Un film bellissimo che mi ha emozionato meno di quanto pensassi ma che, paradossalmente, è ancora più importante di quanto potessi sperare.
Border è una favola nera, un genere fantastico che si nasconde nel nostro mondo, quello degli umani, in maniera perfetta.
(Del resto viene dallo stesso autore di Lasciami Entrare)
La storia di due creature ibride, Troll ma ormai quasi umani nelle abitudini.
Ma specialmente la storia di lei, Tina, della scoperta della sua identità, della sua origine, dei suoi istinti, dei suoi bisogni.
Forse un film metafora di come pochi di noi, alla fine, vivono per quello che sono
presenti spoiler
Quando per sbaglio vidi - al cinema - il trailer di Border ero sicuro che mi sarei ritrovato davanti uno dei miei film dell'anno, in un anno poi che anche se finisse qua non sarebbe già da buttare.
Dopo che l'ho visto è successa una cosa strana perchè mi ha sorpreso due volte.
La prima per non essermi emozionato quanto mi sarei aspettato.
La seconda, di converso, per averlo trovato ancora più complesso, autoriale e importante di quanto sperassi.
Certo, di solito quando metto le due speranze sulla bilancia spero sempre che ci sia un bilanciamento, e con parecchi kg su ogni piatto poi.
Invece quando accade che la parte interessante sia più forte di quella emotiva posso amare comunque un film, ma non farlo mio completamente.
E questo è accaduto con Border, splendido film svedese con cui, però, non è scattala la scintilla definitiva, quella che mi porta, sovente, a parlare di piccoli capolavori.
E' molto interessante che questo film sia tratto da un libro dello stesso autore di Lasciami Entrare (inutile vi dica quanto sia bello anche il film) perchè è bello notare questa particolare ossessione di Lindqvist per le creature di "confine" (per stare al titolo), questi esseri metà umano e metà no che però si confondono in mezzo a noi, nelle nostre vite.
(e di conseguenza come un genere fantastico possa mimetizzarsi nel drammatico)
Come avemmo l'indimenticabile vampirella dell'altro film (libro), in Border ci sono invece dei Troll, creature con corporature umane ma visi abbastanza ripugnanti e minacciosi.
Ma non è questa l'unica differenza con "noi", anzi...
I Troll nascono con delle code (che poi vengono tagliate), hanno un olfatto straordinario e istinti e bisogni molto più vicini agli animali che a quelli degli uomini.
Proprio per le loro capacità, nella solita concezione antropocentrica, a volte vengono "usati" da noi, come accade alla splendida protagonista del film, Tina, che lavora al porto per individuare, grazie al suo straordinario olfatto, chi porta con sè cose che non dovrebbe portare (droga, etc...).
Ma, e qui si nasconde una delle cose più belle del soggetto, Tina non sente tanto gli odori delle "cose", quelli reali, ma quelli delle emozioni, degli stati d'animo.
La rabbia, la paura, la vergogna, il senso di colpa e tanti altri.
Non è un caso che durante il film scopra anche una coppia di pedofili, proprio attraverso questa sua capacità di fiutare il "male" negli stati d'animo della gente.
Sta di fatto che un giorno incontra Vore, un troll, come lei.
Niente sarà più come prima.
Ad individuare ed analizzare tutte le tematiche dentro Border c'è da scriverci un saggio.
Tematiche etiche, umane, sociali, di tutto.
E' anche difficile individuare quale, tra tutte, sia quella principale tanto che potremmo vedere questo metter dentro tante cose come un piccolo difetto.
Magari vediamone qualcuna.
Prima tra tutte c'è una metafora che potrebbe tranquillamente prescindere dal discorso umano-mostro ma che grazie a questo espediente risulta sicuramente più forte.
Ed è quella di scoprire chi si è.
Ogni persona dovrebbe avere il privilegio di scoprire, o capire, chi sia.
Spesso viviamo in luoghi, abitudini sociali o rapporti umani che sono lontanissimi dalla nostra vera essenza, sono soltanto il nostro adattamento a tutto quello che abbiamo intorno.
Per Tina questo adattamento è totale, lei non è un vero umano, lei non vivrebbe dove vive, lei non avrebbe i rapporti che ha, lei non farebbe quel lavoro, lei non mangerebbe quelle cose e potrei andare avanti non so quanto.
Vore, anche lui Troll, anche lui comunque essere vivente "ibrido" (perchè, seppur meno di Tina partecipa alla vita umana) le farà scoprire il suo lato più nascosto, quello più primordiale, quello più vero.
In questo senso ci sono due scene straordinarie.
La prima, quella più pendant col truffaldino trailer, è quella corsa nudi nei boschi e il bagno nel lago.
