14.3.16

Recensione "Anomalisa"


L'opera seconda di un genio.
L'opera seconda di un genio che si sente inadeguato, non capito, diverso.
E, forse, è proprio questa la chiave di lettura migliore per affrontare un cartone uguale a nessun altro.


presenti minimi spoiler e letture molto personali


C'era un uomo che camminava nella macerie strutturali, umane ed esistenziali di una gigantesca quinta teatrale. Non camminava soltanto, guidava anche una golf car (omaggio che troveremo anche qua). Una voce lo accompagnava e cercava di spiegargli (e a noi con lui) l'inspiegabile.
Quella voce di donna, probabilmente in un certo qual senso la sua stessa voce, lui che la vita di quella donna stava interpretando, quella voce di donna in poche battute gli parla della vita, della morte, della futilità del tutto, dell'umanità.
"Tu sei Hazel, sei Adele, sei Claire, tu sei tutti. Tutti sono tutti"
gli diceva, tra l'altro
Poi ieri vedo Anomalisa.
Che è l'opera seconda di una delle più grandi menti (la più grande?) che ha lavorato nel cinema degli ultimi 20 anni, Charlie Kaufman.
Opera seconda, 8 anni dopo Synecdoche New York, che bla bla bla, lo sapete se mi leggete.
Una pausa lunghissima che può avere mille cause, tutte plausibili.

Alcuni dicono che derivi dalla delusione devastante di aver realizzato un film in quella maniera senza avere avuto il minimo minimo riconoscimento, senza che nessuno ne abbia parlato, senza che nessuno l'abbia fatto venir fuori.


Uno scandalo di cui sinceramente mi frega nulla, ma che scandalo rimane, quasi inaccettabile.
(e poi mi dicono perchè dò poco spazio a premi, classifiche, riconoscimenti etc...).
Sta di fatto che il regista di quel Film e lo sceneggiatore di cose come Eternal Sunshine, Essere John Malkovich, Ladro di Orchidee e Confessioni di una mente pericolosa, da quel 2008 non aveva fatto più nulla.
Che poi dopo che realizzi SNY (a prescindere dal valore) che senso ha fare altro? che cosa puoi dire di più? che cosa puoi fare se non 20 passi indietro?
E forse sta proprio qua la scelta del cartone animato (in una mai così umana sop motion), un metodo-altro per ritornare, visto che nel cinema canonico di carne ed ossa più non si poteva fare (e più non si poteva avere dopo Philip Seymour Hoffmann).
Beh, Anomalisa è Charlie Kaufman. Non solo, è il Charlie Kaufman che torna dopo 8 anni. E' proprio un film manifesto di un regista che si crede diverso, che in questo mondo sta male, che ha cose da dire ma che è schiacciato dalla normalizzazione.
Anomalisa è il film di un narciso, di una mente superiore che, superiore, lo si sente.

Ma torniamo al mio incipit, ormai perso nella preistoria del post.
Quel tutti essere tutti.
In Anomalisa non solo è possibile chiave di lettura ma motore dello stesso film.
Tutti sono tutti, le stesse facce, la stessa voce (che meraviglia, meraviglia, di scelta questa della voce comune per tutti, fantastica).
Ma se in Synecdoche c'era forse un senso più profondo della cosa qua è come se allo stesso tempo avessimo fatto un passo in avanti e uno indietro. C'è una evoluzione che somiglia però ad un restringimento del campo.
Perchè, come ho accennato, secondo me Anomalisa è in tutto e per tutto il film quasi definitivo sul narcisismo.
Magari un narcisismo molto sofferto, di esclusione, di inadeguatezza, più che di superiorità (ma anche quella è presente eh) ma sempre narcisismo rimane.
E quella normalizzazione, quel "tutti in uno" dell'umanità, non è altro che una spietata e narcisista prospettiva privata del protagonista (e se qualcuno aveva dubbi l'ultimissima scena li fuga).
Se accettiamo questa chiave di lettura possiamo aprire le stanze, in un film che è tutto stanze che s'aprono, di moltissime scene.
Tutto l'eccesso di devozione, servilismo, eccessiva cura e riguardo verso il protagonista.
O la sequenza del sogno (incredibile come l'atmosfera di quell'ufficio richiami il finale di Fantozzi), in cui lui scopre di essere amato da tutti. Anche se questa cosa, che tutti lo amino, la dirà anche esplicitamente lui stesso.


