Un'opera prima russa di sci-fi horror (che prende sicuramente qualche spunto da Alien e La Cosa) davvero interessante e già vincitrice di più premi.
La storia di un astronauta che torna da un viaggio spaziale con qualcosa dentro di sè, un essere alieno parassita dal quale sembra impossibile liberarsi.
Belle atmosfere, climax più che discreto, tanti aspetti dell'ex Unione Sovietica messi dentro (in maniera forse prevedibile) per un buonissimo film di genere che, però, non sembra avere quella personalità o potenza per diventare uno dei piccoli gioielli moderni del genere.
In ogni caso da vedere
IO NON AVEVO CAPITO IL FINALE, LEGGETE I COMMENTI DEI LETTORI PER CAPIRLO. MI SCUSO CON IL FILM ;)
E AUMENTO IL VOTO A 7.5
Questo film doveva essere uno dei titoli di punta del, purtroppo saltato, ToHorror 2020.
E AUMENTO IL VOTO A 7.5
Questo film doveva essere uno dei titoli di punta del, purtroppo saltato, ToHorror 2020.
In contemporanea doveva essere anche proiettato al Trieste Science + Fiction, festival che comunque, a differenza del ToHorror, è stato fatto online.
Ebbene, Sputnik lo ha vinto.
Sinceramente non l'ho trovato un film così bello da vincere un festival di settore (ma è anche vero che alle edizioni in cui ho partecipato del ToHorror avrei sempre scelto vincitori diversi da quelli poi proclamati) ma resta comunque una interessantissima opera prima, al tempo stesso ingenua e intelligente.
Come ingenuo e intelligente è usare tanti clichè e stereotipi (che poi son tutto fuorchè di clichè e stereotipi, ma alla lunga lo diventano) delle Russia degli anni 80, in piena Guerra Fredda.
Fare uno sci-fi horror che racconta dei segreti di stato, delle mistificazioni e insabbiature e della ricerca dell'Arma Suprema di quel periodo (e non solo) di storia russa è, lo ripeto, una mossa molto intelligente e interessante, anche se abbastanza prevedibile e fin troppo scontata.
Due astronauti tornano da un viaggio.
Poche ore prima dell'atterraggio succede loro qualcosa di terribile.
Uno arriverà a terra (a Terra) morto, col cranio massacrato, l'altro in gravi condizioni ma ancora vivo.
Il sopravvissuto, però, ha portato dentro di sè qualcosa di terribile, qualcosa che ormai convive con lui...
Sputnik ha labili ma al contempo evidenti richiami a capolavori dello sci-fi horror del passato, come Alien e La Cosa.
Del primo prende almeno il prologo e la figura del mostro alieno, del secondo il concetto di parassita che si "mescola" perfettamente con l'essere umano ospitante.
E' buffo però che il richiamo più diretto che mi viene in mente è quello col nostro piccolissimo gioiello dei Manetti Brothers "L'Arrivo di Wang", con questo suo essere tutto al chiuso e quasi completamente basato sul rapporto che si viene a creare tra la ragazza (lì una traduttrice, qua una ricercatrice neurologica) e l'essere alieno. Al tempo stesso questo tentativo di Tania (la protagonista) di creare in maniera molto coraggiosa e umana un rapporto sempre più stretto con l'alieno ricorda molto anche quel capolavoro di Arrival.
E' buffo però che il richiamo più diretto che mi viene in mente è quello col nostro piccolissimo gioiello dei Manetti Brothers "L'Arrivo di Wang", con questo suo essere tutto al chiuso e quasi completamente basato sul rapporto che si viene a creare tra la ragazza (lì una traduttrice, qua una ricercatrice neurologica) e l'essere alieno. Al tempo stesso questo tentativo di Tania (la protagonista) di creare in maniera molto coraggiosa e umana un rapporto sempre più stretto con l'alieno ricorda molto anche quel capolavoro di Arrival.