Due gesti semplici, paradossalmente "umani", ma che sono invece simbolo di una libertà, un bisogno e una predisposizione molto più naturale ed istintuale della nostra.
La seconda scena, forse la più forte, importante ed emblematica del film, è quella del sesso.
A tal proposito mi piace ricordare anche la celeberrima scena della "non-vagina" in Lasciami Entrare, a ricordare quanto questo sia un autore (parlo dello scrittore) capace di creare profonde riflessioni, anche scioccanti, sul tema dell'identità sessuale e su come sia stupido e limitativo definire degli esseri viventi in base a quello che hanno in mezzo alle gambe.
La scena di sesso è fortissima, abbastanza disturbante, tanto che uno se ne è andato anche via dal cinema (è uscito e rientrato 4 volte sto demente).
Ma in mezzo a quel fastidio, in quel minipene che esce fuori dalla vagina (tipo in The Shape of Water, ma qui con ermafroditismo), in quelle urla belluine, in quei corpi pelosi e in brutti visacci c'è dentro quanto di più bello ci possa essere, ovvero la definitiva scoperta di sè stessi, della gioia, del sesso, di un qualcosa mai provato prima, di un istinto mai conosciuto in precedenza.
Era la prima volta che quel pene usciva da Tina, la prima volta in 30 anni di vita.
Attenzione, non la prima volta che lo usava con piacere, ma la prima volta addirittura che lo vedeva.
La potenza della scena e della metafora è grandiosa.
Già prima, in quei baci sguaiati (che mi hanno ricordato tantissimo quelli di Attenberg) avevamo avuto prodromi di questo ma in quel "preliminare" c'era comunque una "volontà", uno scoprire qualcosa e provare a gestirlo, mentre in quel pene che esce c'è proprio la debordante e incontrollabile uscita al di fuori di qualcosa che si è, che si ha, ma di cui non si sapeva assolutamente nulla.
Quell'incontro di sesso è una epifania esistenziale.
Tra l'altro, sempre restando a quello che dicevo prima, ovvero all'attenzione di Lindqvist per la questione sesso-identità-genere, impossibile non ricordare la precedente scena del parto di lui, con quelle urla veramente strazianti.
Lo spettatore è straniato, quelli meno vogliosi di riflettere col cinema anche schifati forse.
Eppure credo che qua dentro si nasconda il lato più bello del film.
Ovviamente, in questa metafora della scoperta di sè, si affianca e spesso si identifica anche quella della differenza tra umano ed animale, strutturato ed istintivo, sociale e naturale.
E' evidente come il film racconti tutti questi binomi e, attenzione, quello che ci vuole dire, oppure quello che dovremmo far nostro, non è tanto vedere la differenza tra le cose ma il capire quanto sarebbe bello e doveroso far coesistere tutto.
Non lo vedrei quindi come un inno tout court alla nostra parte animale e non sovrastrutturata ma come il cercar di far capire quanto tutti noi dovremmo cercare di essere un pochino meno ossessivamente dentro il mondo sociale delle convenzioni per vivere di più il nostro mondo di dentro e delle cose naturali.
Ma andiamo avanti.
Tina adora gli animali, salva anche i grilli.
Ci sono bellissime scene (quella dell'alce, quelle con le volpi) in cui vediamo questa meravigliosa comunione tra lei e tutti gli altri esseri viventi.
Poi, paradossalmente, conoscendo Vore e quindi scoprendo più di sè stessa, inizia a mangiare vermi e ad avere minori attenzioni in quel punto.
Io qui più che una manichea e abbastanza didascalica divisione umani-animali - con i primi distruttori di tutto il creato e i secondi strenui difensori della natura - ci vedo più un discorso di sensibilità, delicatezza, animo.
Tina è una creatura magnifica, buona, fedele, che si fida di tutti, vuole bene a tutti e non riesce, per l'appunto, a far male ad una mosca.
Non è che dopo cambi, assolutamente, ma lo scoprire di essere un Troll, che il padre gliel'abbia sempre nascosto, che i suoi genitori siano stati cavie e altro, la porta ad affrontare la vita con più forza e meno accondiscendenza, mandando per esempio via di casa quel parassita del biondo (lui sì vero Troll del film). Ma in questa scoperta e affermazione di sè lei capisce anche che ci sono istinti troppo forti che ha represso troppo a lungo.
E non è un caso che mangi i vermi oppure dia il grillo in bocca al piccolo.
Tina rimane sempre splendida, sempre delicata, ma tutte quelle nuove scoperte la portano ad un atteggiamento meno rigido. Ripeto, in questo caso io non parlerei di divisione umani-animali, ma solo di sensibilità ed istinti.
