Un grande film francese che in maniera nuova racconta de clima di terrore in cui vive ormai l'Occidente da anni.
Un gruppo di ragazzi e il loro tentativo, a modo loro, di diventare storia.
E poi un Grande Magazzino che diventerà luogo di riparo, di paura e, forse, anche luogo simbolo di ciò che siamo.
Presenti spoiler sempre più grandi più la rece va avanti
Film disponibile nel Guardaroba
Emanuele viene ammazzato a calci, pugni e sprangate ad Alatri, nella profonda provincia italiana.
Il primo posto dove lo scopro è su fb, come spesso accade.
E leggo post durissimi verso questi albanesi che l'hanno ammazzato come un cane.
Un branco di albanesi.
Anzi no, ce n'erano 3,4, dicono ore dopo.
Anzi no, ce n'erano 2 forse.
Anzi no, erano tutti italiani.
Il fatto è che ci piace sempre pensare che il nemico sia l'altro, che quelli che fanno del male non siano uguali a noi, che mangiano i nostri stessi piatti, che parlano la nostra stessa lingua, che hanno le facce come la nostra.
Già.
Parigi, appena dopo l'ora di pranzo.
Seguiamo ragazzi che entrano ed escono dalle carrozze, apparentemente quasi a caso.
Ogni tanto si sfiorano, la maggior parte delle volte fanno finta di non conoscersi, una volta si toccano la mano.
Arrivano messaggi nei loro cellulari, messaggi che qualcuno di loro manda e qualcuno riceve.
Dieci minuti di quasi solo montaggio, caratterizzato dal silenzio assoluto e da long take alla Elephant (mica lo dico a caso) dove seguiamo i protagonisti da dietro.
Hanno facce di tutti i tipi. Alcuni di origine nordafricana, altri francesi purosangue, alcuni vestiti in maniera anonima, altri in sgargianti abiti da scugnizzi di strada, altri ancora in perfetti completi eleganti.
Tante etnie, tante scale sociali diverse.
Ma qualcosa li ha messi insieme.
E quel qualcosa è quello forse di cui parla Nocturama, è quella noia, è quella voglia di fare qualcosa di grande e sbagliato, sono quelle nozioni spicce di politica usate come pretesto per combattere una democrazia sbagliata.
Non c'è religione sotto, non sono quelli diversi, non sono gli stranieri, non sono gli albanesi di Alatri.
Siamo "noi", sono i parigini che metteranno a ferro e fuoco Parigi, sono i parigini che vogliono mettere paura, terrore, ma in un modo nuovo, in un modo ancora più terrorizzante, perchè hanno le facce dei figli dei terrorizzati, perchè sono insospettabili, perchè non si troverà motivo ad una cosa del genere, perchè non c'è Allah, che fa sempre paura certo, ma almeno ci rassicura, ci dà un nome e un motivo ai gesti, ci dà il nome del diavolo.
Nocturama presenta tre parti ben distinte.
La prima è quella muta e misteriosa degli spostamenti, poi ci sarà quella di preparazione dei luoghi per gli attentati e poi quella, lunghissima, del post attentati.
Sinceramente funzionano tutte anche se qualche lungaggine di troppo la trovi ovunque. A volte dispiace quando vedi film bellissimi che con solo un pò più di attenzione potevano essere perfetti per tempi.
Ma questa, ovviamente, è solo una considerazione personale.
Quando scoppiano le bombe ti accorgi di una cosa nuova, quei ragazzi non volevano uccidere, solo far qualcosa di "storico" e che avrebbe messo nel panico la società in cui vivono.
Macchine vuote parcheggiate, una statua (ecco, lì siamo davvero alla bomba simbolica, Giovanna d'Arco), un piano disabitato di un palazzo, una stanza praticamente mai usata al Ministero (perchè tra i ragazzi c'è uno talmente su nella scala sociale da poterlo frequentare).
A tal proposito non si capisce infatti la scena dell'attentato omicida di uno di loro, forse il capo, l'unico anche che non riuscirà ad entrare nel Grande Magazzino.
Su questo personaggio, su quell'attentato e su quello che può aver significato il suo non entrare nel luogo di ritrovo aleggiano i misteri più grandi e, forse, abbiamo la soluzione del finale (vedi anche incubo del piccoletto nero).
