Un coming of age di una originalità e forza pazzesca.
Invece che gang criminali e pistole abbiamo musica e bacchette da batteria.
Ma lo stesso sangue, lo stesso istinto di sopravvivenza, la stessa necessità di crescita
Film di sangue e sudore.
Non avrei mai detto che a me, completo incompetente musicale, questo Whiplash potesse prender così tanto.
Tutta quella musica, tutti quei tecnicismi, tutte quelle dinamiche ero convinto potessero mettere un muro tra me e lui.
Eppure più il film andava avanti, più restavo quasi intontito dalla musica dentro al film e dal chiasso nel locale in cui lo vedevo, più sentivo che ci entravo dentro, che in mezzo a tutto quei suoni, diegetici e non, c'era una forza gigantesca che mi stava rapendo.
Whiplash è uno dei più originali, spietati e particolari coming of age che abbia mai visto.
Andrew è un giovane batterista che vuol diventare grande.
Ma per diventare un grande batterista deve prima diventare un uomo.
Non solo un uomo, ma un uomo capace di resistere a tutto.
Non c'è differenza tra Whiplash e quei film criminali di giungle urbane, di gang e di sparatorie dove un semplice ragazzino deve in fretta diventar grande, imparare a difendersi, sapersi muovere, acquisire quella cattiveria che gli permetterà di sopravvivere.
La gang rivale è uno spietato maestro di musica, le pistole le bacchette.
Ma il sangue e l'istinto di sopravvivenza sono gli stessi.
Film bellissimo, un conflitto a due che lo fa quasi sembrare un western metropolitano, una riflessione sulla vita, sul talento, sul successo come poche ne abbiamo viste questi anni.
Un film che va avanti quasi a sequenze, a scene staccate, quasi autoconclusive, una più bella dell'altra.
Un film a tesi probabilmente, che usa ogni singola scena come dimostrazione di un concetto per arrivare poi alla conclusione finale.
Probabilmente uno di quei film manifesto, uno di quelli da far vedere per spiegare cose.
E di cose che racconta ce ne sono tantissime.
Inutile dire che il personaggio di Fletcher, interpretato da un favoloso Simmons, sia l'asse portante di tutto.
Un adulto notevole che, per certi versi, potrebbe rappresentare la fortuna di parecchi ragazzi.
Ma solo dei più forti, solo dei più determinati.
Già, i migliori membri della gang.
Io l'ho amato da morire sto personaggio, anche nei suoi lati più meschini e inumani.
Ho sempre visto una coerenza, un fine, uno scopo.
Quello scopo che, del resto, lui racconta ad Andrew in quel localino nel finale.
Quello scopo che porterà a quella sequenza finale talmente bella, emozionante e vorticosa da restarci secchi.
Sì, per me Fletcher è personaggio positivo. Io, come il 90% delle persone, ne sarei rimasto ucciso. Ma che esistano istruttori così, che esistano.
Tra l'altro la scena delle lacrime ricordando l'allievo ucciso (che scopriremo poi essersi ucciso per ragioni molto diverse a quelle che racconta lui...) valgono un'intera costruzione di un personaggio.
Ma è Andrew, in ogni caso, il personaggio più importante, quello che rappresenta "noi" spettatori.
Assistiamo in tempo reale ad ogni suo cambiamento.
All'euforia, alla disperazione, all'orgoglio, alla rabbia, alla gioia, al dolore, alla determinazione, alla violenza, alla maturità, alla resa, all'affronto, al trionfo.
C'è veramente di tutto in Whiplash, tutto.
Come detto questo non è un film fluido ma jazz anche nella sua struttura.
Una scena più riuscita dell'altra.
Quella dello "stonato" che richiama tanto Full Metal Jacket (ma tutto il film è un lungo Full Metal Jacket).
Quella dei 10 errori consecutivi di Andrew culminati con gli schiaffi.
Quelle delle scene di sangue, piaghe e sudore.
Quella della cena in cui lo sport di terza fascia adombra la grandissima musica.
Quella del racconto della morte dell'allievo.
Quella, magnifica, dello scontro a 3 batteristi.
Quella dell'incidente, dell'ennesima umiliazione e dell'aggressione.
Quella del dialogo al locale, che insegna più cose della vita che 10 film messi insieme.
E poi gli ultimi 10 minuti che sono un inno alla bellezza scenica, di scrittura ed emozionale.
"So che sei stato tu"
Il pezzo non conosciuto.
L'umiliazione.
La fuga.
Il ritorno.
E poi l'orgoglio, e poi il talento, e poi il coraggio, e poi la sfrontatezza.
Eccolo il cazzo di assolo più grande che poteva venir fuori.
Eccolo qua.
Un assolo che è figlio di un percorso terribile.
Un assolo che è merito di due uomini, uno che fu ragazzo e uno che a vederlo sembra terribile.
Un sorriso compare nella bocca di Fletcher.
Hai trovato il tuo Charlie Parker.
E adesso parte Whiplash.
Schermo nero.
Brividi