Di sicuro gli umani fanno una pessima figura in un altro aspetto, ovvero quello di "padroni" del pianeta, razza superiore abituata ad eliminare le altre oppure ad usarle ai suoi scopi.
In questo aspetto si infila la "seconda trama" di Border, ovvero quella dello scambio di feti, atta sia a vendicarsi degli uomini sia a calmierare piano piano il loro predominio numerico.
(seconda trama affascinante e anche geniale che però, non so, si lega non benissimo al resto. Tra l'altro che in tutta la città Tina avesse individuato proprio dei pedofili "serviti" da Vore è strano)
Il discorso che fa Vore verso i bambini umani è molto forte, di certo non bello, paradossalmente tanto cattivo proprio perchè Vore per tanti tratti è ormai un umano come noi.
Mentre Tina cerca di convivere nel nostro mondo Vore ci odia, vorrebbe che subissimo quello che i Troll hanno subito e sogna un futuro di predominio sugli uomini.
Molto importante questo aspetto altrimenti il film sarebbe andato in una, francamente eccessiva, direzione di accusa verso l'umanità ed esaltazione della purezza delle altre creature.
No, sta proprio nell'analizzare questo confine (vedi titolo) tra umani ed animali, in questo ibrido che Border è più potente, perchè suscita grandissime riflessioni senza crocifiggere definitivamente nessuno (anche se è ovvia l'accusa al nostro genere).
Ma non finisce qua.
In quello che loro chiamano "difetto genetico" potremmo anche individuare il tema della malattia, specie quelle, come la sindrome di down, che producono evidenti differenze somatiche.
E di come persone quindi diverse, malate, differenti da noi, con una evidente malattia che "deturpa" i rassicuranti e canonici tratti umani, debbano vivere un'esistenza sempre ai margini o costretta a scansare continuamente gli sguardi altrui.
Ma ci sono anche forte letture sociali, che vanno dal racconto del convivere civile alla struttura della società, dall'isolamento al concetto di "famiglia".
Il finale, in questo senso, oltre ad essere veramente bello, può essere visto da più punti.
Secondo me se qualcuno ci vede una Tina che ritorna completamente dentro le dinamiche umane sbaglia perchè l'avere un bambino, l'accudirlo, l'essere famiglia, è una delle poche condizioni che non cambia in nessuno dei due mondi, animale ed umano.
Se poi pensiamo che quello è il figlio di due Troll e che da un Troll le è stato mandato, ecco, questo finale apparentemente manifesto di un essere totalmente nel nostro mondo è forse addirittura il contrario, iniziare a scoprire - come fu per il sesso - un istinto primordiale che appartiene anche alla sua razza.
Tra l'altro poco prima bellissima la scena del cimitero dei Troll, con quelle semplici pietre buttate nel prato.
No, Tina non sarà diventata come Vore ma è comunque una creatura nuova, adesso sì un vero e proprio ibrido, di certo non più quella che provava ad essere completamente umana.
Tina sa chi è, sa da dove viene, sa dei delitti che sono stati perpetrati alla sua gente (in questo senso ovvio anche il richiamo a barbarie umane, specie del ventesimo secolo) e quindi, da ora, sarà una persona completamente diversa.
Per ultimo, ma non per importanza, c'è forte anche il discorso ecologico, tanto mai sentito come in questi nostri giorni tra l'altro.
Ma Border è anche cinema e anche gran bel cinema.
Intanto il trucco dei due protagonisti è straordinario, c'è poco da dire.
Io, paradossalmente, ho amato ancora di più la figura di lui, così inquietante, dal sorriso bestiale sempre pronto a diventar ringhio, bellissimo.
Il regista, Abbasi, è davvero bravo e ci regala un film benissimo girato e fotografato splendidamente.
Non so se il non premere molto sul lato emozionale sia stato deciso a tavolino oppure sia un problema del film.
Ad esempio, ma potrei sbagliarmi, la colonna sonora arriva a più di metà film, proprio sulla scena di loro nudi nel bosco.
Ecco, di queste scene liriche ce ne sono giusto un paio, Border preferisce uno stile molto sobrio e il cercare di raccontare tutte le tematiche che, con difficoltà e confusione, ho provato a scrivere sopra.
Resta un film davvero bello, da parlarci tanto e che probabilmente resta in memoria più di film ancora più belli ma meno originali e caratterizza(n)ti.
E voglio chiudere la recensione con loro due lì, sotto al tavolo, impauriti dai tuoni.
Altra meravigliosa scena di come certi istinti, certi bisogni, certe paure, facciano irrimediabilmente parte di noi
7.5/8