Sono dovuto andare a vederlo due volte al cinema.
E non per la difficoltà del film.
Ma ne è valsa la pensa perchè Get Out è un gioiello di sceneggiatura, un film quasi perfetto, cinema d'autore mascherato da horror di multisala.
presenti spoiler
Vi è mai capitato di vedere un film e accorgervi solo alla fine che praticamente non l'avete visto?
E non perchè stavate stirando, chiacchierando o eravate in dolce compagnia ma semplicemente perchè la vostra testa era completamente altrove.
O.k, sì, vi sarà capitato.
Ma al cinema?
Una settimana fa (o 10 giorni? o 15?) sono andato con i miei amici a vedere Alien Covenant.
Vi giuro, mi ricordo se va bene 2 scene. La mia testa non è mai riuscita a seguire un solo dialogo o uno sviluppo di trama.
Quattro giorni fa ci riprovo.
Vado con Federico a vedere Get Out.
E stavolta riesco a far funzionare il cervello al 50%. Resta il fatto che alcune domande del mio amico alla fine del film per me erano quasi incomprensibili.
Ma avevo la forte sensazione di aver visto un gran bel film.
Provo a scriverne per 4 giorni, arrivo al massimo a riga 2.
Decido allora di tornare a vederlo, sempre al cinema, stavolta con mio fratello, Romina e un altro amico.
E uso una tattica perfetta. In tutte le scene che ricordavo perfettamente lascio andare il cervello a quell' altrove. Una volta sono uscito addirittura di sala per farlo.
Mentre in tutte le sequenze che ricordavo male sto là, concentratissimo, quasi da quiz televisivo.
E riesco a mettere insieme tutti i punti.
Praticamente ho speso 25 euro per vedere un solo film.
Ma Get Out è un grandissimo film, praticamente perfetto.
Una sceneggiatura in cui non c'è un dialogo, un movimento o un passaggio superfluo o sbagliato.
Un travestirsi da "horror" da sala quando in realtà ci troviamo davanti a vero cinema d'autore, quello delle idee, quello del gran sviluppo delle stesse, quello della cura di tutto.
A me ha ricordato tantissimo Quella casa nel bosco. Entrambi sono a mio parere dei film "operazione", dei progetti, degli esperimenti col genere, dei giochi con lo spettatore, dei modi geniali di usare l'horror per parlare di tanto altro.
Anche di noi.
Ma quello che rende veramente straordinario Get Out è questo suo essere un film che parla di un razzismo che, se lo vai a veder bene, è totalmente "al contrario".
Grande l'incipit, bellissimo il brano sui titoli di testa, evidente sin dall'inizio la cura tecnica.
C'è un incidente con un cervo che ricorda molto quello dello straordinario The Invitation. Anche se qui la metafora è molto più chiara, la scopriremo dopo.
(Buffo che i punti in comune tra i due film non si limitino a questo)
Chris e Rose sono una coppia affiatatissima.
Rose vuole far conoscere Chris in famiglia.
C'è un solo problema, Chris è nero.
Ma lei lo assicura che i suoi non sono razzisti, saranno contenti.
E, attenzione, è qui una delle perle di sceneggiatura.
Se ci pensate bene che loro non siano razzisti è verissimo.
O meglio, lo sono per il fatto di dividere l'umanità in razze, ma non nel considerare quella inferiore...
Si arriva a questa splendida villa isolata.
E comincia un thriller in continuo climax, un cinema della minaccia e del tentativo di comprensione della stessa.
I due domestici neri della famiglia Armitage sono stranissimi, sembrano su un altro mondo (sembrano me). Chris, da bravo fotografo, inizia a vedere tutti i dettagli, a capire che là c'è qualcosa di completamente sbagliato.
Già, ma cosa?
Arriviamo alla scena di notte.
Scena a me cara perchè mio nonno era uno dei più importanti ipnotisti italiani.
E curava soprattutto il tabagismo, come qua.
La scena è resa in maniera perfetta. La colonna sonora che viene "affiancata" dal tintinnio del cucchiaino (e, attenzione, era già successo fuori, con i thè, è lì che è cominciato tutto), Chris che sprofonda in quel mondo sommerso (echecazzo, ancora me) e che vede la madre di Rose lassù, in cima...
Il senso di colpa per la morte della madre diventa il grimaldello per entrare dentro di lui.
(ecco che capiamo qui la scena del cervo investito e non soccorso che nell'incipit faceva tanto male a Chris...)
Lo spettatore fa presto 1 + 1, l'ipnosi, Georgina, Walter...
Ma avvengono tante più cose.
C'è la grande sequenza della cena, con l'attore che interpreta il fratello di Rose veramente formidabile.
C'è la corsa di Walter (ragazzi, questa è la vera scena horror del film, per mille motivi, pensateci... Quel nonno che fu battuto da Owens e che ancora adesso vuole correre, correre, sempre più forte, per superare quel trauma).
Una scena che per potenza mi ha ricordato quella nelle fondamenta di The Visit.
E Georgina che si trucca, che sembra una gran dama.
Straordinario.
Arrivano poi tutti gli ospiti.
E qui c'è una sequenza di 4 secondi che secondo me è talmente geniale da non rendersene conto.
Ad accogliere gli ospiti va il giardiniere nero, Walter. E tutti lo abbracciano...
Lo spettatore più scafato capisce che qui il nostro ragazzo sta finendo in qualcosa di molto grande. Ma è quasi impossibile prevedere cosa.
La sequenza del flash del cellulare che dà titolo al film (che grande attore quel ragazzo di colore), quella terribile, quasi horror, del bingo-asta. E tutti questi bianchi che adulano, che guardano...
Il climax è quasi al massimo ma ancora non si riesce ad intravedere il senso di tutto.
In mezzo a tutto questo il grande regista e sceneggiatore (nero, ovviamente) Peele, infila un personaggio straordinariamente comico, l'amico di Chris. Qualcuno storcerà il naso ma io l'ho trovata l'ennesima grande scelta. Oltre alle risate che fa fare questo è un grande personaggio per le intuizioni geniali che ha, praticamente tutte giuste.
Arriveremo all'ultima parte, quella dello svelamento.
Quella che ci fa capire che se c'è un razzismo è ribaltato.
Loro vogliono essere loro, incredibile.
E ripensi a tante piccole battute, tante piccole scene ("io non obbedisco a nessuno" dice Georgina), a come il regista abbia messo tante piccole esche.
E c'è poco da fare, funziona tutto anche qui. Funziona la pazzia del progetto, funziona la parte violenta e quasi splatter, funziona alla grande il finale.
Quasi commovente come la "parte nera" di Walter in quei pochi minuti di lucidità decida di farla finita.
Funziona tutto.
Film anche profondamente politico, ma ci saranno fior fiore di recensioni a parlar di questo, io già è un miracolo se ho buttato fuori ste tre/quattro cose.
Mi piace sottolineare però la questione politica in un aspetto forse marginale, quello per cui a nessuno interessa dei neri scomparsi.
E alla fine arriva la polizia.
Eh, purtroppo il nero deve essere sempre il colpevole, sarà lui l'accusato della strage.
E invece no.
Perchè è giusto così.
Chris è finalmente fuori da tutto, anche dal mondo sommerso.
Speriamo di raggiungerlo.