E soprattutto la vicenda principale del film, l'innamoramento per Lisa.
Lisa con quella sua voce diversa da tutti gli altri, con quel viso diverso da tutti gli altri, è l'anomalia (anche se in realtà la spiegazione del titolo verrà esplicitata in altra maniera da Lisa stessa).
Il protagonista, persona assolutamente per bene, affatto respingente, ne rimane pazzamente innamorato all'istante. Come non innamorarsi dell'unica persona al mondo diversa dalle altre? Ed è un amore bello, vero, istintivo e puro, senza zone d'ombra. Persino esagerato nel suo essere così improvviso.
Da quel momento la vita di Michael cambia del tutto, acquista una ragione.
Prima era tutto stanco, monotono, senza colori, fastidioso, spento.
Ora c'è lei che gli canta Cindy Lauper con questa voce nuova.
E la mia chiave di lettura fino a questo momento era ancora nascosta, persa in un cassetto che probabilmente mai avrei aperto.
C'è il corteggiamento, bello ed impacciato.
C'è il sesso, bello ed impacciato.
C'è un'atmosfera dolcissima.


Poi avviene una semplice cosa, i due decidono di volere stare insieme.
E la voce di Lisa comincia a cambiare, diventa come quella di tutti gli altri.
E Michael, appena un secondo dopo aver deciso di stare insieme, inizia a notare mille difetti, lui che l'aveva adulata in un modo così vero, assoluto e forte fino a quel momento.
Ed è qui che ho capito.
Il narcisista per quanto provi disperatamente a cercare un altro come lui, alla fine tornerà a sè stesso.
E nel momento stesso che Lisa era entrata nella sua vita, nel momento stesso in cui bisognava iniziare a ragionare per due, ecco che quell'idea va accantonata, subito.
Michael è Kaufman.
E' uno che si crede diverso da tutti gli altri, uno che fatica tantissimo a stare in un mondo normalizzato, banale, un mondo che non sente a propria misura.
Ed è Kaufman anche in questa commistione di generi, maschile e femminile, commistione che a mio parere era la testa d'ariete più grande per sfondare il muro Synecdoche.
Un omosessuale ostaggio della propria intelligenza.
Uno che probabilmente vorrebbe essere amato da tutti ma che per quei tutti non nutre la minima stima.
Ed ecco che nella scena della conferenza viene fuori ancora di più Kaufman.
Michael prova a leggere le linee guida per dare un buon servizio clienti ma appare "Kaufman" e sputa al mondo tutto il suo dolore, la sua inadeguatezza, il suo mal di vivere.
Non resta che tornare a casa e in una sequenza inquietante (quei bambini...) finire con le mani nella testa sulle scale.
(a proposito, c'è un'atmosfera lynchina impressionante)
Non se ne esce.


Michael del resto l'aveva detto, ha il vizio di perdere tutti, di abbandonare.
Ma lo fa per narcisismo, per mancanza di stima, per il suo sentirsi troppo diverso dagli altri.
Del resto anche Caden Cotard aveva la sindrome che prende il suo nome, Cotard appunto, per certi versi sovrapponibile a questa nuova di Michael sull'abbandono.
Anomalisa l'aveva chiamata per quella sua diversità.
E magari c'aveva pure creduto tanto, magari parecchie volte lo stesso Charlie ha tentato disperatamente di trovare qualcuno o qualcosa con cui star bene in questo mondo.
Ma Anomalisa diventerà ben presto Normalisa.
Come tutte le altre persone della sua vita.
Stesso viso, stessa faccia.
E lo farà prestissimo, il tempo di due uova strapazzate perse in quei denti non più meravigliosi.

16 commenti:

  1. Interessantissimo Giuseppe, abbiamo dato due letture molto diverse, quasi contrastanti. Io ho inevitabilmente empatizzato di più con Lisa, e ho visto in lei l'alternativa al narcisismo di cui parli. Lisa per me è un memorabile contraltare, un personaggio meraviglioso.

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    1. Sono stato talmente narc... ehm, focalizzato si Michael/Kaufman che non ho parlato di Lisa, personaggio, come dici te, meraviglioso, di una tenue, dolcissima, tragicità

      vengo a leggere

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  2. Nella chiave di lettura che ne hai dato questo potrebbe essere un suo parente stretto:
    https://www.youtube.com/watch?v=OxekFuCZ-jo
    come l'albatros di Baudelaire potrebbe esserne il canto lirico e il processo di Kafka la narrazione. E' sempre la stessa storia di una ribellione di un piccolo ingranaggio alle grandi ruote e macchine pesanti della società, che finisce male. Ogni emancipazione dal tutto è un'ingiustizia da espiare con la solitudine, ogni separazione dal tutto indistinto è male di vivere.

