film vale soprattutto per un discorso di "approccio" al cinema.
O meglio, per un discorso di "punti di vista" diversi dai quali si può vedere uno stesso film.
Casualmente mi ritrovo a scrivere il giorno dopo aver rivisto il bellissimo Speak no evil, un film diversissimo da Civil War ma che, nel senso espresso qua sopra, gli somiglia moltissimo.
Ovvero un altro film, come questo di Garland, che può essere visto da due "macro-lati", uno quello che mostra, l'altro quello che rappresenta.
Entrambi hanno grandi pecche di realismo, entrambi fanno storcere il naso, entrambi sembrano assurdi e non credibili ma entrambi, a loro modo, vogliono raccontare qualcosa di estremamente simbolico portando al parossismo delle tematiche.
Un parossismo che se ne frega dell'estremo realismo, perchè quando si vuole portare un concetto al suo limite massimo quello che conta è altro, ovvero far arrivare quel concetto, nel modo più "potente" e definitivo possibile.
E così come in Speak no Evil anche con Civil War io ho preferito di gran lunga vedere questo lato delle cose piuttosto dell'altro.
Perchè, diciamocelo, se prendiamo questo film di Garland come qualcosa a cui dobbiamo "credere" nelle cose che mostra il film non regge.
Troppe situazioni forzate, troppe esagerazioni, troppe vicende che ci danno la sensazione non potrebbero mai accadere nel caso - inopinato - di reale guerra civile americana.
Attenzione, ammetto che anche qui - come per Speak no Evil - ci sono almeno un paio di cose che - anche io che preferisco vedere i due film in senso metaforico - faccio davvero fatica ad accettare, ma restano per me comunque nascoste o depotenziate dalla...potenza del film.
Troppe situazioni forzate, troppe esagerazioni, troppe vicende che ci danno la sensazione non potrebbero mai accadere nel caso - inopinato - di reale guerra civile americana.
Attenzione, ammetto che anche qui - come per Speak no Evil - ci sono almeno un paio di cose che - anche io che preferisco vedere i due film in senso metaforico - faccio davvero fatica ad accettare, ma restano per me comunque nascoste o depotenziate dalla...potenza del film.
Che poi, ora che ci penso, Garland già nei suoi precedenti film aveva raccontato concetti portati all'estremo limite.
In Ex Machina la costruzione di un androide che poi diventa più umano degli umani, in Men una condizione psicologica-esistenziale portata alle estreme conseguenze, e anche Annientamento era un film profondamente metaforico che portava un simbolo - quello del cancro - a dimensioni gigantesche.
Qui secondo me l'ha fregato il soggetto che, a differenza dei 3 precedenti film, urlava grande realismo.
E invece no, Civil War è "esattamente" Garland, ovvero l'opera di un autore che va sempre "oltre" la realtà (anche nei film che aveva solo scritto, senza regia).
In Ex Machina la costruzione di un androide che poi diventa più umano degli umani, in Men una condizione psicologica-esistenziale portata alle estreme conseguenze, e anche Annientamento era un film profondamente metaforico che portava un simbolo - quello del cancro - a dimensioni gigantesche.
Qui secondo me l'ha fregato il soggetto che, a differenza dei 3 precedenti film, urlava grande realismo.
E invece no, Civil War è "esattamente" Garland, ovvero l'opera di un autore che va sempre "oltre" la realtà (anche nei film che aveva solo scritto, senza regia).
Come detto siamo in piena Guerra Civile americana, quella tra alcuni stati secessionisti e quelli ancora ancorati agli United States.
Il film - cosa che io amo molto mentre altri non sopportano - non ti fa capire come si è arrivati a questo punto, le reali motivazioni, i precisi passaggi, le dinamiche.
No, ormai gli Usa sono in ginocchio, ad una finale resa dei conti.
Questo "non sapere", questa incredibile confusione non sono un vulnus del film ma, anzi, un suo pregio. Lo spettatore è confuso, non riesce quasi a capire nulla, molto spesso non capisce nemmeno se i militari che seguono i nostri reporter sono di uno schieramento o di un altro.
Questo è un film che racconta il Caos (penso anche al meraviglioso Athena), non ci interessa capire le ragioni politiche, non ci interessa capire le dinamiche militari, siamo semplicemente persone dentro quel caos che si ritrovano sballottate da una parte all'altra e cercano in tutti i modi di sopravvivere e documentare.
Per capirsi noi spettatori siamo nella stessa situazione dei reporter, esseri umani che devono solo fotografare (nel nostro caso vedere) e documentare, anche senza capire.
Incendi, fumo, città distrutte, cecchini ovunque, barricate, Civil War è una specie di videogame di sopravvivenza con tanti diversi livelli (anche come struttura del racconto, ci ritroviamo tanti piccoli "blocchi").
L'atmosfera c'è, la colonna sonora è a tratti bellissima (spesso contrasta con le immagini che vediamo, a creare un effetto straniante), le location perfette.
Si capisce che ormai regna la completa anarchia (non vi sembra che Civil War sia una specie di "The Purge" formato gigante? a me l'ha ricordato tutto il tempo), la linea da seguire è sì dritta (il film è un road movie con un tragitto molto preciso, quello che porta alla Casa Bianca) ma non per questo chiara e razionale, come se esistesse un percorso inesorabile e stabilito che attraversa però il caos.
E in questo caos assisteremo a violenze indicibili.
Ecco, l'ennesimo aspetto che può essere visto da due lati diversi.