C'è una sequenza bellissima, quella in cui una delle ragazze aspetta lo scoppio della sua bomba nel palazzo. Quello scoppio che causerà una ferita nello stesso palazzo praticamente identica all' 11/9.
Come del resto perfetta è la sequenza appena prima su quel palazzo, con quello sparo in cui non si capisce chi ha sparato a chi (lo vedremo poi),
Ma, forse, nella prima parte la scena più bella e significativa è quel ballo dopo il briefing omicida. Tanti ragazzi che si muovono come sotto ipnosi, che forse realizzano cosa stanno per fare, che si abbracciano e danno la carica.
Ma quasi tutto Nocturama racconta il dopo.
E non è tanto importante soffermarsi su come Parigi ha reagito a quelle bombe.
A Bonello interessa stare lì con quei ragazzi e farci vivere letteralmente le ore che passano.
E per far questo sceglie un luogo magnifico, un Grande Magazzino immenso, piani su piani.
Grazie alla complicità di uno della sicurezza i ragazzi passeranno la notte là, per poi uscire al mattino e ricominciare le proprie vite.
Probabilmente la mossa di Bonello è anche furba visto che raramente ho visto in un film degli anni 2000 tanta pubblicità. Ogni marchio (profumi, vestiti, articoli per la casa etc..) è inquadrato in maniera visibilissima e continuativa. Un modo geniale per unire un luogo perfetto per il film a soldi che entrano probabilmente.
E così Nocturama si trasforma ancora, anche se resta sempre un film sull'attesa e sulla minaccia. Se nella prima parte la minaccia veniva dai ragazzi adesso si rivolta contro di loro, terrorizzati come sono di esser stati scoperti.
Giriamo tra i negozi, tra i piani, i ragazzi si dividono, alcuni si divertono, altri sono solo preoccupati, altri ancora si riposano.
E solo qui capiamo quanto in realtà solo questo siano, ragazzi che hanno compiuto un gesto senza senso, che ora hanno paura, che si preoccupano se ci sono state vittime.
Solo uno, timidamente, tira fuori la questione religiosa del paradiso che lo attende, ma in maniera infantile.
Uno dei leader non ce la fa a star chiuso dentro e se ne esce, tra le strade di Parigi. Ci sono sirene ovunque, macchine della polizia che passano, la città è in stato di allerta quasi pre guerra. In realtà incontra persone tranquille che gli spiegano quello che è successo (che lui, ovviamente, sa, ma tasta il terreno per capire se si è raggiunta qualche pista per scoprire chi è stato).
Nel Grande Magazzino si accendono le tv e si seguono i telegiornali.
E tv e gli schermi a circuiti chiuso saranno onnipresenti. ad esempio là dentro ci seguiremo parte del magnifico e terribile finale.
Purtroppo c'è un disastro di sceneggiatura e sono i due clochard fatti entrare. Non c'è alcun senso, se non l'ennesima cosa folle di una mente onnipotente e malata. Ma non c'azzeccano niente e, anzi, sono protagonisti di sequenze quasi ridicole.
Ma quello che ho adorato sono i manichini.
Almeno due personaggi si ritrovano davanti manichini vestiti identici a loro, dalla testa ai piedi. E altri si cambiano continuamente d'abito prendendo, appunto, vestiti dai manichini.
E' come se Bonello, in un modo superbo, ci abbia voluto suggerire un'identità tra questi giovani e quei manichini, ci abbia voluto far capire l'assoluta piattezza dei nostri protagonisti. E' un male banale il loro, pieno di abiti firmati e profumi costosi. Non c'è niente di profondo nelle loro menti, sono soltanto un prodotto in serie della nostra società, dei ragazzi standard senza alcuna personalità.
Dei manichini.
Del resto anche Greg, nell'incubo, non si trasforma in manichino?
In questo senso diventa ancora più grande la scelta della location.
E così tra una magnifica sequenza con My Way ("a modo mio", "a modo loro" fanno le cose, già, ma che modo?), tra un breve ma emblematico racconto su Iraq e bombe (anche gli animali a volte sono più intelligenti di noi) e tra tensioni che salgono arriviamo al finale.
E saranno 20 minuti di apnea, terribili.
Mi è tornato alla mente l'impressionante finale di Sto Lyko.
C'è poco da commentare, c'è solo sa riflettere, da ascoltare quegli spari.
C'è solo da aspettare la propria morte.
E da capire a che pro.
A che pro.