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    1. Scusa ma mi sento un ladro a non postare la versione originale con la voce di Vincent Price

      https://www.youtube.com/watch?v=hD8uQzu0IL0

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    2. Il corto è bellissimo, come il Burton di una volta.
      Ma non so se lo abbinerei al film, o almeno a quella cosa del narcisismo di cui parlavamo.
      Mi sembra più che abbia a che fare con l'ambizione.
      Certo, la base è la stessa, il mal di vivere, il sentirsi un estraneo del mondo normale.
      Ma quel senso di "superiorità" che ho avvertito in Anomalisa qua non la colgo

      ma parliamo di "sottoaspetti", quello principale c'è, eccome, e l'hai descritto benissimo

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  3. Come sempre, analisi impeccabile per un film stranissimo.

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    1. Come sempre grazie mille...

      (ma lo sai che ho salvate 4 rece tue e non riesco a venire a commentare? in realtà ne ho una quindicina salvate. Che palle...)

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  4. Vedi, pur nella base comune (massificazione e anomalia da trovare) abbiamo dato due letture abbastanza diverse.
    Nella mia visione le facce tutte uguali sono nella prosepttiva del protagonista, te c'hai visto una cosa più "sociale", con le maschere ad esempio, che in qualche modo costruiscono un mondo omogeneo
    Con Kaufman accade spesso.
    Poi vabbeh, su Synecdoche ce ne sono decine...

    Ecco, hai fatto bene a parlare della qualità della stop motion (mi dimentico sempre qualcosa), ad esaltare quella scena di sesso così "reale" (non solo visivamente ma anche per i dolcissimi dialoghi) e a parlare della fotografia.
    Anomalisa ha un'atmosfera pazzesca, sembra sospeso nel tempo. A me ha ricordato molto Lynch, e anche qualcosa di Eyes Wide Shut.
    Stiamo assistendo a momenti di vita normale, eppure avvertiamo una sensazione strana

    contentissimo ti sia piaciuto così

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  5. Ame una coppia di deficienti me l'ha fatta vivere malissimo.
    Continue risate, espressioni come "ma scopano!" "mi hai portato ad un porno!" e via dicendo. Ma risate da bambini eh. E avevano 30 anni, veramente ridicoli

    Rocco se ne ricorderà

    sì, grande grande scena

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  6. Un film che mi ha lasciato con una matassa da sbrogliare. Ma se dopo la visione dovessi dire una parola venuta fuori tra me e l'amica con cui l'ho visto finalmente in sala, questa parola era proprio narcisismo.

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    1. Ah, son contento, non era per niente scontato eh.
      Ho letto una decina di recensioni e nessuno ne ha parlato.
      Magari una o due sfioravano l'argomento ma nessuno ha parlato di narcisismo

      ne sono convinto io

      anche perchè conosco Kaufman e credo che sia un suo alter ego incredibile

      ma è un narcisismo particolare, forse derivante dal non esser stato capito e accettato

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  7. Bellissima la chiave di lettura che gli dai sul narcisismo, molto acuta e riflessiva, io invece avevo letto il tutto come un male sociale, forse il male sociale più diffuso da una decade a questa parte che è la depressione. D'altronde trovare più chiavi di lettura in Kaufman è allo stesso tempo la sua forza e la sua originalità, talmente stratificato e geniale che è quasi un autore unico, per queste ragioni non mi potevo perdere quest'opera. Bella anche la lettura che il protagonista stesso sia Kaufman post Synecdoche, New York, questa cosa l'avevo colta anch'io, e credo che questa opera in stop motion sia un urlo di ribellione, un urlo in cui vuole "buttare" fuori quello che ha dentro, scansionare il suo stato d'animo. Fantastiche poi diverse scene, come quella del sesso, il sogno, la voce di Lisa diversa, quando lui inizia a vedergli i difetti mentre mangia, sembra quasi che i personaggi siano reali e non in stop motion da quanto sono sensibili e precisi, l'uso poi delle voci è un qualcosa in più, un tocco che eleva l'opera e che la rende di un'altro genere quasi.

    Un'altra opera piena di una mente superiore :)

    Voto: 8

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    1. Che sia una mente superiore penso non lo possano mettere in dubbio nemmeno i detrattori...

