E' circa mezzanotte e mezza del sabato del raduno.
Ci accorgiamo che s'è fatto di tutto e, di conseguenza, non si sa più che cazzo fare.
Si pensa, estemporaneamente, a un film.
"Verso Orione!" propone il mitico Paco.
"No, Verso Orione no" dice qualcun altro.
Non ci sarebbe niente di male in questo dialogo se non fosse che quello a mettere il veto a quel film è lo stesso regista del film, Alessio Nencioni.
C'è da dire che il suddetto Nencioni in quel momento era in condizioni che nemmeno Mickey Rourke ha mai raggiunto.
Ma lo scopriremo di sopra.
Insomma, birillo o baralla non si sa che vedere.
Al che io propongo Vinyan, visto che bene o male tutti s'era amato il primo film di Du Weltz, Calvaire.
Tutti d'accordo saliamo al piano sopra.
Con mille difficoltà riusciamo a risolvere il problema col proiettore.
La cosa buffa è che quello che più si prodiga per risolvere i problemi tecnici è Nencioni. Uno pensa che tanto lavoro da parte sua nasconda un'immane voglia de vedesse il film.
Invece appena riesce a farlo partire il Nencioni si sdraia in terra, SCHIENA AL FILM, e comincia a dormire.
Resterà in quella posizione ben oltre la fine dello stesso. Probabilmente il tempo che ci voleva a proiettarsi nella sua mente, per intero, in fase r.e.m., Una Poltrona per due, vera sua ossessione della serata.
Comincia il film con un gran bel prologo, psichedelico.
E pure lo spunto sembra più che buono.
Una coppia ha perso il proprio figlio in uno tsunami. Mesi dopo vede una videocassetta in cui, alla madre, sembra di riconoscere lo stesso figlio. Le immagini ritraggono un'isoletta thailandese quasi irraggiungibile. La coppia parte per questo viaggio della speranza.
Il problema di Vinyan è il suo essere un film praticamente anti-narrativo pur avendo una trama terribilmente lineare, narrativa, orizzontale, come può essere il racconto di un viaggio.
Un film fermo su sè stesso dall'inizio alla fine. Tanto che alcune scene dopo un'ora e 10 avremmo potuto trovarle dopo 20 minuti, interscambiarle pure.
Ad un certo punto sento che sto per cedere. Non capisco se sia un problema mio o del film.
E allora guardo gli altri.
Vicino a me c'ho Carmen che c'ha troppa classe per cedere. Ma pare che lo tsunami abbia colpito lei.
Mi giro dietro e vedo Giancarlo che ha due occhi che sono due fessure, tipo quelle dove metti gli spicci per pagare i parcheggi.
Vedo Vincenzo ridotto allo stesso modo anche se, va detto, Vincè c'ha quella faccia un pò così anche quando è sveglissimo.
Ad un certo punto Leonardo si alza, non so per che fare, poi torna e me dice
"Ho colpito per sbaglio Rachele, l'ho svegliata"
Vado a verificare.
Rachele conferma bellamente che stava dormendo.
A questo punto sono in una nuova zona di controllo e posso finalmente spiare la mia vittima preferita, Roberto.
E lo vedo oscillare continuamente la testa in avanti.
Non arriverà mai ai 90 gradi dell'anno scorso, ma si alterna tra i 35 e i 70.
Ogni tanto torna dritto e guarda il film.
Iniziamo ad inveire contro il film.
Ad un certo punto però vedo un essere umano che mi dà speranza, Ida.
E' protesa in avanti, sveglissima, con gli occhialini, sembra una critica dell'Herald Tribune.
"Oh, almeno una a cui il film piace e sta sveglia c'è" mi faccio io
"Il mio voto è zero" dirà Ida a qualcuno a fine film.
Per il resto il film va avanti, lentissimo. Ha tre/quattro sequenze formidabili, su tutte il movimento di macchina che fa il giro del rudere.
Una storia alla The Orphanage, una mamma che non accetta di aver perso il proprio figlio e, contro tutto e tutti, compreso il marito, è convinta di ritrovarlo.
E, come nel film spagnolo, anche l'alternanza tra realtà e fantasmi mentali la farà da padrone.
Purtroppo la potenza psicologica che Vinyan voleva raggiungere non è arrivata a nessuno.
Ah, non so se li hanno scelti apposta ma se i thailandesi hanno l'aspetto dei 3 protagonisti sono il popolo più brutto del mondo.
Alla fine avremo una specie di atmosfera a Il Signore delle Mosche, altre buone inquadrature ma niente, il film ci ha massacrato.
Torniamo disotto.
E io mi immagino di sopra il Nencioni che si sveglia, non trova più nessuno ed è convinto di aver visto un bel film.
Una poltrona per due, of course.
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