Non gioco in maniera "seria" ai videogames da, boh, 15-20 anni.
Sono completamente fuori dal giro e non ho nessuna competenza.
E mai avrei per questo pensato di "recensire" un videogame per il Buio.
Eppure "What remains of Edith Finch" è qualcosa di così vicino al mondo del cinema che ho pensato di scriverne.
Vuoi per la durata (sole 3 ore), vuoi per la fruizione (è un gioco dove non serve nessuna abilità, segui soltanto una storia con pochissimi comandi), vuoi per l'atmosfera, vuoi per i messaggi che ha dentro, vuoi per le emozioni, ecco, questo è un gioco paragonabile in tutto e per tutto ad un bellissimo film che tutti possono vedere fare.
Edith torna nella casa dove hanno vissuto 3 generazioni della sua famiglia.
Sono morti tutti, letteralmente tutti.
Edith torna in quella casa e scopre la storia di ognuno di loro.
E, scoprendo ogni storia, si ritroverà a rivivere ogni loro morte.
Un gioco-film sul Destino che condiziona le nostre vite o sulle nostre vite che condizionano il Destino.
Doloroso, geniale, pacato, umano.
Bellissimo
Una volta, davvero una vita fa, giocavo moltissimo ai videogame.
Specie perchè faccio parte di quella generazione a cui i videogame (o almeno le prime console) sono esplosi davanti.
Prima non esistevano, dopo sì.
Inutile dire quanti anni ho giocato e tutti i miei ricordi al riguardo.
Sta di fatto che non gioco più.
Eppure su imbeccata del fratello che mi ha detto che c'era un gioco bellissimo di sole 3 ore (perchè coi giochi io come con le serie, o cortissime o niente) ho provato (anzi, abbiamo provato con Ginevra) questo "What remains of Edith Finch".
E mi sono ritrovato davanti non solo un gioco superbo ma qualcosa di così vicino alle cose di cui parlo sempre (per la durata, il gameplay quasi assente, le tematiche, le emozioni) che ho pensato di scriverne qua.
E magari apro pure una rubrica, non si sa mai.
(già so che no, non lo farò)
Siamo nel 2017 e la quasi diciottenne Edith - dopo la morte della madre - torna nella casa dove ha vissuto gran parte delle sua vita e dove hanno vissuto da sempre i Finch, dai suoi bisnonni (partiti dalla Norvegia), fino ai giorni nostri.
Edith era scappata con la madre da quella casa alcuni anni prima.
Questo perchè la madre - e direi a ragione... - si era convinta che quel luogo fosse in qualche modo maledetto, o che comunque fosse maledetta tutta la sua famiglia, da generazioni.
Tutti infatti (ma veramente tutti) i famigliari di Edith e della madre Dawn sono morti, perlopiù in quella casa o nei pressi.
Edith adesso torna quindi indietro e, girando per casa e aprendo mille passaggi segreti, potrà scoprire la storia di ogni membro della sua famiglia.
Potrà scoprire com'è morto ognuno di loro.
E, insieme a noi, rivivere quelle stesse morti.
Se questo accenno di trama vi fa pensare a un gioco lugubre, magari "horror" o spaventoso vi sbagliate.
Perchè se è vero che di momenti molto forti ce ne sono tanti, l'atmosfera che permea questo stupendo gioco è sempre sotto le righe, malinconica, di profondo dolore.
Anche le morti più terribili saranno in qualche modo addolcite da mille elementi, vuoi la dolcissima voce fuori campo che li accompagna, vuoi delle geniali trovate grafiche che nasconderanno in qualche modo l'orrore, vuoi per un'atmosfera a metà tra il reale e l'onirico che renderà tutto meno impattante.
Ma non meno emozionante, anzi.
Nel 1937 (quindi 80 anni prima) i Finch si erano trasferiti dalla Norvegia convinti che la loro famiglia fosse maledetta.
Misero la loro casa su una nave e partirono.
Ma a pochi metri dalla costa la nave affondò (e i resti di quella casa sono sempre lì, a poche decine di metri dalla spiaggia).
Edie (la figlia di Odin, morto nel naufragio) e suo marito Sven costruirono quindi lì una nuova casa.
Quella stessa casa che stiamo noi visitando adesso nel gioco.
Ecco, la casa è un personaggio a sè, forse il più importante.
Gigantesca, piena di stanze, passaggi segreti, spazi aggiunti negli anni, un vero dedalo architettonico che, già di suo, ci restituisce un'immagine molto emblematica di questa famiglia, famiglia che non sembra vivere gli spazi comuni ma è caratterizzata negli anni da tantissime solitudini diverse.
Ognuno ha la propria stanza, a volte quasi inaccessibile agli altri, ognuno il proprio mondo.
Se è vero che nel gioco è percepibile tantissimo amore famigliare è anche vero che quasi ogni personaggio sembrava profondamente solo e perso nel proprio mondo (o nei propri demoni).
Edith visiterà stanza per stanza e, vicino ad un tovagliolo di uncinetto commemorativo (la bisnonna Edie ha visto morire 3 generazioni di persone e creato per ognuno di loro una specie di altarino nelle proprie stanze) troverà delle lettere (o libri, o fumetti) che in qualche modo racconteranno la morte di quel suo famigliare.
Leggendo si ritroverà (ci ritroveremo) a riviverle tutte quelle morti.
Non sono un tecnico quindi mi limiterò giusto a poche righe "tecniche".
Graficamente il gioco è bellissimo.
Certo lontano dalla qualità delle major (è un titolo indipendente) ma la qualità è veramente alta.
A volte si vede qualche magagna (penso ad esempio a quello squalo nel bosco) ma l'esperienza visiva, anche grazie alla straordinaria architettura della casa, è veramente appagante.
E dove magari non si arrivava col budget si sopperisce con la genialità, specie nei meravigliosi sottotitoli che si formeranno ovunque, con mille stili diversi e con i quali potremmo molte volte addirittura interagire (penso, tra tutti, al ricordo con gli aquiloni).
Ma che ci siano menti geniali lo si vedrà anche nello stesso gameplay, visto che ogni ricordo che rivivremo avrà una giocabilità totalmente diversa dagli altri.
Potremmo vivere un ricordo solo scattando fotografie, un altro muovendoci tra le tavole di un fumetto, un altro in soggettiva diventando animali diversi, un altro muovendo soltanto un'altalena e così via.