      Ricordo che fui molto soddisfatto di quella lettura che gli diedi. Per una volta mi sembrò una lettura che mi appagò, nel senso che non avevo bisogno di pensare ad altro, mi spiegava tutto il film.
      La depressione la vedo in quasi tutti i film e, ovviamente, anche qua può starci (anche se col narcisismo sembra opposta in realtà possono incontrarsi tranquillamente).

      Per il resto hai detto tutto. Sì, st'animazione sembra più vera di alcuni attori o scene fantocci che vediamo nel cinema

      dopo aver visto Sny e questo ho dei dubbi che Kaufman ci riprovi ancora

      speriamo sbagli ;)

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  8. Bellissimo...affresco intimo e sociale al contempo.
    Il tuo ragionamento sugli otto anni di silenzio post disillusione rafforzano la chiave di lettura "interiore" del film.
    Eppure io avverto la forte presenza della dimensione sociale: ad esempio il fatto che allo zoo "ci devi andare" (con tanto di ripetute citazioni identiche di un ipotetico slogan) oppure il suo discorso finale sulla politica estera e sulla riforma scolastica, legate da un meccanismo che si autoalimenta (ti controllo e credi ciò che io voglio perché io ti voglio ignorante e viceversa).
    L'unica cosa che ho interpretato in modo leggermente diverso riguarda il suo atteggiamento nei confronti di Lisa.
    Lui è scimmia tra le scimmie, ha tutto ciò che secondo i parametri delle scimmie si dovrebbe avere per essere felici, eppure non lo è.
    Non può, perché è una scimmia senziente, cosciente di vivere in una gabbia, benché grande e comoda.
    Vede le sbarre che gli altri non vedono, le sente, le avverte...soffre la sua condizione di primate cosciente tra primati primitivi.
    Convive con la consapevolezza di essere il privilegiato prigioniero di un castello chiuso dall'interno.
    A mio avviso Lisa è la meravigliosa imperfezione, la purezza di un frutto che cresce proprio lì, un metro fuori dalla sua prigione.
    Non è un frutto più bello, non è più buono...è diverso, è autentico...è il vero oltre l'omologazione, è il difetto che caratterizza, l'anomalia.
    Così la scimmia senziente apre la gabbia e raggiunge il frutto, prova il sapore della libertà, l' ebrezza dell'ardire, l'eccitazione dell'aver infranto le regole ("scegli una qualsiasi, sono tutte bellissime, ma non Lisa, Lisa no!")
    Ed io non credo che lui la abbandoni per narcisismo.
    Credo che la scimmia, passato lo slancio emotivo, per la prima volta riguardi la sua gabbia, tutti quelli che ci sono dentro, le comodità, l'approvazione...allora si autoconvince, inizia a vedere difetti nel frutto, deve vederli, perchè è senziente si, vede la gabbia si, ma ancora non ha la forza ed il coraggio per percorrere il sentiero più arduo, sfidare tutti, sovvertire l'ordine dei presunti valori che la società scimmiesca ha scelto per lui e per gli altri.
    Allora torna in gabbia, non lo fa con il fare di chi si è concesso una scappatella e torna a casa col sorriso baldanzoso, no...lui ci torna con la tristezza della consapevolezza, col sonno disturbato, con le lotte interiori, con la condanna alla noia.
    La sua condanna è la sua coscienza, con la malinconia di chi sa, di chi ha visto, ha desiderato ma non ha avuto l'ardire di scegliere ciò che voleva.
    Lui, ancora una volta, si relega al ruolo di carceriere di se stesso.

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    1. anche qui arrivo appena posso eh, grande Antonio

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    2. Grande lettura Antonio

      sì, vero, ci può stare. Questa consapevolezza di stare in una prigione dorata, di aver tutto eppure essere solo parte di un meccanismo, una marionetta

      e accorgersi poi di Lisa e vederlo come unico personaggio non manovrato, come cosa viva, diversa, anomala(isa)

      però quella vita se potrebbe darti linfa al tempo stesso potrebbe toglierti tutti i privilegi, le routine e le consuetudini che circondano la tua esistenza e il tuo benessere

      del resto questo accade spessissimo nella vita reale, ci sono amori che non possono essere vissuti perchè ti destabilizzerebbero lo status quo nel quale uno è imprigionato o si crogiola

      è una cosa che conosco molto bene

      e sì, poi la malinconia ti uccide

      complimenti, resto con la mia lettura ma la tua è davvero bella

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