Phantom Thread è cinema talmente grande da andare al di là dei giudizi.
Paul Thomas Anderson è regista talmente grande da andare al di là dei giudizi.
Una storia di ossessioni, perfezioni, dipendenze, forze e debolezze, gote rosse e coraggio, silenzi e rumori, apparire ed essere, avvicinamento alla morte per respirare vita.
Forse un cinema troppo perfetto e cerebrale.
Di sicuro qualcosa più grande di noi.
Immaginate di essere all'università.
In una facoltà che amate molto però, è importante.
C'è un professore straordinario, oggettivamente il migliore.
Lo andate ad ascoltare, seguite le sue lezioni.
E sì, potete confermarlo, questo professore è il migliore di tutti. Eppure per quanto restate affascinati dalle cose che dice, da come le dice, per quanto ne percepite la grandezza, ecco, in qualche modo sentite anche che ci sono professori magari meno bravi di lui ma che ti danno qualcosa in più.
Che ti lasciano qualcosa in più, magari anche l'emozione delle loro lezioni.
Ecco, ora immaginate che quella facoltà sia il cinema, che quel professore migliore di tutti sia Paul Thomas Anderson e che gli altri professori siano i vostri registi preferiti.
Se volete rileggete tutto in quest'ottica.
Io penso questo di Anderson.
Penso che anche quando i suoi film non ci entrano nel cuore, anche quando restiamo interdetti, succubi e in soggezione delle sue opere, anche quando percepiamo chiaramente la sua grandezza ma non riusciamo a farla nostra, ecco, dobbiamo -e sapete che io in questo mondo di "dovere" non parlo mai- ripeto, dobbiamo riconoscere che questo è un maestro di cinema, se non il più grande di tutti uno che comunque sta lassù nell'Olimpo e bere e donare ambrosia.
Ora, ricordo che quando vidi The Master e Vizio di forma pensai questo: "Giusè, sti film sono più grandi di te, non li hai amati fino in fondo perchè c'è troppo cinema dentro".
Ricordo che come un bambino dicevo agli altri "Ascoltate, per me sono 7.5 ma in realtà sono 9, il problema sono io".
Ecco, ieri vedo Phantom Thread e stavo quasi per pensare la stessa cosa, sto film è enorme, troppo più grande di me, sto regista è enorme, troppo più grande di me, cavolo che bellezza, cavolo che bellezza, cavolo che bellezza, me tra due mesi mi resterà qualcosa dentro?
La risposta è "non lo so".
Non lo so se Il Filo Nascosto mi resterà nel cuore, forse no, che a me nel cuore restano solo le cose che quel cuore me lo sconquassano, non tanto queste così cerebrali, così dannatamente perfette ma cerebrali, così schifosamente perfette ma cerebrali.
Eppure Anderson è lo stesso di Magnolia, quello sì un film che è carne della mia carne, uno che ogni inquadratura, ogni dialogo, ogni personaggio è un'emozione.
Ma del resto questo è un regista che può far tutto, dai film corali (Magnolia, Boogie Nights) alle commedie surreali (lo splendido Ubriaco d'amore), dai film più classici (i due con Day-Lewis) ai suoi penultimi film, quelli di cui parlavo sopra, così "strani", così inafferrabili, come The Master e Vizio di forma.