Coi riferimenti ho finito ;)
Ho trovato molto interessante la struttura del film.
Ho trovato molto interessante la struttura del film.
Capita raramente, in questo genere di film, che lo spettatore ne sappia meno di quasi tutti i personaggi. Tutte le cose che piano piano scopriremo sull'alieno sono cose che tutti in quella base sanno già dall'inizio, molto particolare.
Noi siamo così pienamente identificati con la protagonista Tania, l'unica ignara di tutto e che quindi, in vari step perfettamente in climax, scoprirà ogni minuto che passa più cose su quello che sta accadendo.
Questa tecnica, come dicevo all'inizio, è perfettamente in linea con il mondo che viene raccontato, ovvero quello dell'ex Unione Sovietica, in cui qualsiasi cosa veniva nascosta, mistificata o raccontata in maniera diversa all'opinione pubblica.
Ho apprezzato molto che la faccenda dell'alieno parassita sia stata fatta venir fuori praticamente subito, forse uno degli aspetti che rende Sputnik più originale.
Di lì in poi lo spettatore dovrà solo scoprire, come dicevo sopra, che cosa sta succedendo in quella base, perchè quell'uomo sia tenuto lì e quali studi si stanno facendo.
Ecco che entra in gioco la nostra Tania che, a dispetto delle ragioni opportunistiche e di Ragion di Stato degli altri, farà invece prevalere la sua umanità (anche perchè credo si innamori dell'astronauta, ricambiata) e che quindi avrà in testa una sola cosa, salvare quell'uomo.
E qui sta forse l'aspetto più interessante del film, ovvero quella specie di metafora psicologica per cui quella parte "aliena" da sè sia ormai invece parte di sè, indissolubile. Come se l'astronauta ormai non solo non possa più liberarsi di lei ma nemmeno lo voglia (non a caso è il parassita che lo tiene in forma e in vita). Una situazione "impossibile" quindi, quella per cui il togliere la malattia è al tempo stesso rendere malato il paziente, molto interessante.
In questo senso ho trovato come una delle scene più belle quella in cui l'alieno abbraccia la piccola matrioska, prima sequenza (davvero simbolica) che ci fa capire come non solo l'astronauta ormai si possa identificare all'alieno ma anche viceversa, quella creatura extraterrestre abbia in tutto e per tutto inglobato l'anima dell'uomo.
Altro aspetto molto interessante è quel nutrirsi di "paura" da parte dell'alieno.
Altro aspetto molto interessante è quel nutrirsi di "paura" da parte dell'alieno.
In questo senso ho trovato veramente irreale ma comunque molto riuscita la scena dove lei, senza che nessuno la fermi, decide di entrare nell'arena in cui vengono dati pasti umani alla creatura.
Una scena che mi ha ricordato il finale di quel capolavoro di Un lupo mannaro americano a Londra, con quel mostro che in qualche modo "riconosce" la persona che ama e, per questo, non l'attacca (e anche il coraggio di lei).
Per il resto un film che più di una volta ha un'ottima atmosfera, che ha una protagonista principale molto convincente, che riesce a mettere dentro alcune tematiche non banali.
Ma è anche vero che ci troviamo davanti ad un film un filo prevedibile, ingenuo più volte nella scrittura, con una sottostoria (quella dell'orfanotrofio, ma anche quella dell'altro astronauta) veramente debolissima, con alcuni piccoli grandi errori (su tutti la scena finale quando loro scappano di notte e un minuto dopo - perchè massimo pochi minuti possono passare da quando esce il Generale - siamo in pieno giorno), un'opera prima insomma che, vivaddio, per una volta pare proprio un'opera prima, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti.
E poi quel finale che io francamente non ho capito (quel bimbo che dice "Io sono Tania", come le dirà poco dopo la ragazza), una specie di dimostrazione che abbia qualche potere?
Non so.
Non so.
In ogni caso opera molto piacevole che, quando ti passa davanti, rivedi anche volentieri
7